Thursday, December 18, 2025

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Arte e buon cibo: Barcellona

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Arte e buon cibo: Barcellona

Barcellona è una città che vale la pena visitare: pur non essendo così lontana dall’Italia è una città dove si respira un’aria diversa e si trova anche un modo di ragionare diverso. Ci siamo stati dal 19 al 21 dicembre, io e il mio amico Andrea Pes, ed è stata davvero un’esperienza incredibile.

Siamo atterrati all’aeroporto El Prat alle 10 circa e abbiamo raggiunto l’albergo con il “Renfe”: un hotel molto carino ed economico, il “Melon District Marina”, che è vicino al centro, alla fermata della metro e anche alla Sagrada Familia, che si vedeva addirittura dalla finestra della nostra camera. L’unica pecca era il bagno, decisamente ai minimi termini: potevano farlo un po’ più grande.

A pranzo, dopo aver salito otto piani a piedi in hotel con le valigie (non sapevamo usare l’ascensore: in Spagna sono troppo avanti…), siamo andati alla “Txapela”, in Passeig de Gràcia 58, un ristorante di tapas che non esito a definire fenomenale.

Nel pomeriggio siamo andati alla Cattedrale, dove ci siamo anche “persi” nelle viuzze del quartiere Gotico. Non ditelo a nessuno, ma nella Cattedrale ho anche suonato l’organo di nascosto: non potevo non suonare a Barcellona (e le guardie non mi hanno detto nulla per fortuna)!

Una cosa che mi ha sconvolto di questa città è stata la puntualità della metropolitana e degli autobus: alle fermate c’è il timer in minuti e secondi che annuncia il prossimo treno in arrivo e, che ci crediate o no, in tre giorni che siamo stati lì tutte le metro e gli autobus che abbiamo preso non hanno ritardato nemmeno di mezzo secondo. Per chi dovesse andare a Barcellona, consiglio vivamente di fare l’abbonamento di tre giorni per i mezzi illimitati, l’Hola BCN: con 19€ si possono prendere tutte le metro e gli autobus che si vuole, e basta obliterarlo ogni volta come un normalissimo biglietto.

Dopo aver passeggiato sulla Rambla, aver visto le opere di Gaudì, e essere passati per il monumento di Cristoforo Colombo vicino al porto, abbiamo cenato alla “Fonda”, un ristorante carino in Carrer dels Escudellers, dove abbiamo ordinato una pentola di risotto al nero di seppia: come perderselo?

Il secondo giorno abbiamo fatto colazione con “churros y chocolate” al “Granja La Pallaresa” in Carrer de Petritxol 11, e mi è davvero piaciuto un sacco iniziare la mia giornata con cioccolata calda con i churros in un bar nascosto in una vietta storica nel cuore di Barcellona. Che atmosfera!

Dopodichè siamo andati alla Sagrada Familia e lì, sotto di essa, mi sono venuti i brividi. La prima cosa che ho detto ad Andrea non appena l’abbiamo vista è stata:  “Andrè…ma cos’è sto mostro?”. Affascinante, come per certi versi inquietante: un capolavoro.

Ancora con i brividi addosso siamo giunti al ristorante Barceloneta, che si trova nell’omonimo quartiere. Molto elegante, forse un po’ caro, ma ne è valsa la pena: era davanti al mare. Abbiamo ordinato la famosissima “Paella de mariscos”, una delizia…ho dovuto anche mangiare i calamari e gli scampi di Andrea, perché a lui non piacciono: un sacrificio a cui mi sono volentieri sottoposto. Per dolce non poteva mancare la crema catalana: devo dire che mi è piaciuta.

Non abbiamo avuto difficoltà a parlare in spagnolo, ma alcune volte – a sorpresa – è capitato che noi chiedessimo informazioni in spagnolo e ci venisse invece risposto in italiano.

Pomeriggio trascorso sopra il Monjuic e poi un “sigaretto” passeggiando sul lungomare a Barceloneta. Dopo cena, verso le 23, siamo tornati in Plaça Catalunya all’Hard Rock Cafe a bere un Mojito e un Big KaBlue-na, anche se Andrea insisteva per prendere l’Electric Blues…e se l’avessimo preso saremmo poi arrivati strisciando alla fermata della metro.

Il terzo giorno avevamo l’aereo per tornare alle 19.40, e il “Renfe” per l’aeroporto alle 17: abbiamo fatto colazione da Starbucks, io una cioccolata e un muffin al cioccolato, Andrea insieme al muffin ha abbinato un caffè con panna e caramello.

Sono sempre stato un disastro con i souvenir, e infatti al Corte Inglès, quando siamo andati a comprarci due magneti per il frigo, prima di fare l’acquisto ne ho rotto uno, ma nessuno ha visto niente per fortuna! Ho inoltre preso una tazza di vetro molto carina che raffigurava Barcellona. Mi dicevo fra me stesso: “Quante colazioni che ci farò con questa tazza…”.

Giunto a casa, aprendo la valigia ho tirato fuori i souvenir, e il primo pensiero è stato la famosa tazza per le colazioni…che purtroppo ho trovato in mille pezzi! Addio colazioni: come dicevo, io sono sempre stato sfortunato con i souvenir.

Abbiamo fatto questo viaggio perché cercavamo un po’ di libertà, come due gabbiani. Lontani da tutto, in una città meravigliosa. Speriamo con tutto il cuore di tornarci ancora, anche perché dobbiamo scoprire ancora altre meraviglie che non abbiamo avuto tempo di vedere.

Matteo Francesco Bonanno, 3A Tecnico

 

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Emozioni di magia a Malta

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Emozioni di magia a Malta

Cinquant’anni fa Robert Orben (prestigiatore e scrittore) affermò che siamo veramente in vacanza solo quando ci accorgiamo di non avere niente da fare, ma tutto il tempo a disposizione per farlo. Le fatiche del periodo lavorativo e la voglia di vacanza  per riposarsi possono trarre in inganno: a noi sembra di non fare niente, invece non è vero; la nostra mente continua a lavorare. Soprattutto se sei uno studente, perché tra i tuoi compiti di Natale c’è magari pure un tema sulle vacanze.

Solo alla fine Lisa si è ricordata di dover scrivere un articolo su questo tema, così ha preso carta e penna e si è seduta davanti alla finestra per trovare l’ispirazione nel paesaggio maltese di fronte a lei: guardandolo vedeva un luogo magico, quasi surreale, ma non quella magia che usano maghi e streghe, ma quella che ti prende e ti fa vivere un sogno. In quel momento le sarebbe piaciuto essere una poetessa, per riuscire a descrivere a parole le sensazioni che provava guardando fuori dalla finestra.

Vede un profondo celeste  come un oceano intangibile, che si protrae all’infinito, macchiato da un puro bianco sfumato con la leggerezza della panna montata e la freschezza della neve.

Abbassando lo sguardo lungo l’orizzonte tutto prende vita in questo mare di verde, il vento è fresco e alcune persone approfittano per fare una passeggiata e godere del silenzio della natura, mentre i ragazzi giocano a calcio nel parchetto accanto. La bellezza della natura va ben oltre i fiori colorati o un prato verde: è una bellezza che non si vede ma si percepisce, assomiglia tanto alla perfezione dei bambini che stanno giocando a calcio nel parchetto e che cadendo dopo aver preso una pallonata in faccia trovano il modo di riderci su, abbracciando l’avversario. Ognuno di quei ragazzi calcia il pallone convinto di essere il migliore. Noi tutti siamo convinti che diventeremo il massimo e poi ci sentiamo un pochino derubati quando le nostre aspettative vengono deluse, ma alcune volte la realtà supera addirittura le aspettative, a volte quello che ci aspettiamo al confronto con quello che non ci aspettiamo impallidisce; dovremmo chiederci perché ci aggrappiamo alle nostre aspettative: forse perché quello che ci aspettiamo ci fa restare fermi, in attesa, è solo l’inizio, mentre quello che non ci aspettiamo invece è ciò che cambia la nostra vita.

Pensandoci, scrivere questo articolo è stato un ottimo momento di riflessione, o forse uno stato d’animo.

A fine giornata quando tiriamo le somme, l’unica cosa che vogliamo davvero è stare vicino a qualcuno; se è così perché manteniamo le distanze e fingiamo di non avere cura dell’altra persona? Sono soltanto alibi e così scegliamo le persone a cui vogliamo stare vicino, e una volta fatta la nostra scelta quelle persone non le lasciamo più, anche se facciamo loro del male: le persone che sono ancora con te alla fine della giornata sono quelle che vale la pena tenersi strette. Certo, a volte la vicinanza può diventare eccessiva, ma a volte quell’invasione dello spazio privato può essere proprio quello di cui abbiamo bisogno.

Lisa Hasan, 2B Ls

 

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