Saturday, November 1, 2025

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Aerei: ognuno mille storie

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Aerei: ognuno mille storie

Così veloci, ma per molti sempre troppo in ritardo. Così tecnologici, ma per qualcuno mai troppo sicuri. Così precisi, ma così criticati come imperfetti. Così moderni, e così orgogliosi del passato. Sono sagome biancastre a cui si attaccano le nostre speranze perdute.

Promesse che ci eravamo fatti tanto tempo prima e che non verranno mai mantenute, al massimo finiranno come graffiti lavati dal martellare incessante e costante della pioggia del tempo. Ogni goccia è la lancetta di un cronometro che corre all’indietro nonostante la nostra noncuranza, un subdolo fantoccio che ci oscura la vista finché non mancano una manca una manciata di secondi.

Gli aeroplani sono macchine complesse.

Dietro a ogni singolo loro componente c’è un nome: il nome, di uomo o di donna che esso sia, spesso è ignorato da tutti, compreso il più grande esperto di aviazione di tutti i tempi.

Dietro a ognuno di quella miriade di nomi e ancora nomi, c’è una storia. Ci sono storie lunghe e ci sono storie corte, ci sono storie belle e ci sono storie brutte, racconti di vittorie o di sconfitte.

Piogge che hanno lavato via scarabocchi figli della noia, altre che hanno cancellato interi affreschi di gigantesche cattedrali gotiche.

Dietro a ogni passeggero, che sia seduto su un fracassato sedile di economy o una comoda poltrona di prima classe o di business, c’è una storia. Piccola, grande, importante. Unica.

Troppi addii, troppi arrivederci non rispettati, pochi ritorni attesi, con un pizzico di rancore di cui nessuno sa mai spiegare il perché.

Matteo Bevilacqua, 2B Ls

 

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Arte e buon cibo: Barcellona

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Arte e buon cibo: Barcellona

Barcellona è una città che vale la pena visitare: pur non essendo così lontana dall’Italia è una città dove si respira un’aria diversa e si trova anche un modo di ragionare diverso. Ci siamo stati dal 19 al 21 dicembre, io e il mio amico Andrea Pes, ed è stata davvero un’esperienza incredibile.

Siamo atterrati all’aeroporto El Prat alle 10 circa e abbiamo raggiunto l’albergo con il “Renfe”: un hotel molto carino ed economico, il “Melon District Marina”, che è vicino al centro, alla fermata della metro e anche alla Sagrada Familia, che si vedeva addirittura dalla finestra della nostra camera. L’unica pecca era il bagno, decisamente ai minimi termini: potevano farlo un po’ più grande.

A pranzo, dopo aver salito otto piani a piedi in hotel con le valigie (non sapevamo usare l’ascensore: in Spagna sono troppo avanti…), siamo andati alla “Txapela”, in Passeig de Gràcia 58, un ristorante di tapas che non esito a definire fenomenale.

Nel pomeriggio siamo andati alla Cattedrale, dove ci siamo anche “persi” nelle viuzze del quartiere Gotico. Non ditelo a nessuno, ma nella Cattedrale ho anche suonato l’organo di nascosto: non potevo non suonare a Barcellona (e le guardie non mi hanno detto nulla per fortuna)!

Una cosa che mi ha sconvolto di questa città è stata la puntualità della metropolitana e degli autobus: alle fermate c’è il timer in minuti e secondi che annuncia il prossimo treno in arrivo e, che ci crediate o no, in tre giorni che siamo stati lì tutte le metro e gli autobus che abbiamo preso non hanno ritardato nemmeno di mezzo secondo. Per chi dovesse andare a Barcellona, consiglio vivamente di fare l’abbonamento di tre giorni per i mezzi illimitati, l’Hola BCN: con 19€ si possono prendere tutte le metro e gli autobus che si vuole, e basta obliterarlo ogni volta come un normalissimo biglietto.

Dopo aver passeggiato sulla Rambla, aver visto le opere di Gaudì, e essere passati per il monumento di Cristoforo Colombo vicino al porto, abbiamo cenato alla “Fonda”, un ristorante carino in Carrer dels Escudellers, dove abbiamo ordinato una pentola di risotto al nero di seppia: come perderselo?

Il secondo giorno abbiamo fatto colazione con “churros y chocolate” al “Granja La Pallaresa” in Carrer de Petritxol 11, e mi è davvero piaciuto un sacco iniziare la mia giornata con cioccolata calda con i churros in un bar nascosto in una vietta storica nel cuore di Barcellona. Che atmosfera!

Dopodichè siamo andati alla Sagrada Familia e lì, sotto di essa, mi sono venuti i brividi. La prima cosa che ho detto ad Andrea non appena l’abbiamo vista è stata:  “Andrè…ma cos’è sto mostro?”. Affascinante, come per certi versi inquietante: un capolavoro.

Ancora con i brividi addosso siamo giunti al ristorante Barceloneta, che si trova nell’omonimo quartiere. Molto elegante, forse un po’ caro, ma ne è valsa la pena: era davanti al mare. Abbiamo ordinato la famosissima “Paella de mariscos”, una delizia…ho dovuto anche mangiare i calamari e gli scampi di Andrea, perché a lui non piacciono: un sacrificio a cui mi sono volentieri sottoposto. Per dolce non poteva mancare la crema catalana: devo dire che mi è piaciuta.

Non abbiamo avuto difficoltà a parlare in spagnolo, ma alcune volte – a sorpresa – è capitato che noi chiedessimo informazioni in spagnolo e ci venisse invece risposto in italiano.

Pomeriggio trascorso sopra il Monjuic e poi un “sigaretto” passeggiando sul lungomare a Barceloneta. Dopo cena, verso le 23, siamo tornati in Plaça Catalunya all’Hard Rock Cafe a bere un Mojito e un Big KaBlue-na, anche se Andrea insisteva per prendere l’Electric Blues…e se l’avessimo preso saremmo poi arrivati strisciando alla fermata della metro.

Il terzo giorno avevamo l’aereo per tornare alle 19.40, e il “Renfe” per l’aeroporto alle 17: abbiamo fatto colazione da Starbucks, io una cioccolata e un muffin al cioccolato, Andrea insieme al muffin ha abbinato un caffè con panna e caramello.

Sono sempre stato un disastro con i souvenir, e infatti al Corte Inglès, quando siamo andati a comprarci due magneti per il frigo, prima di fare l’acquisto ne ho rotto uno, ma nessuno ha visto niente per fortuna! Ho inoltre preso una tazza di vetro molto carina che raffigurava Barcellona. Mi dicevo fra me stesso: “Quante colazioni che ci farò con questa tazza…”.

Giunto a casa, aprendo la valigia ho tirato fuori i souvenir, e il primo pensiero è stato la famosa tazza per le colazioni…che purtroppo ho trovato in mille pezzi! Addio colazioni: come dicevo, io sono sempre stato sfortunato con i souvenir.

Abbiamo fatto questo viaggio perché cercavamo un po’ di libertà, come due gabbiani. Lontani da tutto, in una città meravigliosa. Speriamo con tutto il cuore di tornarci ancora, anche perché dobbiamo scoprire ancora altre meraviglie che non abbiamo avuto tempo di vedere.

Matteo Francesco Bonanno, 3A Tecnico

 

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Emozioni di magia a Malta

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Emozioni di magia a Malta

Cinquant’anni fa Robert Orben (prestigiatore e scrittore) affermò che siamo veramente in vacanza solo quando ci accorgiamo di non avere niente da fare, ma tutto il tempo a disposizione per farlo. Le fatiche del periodo lavorativo e la voglia di vacanza  per riposarsi possono trarre in inganno: a noi sembra di non fare niente, invece non è vero; la nostra mente continua a lavorare. Soprattutto se sei uno studente, perché tra i tuoi compiti di Natale c’è magari pure un tema sulle vacanze.

Solo alla fine Lisa si è ricordata di dover scrivere un articolo su questo tema, così ha preso carta e penna e si è seduta davanti alla finestra per trovare l’ispirazione nel paesaggio maltese di fronte a lei: guardandolo vedeva un luogo magico, quasi surreale, ma non quella magia che usano maghi e streghe, ma quella che ti prende e ti fa vivere un sogno. In quel momento le sarebbe piaciuto essere una poetessa, per riuscire a descrivere a parole le sensazioni che provava guardando fuori dalla finestra.

Vede un profondo celeste  come un oceano intangibile, che si protrae all’infinito, macchiato da un puro bianco sfumato con la leggerezza della panna montata e la freschezza della neve.

Abbassando lo sguardo lungo l’orizzonte tutto prende vita in questo mare di verde, il vento è fresco e alcune persone approfittano per fare una passeggiata e godere del silenzio della natura, mentre i ragazzi giocano a calcio nel parchetto accanto. La bellezza della natura va ben oltre i fiori colorati o un prato verde: è una bellezza che non si vede ma si percepisce, assomiglia tanto alla perfezione dei bambini che stanno giocando a calcio nel parchetto e che cadendo dopo aver preso una pallonata in faccia trovano il modo di riderci su, abbracciando l’avversario. Ognuno di quei ragazzi calcia il pallone convinto di essere il migliore. Noi tutti siamo convinti che diventeremo il massimo e poi ci sentiamo un pochino derubati quando le nostre aspettative vengono deluse, ma alcune volte la realtà supera addirittura le aspettative, a volte quello che ci aspettiamo al confronto con quello che non ci aspettiamo impallidisce; dovremmo chiederci perché ci aggrappiamo alle nostre aspettative: forse perché quello che ci aspettiamo ci fa restare fermi, in attesa, è solo l’inizio, mentre quello che non ci aspettiamo invece è ciò che cambia la nostra vita.

Pensandoci, scrivere questo articolo è stato un ottimo momento di riflessione, o forse uno stato d’animo.

A fine giornata quando tiriamo le somme, l’unica cosa che vogliamo davvero è stare vicino a qualcuno; se è così perché manteniamo le distanze e fingiamo di non avere cura dell’altra persona? Sono soltanto alibi e così scegliamo le persone a cui vogliamo stare vicino, e una volta fatta la nostra scelta quelle persone non le lasciamo più, anche se facciamo loro del male: le persone che sono ancora con te alla fine della giornata sono quelle che vale la pena tenersi strette. Certo, a volte la vicinanza può diventare eccessiva, ma a volte quell’invasione dello spazio privato può essere proprio quello di cui abbiamo bisogno.

Lisa Hasan, 2B Ls

 

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Dalle favole agli incubi: dark tail

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Dalle favole agli incubi: dark tail

Quando si è piccoli la notte fa paura perché ci sono mostri nascosti sotto il letto, ma diventati adulti  i mostri sono diversi: insicurezza, solitudine, rimpianti… E anche se si è più grandi e più saggi ci si ritrova ad avere ancora paura del buio.

Tutti ricordiamo le favole della buona notte della nostra infanzia: Cenerentola che calza la scarpetta, il ranocchio che si trasforma in principe e la bella addormentata che si risveglia con un bacio sono storie che cominciano con “C’era una volta”, favole, la sostanza dei sogni. Il problema è che le favole non diventano sempre realtà, sono le altre storie, quelle che iniziano con “Era una notte buia e tempestosa” e finiscono in modo terribile, sono gli incubi, che spesso invece sembrano diventare realtà. Sembrano.

Un sabato Lisa decise di restare a casa a studiare tutto il giorno e così fece; poi la sera guardò un film e solo finito il film si accorse che ormai si era già fatta l’una di notte. Purtroppo era ancora troppo attiva per andare a dormire, così uscì sul balcone e si sedette lì ad ammirare il cielo e a guardare le stelle. La luna era piena, il cielo buio e vuoto quasi come se fossero state spazzate via tutte le nuvole, il silenzio della notte faceva rimbombare i pensieri di Lisa, che stava ancora pensando al film horror che aveva appena visto.

Prese l’iPad e, girando per il web, capitò su un sito intitolato “impiccagione in diretta”. Lisa cliccò sul link e leggendo ciò che c’era scritto all’interno, i suoi occhi caddero su una finestrina intitolata “impiccagione di Lisa in diretta”. Un po’ per curiosità, un po’ per ingenuità, ma soprattutto per la caratteristica che accomuna tutti gli umani di lasciare il noto per l’ignoto, cliccò su quella finestrina e comparve la scritta “si sta caricando”: in quegli istanti il tempo sembrava infinito, come se tutto si fosse fermato.

Le comparve l’immagine di un balcone come il suo, poi riconobbe il tavolo e le sedie, con una ragazza con l’iPad: era lei, stava guardando se stessa. Le si fermò il cuore, le cominciarono a tremare le mani, sentiva un brivido accarezzarle la schiena. Poi nel video comparve una persona dietro di lei con in mano una corda che velocemente le si avvicinava, il battito del suo cuore accelerò improvvisamente, si voltò di scatto.. E poi si svegliò: era solo un sogno.

Lisa Hasan, 2B Ls

 

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Vivere a colori: felicità pura

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Vivere a colori: felicità pura

Vivere A Colori – Alessandra Amoroso – (Columbia Records, Sony Music)

È uscito il 15 gennaio 2016 “Vivere a Colori” di Alessandra Amoroso: anticipato dal meraviglioso singolo “Stupendo fino a qui” (Daniele Coro, Federica Abbate), prodotto da Andrea Rigonat, suonato live per la prima volta durante la semifinale del programma “Tu si que vales” il 7 novembre 2015, per poi apparire primo in classifica su iTunes il 13 novembre.

Era un album attesissimo, perché lo scorso “Amore Puro” era uscito 3 anni prima, e ormai tutti lo avevano messo in loop fino allo sfinimento: serviva un album nuovo di Sandrina, un album che mettesse in risalto la sua potenza. Ed ecco che esce “Vivere a Colori”, già disco d’oro.

È un disco fresco, con un sound attualissimo. Il disco parte con la botta di “Stupendo fino a qui” e la traccia che dà il titolo all’album si trova alla quarta posizione della tracklist.

Scritta da Elisa, “Vivere a Colori”, è un’esplosione di felicità, giocosa, ma allo stesso tempo con un senso e un significato potentissimo. A differenza del precedente lavoro in cui tutti i pezzi erano firmati Tiziano Ferro, in “Vivere a Colori” ci sono autori diversi: troviamo appunto Elisa, Federico Zampaglione, Federica Camba, Daniele Coro, Dario Faini, Roberto Casalino, e ancora lo zampino di Tiziano Ferro in “La vita in un anno”, traccia 2. Si dedica alla produzione di questo disco Michele Canova, che riesce a creare un’altra dimensione, un teletrasporto, un tuffo all’interno del pezzo. Le date del “Vivere a Colori Tour” sono il 27 maggio al Palalottomatica di Roma e il 30 al Forum di Assago.

Non so come dirlo, ma è un album che aumenta il livello del proprio stato di felicità mentre lo si ascolta.

Matteo Francesco Bonanno, 3A Tecnico

 

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Dai Modà: una passione maledetta

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Dai Modà: una passione maledetta

Passione Maledetta, Modà – (Ultrasuoni)

Parto col dire che i Modà sono il mio gruppo musicale preferito, quindi ci tengo tantissimo a fare questa recensione. Passione Maledetta è il sesto album dei Modà, uscito il 27 novembre 2015, già doppio disco di platino (oltre 100 mila copie vendute). Il cd è anticipato dal singolo “E non c’è mai una fine”, terza traccia dell’album, già in rotazione radiofonica dal 3 novembre 2015.

Rispetto ai precedenti album, Passione Maledetta è stato registrato in studio in presa diretta, quindi racchiudendo all’interno del disco un’atmosfera molto live. Inoltre la produzione è di Diego Calvetti, non di Enrico Palmosi come nei precedenti dischi.  La prima tappa del tour sarà il 18 giugno , con un raddoppio il 19 a San Siro. È un album maturo: Francesco “Kekko” Silvestre, il frontman, ha raggiunto l’apice della sua carriera artistica.

La mia preferita è la traccia 4, “Francesco”, una canzone che mi fa emozionare ogni volte che la ascolto: porta anche il mio nome, ed è come se Kekko l’avesse scritta apposta per me. Per questo non aspettatevi però un disco totalmente diverso dai precedenti dei Modà, perché la sonorità è sempre quella: il marchio di fabbrica “Modà” è sempre lo stesso.

I testi toccano tanti temi, dalla paternità che troviamo in “Francesco”, a due visioni dell’amore completamente diverse in “Passione Maledetta”, la traccia 6: il top, per me. Contiene dieci tracce, e scavando in ognuna si può trarre una morale, una storia. Una bellissima canzone da ascoltare a occhi chiusi è “Stella Cadente”, al decimo e ultimo posto nella tracklist. Lo consiglio vivamente a tutti, perché dopo che lo avrete ascoltato, questa passione maledetta non ve la toglierete più di dosso.

 Matteo Francesco Bonanno, 3A Tecnico

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Matematica.. in ecologia

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Matematica.. in ecologia

Probabilmente, se l’umanità potesse scrivere una lista dei problemi più angoscianti aperti di fronte al terzo millennio, uno di questi sarebbe sicuramente il cambiamento climatico. Questo è un problema poliedrico, vale a dire, con molte sfaccettature. Una di queste è quella scientifica, ma possiede anche, come vedremo, una connotazione economica ed una politica.

Matematica ed ecologia

Lo sposalizio tra ecologia e matematica non è assolutamente cosa recente. Di fatto, l’ecologia matematica è un ramo della biologia da ben più di due secoli (i primi accenni si anno nel XIX secolo). A quell’epoca numerosi scienziati cominciarono ad applicare i metodi matematici allo studio della relazione tra gli esseri viventi e l’ambiente naturale. Tra tanti nomi possiamo annoverare il matematico e fisico Vito Volterra (1860-1940), famoso per la formulazione di un sistema di equazioni differenziali non lineari che descriveva la dinamica di un sistema biologico in cui interagivano due specie, una pedatrice e l’altra, sua preda.

Le equazioni predatore – preda descrivono, per esempio, le variazioni nelle popolazioni di lupi e di conigli. I conigli si riproducono esponenzialmente, ma il loro numero è limitato dalla caccia dei lupi che si alimentano di essi. All’aumento dei conigli corrisponde un aumento dei lupi. Ma anche più lupi determineranno meno conigli, così la popolazione di lupi finisce per diminuire. E qui il ciclo si chiude e si ricomincia. Le traiettorie che il sistema determina nel piano delle fasi sono orbite periodiche.

Detto y(t) il numero dei predatori presenti al tempo t e x(t) quello delle prede, le equazioni hanno forma

dx/dt = ax – ßxy e dy/dt = dxy – yx

con dx/dy e dy/dy che rappresentano i tassi di crescita delle due popolazioni nel tempo, e a, b, de g sono parametri reali e positivi che definiscono l’iterazione tra le due specie. Risulta complesso spiegare la risoluzione di questo sistema.

Assumiamo, per partito preso, che i punti di equilibrio del sistema siano (x0, y0) = (0, 0) e (x0, y0) = (g/d, a/b). Il grafico che risolve questo sistema è questo presentato nella figura 1.

 

Il primo corrisponde all’estinzione di entrambe le specie: se le due popolazioni hanno 0 individui. allora continueranno ad avere 0 individui in ogni istante successivo.

Il secondo corrisponde invece alla situazione in cui i predatori incontrano e mangiano, in ogni unità di tempo, un numero di prede esattamente uguale al numero di prede che nascono, e questo numero di prede corrisponde proprio alla soglia critica di cibo che fa rimanere stazionaria la popolazione dei predatori.

dx/dy = – y/x (d x – g) / (b y – a)

Dunque tutte le traiettorie del sistema nello spazio x, y giacciono sulle curve di livello  della funzione H che sarà l’integrale della formula qui sopra.

H = – d x + g ln (x) – b y + a ln (y)

Il grafico che ne risulta è il seguente:

Ma la matematica non è stata di aiuto solo nella dinamica di popolazioni, ma è anche servita, nel XX secolo, per descrivere il tempo meteorologico e il clima, due sistemi nei quali intervengono gli esseri umani.

In questo senso, il cambiamento climatico si pone come un problema scientifico multidisciplinare estremamente complesso poiché su di esso intervengono meteorologi, climatologi, geologi, biologi, economisti… La causa di questa multidisciplinarietà deriva dal fatto che il sistema climatico stesso è un sistema estremamente complesso, formato da ben cinque sottosistemi: atmosfera (aria), idrosfera (acqua), litosfera (terra), criosfera (ghiaccio) e biosfera (esseri viventi).

È impossibile comprendere l’infinita complessità dell’ambiente senza esplorare i molteplici accoppiamenti che si hanno all’interno degli ecosistemi che la Terra accoglie.

Mirko Mondini, diplomato 2014

 

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Pinzimonio: a BGTv per parlare di noi

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Pinzimonio: a BGTv per parlare di noi

Nulla dà soddisfazione come realizzare un progetto per il quale hai impegnato tanto tempo e tante energie.

Quando lo scorso anno, in qualità di presidente della consulta provinciale degli studenti, mi proposero di “costruire” una trasmissione televisiva per BergamoTv sono rimasto galvanizzato, vista la mia passione – che non nascondo – per le telecamere e la comunicazione.

Mi rende particolarmente orgoglioso, dopo tutte le riunioni tra viale Papa Giovanni XXIII (dove si trova la sede della televisione) e l’Ufficio Scolastico Provinciale che hanno occupato me e i miei compagni di avventura per un anno, vedere in onda Pinzimonio, un sabato sera al mese.

Abbiamo ideato un talk show “giovane”, senza troppi formalismi, durante il quale sei ragazzi, tre maschi e tre femmine, discutono di temi legati al mondo scolastico, il tutto condotto dal sottoscritto e da Marianna Roberti, studentessa del quinto anno del Liceo delle Scienze Umane, con il contributo degli interventi anche al telefono. Finora abbiamo realizzato quattro puntate, occupandoci di alternanza scuola lavoro, valutazione dei docenti, voto di condotta e bullismo, discutendo animatamente e provando a trasmettere anche a chi ci guarda da casa la nostra passione per le tematiche che più da vicino riguardano il mondo della scuola, mostrando le grande “voglia di fare” di noi studenti.

Il nome della trasmissione, Pinzimonio, nasce dalla nostra volontà di realizzare, appunto, una trasmissione in cui ogni studente bergamasco possa sentirsi partecipe, “puciando” – passateci questa immagine – la sua idea.

Un grande ringraziamento va a tutti i collaboratori di BergamoTv, in particolare a Giorgio Bardaglio, che ci hanno seguiti e continuano a seguirci in questo percorso impegnativo: dar fiducia a otto ragazzi senza alcuna esperienza televisiva è una sfida che dimostra generosità e lungimiranza.

I nostri programmi per il futuro? Innanzitutto arrivare a maggio “migliorati”. Mi spiego: far televisione è un’esperienza che consiglio sì a tutti, ma che è tutt’altro che semplice o un passatempo.

Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di mantenere sempre gli stessi ragazzi come conduttori e opinionisti: puntiamo a “formarci” come persone capaci di trasmettere anche via cavo i nostri pensieri, le nostre idee e le nostre emozioni. Se ci scappa qualche espressione più colorita, ci perdonino i nostri venticinque telespettatori (…manzoniana memoria), ma vorrà dire che saremo riusciti nel nostro scopo di portare nelle case dei bergamaschi una discussione tra studenti senza peli sulla lingua.

Daniele Pinotti, 5B Ls

 

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Marco Rotelli: farà strada

Posted by admin On Marzo - 24 - 2016 Commenti disabilitati su Marco Rotelli: farà strada

Il Mio Domani – Marco Rotelli (New Music International)

Non tutti avranno sentito parlare dell’album di Marco Rotelli “Il mio domani”: forse perché è un cantautore giovane appena emerso in questo mondo. È stato notato dal talent scout Marco Sfratato nel 2012, lo stesso che ha portato nel lontano 2005 i Modà a Sanremo Giovani, e la New Music International nel 2014 ha creduto in lui e nel suo progetto. Non ha avuto bisogno di talent televisivi come X Factor o Amici per emergere: lui e il suo manager hanno preferito nascere dalla discografia. A mio parere è stata una scelta coraggiosissima, anche perché oggi i talent sono quasi l’unico modo per emergere nel mondo della musica.

Il suo disco “Il mio domani” è uscito il 27 novembre 2015, anticipato dai singoli “Il mio domani”, “Parlami…Cercami”, “Vivi” (che ha accompagnato la nostra estate 2015), “Fermeremo il tempo”, un duetto con Deborah Iurato, e in questo momento è in circolazione in radio il singolo “Corro Distratto”, un pezzo molto intenso, che nel ritornello ha un’esplosione pazzesca.

Stimo molto questo giovane cantautore: quello che scrive è il classico pop italiano, ma è molto profondo e intenso: all’interno del disco, nonostante sia un cantautore molto giovane si riesce a leggere la sua storia, a volte disperata e dolorosa. E non è la solita musica che gira in radio, è una grande novità. Sono convinto che Marco Rotelli farà molta strada: consigliato!

 Matteo Francesco Bonanno, 3A Tecnico

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