È stata intitolata “Youth in Iceland” la rivoluzione culturale che, grazie a un mix di divieti, coinvolgimento in attività sportive e creative e stretto lavoro tra scuola e genitori, ha fatto sì che in meno di 20 anni (dal 1998 al 2016) si riducesse dal 48% al 5% il numero di adolescenti a stretto contatto con sostanze dannose.
Il progetto inizia nel 1992 in Islanda, ma nasce a New York da una tesi di dottorato di tale Harvey Milkman, che ha concluso che l’utilizzo di droghe e alcol deriva prevalentemente dai problemi nella gestione dello stress. È stato condotto un sondaggio in Islanda tra adolescenti di età compresa tra i 15 e i 16 anni e i risultati sono stati sconvolgenti: il 25% dei ragazzi fumava ogni giorno e il 40% si era ubriacato meno di un mese prima. Dal sondaggio è emerso anche un altro aspetto: i ragazzi che praticavano sport o altre attività avevano un buon rapporto con scuola e genitori ed erano meno propensi all’assunzione di alcol e droghe.
Per realizzare il progetto, il governo islandese ha imposto alcune leggi e divieti molto severi: ad esempio è stata vietata la pubblicità di alcol e fumo, la vendita di sigarette ai minori di 18 anni e di alcol ai minori di 20. inoltre è stata adottata una stretta collaborazione tra scuola e famiglia, con la proposta di sempre più attività sportive e artistiche che tenessero i ragazzi occupati nel tempo libero, ed è stato infine imposto un “coprifuoco” per i ragazzi tra i 13 e i 16 anni alle 22 nel periodo invernale e alle 24 in quello estivo.
Il progetto ha ottenuto risultati clamorosi e l’Islanda è passata dall’essere lo stato col maggior numero di consumatori di droghe a essere quello con gli adolescenti più “puliti” d’Europa.
Questo progetto potrebbe essere una svolta per le nuove generazioni europee, se solo applicato: non sembra però essere condiviso dagli altri stati europei, dato che “Youth in Europe” esiste solo in pochissime singole città europee.
Gaia Bassi, 2 B Scientifico