Durante la nostra storia grandi e valorosi cavalieri combatterono spesso fino all’annientamento, restando memorabili in grandi battaglie e cariche, come – una fra le tante – quella di Alessandro Magno contro i Persiani a Isso nel 330 a.C.: infatti, il suo punto di forza era la coordinazione della celebre falange con la fanteria e la cavalleria, che aveva permesso di sovrastare l’esercito persiano e portato l’impero di Alessandro fino alle sponde dell’Indo. Altre sono state la battaglia dei Campi Catalaunici con i Romani nel 451 d.C., oppure la celebre battaglia di Hastings tra i Normanni e gli Anglo-Sassoni, dove la cavalleria normanna ebbe un ruolo decisivo per la vittoria.
Ma nel corso del XVI secolo venne formato un esercito di cavalleria pesante d’assalto, ideale per penetrare ferocemente le linee nemiche e creare il caos più totale tra quest’ultime: ci troviamo nella neonata Confederazione Polacco-Lituana, creata dall’unione tra il Regno di Polonia e il Granducato di Lituania nel 1569. L’esercito doveva essere riformato urgentemente nonostante avesse a disposizione l’appoggio della cavalleria leggera, composta principalmente da soldati ungheresi e serbi. Quest’ultimi erano chiamati Ussari, termine che deriva dalla lingua serba e ungherese e significa “pirati”. Il sovrano dell’epoca, Stefano I, decise un rafforzamento in questo settore militare, fondando gli Ussari Alati. Perché alati? Perché il sovrano e i comandanti dell’esercito decisero di far portare ai cavalieri delle lunghe ali sulle loro corazze pesanti.
All’inizio non ci furono grandi variazioni dal punto di vista della composizione delle unità, ma dopo qualche anno si iniziò a fare una selezione più dura, trasformando gli ussari alati in un’unità d’élite costituita solo dai più abili guerrieri provenienti dalle più nobili famiglie della confederazione, i cosiddetti szlachta. Le unità raggiunsero il loro apice verso il 1620, disponendo di quasi dieci mila cavalieri pronti per il combattimento; le loro tattiche inziali vennero modificate, introducendo la mitica carica con le lance e le sciabole.
Durante la battaglia di Klushino, durante le guerre del Nord, la carica di questi cavalieri fu così feroce che ciascun cavaliere riuscì mediamente a trafiggere 5 fanti nemici: ciò era stato possibile grazie alla loro corazza, composta da busto e petto in acciaio, oltre a un elmo con protezioni per la nuca e per il naso rimovibili. La restante parte del corpo era protetta da una pelliccia molto spessa, che serviva anche a intimorire psicologicamente chiunque se li trovasse davanti.
Passarono gli anni e con loro numerose guerre, come la seconda e la terza guerra del Nord (si tratta di una serie di conflitti combattuti nel Nord Europa in varie fasi tra il XVI e XVII secolo, sulle quali non tutti gli storici concordano nella denominazione). Ma i più atroci scontri furono le ben quattro guerre ottomane, dove nel corso del XVII le due potenze, Confederazione e Ottomani, combatterono battaglia per battaglia, con vittorie inizialmente a favore dei turchi. Ma verso la fine del ’600, con la fine della terza guerra polacco – ottomana, le forze della confederazione si rinforzarono e trovarono come alleati preziosi anche gli Asburgo, che avevano lo stesso nemico in comune.
Con un iniziale assedio nel territorio austriaco, iniziò una delle più celebri battaglie tra il mondo cristiano e musulmano della storia, la battaglia di Vienna.
Dopo due mesi di assedio, durante l’estate del 1683, l’esercito austriaco era al punto di potercela fare a difendere le mura della capitale asburgica, chiudendo ai turchi una delle strade principali per arrivare al cuore dell’Europa, obiettivo principale degli assedianti. La Polonia aveva deciso di dare una mano al sovrano austriaco Leopoldo I per schiacciare letteralmente le forze nemiche sul fronte asburgico. Gli ottomani stavano concentrando 150 mila soldati al di fuori di Vienna per travolgere i 20 mila austriaci e 30 mila alleati provenienti dalla Germania.
L’11 settembre fu il giorno della svolta. Giovanni III Sobieski di Polonia, appoggiato da soldati ucraini e dai fanti polacchi, prese l’iniziativa lanciando alla carica proprio i valorosi cavalieri alati, gli Ussari. Il sovrano della confederazione, al contrario dei suoi alleati, prese di sorpresa l’accampamento nemico bombardandolo lateralmente con l’artiglieria, attaccando dalla località di Kahlenberg. Questa azione sorprese l’artiglieria turca, che venne parzialmente annientata.
Successivamente gli Ussari Alati partirono alla carica verso l’accampamento nemico, facendo ritirare in anticipo il gran visir dell’Impero turco, ovvero il ministro Kara Mustafa.
Durante la carica, le truppe difensive austriache alleate vennero a sapere dell’attacco e questo rialzò subito il morale dei soldati del fronte asburgico, che intervennero aiutando gli Ussari valorosi ad annientare 15000 ottomani presenti sotto le mura di Vienna: la carica portata avanti da circa 3000 Ussari Alati guidati da Sobieski stesso non lasciò scampo all’esercito assediante. Per questa vittoria vennero anche soprannominati “angeli d’Europa”, per aver bloccato l’invasione turca della cristianità.
Dopo questa impresa, i musulmani non riuscirono più calpestare il suolo del centro Europa per il resto della storia. Sobieski fu l’eroe di battaglia grazie ai suoi valorosi soldati, e il maggior merito venne dato ai cavalieri corazzati, armati di lancia e sciabole. Gli Ussari alati influenzarono anche gli anni successivi della guerra, partecipando in modo attivo e determinante anche alla riconquista dell’Ungheria e della Transilvania, per arrivare fino alla decisiva pace di Carlowitz nel 1699.
Purtroppo, dopo mezzo secolo, la confederazione polacca a causa della guerra e della situazione economica che stava attraversando arrivò fino al punto di essere smantellata dalle potenze circostanti, come la Russia e la Prussia, provocando il dissolvimento graduale dei reggimenti d’élite degli Ussari Alati.
I mitici cavalieri videro quindi mettere la parola “fine” alla loro esistenza nel 1775.
Aberto Julio Grassi, 3 A Scientifico