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Una Firenze diversa: viaggio by night

Posted by admin On Giugno - 29 - 2016

Il Duomo di Firenze di sera ha tutto un altro aspetto.  Di giorno, soprattutto quando il tempo è bello, i fronzoli della sua facciata, i marmi che lo rivestono e la sua immensa cupola si lasciano stuzzicare dalle informi protuberanze delle nuvole che scorrono in balia del vento sopra la città, creando un amalgama con il cielo. Quando calano le tenebre invece, il Tempio del Signore assume un aspetto artificiale, sterile, ma allo stesso tempo di un’universale eternità. Si staglia nel buio, estraneo agli edifici vicini, nascosti dalla sua figura che sembra essere lì da sempre, come un detrito lasciato da una stella esplosa. La volta celeste, di notte, perde tutte le imprecisioni e le sfumature, lasciando posto a un uniforme mantello nero che avvolge la città, proteggendola gelosamente dall’esterno.

Quando si arriva a Firenze, questo mantello lei te lo fa sentire. Varcando gli Appennini da cui è circondata ci si cala in una vallata che ospita prima una landa popolata di ferrovie, stazioni, condomini vetusti e strade deserte. L’atmosfera è da Far West. I treni che passano sui binari invasi dalla sterpaglia sono impreziositi dall’estro artistico di qualche writer. I condomini, per quello che si può scorgere dalla circonvallazione, anche.

Spingendosi un po’ più in là poi si inizia a cambiare dimensione, dello spazio, del tempo. Si iniziano a vedere auto, pullman. Persino qualche bicicletta che si insinua nel traffico, nascondendo quasi sempre il ciclista. Poi l’aeroporto.

L’aeroporto di Firenze fu costruito in quel luogo così soffocante nel 1928, quando gli edifici della città erano ancora ben lontani dall’avvicinarsi ai suoi piazzali come radici di un albero che si spinge nelle profondità del terreno alla ricerca di acqua. Ci arrivarono negli anni ’50, quando qualcuno iniziò a pensare di costruire un altro scalo. Più esteso, per aeroplani più grandi e che portassero più turisti. Poi si abbandonò tutto e Firenze Peretola è ancora lì. Nel 2015 ci sono passati 2 milioni e mezzo di passeggeri.

Proseguendo, ancora auto, qualche pullman dell’esercito vuoto, una caserma con i vetri delle finestre rotti. E l’Arno. L’Arno nasce sul monte Falterona e si snoda sino al Mar Ligure per 241 chilometri. Quando i fondatori latini di Firenze si stanziarono vicino a Piazza Repubblica, scelsero quel luogo proprio per la vicinanza all’Arno. Furono l’acqua, la corrente ad attirarli. La corrente ha una forza assoluta. Trasporta tutto ciò che viene immerso nelle acque, lo fa sparire, lo nasconde alla vista. Finchè non lo passa in consegna al mare. Oggi le acque dell’Arno sono di un marrone inguardabile, contornato dal verde delle erbacce che ne popolano le sponde.

Passato il Fiume si penetra nella parte più umana di Firenze, un piccolo universo a parte dove iniziano ad apparire le persone.

Ci sono vu’ cumprà con appresso borsoni ricolmi di braccialetti. Su alcuni ci si può scrivere un nome. “Come si chiama tua ragazza?” chiedono. “Scrivi nome qua” indicando un quaderno stracciato e porgendo una Bic. Spesso non vengono considerati o sono allontanati malamente.

Poi ci sono quelli che vendono quadretti. Canal Grande, il Colosseo, Bob Marley. Questi ambulanti sono una categoria strana. Si stanziano nelle piazze ai lati delle vie con un aggeggio che ricorda uno stendipanni. Lo usano per portare i disegni. Alcuni dicono persino di essere loro gli autori delle opere palesemente riprodotte a macchina. Tuttavia non ho mai visto un turista avvicinarsi a questi soggetti, men che meno un turista italiano. Se ne stanno lì, in piedi. Poi quando si stufano prendono stendino e quadretti sotto braccio e se ne vanno.

I vu’ cumprà si aggirano soprattutto per il centro storico. L’anno scorso c’erano anche gli zingari. Ora non se ne vedono più a scapito della multiculturalità, ma lasciando più spazio agli indiani, ai marocchini e ai tanti senegalesi.

Sono dei maghi negli affari, i senegalesi. Un tizio senegalese che si fa chiamare Bunga-Bunga si aggira nei dintorni di Piazza Repubblica vendendo braccialetti e richiamando nutriti gruppi di ragazzi attirati dalle misteriose proprietà della sua merce. Non appena Bunga-Bunga riunisce una certa quantità di seguaci, sfrutta la confusione che si crea dicendo qua e là: “tu non ha pagato, tu ha pagato meno”, finendo per riscuotere più soldi del dovuto.

Anche i Medici erano maghi degli affari. Commerciavano seta e finirono per fare i banchieri, rendendo Firenze ricca e potente. La vollero celebrare, questa potenza. Ampliarono una chiesa in Piazza San Giovanni. Doveva esprimere il potere religioso e politico. Ne uscì una struttura armonica, lineare. Il Duomo lo costruirono loro ed è perfetto di giorno, ma di notte assume un aspetto fuori dal normale.

Matteo Bevilacqua, 2B Ls

 

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