Fin dall’antichità l’uomo ha un rapporto con gli animali: se ne serve per il cibo, gli armamenti, gesti religiosi. Ma non solo: lo psicologo William Tuke, nel 1792 incita i pazienti del York Retreat Hospital a interagire con piccoli animali e a prendersene cura. Nel 1867, in Germania, il Bethel Hospital di Bielefeld, nato come Istituto per pazienti epilettici, accoglie disabili con patologie diverse, accostando le cure alla presenza di animali come cani e gatti.
Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, in Francia, vengono affidati cani a pazienti malati di schizofrenia e depressione e, nel 1953, lo psichiatra Boris Levenson afferma che prendersi cura degli animali può placare l’ansia e rileva miglioramenti in un bambino autistico quotidianamente a contatto con un cane.
Nel 1961 compare per la prima volta, nel libro di Levenson, “The Dog as Co-Therapist”, il termine “Pet therapy”. Con questa espressione si indica una terapia che sfrutta la positività della relazione instaurata tra animale e paziente.
In Italia la “Pet therapy” è considerata una cura ufficiale dal 28 febbraio 2003 e gli animali coinvolti sono, oltre a cani e gatti, conigli, cavalli e asini; all’estero invece, vengono coinvolti anche porcellini d’india, alpaca e lama.
La terapia ha tre aspetti: migliorare la qualità della vita, sostenere l’inserimento sociale, e infine affiancare terapia medica tradizionale all’intervento di un animale per migliorare lo stato emotivo del paziente.
Queste attività sono impiegate per bambini e adulti affetti da autismo: l’animale ha il ruolo di favorire le relazioni, mentre negli anziani, che rischiano di cadere in depressione, stimola il senso di responsabilità. Nei pazienti malati di Alzheimer e Parkinson il rapporto con l’animale favorisce l’attenzione. Ci si avvale della “Pet therapy” anche per pazienti sottoposti a chemioterapia, affetti da iperattività, anoressia, soggetti con forme di disabilità o in carcere.
È un metodo innovativo, ma con origini antiche, per portare sollievo e aiuto a coloro che ne necessitano.
Camilla Shnitsar, 2 A Scientifico