Era il 22 giugno del 1941: 146 divisioni tedesche erano accalcate sulla frontiera russo-tedesca, un fronte che andava dal Mar Baltico al Mar Nero, pronte a invadere l’URSS. Dopo un’ora di bombardamenti le divisioni passarono la frontiera: aveva inizio l’Operazione Barbarossa.
Tre milioni e mezzo di soldati, 3.300 carri armati, 600 mila mezzi motorizzati, settemila cannoni e 2.770 aerei tedeschi iniziarono la loro avanzata nel territorio russo.
I russi furono colti di sorpresa e questo permise ai tedeschi di catturare gran parte delle truppe presenti al confine. I bombardamenti degli Stuka inflissero pesanti perdite all’aeronautica russa e, dopo solo due giorni, i panzer tedeschi erano penetrati nel territorio russo per oltre 160 Km.
I russi, non riuscendo a fermare le armate tedesche in campo aperto, decisero di rifugiarsi nelle loro città, rendendole delle vere e proprie trappole.
Minsk, Sebastopoli, Mosca, Leningrado, Stalingrado e molte altre città divennero il simbolo della lotta russa per la difesa del sacro suolo della Patria.
I continui e accaniti bombardamenti tedeschi rasero al suolo le città: i cumuli di macerie resero quasi impossibile l’utilizzo dei famigerati panzer tedeschi.
Sotto le macerie, in cunicoli, uomini, donne e bambini combattevano strenuamente.
Saranno proprio queste città a fermare la marea tedesca e a permettere alla Russia di avere, qualche anno dopo, il sopravvento sulle forze tedesche.
Riccardo Bernocchi, 3B Ls