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Morte delle api: estinzione per l’uomo?

Posted by admin On Luglio - 11 - 2018

Che ci si creda o meno, la sopravvivenza della specie umana è legata a un piccolo insetto, all’apparenza insignificante ma che fa funzionare tutto l’ ecosistema: l’ape.

Quest’insetto appartiene alla famiglia degli imenotteri e effettua il 95% dell’impollinazione ma cosa succederebbe se l’ape si estinguesse? Come ha detto Einstein: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non rimarrebbero che quattro anni di vita”.

Impollinando i fiori ci permette di mangiare frutta e verdura che vengono mangiate a loro volta da animali da cui ricaviamo la carne ma questa specie in, Italia e in Europa, è in una situazione critica: nel 2016 si è registrata la perdita del 50% degli alveari a causa di malattie e di insetti antagonisti provenienti dall’Asia e dall’Africa, alle quali non si è ancora trovato rimedio.

In più c’è una colpa anche del consumatore, perché preferisce acquistare miele estero a poco prezzo (e di scarsa qualità) che miele italiano. Si aggiunga anche una certa “ignoranza” verso questo insetto, perché pochi conoscono come funziona il super-organismo alveare. È abitato da circa 80.000 api in periodo primaverile (fase di sviluppo) tra le quali ci sono una regina, che è l’unica femmina feconda capace di deporre uova (fino 2000 al giorno); circa 1000 o 2000 fuchi, che fecondano la regina e nascono da uova non fecondate dopo 25 giorni, distinguendosi dalle altre api per la forma tozza; e infine ci sono circa 70.000 api operaie (femmine non fecondate, nate da un uovo fecondato dopo 21 giorni), che sono le vere lavoratrici che svolgono varie mansioni a seconda dell’età.

In particolare nell’ultimo stadio di vita l’ape operaia svolge il compito di bottinatrice: viaggia di fiore in fiore raccogliendo nettare (necessario per fare il miele) e polline (necessario per alimentare la covata)., e così facendo svolge anche la funzione di impollinatrice, favorendo la diffusione e la nascita di piante e fiori.

Il miele viene ricavato dal nettare, fatto asciugare nelle celle dell’alveare grazie alla ventilazione prodotta dalle api operaie: è formato da fruttosio, glucosio e saccarosio, da sali minerali e acqua.

In Italia, e in particolare a Bergamo, vengono prodotti 6 tipi di miele: robinia, castagno, tiglio, millefiori, melata e rododendro, ognuno con colori e caratteristiche differenti.

Angelo Cattaneo, 2 B Scientifico

 

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