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L’uomo che combatté in tre eserciti

Posted by admin On Settembre - 7 - 2020

La storia di questo uomo è certamente una bizzarra vicenda, che colpisce quando ascoltata: il protagonista è infatti – a quanto pare – l’unico soldato che abbia combattuto in tre eserciti diversi, nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Yang Kyoungjong nasce il 3 marzo 1920 a Sinuiju, nella allora Corea giapponese e da bambino trascorre una infanzia tipica dell’impero giapponese, che si era stabilito nella sua nazione dieci anni prima della sua nascita. A diciotto anni, nel 1938, viene reclutato nell’esercito imperiale nipponico, con cui combatte nella guerra di confine sovietico-giapponese. Nella decisiva battaglia di Khalkhin Gol, nell’estremo nord della Cina, lungo il confine con la Mongolia, il giovane soldato viene catturato dall’esercito sovietico, ormai già vittorioso nella battaglia e persino nell’intera guerra. Yang, dopo la cattura, viene subito mandato in prigione e portato poi ai campi di lavoro, dove rimane per circa 3 anni e mezzo.

È il 1942, la Seconda grande guerra è iniziata più o meno quando i giapponesi hanno perso con i sovietici e successivamente, nel 1939, la Germania ha invaso la Polonia. Dopo tre anni i nazisti verranno poi sconfitti in Russia a Stalingrado e in Egitto ad El Alamein.

Il prigioniero proveniente dalla lontanissima Corea  viene chiamato a difendere non più la sua terra, nonostante fosse all’epoca “giapponese”, ma adesso deve difendere nel fronte europeo la nazione contro la quale ha combattuto prima di essere prigioniero: la Russia. Verso il dicembre del 1942 Yang viene trasferito sul fronte ucraino dove partecipa all’avanzata sovietica post-Stalingrado fino ad arrivare sulle sponde del fiume Don.

Da lì inizia a combattere come soldato sovietico per la prima volta dopo l’ultima esperienza in Mongolia. Arriva fino alla città di Kharkiv, dove l’Unione Sovietica viene sconfitta dall’ultima offensiva tedesca con esito positivo del conflitto mondiale.

Come se fosse il destino, Yang Kyounjong viene catturato dai soldati della Wehrmacht. A differenza di quanto era avvenuto con l’URSS, l’esercito teutonico incorpora subito il prigioniero coreano, ma solo perché la situazione per i tedeschi è ormai critica sia sul fronte orientale che in Nord Africa.

La Wehrmacht forma alcuni battaglioni di soldati di origine orientale, nominati Ost Bataillon (cioè battaglioni dell’Est), di cui fanno parte soprattutto i prigionieri delle minoranze culturali e geografiche sovietiche, ad eccezione di Yang, che è un coreano influenzato dalla cultura giapponese.

Dopo qualche mese di lotta sul fronte orientale il battaglione viene trasferito in Francia, precisamente nella spiaggia di Utah Beach, in Normandia.

Il giovane soldato trascorre un anno su questa spiaggia fino a che giunge il 6 giugno 1944, l’ultimo giorno di combattimento di Yang nella sua carriera militare.

Nei giorni successivi al D-Day, dopo essere catturato dagli americani, viene trasferito in un campo di prigionia in Inghilterra. Prima di ciò i soldati alleati che si occupavano della registrazione e della spedizione dei prigionieri verso l’isola britannica rimangono sorpresi per la presenza di soldati orientali, scambiati all’inizio per giapponesi.

Una volta scontata la pena in Inghilterra, si trasferisce negli Stati Uniti, per l’esattezza a Evanston, in Illinois. Lì, dopo aver combattuto per ben tre eserciti e in teatri ben diversi, ha vissuto serenamente fino al 1992, quando il 7 aprile muore per cause naturali.

Alcuni storici considerano molto attendibile l’incredibile avventura del soldato coreano, ritenendola non veritiera in mancanza di fonti ufficiali.

D’altro canto c’è la testimonianza del tenente americano Robert Brewer (poi colonnello nella guerra del Vietnam) che lo ha registrato tra i prigionieri asiatici. In Corea del Sud (anche se Yang è nato in una città della attuale Corea del Nord) questa strana vicenda viene raccontata spesso: a tal punto da dedicarle nel 2010 un film intitolato “My way”.

Alberto Julio Grassi, 2 A Scientifico

 

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