Quando i primi cristiani non devono più nascondersi per pregare e quando nelle città sorgono chiese e conventi, all’alba e all’imbrunire si diffondono nell’aria melodie come Æterne rerum Conditor (“Eterno creatore di tutto”), inno gregoriano scritto nel VIII secolo d.C.: i frati cantano le loro preghiere fuori dal tempo e dallo spazio, quasi a proiettarsi verso l’immobilità della vita ultraterrena e per avvicinarsi a Dio. Ascoltala e rifletti sulle sensazioni che questa musica provoca in te!
Costantino, imperatore romano, nel 313 d.C con l’editto di Milano, riconosce il diritto della libertà di culto anche ai cristiani, fino ad allora perseguitati. Con la caduta dell’impero romano d’Occidente nel 476 d.C. ha inizio un lungo periodo che sarebbe durato fino al 1453: il Medioevo. Quest’epoca, caratterizzata da una notevole vivacità economica, culturale e sociale, si suddivide il Alto Medioevo (476 d.C-1000 d.C) e Basso Medioevo (1000 d.C-1453 d.C). I monasteri e le chiese, sono i principali centri di cultura dell’Alto Medioevo. Qui frati e diaconi si dedicano alla copiatura di pergamene e codici, che abbelliscono con preziose miniature. La cultura si espande raggiungendo le corti, qui nasce la produzione letteraria e musicale. Sorgono le università, dove si insegnano diritto, medicina e teologia. Nei borghi, le piazze ospitano spettacoli di artisti girovaghi.
L’organo rappresenta lo strumento principe della musica religiosa e polifonica del tempo. Nella musica profana è la viella lo strumento ad arco più diffuso tra i trovatori. Sono in uso anche strumenti a fiato come trombe e flauti, strumenti corde come il salterio, il liuto e la strana tromba marina.
L’abitudine di intonare canti in lode del Signore esisteva già prima dell’Editto di Milano. Con il Cristianesimo, il repertorio dei canti sacri si arricchì molto, ma senza uniformità a causa delle differenze che vi erano tra popolo e popolo. Per questo motivo papa Gregorio Magno scelse e raccolse i canti sacri i un grande libro, l’Antifonario, pretendendo che ovunque nell’Occidente fossero eseguite solo le melodie scelte dalla chiesa di Roma. L’Antifonario andò perduto durante le invasioni barbariche. Noi oggi ne conosciamo ugualmente il contenuto perché fu più volte copiato a mano nell’abbazia di Cluny.
La Schola Cantorum dove si preparavano coloro che cantavano durante le funzioni liturgiche fu un’altra grande riforma che favorì l’affermazione del canto gregoriano. Gregorio Magno stabilì che i cantori studiassero ben 9 anni, imparando a memoria tutte le melodie ascoltate dal maestro. Fu così garantita la sopravvivenza di quelle melodie straordinarie, che però non venivano ancora scritte: infatti le parti musicali sono state aggiunte nell’Antifonario soltanto alla fine del IX secolo.
Il canto gregoriano, nel suo svolgersi lento, induce alla contemplazione dei valori spirituali e al distacco dalle cose terrene. Ha il testo in latino, è vocale non prevede un accompagnamento strumentale, è un canto monodico che si intona su una sola parte, anche se questa viene cantata anche da un intero coro. Presenta un ritmo libero, a causa della convinzione che esso fosse legato alla vita terrena, dunque non era più indispensabile.
A partire dal XI secolo si formano movimenti spirituali di riforma che aspirano a una religiosità più autentica basata sulla semplicità predicata dai vangeli. Il popolo si esprime ormai in lingua volgare e non conosce più i testi in latino della musica sacra. Molteplici sono i seguaci del movimento di San Francesco, fondato nel ’200.
A questa corrente appartengono le “Laudi”, canti in lingua volgare di argomento religioso: ovviamente non saranno mai accettate dallo stato pontificio. Essenzialmente la lauda è una composizione monodica molto semplice e di facile comprensione, ha un andamento sillabico e cioè a ogni sillaba corrisponde una nota.
Poco dopo l’anno 1000 la musica profana ha cominciato ad arricchirsi, soprattutto in Francia. Gli artisti sono nobili, feudatari, cavalieri, personaggi di corte che non fanno i musicisti di mestiere, ma si dilettano a comporre canzoni.
A seconda della zona in cui vivono possiamo suddividerli in trovatori e trovieri. I primi erano attivi nel sud della Francia e utilizzavano la lingua D’Oc. I secondi erano invece attivi nel nord della Francia e utilizzavano la lingua D’Oil, che in seguito diventerà il francese moderno. Le canzoni dei trovatori e dei trovieri sono sicuramente in contrapposizione al canto gregoriano: essendo sacro è basato su testi in latino mentre le canzoni trobadoriche, di argomento profano, sono invece con testi in volgare; il gregoriano è cantato da cori numerosi, mentre le musiche trobadoriche sono cantate da una voce solista accompagnata da uno strumento che ripete la melodia della voce.
La storia della musica rappresenta un lungo cammino, mentre il Medioevo può essere definito come un lungo percorso nel quale la musica si è ritagliata uno spazio comunicativo che è andato a toccare la parte la parte più intima dell’uomo: la sfera sentimentale.
Elvira Bellicini, 3 A Scientifico