In una tranquilla giornata del 1941 i cieli di una Roma ancora convinta di poter vincere la guerra vennero attraversati da uno strano rumore, mai sentito prima.
Alzando gli occhi al cielo e cercando la sorgente di quel rombo avremmo potuto vedere uno strano aereo, senza elica, dalla fusoliera lucente.
L’insolito avvenimento era stato “pubblicizzato” via radio nei giorni precedenti, ma nessuno si sarebbe immaginato una cosa così insolita. Quello strano velivolo era il Caproni Campini C.C. 2 o 1 (a seconda delle fonti), un’eccellenza dell’ingegno italiano che per vari anni è stato ritenuto il primo aereo a reazione della storia. Questo perché nessuno era a conoscenza di una serie di progetti tedeschi di caccia a reazione che erano poi culminati con l’entrata in servizio, ormai a guerra quasi finita, del caccia Messerschmitt Me 262, spinto da due turbogetti.
Al contrario del caccia tedesco, la forza propulsiva del Campini era generata da un motoreattore, cioè un motore alternativo che permetteva il funzionamento di un compressore e di un bruciatore posto nella parte posteriore dell’aereo che aveva la funzione di accelerare la velocità del flusso d’aria. L’aereo era stato progettato dall’ingegnere Secondo Campini e costruito negli stabilimenti Caproni di Taliedo.
Tra il 1940 e il 1941 erano stati effettuati vari voli di prova, durante i quali l’aereo aveva dimostrato sia la sua scarsa idoneità a operare in scenari bellici, sia molti difetti tecnici.
Erano stati invece i tedeschi, nello stesso periodo, a far volare il primo caccia bireattore, appunto il Messerschmitt Me 262, e, nel 1944, a farlo entrare in servizio nella Luftwaffe, l’aeronautica militare tedesca.
Al contrario del Caproni Campini, il Messerschmitt era spinto da due motori completamente a reazione, era ben armato e per questo è stato largamente impiegato in attività belliche dimostrando la sue alte prestazioni e la sua efficienza.
In effetti, mentre il Campini raggiungeva una velocità massima di 500 Km/h, il Messerschmitt Me 262 raggiungeva addirittura i 900 Km/h e era stato impiegato anche per la sperimentazione di nuovi sistemi antiaerei come missili aria-aria, cannoni da 50 mm e altre armi che però non sono mai state impiegate in teatri bellici.
Mentre il Campini non aveva di fatto fornito alcuno spunto per lo sviluppo di nuove armi, rimanendo a tutti gli effetti come il reperto di un’epoca di grandi inventori.
Il caccia bireattore tedesco, che è stato poi studiato da tutte le nazioni uscite vincitrici dalla Seconda Guerra Mondiale, ha costituito invece la base dalla quale sono stati elaborati diversi nuovi velivoli, sia in ambito civile che in quello militare, e ha dato in questo modo un’importante svolta e un consistente impulso anche all’industria aeronautica. In generale.
Riccardo Bernocchi, 4 B Scientifico