Baustelle (Warner Music Italy)
Non ascoltavo un disco così da tempo, e devo confessare che neanche conoscevo i Baustelle prima d’ora. Il loro ultimo lavoro, uscito lo scorso 13 gennaio s’intitola “L’amore e la violenza”. Inizialmente, prima di ascoltare un album, in genere si scopre quale sia la sua copertina, ed è lì che immaginai il tipo di sound che sarei andato ad ascoltare.
Ormai si vedono solo copertine “fighettine”, dove il soggetto della foto diventano gli effetti speciali, e il cantante annega sempre di più, assorbito da questa valanga di pixel colorati messi giù a caso per attirare l’attenzione dell’ascoltatore. Non è quello che ho visto con la copertina di questo disco. Tramite questa cover sono riuscito benissimo a collegare l’arte visiva all’arte temporale: un po’ come accade nei videoclip e, che sia chiaro, non parlo di quelli in cui si vede il cantante che cammina per strada e canta fissando l’obiettivo della fotocamera per tutto il filmato, ma dove tramite le immagini e i loro colori (arte visiva) riesco ad attribuirci una musica (arte temporale). Se vogliamo farla più breve è come se la musica si guardasse allo specchio, e all’interno di questo possiamo vedere quella sola immagine. Perché alla fine la musica genera immagini e immagini generano musica: questo concetto in tanti oggi lo stanno tralasciando.
Non però i Baustelle. È un disco che può indirizzare la musica italiana verso una nuova direzione, non tanto per la sua particolarità, ma più per la sua unicità. È un sound che tocca gli anni ’70, pieno di contaminazioni (chiaro lo zampino di Battiato in un paio di tracce): oggi viene etichettato come “indie”. Il primo singolo, anche il più radiofonico, si chiama “Amanda Lear”, al terzo posto nella tracklist.
I Baustelle sono tutto questo, e un album del genere non può farlo nessun’altro. Lo consiglio a tutti quelli che vorrebbero ascoltare un genere che sia fuori dall’ordinario, qualcosa di vintage, se vogliamo chiamarlo così, che risulti allo stesso tempo fresco e moderno. Quindi questo disco ha quell’elemento essenziale che deve essere la base di ogni disco, cioè una vera e propria identità.
Matteo Francesco Bonanno, 4 A Tecnico
