Ultimamente ho letto un libro che si intitola “Il peso della felicità”, durante i miei viaggi in treno: l’ho fatto perché presa dal desiderio di conoscere le tematiche di anoressia e bulimia.
Volevo capire qualcosa di più su questi due mondi così pericolosi, che mi incuriosivano e al tempo stesso mi spaventavano un po’. Avevo sempre sentito pronunciare questi termini, ma in realtà non mi ero mai soffermata più di tanto sul loro significato e sulle loro conseguenze.
Questo libro parla di una ragazza come me, che decide di voler dimagrire pur non avendone per nulla bisogno. Ecco che spunta il primo mondo pericoloso: quello dell’anoressia. Ma che cosa è l’anoressia? Non è niente altro che la perdita “voluta” dell’appetito, con il conseguente rifiuto del cibo. Non è sicuramente una cosa positiva: quando una persona arriva a paragonare e identificare il proprio “peso” con la “felicità”, il più delle volte ha raggiunto il limite della normalità.
Esistono persone che si “vedono” grasse senza esserlo, e cercano per questo di perdere molti chili nel più breve tempo possibile, diventando così anoressiche.
Mi hanno colpito molto due frasi del libro: “Cominciavo a vedermi le ossa del bacino e mi piaceva molto toccarle” e “Rigirandomi nel letto mi toccavo le ossa, a una a una: sporgevano tutte. Sì, stavo bene”. Queste parole mi hanno fatto riflettere sul fatto che l’anoressia è un mondo da tenere lontane e che belle non si diventa certo perché si vedono le ossa! Mi ha stupito anche il fatto che alcune persone si spingano a livelli così estremi senza accorgersi del male che si arrecano.
Il fenomeno dell’anoressia colpisce soprattutto le ragazze adolescenti che hanno paura di essere respinte o prese in giro. L’essere belle non significa necessariamente essere sottopeso.
Il secondo mondo, altrettanto pericoloso, è la bulimia. Anch’esso è un disturbo dell’alimentazione, caratterizzato da un’eccessiva sensazione di fame derivante da malattie psichiche. Si manifesta quando una persona ha un bisogno incontrollato di mangiare grandi quantità di cibo e, subito dopo, il bisogno di vomitare. Anche questo mondo è assolutamente negativo.
Relativamente alla bulimia, nel libro mi ha colpito questa frase: “Cara bulimia, in qualche modo mi fai star bene e sono ancora molto affezionata a te. Si sa che per lasciar andare qualcosa come te ci vuole tempo, parecchio”. Sono situazioni complicate “difficilmente abbandonabili”.
Purtroppo non è facile stare lontani dall’anoressia o dalla bulimia, e tanto meno avere la certezza di non incontrarle mai durante la propria vita: in un momento di fragilità potrebbe capitare a chiunque.
Giulia Zanella, 2 A Scientifico