di Eleonora Arfini, 2 A Scientifico
“Noi imparavamo i testi a memoria. I libri erano rari e costosi, quindi come potevi ricordarne e trasmetterne gli insegnamenti? Solo imparandoli a memoria”. Questo è ciò che dice il francescano Salimbene da Parma, in un testo di Alessandro Barbero.
Prima dell’invenzione della stampa i testi più importanti venivano scritti a mano, per cui la fortuna di trovarsi tra le mani un libro era molto rara e chi ne aveva la possibilità imparava ogni parola. Gutenberg cambia il mondo con l’invenzione della stampa: da quel momento in poi è possibile una maggior distribuzione dei libri, e quindi di sapere, anche tra i più poveri.
Ciò che però non si dice è che così le persone iniziano gradualmente a perdere il fondamentale uso della memoria.
E nel XXI secolo, con l’avvento della tecnologia, quasi la memoria non si sa più cosa sia. Mentre con la nascita della stampa le persone, pur non imparando più i testi a memoria, erano spinte a cercare le risposte nei libri per conoscere, ora con un click tutti i dubbi che ci sorgono vengono immediatamente risolti e questo fa sì che la capacità delle persone di riflettere e cercare risposte si stia atrofizzando.
Bisogna riconoscere che la tecnologia è alla base della nostra quotidianità e che senza di essa avremmo grossi problemi a continuare nella nostra routine: dipendiamo da gigabyte e pixel. Se abbiamo dubbi, l’ultima cosa che ci viene in mente è di scovare la soluzione tra ciò che ci può fornire il nostro cervello: automaticamente infiliamo la mano in tasca, prendiamo lo smartphone e cerchiamo la risposta su Google.
Tutte le innovazioni sono utili e positive, poi sta a noi decidere se utilizzarle in modo adeguato e corretto o invece scadere nel loro abuso.
Se usassimo la chemioterapia per curare ogni tipo di malessere, ovviamente invece di risolvere peggioreremmo la situazione. Tutti lo sanno. Quindi perché non ci accorgiamo di quanto sia pericoloso l’abuso della tecnologia e l’abbandono della memoria?