Uno dei problemi di cui si è sentito parlare di più nell’ultimo periodo, ovvero da fine maggio a oggi (anche a causa della frizzante campagna elettorale negli Stati Uniti) riguarda la morte di George Floyd e tutte le conseguenti manifestazioni avvenute non solo negli Usa ma anche in tutto il resto del mondo. Grazie ai social network il video della morte di quest’uomo di colore ha fatto il giro del mondo in pochissimo tempo: si vede che il poliziotto mette il ginocchio sopra la gola di Floyd, che muore poiché non riesce più a respirare.
Questo è solo uno dei casi di abuso di potere della polizia su persone di colore, ed è stato anche quello che in piena pandemia ha dato il via a migliaia di manifestazioni in tutto il mondo. Durante tutte le manifestazioni è tornato alla ribalta il movimento attivista internazionale creato dalla comunità afroamericana che lotta da moltissimi anni contro il razzismo: il nome di questo gruppo è “Black lives metter” ovvero “le vite dei neri contano”, e ha spopolato sui social network e sui moltissimi cartelloni usati durante le manifestazioni contro il governo statunitense. Poche settimane fa in America è successo un altro caso di abuso di potere, in cui dei poliziotti hanno sparato otto colpi di pistola a un uomo davanti ai suoi figli, lasciandolo paralizzato, cosa davvero straziante.
Ovviamente queste cose non succedono solo oltreoceano, ma episodi di abuso di potere e razzismo si vivono tutti i giorni anche in Italia, data la mentalità retrograda e di chiusura che persiste nel nostro Paese. Ad esempio durante la notte tra il 5 e il 6 settembre è avvenuto l’omicidio del giovane di 21 anni di nome Willy Monteiro: è successo a Colleferro, il ragazzo era di origine capoverdiana ed è morto in una rissa per difendere l’amico in modo pacifico. È stato picchiato a morte non da persone, ma da animali che, secondo il mio modesto parere, dovrebbero essere messi in carcere per poi buttare via la chiave.
Dopo aver ucciso il ragazzo, cosa hanno fatto? Se ne sono andati come se la vita di quest’ultimo non fosse nulla di importante; uno dei famigliari degli assassini ha avuto il coraggio di dire che era solo un immigrato, chiara dimostrazione di mancanza di etica morale e di una società in declino e non capace di accettare una persona con la pelle più scura.
Ma se fosse stato il contrario e invece di quattro persone bianche a picchiare un ragazzo di colore fossero state quattro persone nere contro uno bianco? Cosa sarebbe successo? Letteralmente il finimondo, per come sono ancora viste le persone nere in Italia. Auguro una pena severa a questi animali, però è anche vero che siamo in Italia: tramite vari processi e riduzioni di pena, nelle quali non mi voglio addentrare molto poiché non di mia competenza, queste persone potranno essere libere nuovamente nel giro di pochi anni, segno di sconfitta nei confronti di quello che hanno subito i genitori del ragazzo ma anche di tutto il Paese.
A parere mio il razzismo oggigiorno è una forma di ignoranza: non si può vivere nel 2020 ancora con il pensiero che, dato che ci sono persone con una religione o con un colore di pelle diverso dal nostro, o che hanno un ceto sociale, culturale o economico inferiore alla media, debbano venire per forza screditate o denigrate.
Secondo me le persone dovrebbero essere più aperte nei confronti del prossimo e della persona straniera. Molto spesso, le persone che arrivano da altri Paesi, lo fanno perché sono state meno fortunate di noi, cambiano Paese per avere una vita migliore, per avere un lavoro migliore e per garantire ai figli un futuro migliore.
Io credo che la chiusura mentale di certe persone derivi solo dal fatto che abbiano paura di trovare persone straniere superiori a loro stesse e quindi c’è tutto questo disprezzo per gli stranieri.
Le persone hanno paura del diverso, ma cos’è il diverso? In base a cosa si può decidere di dire che una persona sia diversa da un’altra? Oppure che una persona sia superiore a un’altra? Non ci si può categorizzare, non si può stabilire uno standard di diversità, bisogna cancellare questi stereotipi di persone: se non si ha lo stesso colore di pelle non significa che si sia diversi, poiché tutti dovremmo avere gli stessi diritti e doveri.
Si possono avere delle caratteristiche che ci rendono unici, ma il colore della pelle non può renderci diversi.
Giorgia Soccio, 2 A Tecnico