Mantova, 25 maggio 2020, 13,29
Caro Diario,
oggi ti racconterò della mia vita in quarantena. Non avevo mai vissuto in isolamento ed è bruttissimo rimanere rinchiusi in casa ed essere limitati in ciò che si può fare durante la giornata. Ovviamente ci sono lati positivi e lati negativi, come in tutte le cose. I benefici della quarantena sono tanti. Ad esempio abbiamo avuto più tempo per la nostra famiglia, abbiamo avuto tempo per scoprire chi ci teneva veramente a noi e chi no, ma la cosa più importante è che abbiamo avuto la possibilità di conoscere meglio noi stessi. Soprattutto passioni per qualcosa che non credevamo di possedere.
Tutto è iniziato con la prima diffusione in Cina. Ancora non avevo preso seriamente la questione del virus e la mia vita, fino a quel momento, era normale e semplice. Facevo le mie cose durante la giornata: cui uscire il pomeriggio e sfogarmi col pallone, andare in bici oppure stare in compagnia dei miei amici. Cose normalissime.
Ogni cosa è cambiata quando sono arrivati i primi contagi in Italia. Pensavo fosse un virus normalissimo come l’influenza, fino a quando non ho visto il numero dei decessi aumentare sempre di più. Durante una settimana di febbraio, sono tornato a casa da scuola per il weekend: sembrava andare tutto per il verso giusto, ma la domenica ho scoperto che si stava a casa per una settimana a causa del virus. Ero sbalordito e ovviamente, da studente, felicissimo e gasatissimo perché significava svago totale per me. E così è stato. Quei 7 giorni li ho dedicati completamente al calcio. Dalla mattina alla sera. Era l’unica cosa che avevo in mente in quel momento. A fine settimana, ho scoperto che si stava a casa per un’altra settimana sempre a causa del COVID-19. Ero sempre al settimo cielo e anche quella settimana l’ho dedicata al calcio. Per quelle due settimane tutto il resto è scomparso: per me non esisteva nient’altro che il pallone. Mi sentivo come se fossi in paradiso.
Intanto la situazione del virus peggiorava e i blocchi continuavano. Ovviamente, io e i miei compagni di classe non potevamo rimanere senza scuola e infatti sono iniziate le videolezioni. A me, sinceramente, non faceva né caldo né freddo. Mi andava bene avere le videolezioni. Intanto, ormai non si poteva più uscire di casa per cercare di contenere il numero dei contagi perché aumentavano a dismisura, ma io continuavo a uscire perché comunque non ce la facevo a stare a casa 24 ore su 24. La situazione, a parte per gli infetti e i morti di COVID-19, è rimasta così per un po’ finché non hanno comunicato il lockdown. La vita ha cessato di esistere. Non c’era nessuno fuori da casa. Fino a quel momento, non sapevo cosa significasse concretamente il lockdown. Le aziende sono state chiuse, i campionati sospesi, i servizi secondari fermati. Le uniche cose che rimaste aperte erano i negozi alimentari. Ero scioccato perché non si poteva più uscire. Potevamo farlo solo nei casi più gravi e con le mascherine.
C’è stato il lockdown per più di due mesi e io, in quei due mesi, sono rimasto a casa. Non sapevo più cosa fare durante le giornate. Fare le stesse cose ogni giorno mi stufava ed ero stressato. Ero ansioso di uscire. La quotidianità era ormai monotona. Ho comunque scoperto nuove cose di me stesso. Ad esempio che mi piace scrivere. Ho inoltre dato maggior tempo alla lettura, ho riorganizzato la stanza e ho dedicato più tempo anche alla palestra senza trascurare lo studio.
Il lockdown è finito il 4 maggio e nello stesso giorno è iniziata la fase 2 con un po’ più di libertà d’uscita, anche se vigilata e controllata. A parer mio, non ci sono state grandi differenze tra la fase 1 e la fase 2. È cambiato solo che prima non si poteva uscire e ora, nella fase 2, si può uscire con più frequenza ma la gente comunque anche nella fase 1 usciva.
Fatto sta che il 4 maggio sono uscito dopo due mesi chiuso in casa. Appena uscito, il mondo mi sembrava diverso. L’aria era pulita e, dopo anni, ho visto per la prima volta gli uccelli in piazza. Sembrerà una cosa banale e/o strana, ma non lo è. Era da anni che non sentivamo più i cinguettii nel mio paese. Quel giorno, pensavo uscisse il mondo in strada, ma non è stato così. C’era pochissima gente. Sarà perché la maggior parte della gente è andata in città, a Mantova, oppure sul lago. Invece io sono andato a fare un giro sull’argine. Era bellissimo e la natura padroneggiava in tutto. C’era solo il verde. I campi avevano l’erba alta un metro, le mura della chiesa dietro al campino avevano i rampicanti, il parco era chiuso, negozietti chiusi. Il paese era deserto. Silenzio tombale. C’erano solo i suoni della natura. Tutto magnificamente splendido, il mondo. Non era più come prima. Sarà perché uscivo dopo due mesi probabilmente: si tornava alla normalità, ma con una concezione diversa del mondo.
Penso che le persone stiano uscendo più mature dalla quarantena e più responsabili in ciò che fanno. Ovviamente faccio parte anche io di queste persone e credo che comunque ci abbia fatto bene stare chiusi in casa a pensare come sfruttare meglio il tempo disponibile. La questione del virus la stiamo affrontando discretamente bene. Spero che si risolva tutto il più presto possibile e che la prossima pandemia – se proprio dovrà esserci – possa accadere quando non ci sarò più.
Aaryan Raj Verma, 1 A Tecnico