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Il padre della psicanalisi: visitò Hitler

Posted by admin On Dicembre - 4 - 2015

“La scienza non è un’illusione. Sarebbe invece un’illusione credere di poter ottenere da altre fonti ciò che essa non è in grado di darci”.

Questo avrebbe detto Sigmund Freud, neurologo e psichiatra austriaco (1856-1935), considerato il padre della psicoanalisi e per questo diventato universalmente famoso, anche se spesso di lui si ricorda solo la famosa teoria sull’interpretazione dei sogni.

Di origine ebraica, laureato in medicina a Vienna, dapprima si interessò a ricerche teoriche di anatomia e fisiologia del sistema nervoso: poi, e fu la scelta vincente per lui,  cominciò a interessarsi alla neuropsichiatra. Durante questi studi era venuto a conoscere anche il metodo dell’ipnosi, ma in seguito elaborò un sistema basato sul rapporto di distensione e simpatia tra paziente e medico: proprio uno dei fondamenti della psicanalisi.

Freud in effetti non basava le sue cure su medicine o farmaci, chimici o naturali che fossero: puntava piuttosto al dialogo con il suo paziente, per cercare di scoprire e capire i suoi pensieri, perfino e soprattutto quelli più nascosti: quelli che lo stesso paziente spesso nemmeno sapeva di avere e che erano invece all’origine, per esempio, di fobie altrimenti inspiegabili, o di comportamenti ritenuti malattie nervose o, diremmo oggi, mentali.

A queste conclusioni era arrivato proprio con la scienza: quella scienza che era l’unica a non dare illusioni, ma solo certezze e affidabilità.

Se oggigiorno il ruolo dello psicanalista o dello psichiatra si basa su questi elementi e se tutti sappiamo come spesso i nostri comportamenti sono “obbligati” dal nostro inconscio o subconscio, all’epoca in cui visse Freud tutto questo risultava strano, perfino alieno: non molti credevano alle sue idee, ritenendo il suo metodo inefficace e inutile.

Invece, a livello pratico, la sua teoria funzionava e permetteva di curare i pazienti, perfino i bambini, facendo ricordare loro avvenimenti del passato che continuavano a loro insaputa a condizionarli, cancellando così alla radice il problema.

Sigmund Freud nella sua carriera si occupò di molti personaggi famosi: tra questi perfino Adolf Hitler. Da piccolo, intorno ai 6 anni, Hitler infatti soffriva di incubi in cui si vedeva precipitare o in cui veniva perseguitato e picchiato al punto da desiderare la morte. Questi episodi e altri sintomi convinsero il suo medico curante (un ebreo che poi lo stesso Hitler salvò dallo sterminio) che il bambino avesse bisogno di una visita psicoanalitica.

Il medico si rivolse proprio a Freud, e più volte, per un parere: la diagnosi fu sempre la necessità di ricovero e trattamento. Idea con cui la madre si dichiarò d’accordo, ma che invece incontrò il netto rifiuto del padre di Adolf , Alois Hitler. Questi, uomo molto intransigente che voleva che il figlio continuasse a studiare per lavorare poi come impiegato, non aveva voluto sentir ragioni. Una spiegazione sembra poi arrivare dalla storia: pare infatti che il padre di Hitler maltrattasse il figlio con punizioni anche fisiche, tanto che lui più volte nel corso dell’infanzia tentò – inutilmente – di scappare di casa. I maltrattamenti potevano benissimo essere all’origine degli incubi e dei comportamenti di Adolf, ma soprattutto, in caso di ricovero e trattamento, potevano essere scoperti dai medici.

I problemi psicologici del fututo Fuhrer aumentarono poi dopo che, maggiorenne, si vide rifiutare per due volte l’accesso all’Accademia delle Belle Arti di Vienna (tra il 1907 e il 1908).

Chissà se e come sarebbe potuta cambiare la storia, se Freud fosse riuscito a far ricoverare il giovane Adolf.

 

In passato per rispondere alle curiosità e alle domande, magari a volte “difficili” o assillanti, dei bambini, i  genitori o gli adulti in generale ricorrevano a vere e proprie “storielle”, inventate di sana pianta.

Molti argomenti venivano circondati in questo modo da un alone di mistero, quando non addirittura di paura: è il caso, per esempio, della storia “dell’uomo nero”, raccontata per tenere tranquilli i bambini: “Se non obbedisci vedrai che arriva l’uomo nero..”.

Il risultato? I bambini crescevano spesso con molte paure, all’apparenza immotivate.

Il grande lavoro di Sigmund Freud ci ha portati oggi nella direzione opposta: ai bambini si spiegano i fatti, le sensazioni, cercando le parole più adatte per far loro capire ogni cosa senza per questo creare traumi.

 

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