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Violenza e tifo, un binomio inconcepibile

Posted by admin On Aprile - 6 - 2019

Nelle ultime settimane i mass media si sono occupati spesso di episodi di violenza, sempre spiacevoli, in vari ambiti della vita quotidiana. In particolare uno degli ultimi e più gravi episodi ha riguardato scontri tra tifoserie calcistiche, e più esattamente tra ultras dell’Inter e del Napoli, ancor prima che iniziasse la partita tra le due squadre (il riferimento è alla partita del 26 dicembre, ndr). In quell’episodio è rimasto ucciso un ragazzo di 35 anni, Davide Belardinelli. Questo tifoso napoletano è stato investito da un’auto e ora ci sono nove indagati per la morte del giovane e non è ancora stata accertata la causa esatta per il quale il “Suv” abbia investito il tifoso. La vittima, comunque, è stata investita sulla corsia di sorpasso, dove in seguito si è estesa la lite in corso. Oltre al deceduto ci sono stati tre feriti lievi e un accoltellato della tifoseria partenopea. A mio parere, questa è la “faccia brutta” del calcio.

Questo sport, che appassiona milioni di italiani, consiste nel prendere a calci il pallone e infilarlo nella porta avversaria, e non nel “fare a pugni” con le tifoserie avversarie o insultare il direttore di gara, come spesso avviene da parte di alcuni calciatori.

Proprio quest’ultimi dovrebbero essere simboli di rispetto, lealtà e fair-play, perché, da molti, sono considerati veri e propri idoli da imitare. Loro per primi devono dare il buon esempio.

Dal mio punto di vista, è comprensibile il senso di appartenenza a una squadra, a volte molto intenso, ma non concepisco la violenza contro coloro che non hanno la stessa opinione sportiva. Penso che la violenza, in tutte le sue forme, debba essere sanzionata e che debbano essere applicate leggi più dure e restrittive nei confronti di coloro che compiono questi atti.

Durante le partite della Concorezzese, che è la squadra in cui gioco, spesso mi capita di sentire genitori e tifosi che insultano l’arbitro o i giocatori della squadra avversaria. È davvero umiliante sentire alcuni genitori gridare parole così offensive. Di solito sono coloro che pensano che il proprio figlio sia il nuovo Ronaldo, e a volte non risparmiano brutte parole neanche nei confronti del proprio allenatore. Se già ai miei livelli ci sono questi episodi di violenza verbale, non mi meraviglia che, a livelli professionistici, avvengano risse dentro o fuori gli stadi.

Forse l’introduzione del terzo tempo come c’è nel Rugby, fin dall’inizio della scuola calcio quando i bambini sono piccoli e per loro il calcio è soprattutto gioco, potrebbe essere il modo per iniziare a modificare la mentalità nel calcio. Far incontrare giocatori, genitori, tifosi e allenatori per parlare della partita vinta o persa , condividendo cibo, potrebbe essere il modo migliore per far comprendere che si può essere tifosi nel rispetto delle idee altrui e, soprattutto, delle persone.

Mi auguro, che questo cambiamento di mentalità possa iniziare al più presto. E vorrei anche che la FIFA, Fédération Internationale de Football Association, quale massimo organo direttivo del gioco calcio, intervenga in modo da sanzionare e ammonire i comportamenti violenti dentro e fuori gli stadi, aiutando così le forze dell’ordine a limitare i danni causati da persone che si possono chiamare in tanti modi, ma sicuramente non tifosi.

Riccardo Rurale, 1 A Scientifico

 

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