In questi anni, in cui ho avuto modo di affrontare e approfondire diversi argomenti storici, ho maturato varie riflessioni sulla Storia e sulla sua concezione. Gli amanti della storia, prima di immergersi nelle ricerche di fatti e avvenimenti, dovrebbero soffermarsi su quale sia il suo valore, la sua importanza per la società, e il suo potere.
Molti di noi, infatti, vedono la storia come un semplice esercizio mnemonico, dove è necessario sapere e ricordare una quantità smisurata di dati inutili, in quanto si tratta di avvenimenti del passato, coperti ormai dalla polvere dei decenni e dei secoli. Queste persone, che nostro malgrado sono molte, cadono in un grave errore e permettono, con la loro indifferenza, il proliferare di tutta una serie di ideologie basate su manipolazioni e distorsioni della Storia.
Si dice spesso, ricordando i latini, che “Historia magistra vitæ” (a storia è maestra di vita). Anche se è teoricamente corretto, in quanto la storia dovrebbe permettere agli uomini di non commettere più gli stessi errori, non esiste probabilmente una frase che descriva una falsità maggiore.
La storia non ha mai insegnato nulla all’uomo, che è sempre guidato da quelle forze che lo animano fin dalla sua comparsa. Si è alla continua ricerca di nuovi sistemi bellici, quando di guerre e massacri ce ne sono stati per migliaia di anni: il più forte cerca sempre di dominare il più debole, vi è una perenne lotta per il potere, l’influenza e la cultura. L’unica cosa che varia è l’equilibrio delle forze, che oscilla e passa nel corso dei secoli in mano a varie popolazioni ed etnie.
Riflettendo su quale debba essere il valore della storia, bisogna evidenziare la funzione che essa ha nella nostra società. Da ormai diversi secoli la storia viene vista come la narrazione, rigorosa e dettagliata, degli eventi del passato. Questa concezione, in contrapposizione con quella degli antichi, per i quali la storia era un’opera di alta eloquenza a scopo morale, comporta sia vantaggi sia, in certi casi, gravi svantaggi.
Aspetto di prima importanza, e sicuramente positivo, dell’attuale metodo di fare storia è la tendenza a basarla su fatti concreti e certi, eliminando tutta una serie di aspetti soggettivi. Si tratta però di un’arma a doppio taglio, in quanto diventa facile manipolare determinati aspetti storici. È infatti evidente, soprattutto nella storia nel XX secolo, la presenza di varie versioni su uno stesso argomento, tutte comunque allo stesso modo esposte e basate su fatti e testimonianze. Poiché non possiamo discernere con precisione quali siano gli elementi reali da quelli invece “inventati”, siamo costretti a farci guidare dagli studiosi e dagli storici che dedicano la loro vita allo studio di aspetti del nostro passato.
Anche loro però possono cadere in errore in quanto, per certe questioni, la loro ricerca è ostacolata da stereotipi, segreti nascosti negli archivi delle nazioni o, perfino, andati perduti. Emerge quindi chiara la problematica che riguarda la storia contemporanea, e soprattutto quella del secolo scorso. È infatti assurdo che non vi sia una versione condivisa della storia, ma che esistano, a proposito di certi argomenti, versioni completamente discordanti e in certi casi che affermino due cose opposte.
Sarebbe necessario riscrivere la storia di certi periodi da un punto vista imparziale e ridare al mondo una versione corretta e più dettagliata di alcuni aspetti avvolti ancora in un alone di mistero. Questo però potrebbe causare una grave crisi morale, etica e politica, perché verrebbero messe in luce anche le menzogne che, con anni di divulgazione, sono state accettate come realtà.
Se in questo periodo di crisi vogliamo ritrovare un’unità nazionale e internazionale dobbiamo necessariamente attuare un’opera di revisione della Storia e dare al mondo una visione chiara, limpida e provata dei fatti veramente accaduti. Solo facendo ciò potremo creare una società più unita e stabile.
Riccardo Bernocchi, 5 B Scientifico