La scommessa è quella di fare sempre meglio, di trovare ogni volta qualcosa di nuovo: uno spunto, un tema, una riflessione, un cambiamento grafico magari.
E alla fine il riconoscimento del lavoro arriva: puntuale, che riempie di soddisfazione e voglia di farlo ancora. Adesso è il momento di gridarlo forte: abbiamo vinto. Per l’ottava e la nona volta in pochi anni. E a livello nazionale.
È la storia del nostro giornale scolastico, nato quasi per caso e cresciuto come per gioco: una scommessa, dicevamo, che stiamo vincendo mettendoci in gioco ogni volta e che ogni volta riempie di soddisfazione non solo tutti i ragazzi che consegnano alle sue pagine le loro parole e i loro pensieri, ma tutta la scuola con loro. Poche settimane fa una delegazione della redazione ha raggiunto Piancastagnaio, nel senese: lì abbiamo ottenuto per la seconda volta consecutiva il premio “Penne Sconosciute”, XX edizione, con l’aggiunta del riconoscimento come testata tra le più premiate e partecipanti.
Una gita all’insegna dell’allegria, del festeggiamento, del riconoscimento anche di qualche piccolo sacrificio, che abbiamo vissuto in nome e per conto del nostro Istituto: guardando altri giornali e altre redazioni, vedendo il loro lavoro, ma anche ammirando posti nuovi.
Quasi contemporaneamente alla gita un’altra soddisfazione ci ha raggiunti: la notizia della vincita, per il quarto anno consecutivo, anche del premio “Giornalista per un giorno”, organizzato e gestito dall’Associazione nazionale di giornalismo scolastico. Per i primi tre anni la premiazione si è svolta a Chianciano Terme, quest’anno sarà a Pescara. A questi riconoscimenti del nostro impegno si sono aggiunti anche i due premi assegnati dall’Ordine Nazionale Giornalisti – “Fare il giornale nelle Scuole” – gli scorsi due anni a Cesena e uno, lo scorso anno a Manocalzati, provincia di Avellino, al concorso nazionale “Carmine Scianguetta”.
Non sono i premi a renderci contenti, o meglio non sono solo quelli: per noi sono solo un segnale che stiamo facendo un buon lavoro, e sono uno sprone a farlo sempre meglio.
Di Piancastagnaio e Abbadia San Salvatore, due piccole cittadine sul monte Amiata, in provincia di Siena, meta dell’ultima premiazione al Corriere dell’Aeronautico, i bei ricordi sono tanti: dalla cerimonia alla rocca Aldobrandesca col vento che ci spostava da un lato all’altro come se fossimo un nulla, dai castagneti ai due borghi medievali.
Due però forse spiccano, ben differenti l’un dall’altro: il buio, da noi vissuto per qualche momento, nella profondità dell’ex miniera di mercurio dell’Amiata, e il magico negozio della Marcellina, ad Abbadia San Salvatore.
Il primo è il luogo del lavoro, del ricordo, della sofferenza di una popolazione, che di quel lavoro – il minatore, per di più di un minerale potenzialmente pericoloso – è vissuta per decenni: nelle gallerie, per trenta interminabili secondi, abbiamo provato la stretta al cuore di chi quel nero assoluto lo ha avuto come compagno di vita.
Il secondo è la bandiera della tradizione, il magico angolo del commercio locale: un minuscolo bazar – forse tre metri per due, non di più – dove si può trovare di tutto, crediamo dagli stuzzicadenti al quadrimotore probabilmente, tanta è la magia d’altri tempi che avvolge il luogo e soprattutto lei, quella che per tutti, anche per noi, è subito stata “la Marcellina”, l’unica a sapersi muovere in quel suo habitat così fuori dal tempo.