Ho avuto l’onore di andare a Coppito, una cittadina Abruzzese vicino a L’Aquila colpita dal terremoto nel 2009, e ora sono qui che sto facendo quello che solitamente sono solito fare per sfogarmi. Sto scrivendo con una certa rabbia mentre guardo attorno a me uno scenario che mi lascia attonito. Voglio capire meglio la situazione. Vedo disagio ovunque. Parlo così con la gente per conoscerne le storie.
La gente del posto La gente è seccata dalle troppe promesse non mantenute. Promesse che provengono dai potenti. Quelle persone che dicono sempre “Vi siamo vicini” e che comandano l’Italia soltanto con impegni che, regolarmente, non vengono mantenuti. I classici politici, che cercano di ingraziarsi il popolo andando in visita alle zone disagiate e issando bandiere a mezz’asta in segno di rispetto. Come è successo per il terremoto di Amatrice. Hanno pure il coraggio di dichiarare lutto nazionale e un minuto di silenzio a un certo orario, dopo aver mangiato e lucrato su questa gente.
La situazione Non credevo, prima, che a distanza di diversi anni la situazione potesse essere ancora come se il disastro fosse appena successo. In una città dovrebbero esserci case e negozi, la vita dovrebbe scorrere liberamente. Ma qui no.
Vedo anziani che abitano nei tendoni nonostante l’età avanzata e giovani ragazzi che non possono vivere appieno i migliori anni della loro vita. Senza contare le persone disabili costrette a superare innumerevoli barriere architettoniche presenti nei campi-tenda. Sono tutti cittadini italiani imbrogliati. Persone del nostro stesso popolo, che dovrebbero essere tutelate e supportate con una certa priorità. Ma non se ne parla neppure. Loro valgono meno del vil denaro. Valgono meno della bella vita che i potenti devono condurre e dei guadagni delle false agenzie che si occupano di una raccolta fondi molto discutibile.
Questa disgrazia, non so se lo sapete, è usata tuttora a scopo di lucro da alcune di queste agenzie. Sono venuto a conoscenza di notizie che mi hanno lasciato senza fiato. Una tra queste, mi ha fatto particolarmente ribrezzo. Tutti i fondi raccolti dopo l’accaduto (che ammontano a 6,5 milioni di euro) non sono mai stati consegnati a queste popolazioni o utilizzati per la ricostruzione dei servizi di questi luoghi. Ma vi dirò di più. Non si sa neppure se arriveranno. Questa somma è lì, ferma nella tesoriera dello Stato e sembra che una parte di quel denaro sia già stata consumata. Non se ne conosce però il motivo. È un mistero.
Volontario della Protezione Civile Passo la mattinata come volontario a fianco della Protezione Civile che, ancora oggi, si occupa di questa gente per quanto riguarda il servizio mensa e il mantenimento delle strutture mobili. Per la maggior parte sono volontari.
Vedo alcuni scenari degni del migliore film horror di Alfred Hitchcock. Non riesco a togliermi dalla mente certe immagini che non saprei nemmeno come descrivere. Anziani che si svegliavano e sui cui volti si legge un’espressione malinconica e triste, mamme che allattano e figli che piangono. Il tutto in un tendone grigio. Come quelli che si usano nei circhi per le bestie.
Anche se la protezione civile mi dà alcuni incarichi, i più semplici, la mattinata non mi passa più. Non sono a mio agio. Mi sento un pesce fuor d’acqua. È come in un mondo parallelo, triste e ansioso. Dentro di me c’è qualcosa che non va.
Non sto bene con me stesso e mi piange il cuore. Sono tristissimo, ma sto zitto e lavoro. In una situazione del genere voglio soltanto aiutare. Voi come vi comportereste?
Lentamente arriva il momento del desinare e gli addetti forniscono pasti caldi alla povera gente che ha perso tutto. I cibi non hanno un aspetto invitante perché sono cucinati su larga scala e sono contenuti in piatti di plastica.
Il culmine della mia rabbia lo raggiungo quando vedo i vecchi che mangiano con posate di plastica. Costretti a tagliare grandi pezzi di carne nonostante le difficoltà di masticazione per evitare di rompere questi strumenti.
Una riflessione amara A seguito di questo episodio mi prende odio verso lo Stato e verso tutti coloro che non si interessano di questi problemi e che si occupano di altri, come per esempio l’immigrazione. Mi chiedo perché l’Italia sia uno dei pochi stati in cui il suo popolo vale meno di quello straniero, vale meno del guadagno e di tante altre cose. Ricordo che ci dicono si tratti di una democrazia, ovvero che il potere è nelle mani del popolo. Almeno per la maggior parte. Mi sbaglio?
La mia mente compie una breve, ma intensa, carrellata storica. Quel paesaggio così disastrato mi ricorda i racconti della guerra che mi vengono spesso narrati. Certo, la situazione non è preoccupante quanto una guerra, però per me, che sono una persona che considera questo come un grande oltraggio nei confronti degli italiani, le due cose si possono mettere a confronto.
Il racconto e l’orgoglio Finisco di mangiare a fatica e riprendo a lavorare. Terminato il mio turno, subentra al mio posto un altro volontario di cui non ricordo il nome. Non abbiamo nulla in comune, tranne la voglia di fare del bene. Nel pomeriggio, forse più verso sera, mi reco nel tendone principale, quello in cui vengono organizzati giochi di gruppo. Carte e carambola per gli adulti e attività ricreative con gli animatori per i più piccoli.
Ho così modo di parlare e discutere con varie persone del posto. Una di queste, in particolare, mi lascia un segno che non si cicatrizzerà mai. È un anziano di novantadue anni. Un reduce di guerra. Fidatevi, questo di esperienze negative ne ha vissute parecchie. Lui all’epoca era nella Repubblica di Salò. Passiamo il pomeriggio a parlare. O meglio: io ascolto ciò che lui ha da dirmi. Inizia raccontandomi con nostalgia della sua gioventù, mi racconta dell’arruolamento e delle esperienze passate al fronte. Io sono impietrito. Inizia poi a parlare dell’argomento terremoto, tematica a cui sono molto interessato. Questa è la parte che mi lascia veramente un profondo segno.
Riprende il ragionamento con una frase che non posso non riportare. Dice: “Ho lottato e rischiato la vita centinaia di volte per difendere il territorio che più amo e continuo a amare, e ora guarda come sono combinato! Quello a cui io tengo maggiormente mi ha abbandonato! Ho fatto tanti sacrifici per cosa? Per essere vittima di un governo di imbecilli, crudeli e menefreghisti! Ma non me ne pento, almeno io per qualcosa ho lottato, soddisfazione che loro non potranno mai avere”. Al tuonare di queste parole, la mia testa va in black-out. Ha ragione. Sono perfettamente d’accordo. Non so cosa dire. Per mia fortuna è lui a portare avanti il ragionamento.
Prosegue narrandomi la loro vita nei campi-tenda, gli ostacoli con cui ogni giorno hanno a che fare gli anziani come lui e il modo in cui sono soliti passare il tempo. Mi dice che questi campi sono belli soltanto da fuori, quando si vedono nelle fotografie o nei servizi dei vari TG. Dentro sono un inferno.
La comprensione Solo ora capisco cosa vuole davvero dire con quelle affermazioni. Vuole colpevolizzare anche i mezzi di informazione di massa che, da sempre, fanno vedere quello che pare a loro. Scoprendo le cose “comode” e oscurando quelle “scomode”. Secondo lui, l’unico modo per scoprire la verità è andare sul posto. Anche su questo ha ragione. Io ne sono testimone.
Finalmente, tra discussioni e racconti, arriva la sera. Sono stanchissimo. Il mio cervello ha bisogno di un po’ di riposo. Dopo aver salutato e ringraziato molte delle persone presenti nel campo, mi sposto all’hotel in cui alloggio.
Era ed è tuttora un albergo tipico della zona. Uno di quelli con i muri totalmente bianchi a causa della calce. Un edificio che alla sola vista fa dimenticare la realtà conosciuta precedentemente. Ma non nel mio caso. Io sono frastornato e arrabbiato.
All’entrata noto un gruppo di turisti italiani che ridono e scherzano guardando le fotografie fatte. Penso che quelle persone non abbiano ben chiaro il concetto che sta alla base del viaggiare. Fare turismo non è soltanto fare foto e video, ma, secondo me, consiste nell’andare a conoscere le realtà del nostro Paese. Conoscere le persone che lo abitano.
È necessario che i cittadini comincino a uscire dagli schemi se si vuole veramente avere una conoscenza a tutto tondo e essere consapevoli delle condizioni in cui versa il nostro bel Paese.
Io, per esempio, turismo l’ho fatto veramente.
Non ho solo visto luoghi da cartolina, ma ho anche conosciuto storie da film di persone vere. Storie strappalacrime ma narrate da persone che le hanno vissute davvero. Ho visto scenari che, alla mia età, per molti, è meglio non vedere. Ma sono felicissimo così. Ho conosciuto un’altra realtà che prima non pensavo nemmeno esistesse.
Terminato il mio pensiero, su una panchina davanti al residence in cui alloggio, mi reco in camera per riposare. Mi sdraio sul letto; ma non riesco a dormire. Ho bisogno di sfogarmi.
Inizio a scrivere. Un’esperienza bella e vera.
Federico Martini, 2 A Ls