Innovativo, affascinante, potenzialmente dispersivo. Perciò promosso, ma con riserva. Questo è ciò che pensano gli insegnanti dell’I-Pad, la nuova frontiera dell’educazione. Poi però le opinioni, nel merito, si dividono. La professoressa Milesi, insegnante di storia in una prima, punta il dito sulla necessaria maturità degli studenti: “È molto positivo seguire un’innovazione, però credo che sarebbe stato meglio introdurre il nuovo strumento di lavoro nelle classi terze, questo perché la maggior parte dei miei studenti hanno preso l’ I-pad come un gioco, anche se alcuni invece sono riusciti a sfruttarlo molto”. Anche la professoressa Ronchetti pensa che sia un’idea innovativa ed interessante ma c’è un “però” didattico. “Secondo me bisognerebbe cambiare il metodo d’insegnamento, per adattarsi all’ I-pad. Gli studenti inizialmente erano euforici , ma con il passare del tempo è diventato un ostacolo”.
Ostacolo, ma soprattutto nuova frontiera. Ne è convinto il professor Sigrisi. “ Sono molto incuriosito ed affascinato da questo strumento in grado di sostituire il tradizionale libro. Giustamente preferirei che l’ I-pad fosse usato da persone in grado di sfruttarlo senza distrarsi, però le idee partono dalle nuove classi, mentre è più difficile cambiare i metodi in corso d’opera”. Meglio riazzerare tutto e ripartire, sostiene la professoressa Altamura. “Ritengo l’ I-pad uno strumento perfetto perché bisogna superare i vecchi metodi”. Ovviamente ci sono anche dei contro. Infatti anche lei lo reputa dispersivo e ammette che dalla maggior parte degli studenti di prima è stato preso come un gioco.
Chiara Tiraboschi
Stefano Piacentini
II A Liceo Scientifico