È difficile fare scuola da casa. E non riesco neanche a immaginare come possa essere studiare e pure ballare. La danza è un agglomerato di passione, costanza, dedizione e impegno. Ce lo dice Elisa Maglia, una ballerina del secondo anno del nostro Liceo Coreutico, costretta anche lei come tutti noi dal Coronavirus a fare “didattica a distanza”.
Ciao Elisa! Come stai? Da dove segui le lezioni?
Buongiornoooo. Qui a Valmadrera procede tutto bene, diciamo che la vita è cambiata, non si può più uscire, vedere gli amici, cambiare aria. Non posso più ballare. Però non mi lamento. Sarebbe peggio se fossi ammalata oppure in ospedale.
La danza?
Ballo da quando sono piccola. La danza per me è tutto: i primi successi, ma anche le prime sconfitte. Non riuscirei a stare senza ballare. Ormai è parte di me. Non me ne rendo neanche più conto: è come quando cerchi di respirare e ti viene a mancare il respiro. Se invece non ci pensi lo fai in automatico. Infatti all’inizio della quarantena è stato terribile. Poi però, per fortuna, le lezioni sono ricominciate ed ora tutto è tornato quasi come prima.
Quasi?
Proprio così. Ballare a Bergamo era molto più bello. Più entusiasmante. Più divertente. Per prima cosa perché eravamo in palestra. Ma più di tutto perché ero con i miei compagni. I miei compagni che mi mancano ogni giorno di più. A casa sono sempre davanti ad uno schermo grande poco più della mia mano. Certo, parliamo. Ma non è la stessa cosa. Non c’è la stessa complicità che si ha a quattr’occhi.
E come funzionano queste lezioni?
All’inizio non sapevamo come si sarebbero evolute le cose. Era tutto in sospeso. Non si capiva se la settimana dopo saremmo tornati alla normalità oppure il periodo di transizione sarebbe durato molto. Mai avrei immaginato che non avremmo più fatto ritorno a scuola. Non riesco ancora a rendermi conto del fatto che non tornerò in via Carducci fino a settembre. Tra quattro mesi. Ho una voglia pazza di tornare a scuola. E non è solo per i compagni. È per fare qualcosa. Adesso, oltre alle lezioni, le giornate sono oziose. Quando andavo a scuola invece c’era uno scopo, un motivo per fare tutto quello che facevo. Le lezioni, dicevi… La nostra scuola è stata la più veloce ad attivare le lezioni online. Abbiamo iniziato a collegarci l’ultima settimana di febbraio e da quel giorno non abbiamo più smesso. I primi giorni ci collegavamo solo la mattina: in una situazione normale noi ballerine rimaniamo a scuola fino alle quattro di pomeriggio. Poi sono stati aggiunti anche i pomeriggi.
Cosa avete fatto?
Abbiamo iniziato con la prof. Angelucci, l’insegnante di tecnica classica, quella con cui passiamo più tempo. In principio abbiamo svolto un lavoro di teoria sull’anatomia, sulle danze di carattere e sull’esecuzione dei vari passi. Leggevamo, quindi, testi scritti che spiegano come si eseguono diversi passi che solitamente eseguiamo a lezione. Dopo aver capito che non ci saremmo visti per molto tempo, sono iniziate le lezioni più pratiche, partendo dal rafforzamento muscolare fino ad arrivare agli esercizi di danza classica veri e propri: la sbarra. Dato che nessuno di noi ce l’ha a casa, abbiamo dovuto adattarci usando oggetti vari, come sedie, divani, scrivanie. Io, per esempio, ho usato l’appendiabiti di mia sorella. Negli ultimi tempi stiamo alternando questi lavori sulla sbarra con lo studio del balletto “La bella Addormentata”.
Capisco.. E poi? Cos’altro?
Con la prof Ottolenghi, di contemporaneo, ci siamo inizialmente concentrati sull’interpretazione della canzone “Buonanotte all’Italia” di Ligabue. Dopo aver ascoltato la canzone dovevamo attribuire un gesto a ogni parola che sentivamo e alla fine questi movimenti hanno costituito una nostra coreografia. Ora, invece, stiamo affrontando la teoria: studiamo i principi della tecnica classica e come si eseguono i vari passi o le varie pose. La prof. Lorusso, laboratorio coreutico, ci ha fatto studiare inizialmente la teoria, alternata ora a lezioni di sbarra a terra, quindi gli stessi esercizi che facciamo alla sbarra, però a terra. Certo, non è la stessa cosa di quattro mesi fa, perché a scuola facevamo sicuramente più pratica, però prima della pratica bisogna studiare la teoria. Ora non resta che sperare che tutto si rimetta a posto e che, pian pianino, la nostra vita possa tornare alla normalità.
Sono d’accordo. Grazie mille Elisa per aver accettato l’intervista, e a presto.
A presto.
Viola Ghitti, 2 A Scientifico