Esattamente un secolo fa il nostro Paese entrava nella Grande Guerra. Il 24 maggio 1915, l’Italia dichiarava guerra all’Austria-Ungheria a fianco di Francia, Gran Bretagna e Russia. Inizialmente chiamata “guerra europea”, con il coinvolgimento delle colonie dell’Impero britannico e di potenze extraeuropee, come gli Stati Uniti d’America e l’Impero giapponese, prese il nome di “Guerra Mondiale” o “Grande Guerra”.
Si trattò infatti del più grande conflitto armato mai combattuto fino alla Seconda Guerra Mondiale, per non parlare della carneficina costata al popolo italiano oltre 600.000 morti e un milione di feriti.
Particolarità di questo conflitto furono le modalità innovative con le quali venne combattuto. Inizialmente si presentò come una battaglia dell’800: tedeschi, austriaci, russi, francesi e britannici entrarono in battaglia seguendo istruzioni tattiche ispirate ai conflitti ottocenteschi. Poi però le nuove armi tecnologiche, la leva e un formidabile apparato industriale si allearono per cambiare radicalmente le nuove regole, le tattiche e le strategie belliche. I copricapi piumati, le uniformi variopinte, i cavalli ed i cavalieri lasciarono il posto agli elmetti di ferro, ai camion, ai tank, alle mitragliatrici, ai sommergibili, agli aerei.
Anche l’aria divenne un campo di battaglia: queste “macchine volanti” furono il simbolo di un grande progresso. Il loro contributo alle operazioni militari infatti si rivelò subito fondamentale nelle missioni di ricognizione per osservare il nemico oltre le linee, scoprire i suoi movimenti e sfruttarne gli errori.
Questa ventata di modernità coinvolse anche la popolazione femminile che, durante questo conflitto, ebbe un ruolo di primo piano. Benché la donna venisse per lo più rappresentata come infermiera e dama di carità, non dobbiamo dimenticare che la manodopera femminile fu impiegata in quei lavori sino ad allora svolti da uomini: negli uffici, nelle fabbriche, nelle industrie tessili, persino nella produzione bellica e in quella agricola.
Sebbene siano trascorsi cento anni il ricordo del sacrificio dei caduti in guerra rimane sempre vivo, come ci ricorda la campana dei caduti di Rovereto che, ogni sera al tramonto, con i suoi cento rintocchi vuole rivolgere un monito di pace universale.
Riccardo Bernocchi, 1B Ls