Secondo i dati statistici diffusi dall’UNICEF, nel mondo circa 150 milioni di bambini e fanciulle sono vittime di schiavismo e di altre atrocità. Più di 2 milioni e mezzo di questi ragazzini vengono sfruttati ogni giorno nelle Nazioni sviluppate.
Come si può vivere una vita serena leggendo questi dati allarmanti? Come si può stare bene, sapendo che un numero di bambini maggiore rispetto all’intera popolazione russa è costretto a lavorare in miniera, nelle piantagioni, o in oscure e luride fabbriche? Non si può.
Diversamente da quello che si pensa, questi dati non coinvolgono solamente i bambini colpiti da questa ingiustizia, ma riguardano anche la nostra società. La maggior parte di ciò che compriamo, soprattutto scarpe e vestiti, sono stati infatti prodotti da loro.
Gran parte delle Nazioni che vedono la presenza di schiavismo sono collocate nell’Asia meridionale, ma ce ne sono molte altre in Africa e in America meridionale.
In Thailandia il 32% dell’intera forza lavoro è costituita da minorenni mal pagati e mal gestiti; in questo momento in India stanno lavorando faticosamente circa 60 milioni di ragazzini (un numero che arriva quasi a eguagliare l’intera popolazione italiana). In Perù il 20% dei lavoratori nelle miniere ha fra gli 11 e i 18 anni; in una giornata qualunque in Egitto 4 milioni di bambini vengono sfruttati e, purtroppo, la lista può continuare ancora molto a lungo.
Lo schiavismo però non è l’unica ingiustizia che rende questi bambini infelici. Soprattutto nei paesi del Medio Oriente e dell’Asia meridionale, come India, Pakistan, Afghanistan e Turkmenistan, molte fanciulle vengono costrette a sposarsi ancora bambine. Considerando anche il fatto che queste nazioni orientali non sono esattamente conosciute per i diritti concessi alle donne, si può ben intuire che queste fanciulline indifese, una volta divenute “spose”, siano poi considerate come semplici oggetti da collezione, e soggette anche a numerosi atti di stupro e violenza. Pensando anche solo a una piccola parte dei bambini sfruttati sento come un nodo alla gola, e mi viene da pensare a quanto io sia stato fortunato.
Noi però possiamo fare qualcosa: possiamo denunciare queste atrocità, possiamo fare in modo che queste persone paghino per le loro colpe.
Per fortuna in alcune Nazioni il fenomeno si sta arginando, grazie per esempio ai nuovi ed efficienti macchinari nel campo del lavoro, che garantiscono ricchezza anche per i più bisognosi, senza necessità di sfruttamento. In altri casi invece, purtroppo, lo schiavismo e le violenze continuano ancora a fare vittime.
Avendo in mano questi dati che incutono nient’altro che paura e orrore, e pensando a tutte le cattiverie e ingiustizie che quelle povere creature devono sopportare ogni giorno, penso che, forse, Pascoli non aveva torto nel considerare il nostro pianeta “un atomo opaco del Male”.
Filippo Mancuso, 2 A Scientifico