Dopo aver parlato della tragedia della diga del Gleno, voglio presentarvi un altro disastro, molto simile. Si tratta del crollo della diga di Malpasset, in Francia, e più precisamente in Costa Azzurra. Il paese di Malpasset dista pochi chilometri dalla cittadina di Fréjus che si trova in riva al Mediterraneo. Nel 1951 un prestigioso studio di ingegneria progettò la diga che, proprio come la diga del Gleno, si trovava a monte rispetto ai paesi. La ditta, il cui ingegnere era Andrè Coyne, progettò una diga “ad arco-cupola” cioè curva sia in pianta che in sezione verticale. Con la stessa struttura sarebbe, nel 1957, stata costruita un’altra diga rimasta tragicamente nella storia, quella del Vajont.
La caratteristica principale di queste dighe è di essere molto sottili e costruite in modo da scaricare il peso dell’acqua sulle pareti rocciose a cui si appoggiano.
La diga di cui vi parlo era larga 6,82 metri alla base e 1,5 metri sul coronamento, alta 66 e lunga 223 metri: all’epoca era la diga più sottile al mondo. La costruzione venne avviata nel 1952 e si concluse nel 1954, quando era in grado di contenere 48 milioni di metri cubi d’acqua.
Regolarmente, conclusa la costruzione della diga, si iniziarono i collaudi che avrebbero dovuto essere effettuati lentamente e con grande cura. Ma, si sa, quando ci sono di mezzo i soldi si fa tutto in fretta e senza pensare troppo alle conseguenze. Quindi i test vennero effettuati frettolosamente e la diga fu riempita per la prima volta proprio quello stesso anno, nel 1954.
Cinque anni più tardi, all’inizio del 1959, partirono anche i lavori per la costruzione di un’autostrada nelle vicinanze del bacino.
Tra l’1 e il 2 dicembre di quell’anno piovve ininterrottamente: i serbatoi della diga erano però chiusi per facilitare la costruzione della strada e quindi si riempirono velocemente, e la grande pressione interna non tardò ad avere gravi conseguenze.
La sera del 2, infatti, alle 21,13, la diga si fratturò proprio al centro e il crollo fu inevitabile. L’ondata di milioni di metri cubi d’acqua scese verso valle con una velocità di circa 70 km/h. L’acqua raggiunse velocemente i paesini di Malpasset, Bozon e l’autostrada, poi arrivò a Frèjus, dove non risparmiò neppure i resti romani.
L’inferno ebbe fine solo quando l’acqua raggiunse il Mediterraneo, dopo aver ucciso circa 420 persone.
Le cause del crollo non sono tuttora del tutto chiare e nessuno venne chiamato a rispondere per quelle morti.
È probabile che, a causa delle elevate pressioni a cui furono sottoposte le rocce, queste si siano frantumate.
Nella roccia sotto la costruzione della diga c’era anche una faglia che fu riempita con argilla: se fosse stata vuota avrebbe avuto sicuramente una maggiore resistenza.
A questi problemi va aggiunta la costruzione dell’autostrada che aveva ulteriormente scosso l’equilibrio del terreno.
Una sola di queste cause non avrebbe, probabilmente, avuto come conseguenza la caduta della diga. Messe tutte insieme, però, hanno avuto un risultato angosciante e devastante.
Viola Ghitti, 1 A Scientifico