Una tematica di cui si sente spesso parlare oggi sono le donne, e più nello specifico la continua ricerca di parità di genere tra uomo e donna a livello sociale, lavorativo, politico: la ricerca insomma delle pari opportunità tra uomo e donna.
Guardando indietro nel tempo ci possiamo accorgere che la donna è sempre stata discriminata: la si lasciava in casa perché la donna doveva solo svolgere i lavori domestici, non doveva andare a lavorare o istruirsi, doveva accudire i figli; il partecipare alla vita politica lo si lasciava agli uomini perché le donne cosa ne potevano capire… Andando avanti con il tempo anche le donne iniziarono a frequentare la scuola e a lavorare: di certo non potevano sfamare la famiglia con il loro stipendio, lo stipendio più alto lo riceveva chiaramente l’uomo. Sicuramente non era facile essere una donna in passato, ma non lo è neanche adesso.
Un grande passo verso l’emancipazione della donna ci fu lo scorso secolo, quando si arrivò a ottenere il suffragio universale, un vera conquista per le donne e un passo verso la conquista dei pari diritti sociali.
Tornando all’attualità, ci troviamo in una società maschilista quasi patriarcale, in cui la donna viene costantemente giudicata, non soltanto da uomini ma anche dalle donne stesse; una società in cui la donna viene sempre posta sotto giudizio anche quando si tratta di violenze, minacce o femminicidi, mentre viene sempre giustificato il comportamento maschile con frasi come “era solo geloso” oppure “lei lo aveva tradito”, ininfluenti con quello che è successo, facendo quasi ricadere la colpa sulla donna e trovando molto spesso una giustificazione a comportamenti così strazianti.
Al giorno d’oggi, una donna non si può più sentire sicura a uscire da sola o a tornare a un determinato orario la notte; non si può sentire libera di vestirsi in un determinato modo, perché se dovesse subire degli abusi si va quasi a giustificarli usando come scuse l’orario, come era vestita o perché era ubriaca. Questo lo trovo assolutamente sbagliato, una donna deve sentirsi libera di vestirsi come vuole e tornare a casa quando vuole senza bisogno di scusanti.
La cosa peggiore, secondo me, che possa subire una donna è la violenza, un problema globale: molte donne la subiscono quotidianamente, sia fisica che morale che sessuale, e ignorare questa problematica significa peggiorarla. Proseguire nella battaglia in opposizione alla violenza, invece, garantirà un futuro migliore.
Frequentemente, però, la violenza viene portata allo stremo e tramutata in femminicidio, parola usata per rappresentare un fenomeno troppo frequente in Italia in quanto la donna viene vista come proprietà privata di cui disporre a piacimento.
Attualmente al mondo una donna su tre (35%) è vittima di violenza da parte di un uomo, il 38% degli omicidi sono femminicidi: tutte queste violenze portano a gravi instabilità, ledendo la salute sia mentale che fisica; in Italia il 31% delle donne ha subito violenza nella sua vita, il 62% delle violenze subite sono state fatte da partner o ex partner, nel 2019 moriva una donna ogni tre giorni per violenza causata solo da suo genere.
Ogni volta che leggo o sento notizie riguardanti una donna che viene uccisa, provo veramente ribrezzo: una persona per ucciderne un’altra deve proprio avere una vita misera.
Una delle notizie di questo genere che ho sentito di recente che più mi ha impressionata riguardava una donna di origine etiope che era venuta in Italia e, dopo sforzi innumerevoli, aveva creato la sua piccola azienda agricola dove produceva prodotti tipici con un particolare latte: questa donna è stata uccisa da un suo dipendente, quasi sicuramente per dissidi economici. L’ennesima tragedia tra le tragedie.
Giorgia Soccio, 2 A Tecnico