Il Controcanto
Cari lettori, agli inizi di novembre ero a Barcellona.
Non vi nascondo la mia tensione nel recarmi in quella che appariva la città più pericolosa d’Europa, in cui, secondo quanto ci raccontavano i media, un’eventuale guerra civile era una possibilità quanto mai concreta.
Eppure, durante la mia permanenza, non ho notato nessun disordine.
Barcellona era la stessa metropoli già visitata in passato, una città allegra e aperta, con una grande affluenza di turisti e le strade pullulanti di vita.
Certamente si avvertiva il sentimento di nazionalismo e indipendentismo, ne erano e sono esempio le migliaia di bandiere catalane esposte sulle balconate: tuttavia anche questo sentimento era espresso in una totale forma pacifica. È stato magnifico notare come anche i gruppi più estremisti fossero semplicemente in piazza di Spagna a manifestare, senza armi, bombe carta, molotov: “armati” solo con bandiere e striscioni, per dare sostegno all’ex presidente che proprio in quei giorni veniva messo sotto accusa.
Barcellona non è affatto la città che in questo periodo ci viene rappresentata dai giornalisti, che talvolta, a parer mio, esasperano le situazioni, magari solo per “fare notizia”.
Sicuramente questa vicenda ci è stata raccontata evidenziando molto le tensioni e i sentimenti popolari. Dalla quasi totalità delle redazioni, traspariva una situazione carica di tensione pronta a esplodere in scontri, disordini e repressioni. Ma così non era.
Del resto non posso biasimare i giornalisti, perché di fatto il loro lavoro consiste anche nel rendere “accattivante” una notizia.
Tuttavia credo basterebbe poco per ottenere oggettività e notizia insieme: per esempio inserire anche solo una frase che riporti alla realtà oggettiva, come “in ogni caso Barcellona rimane la ridente città di sempre, pronta ad accogliere turisti e non, che sono sempre pronti ad ammirarne le meraviglie”.
Alessandro Donzelli, 4 A Scientifico