Saturday, November 1, 2025

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Bagagli partendo, ricordi ritornando

Posted by admin On Settembre - 7 - 2020 Commenti disabilitati su Bagagli partendo, ricordi ritornando

Viaggiare libera la mente da tutto. Scoprire nuove culture ed etnie è sempre utile per farci diventare cittadini del mondo. Ma cosa vuole dire viaggiare?

Non è solo prendere la valigia e partire, ma sono tutte le emozioni che ci girano attorno prima di arrivare a destinazione: sei lì, in aeroporto, pronto a sentire l’annuncio del tuo volo o a salpare con una nave verso una nuova destinazione. Ma tutto ciò che succederà poi ci farà capire dove stiamo realmente andando, anche con la mente. Prima di atterrare in Africa senti il sole che ti prende a tutto tondo, che ti spinge a farti forza per affrontare avventure in luoghi che sono a 5 o più ore dalla tua casa e dai tuoi parenti.

Quindi viaggiare sarà ogni volta sempre diverso. Per una persona abituata a viaggiare, proverà sempre emozioni diverse ma allo stesso tempo forti, come la volta precedente, però con una percentuale in più di gioia.

Invece, per persone che stanno per cambiare del tutto la loro vita trasferendosi o facendo un viaggio studio in un’altra parte del mondo, per esempio in America, è tutta un’altra cosa. Avere l’ansia della partenza, la tristezza di rivedere i propri cari dopo uno o più anni e la gioia di aver fatto un’avventura che ti segnerà a vita, sono grandi emozioni che ti porti dietro per tutto il tempo e che a volte si fanno sentire più forti di prima.

Ma è tutto normale, perché siamo esseri umani e le emozioni che proviamo sono bellissime e servono anche a costruirci la mente. Stare tra le nuvole o in mezzo al mare è più magico, sapendo che dall’altra parte c’è la città o l’isola dei tuoi sogni; arrivare lì con le persone che ti stanno più a cuore, diventa il doppio più magico.

Un’altra grande emozione è anche rivedere le foto di viaggi fatti 4 o 5 anni prima o riguardare le “calamite” di ogni singolo luogo visitato: ti fa viaggiare con la mente e rivivere le stesse emozioni. Ma anche la tristezza di essere ritornato a casa si fa sentire. Un viaggio è bello perché finisce, sennò sarebbe la vita quotidiana. Si parte sempre con un trolley pieno di vestiti e si ritorna con la testa piena di ricordi.

Diego Dipaola, 1 A Scientifico

 

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One year in the USA, my AFS Experience

Posted by admin On Agosto - 22 - 2020 Commenti disabilitati su One year in the USA, my AFS Experience

Imagine deciding to go to a foreign country you only know from movies and books, whose language you speak only on a base level, and spending there a year of your life, would you do that? This was one of the questions I asked myself two years ago when I was trying to decide whether to send an application for an exchange year in the USA, and the answer to this question didn’t come overnight.

Anyway, after thinking about it for some months, I finally sent my application and started what I think I’ll always remember as one of the best years of my life. The day I received the email that confirmed my enrolment in the program was distinguished by a mixture of feelings; I was filled with joy since I’d get to go live this experience, but at the same time I felt anxious: what if I didn’t like my host family? What if living in the US wasn’t as I expected? What if, once I got there, I wasn’t happy with my choice?

It didn’t take long for these negative thoughts to go away, and, a couple of weeks later, as I was about to embark on the flight that would get me to my destination, the only emotions that I felt were joy and impatience to start this wonderful year.

As it turned out, the USA we see in movies is only a superficial view of what it really is, and even if it isn’t a culture born thousands of years ago, I found a beautiful and surprising mix of cultures, all united under the American lifestyle that fills every aspect of life in the US but leaves every single culture the space in society for it to thrive and to be conserved. The State I was hosted in, Washington State, and its main city, Seattle, with almost a third of its population being Asian, is one of the most multicultural and progressive areas of the United States, making it one of the most advanced states in the granting of personal and civil rights, openness to progress and the preservation of nature. Washington state is also one of the richest states being home to big multinational tech companies such as Amazon, Microsoft and Boeing and has a big musical culture being the place where giants such as Nirvana, Bing Crosby and Jimi Hendrix were born.

The fulcrum of life for a teenager in the US is High School. Unlike it is normally in Italy, American High School is not only a place where a student studies, but it is the centre of almost all the activities a teen carries on throughout his life and the place where a student can cultivate his passions, whether they regard sports, art or technology, and allows the student to consolidate not only the academic basis for his future, but also his social skills and his personal health. American High School starts at 8:00 am and ends and 2:25 pm, although schools are now switching to a 9:00am-3:00pm schedule, with four 80 minutes classes, 10 minutes passing periods between classes and a 45 minutes lunch break. But this is only the academic part of American School. In fact, the school and the students organize a wide range of after-school activities, such as sports, clubs, and the Activity Board Committee (a student Senate led by a representative that addresses the problems of the school to the Dean of Students). Sports are the most important part of the life of a student apart from school, as they can earn the student various titles and grants to play in college sports, which are almost more important than pro-league sports, and are live streamed on national tv (such as the NCAA football league or the March Madness Basketball Tournament).

But why should someone decide to live an experience like this, leaving school, friends and family for a year and going on the other side of the world? Everybody has a different answer to this question; somebody does it for the language, somebody sees it as a vacation year, but I think the key aspect of this experience is to challenge yourself and go over your limits, mentally and culturally, trying to adapt to a new lifestyle and open to different cultures which are not only the one of your host country, but also the ones of other fellow exchanges students from other parts of the world. Is it worth it? I think it is, few things can give you what an year abroad can, whether you go to the US, Sweden, Indonesia or Honduras, you will remember this experience forever and, once you come back, you’ll even discover aspects of your culture you didn’t notice before.

Davide Vezzoli, 5 A Scientifico

 

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UN: alternanza negli States e in Italia

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su UN: alternanza negli States e in Italia

Anche quest’anno la nostra scuola ha avviato il programma di alternanza scuola-lavoro con United Network e i progetti proposti, questa volta, sono molteplici, sia internazionali  che su suolo nazionale.

Le esperienze fatte quest’anno sono state differenti da quelle dell’anno scorso, con progetti più impegnativi per i “Senior Delegates”, mentre per gli altri è stato possibile fare nuove esperienze. Questi progetti infatti sono poco conosciuti sul territorio nazionale e sono ancora oggi esperienze un po’ di nicchia in Europa: proprio per questo, mostrano come la nostra scuola, da sempre attenta anche alla formazione extrascolastica degli allievi, sia un polo d’avanguardia, tanto da essere la scuola di riferimento nella bergamasca dell’associazione che le organizza.

I delegati recatisi New York (classi terze e quarte), hanno vissuto esperienze che li hanno introdotti al mondo della diplomazia e delle relazioni internazionali, mentre i ragazzi andati a San Francisco (classi quarte e quinte) hanno avuto anche la possibilità di vivere in stretto contatto con ragazze e ragazzi di culture diverse e hanno potuto scambiare con loro opinioni e idee sugli argomenti più disparati. Alcuni ragazzi, che hanno preferito rimanere in Italia, hanno potuto vivere comunque esperienze stimolanti e formative, che hanno ottenuto l’obiettivo di portare i partecipanti a interrogarsi su tematiche anche mai affrontate prima.

La vita di commissione, ovunque, ha fatto vivere a tutti noi momenti di allegria insieme a molti altri studenti di tutto il mondo e ci ha fatto crescere, dimostrandoci che il rapporto con persone di altre culture è sempre formativo e sviluppa in noi uno spirito critico vero.

Guido Pedone, 5 B Scientifico

 

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Gita a Firenze, per imparare divertendosi

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Gita a Firenze, per imparare divertendosi

Le gite scolastiche sono da sempre lo strumento educativo più apprezzato dagli studenti. Gli insegnanti e i giovani considerano però queste uscite in maniera diversa, proprio per il ruolo che hanno nella comunità scolastica: per i primi è parte integrante del programma di studi, per i secondi un momento di svago. In realtà la gita è momento di socializzazione e apprendimento insieme, un raccogliere informazioni reso più gradevole dalla lontananza dai banchi.

Il 27 febbraio le seconde dell’Istituto Aeronautico Locatelli sono andate in gita in Toscana. A Firenze subito ho sentito una sensazione di curiosità per questa città che non avevo mai visitato, ma su cui avevo molte aspettative per i racconti di chi già c’era stato.

L’hotel era proprio nel centro di questa città così affascinante, che mi ha catturato subito con i suoi negozi e la frenesia dei turisti. La gita si è aperta con una buona pizza in piazza Signoria con le amiche e i turisti che, come noi, iniziavano a visitare e gironzolare per le vie medievali. Poi abbiamo camminato molto, visto molti negozi e cominciato ad assaporare la città, mentre la sera abbiamo gustato piatti tipici.

Il giorno dopo abbiamo raggiunto la base militare di Pisa. Ci hanno fatto vedere un video molto interessante sulla storia della 46ª Brigata Aerea, di stanza lì, poi ci hanno portato alla pista dove siamo saliti nella cabina di pilotaggio di un C-130, un aereo da trasporto militare. Nel pomeriggio abbiamo visitato Pisa e la famosissima piazza dei Miracoli, con la sua torre pendente, mentre il terzo giorno, al mattino, abbiamo visitato bellissimi luoghi di Firenze come piazza Repubblica, Loggia del Porcellino, i palazzi Strozzi, Medici e Pitti e molti altri monumenti; il pomeriggio è stato dedicato allo shopping.

Ultima tappa Lucca, dove mi hanno particolarmente colpito le antiche e gigantesche mura, costruite a scopo difensivo, ma oggi luogo per rilassarsi e godersi momenti di pace e relax proprio come quelle di Bergamo Alta, costruite dai veneziani.

Risultato? In questa bellissima gita ho ammirato l’immenso patrimonio artistico della Toscana, ma anche trascorso con amici e compagni momenti di divertimento e spensieratezza, consolidando quelle amicizie che non hanno il tempo di essere approfondite sui banchi di scuola.

Anna Dossena, 2 A Scientifico

 

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A caccia di droga con le Fiamme Gialle

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su A caccia di droga con le Fiamme Gialle

A febbraio noi ragazzi di prima siamo andati in gita a Genova: è stata un’uscita inaspettata. Il nostro professore di diritto informatico, colonnello Leone Piccinni, è comandante della Guardia di Finanza della città e ha deciso di portarci a vedere L’esito di un’operazione: ci era stato detto che saremmo andati a “vedere la cocaina”. Non eravamo, quindi, molto emozionati, perché pensavamo: “È cocaina, cosa ci sarà di bello?”, e invece la giornata è stata interessante e istruttiva.

Il primo fatto interessante è stato che, dal casello autostradale alla caserma, siamo stati scortati dalle auto della Finanza. C’è stata una conferenza, dove ci hanno spiegato in breve cosa fanno le Fiamme Gialle e poi dell’indagine, uno dei più grandi sequestri di droga in Italia: quasi 650 chili di cocaina.

La cocaina sequestrata si trovava in caserma e abbiamo potuto vederla: 582 panetti impilati uno sopra l’altro, che coprivano una parte della parete.

Nel pomeriggio siamo andati al porto, dove la squadra Cinofili, con i cani, ha messo in atto una posto di blocco delle auto. Prima di iniziare a fermarle, ci hanno spiegato come funziona il loro lavoro e, soprattutto, cosa fanno e come vengono addestrati i cani. Lì ce n’era solo uno, ma i cani possono avere tre diverse specializzazioni: cani che cercano droga, che cercano tabacco e quelli che cercano denaro.

Noi ci siamo messi da parte e sono iniziati i controlli: nelle prime vetture controlli di routine, senza esiti. Poi il cane ha sentito qualcosa di sospetto e ha iniziato a cercare: i proprietari negavano la, presenza di droga, ma i cinofili, con una sonda con telecamera, hanno trovato un pacchettino sospetto in una presa d’aria sotto il volante. All’interno marijuana. Il conducente è stato arrestato e la sua compagna portata in caserma.

Siamo tutti rimasti affascinati da quello che era successo, perché non succede tutti i giorni di veder arrestare qualcuno. Mi è piaciuta da impazzire quella parte della giornata, perché è stato emozionante vedere come funziona la giustizia.

Viola Ghitti, 1 A Scientifico

 

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Diario di viaggio d’uno studente in gita

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Diario di viaggio d’uno studente in gita

“Trieste ha un cuore italiano, ha braccia slave e una tavola imbandita venuta dall’Austria” (A. Cazzullo)

Domenica: Redipuglia Noi alunni abbiamo raggiunto il Monte Sei Busi e visitato la Dolina dei Bersaglieri. Il tragitto era caratterizzato da una vegetazione aspra e secca, per via delle rocce calcaree tipiche del carso. La dolina era sede di un posto di primo soccorso del quale si possono visitare i resti, attraversando vari camminamenti costruiti dai soldati nel corso della I Guerra Mondiale e poi restaurati dai volontari di Sentieri di Pace. Talvolta è ancora possibile ritrovare proiettili tra i vari camminamenti. Dopodiché ci siamo spostati al Sacrario dei Centomila, inaugurato il 18 settembre 1938 e costruito per onorare il sacrificio e custodire i corpi di circa 100mila soldati caduti tra il colle dei Sei Busi e il colle di Sant’Elia. La struttura è composta da tre livelli, allegoria della discesa dell’esercito guidato dal proprio comandante dal cielo, per percorrere la Via Eroica. Nel livello più vicino al cielo vi sono tre croci che richiamano la crocifissione di Cristo e dei due ladri.

Aquileia: oggi piccola cittadina, ieri importante porto fluviale romano. Qui sono resti di abitazioni del periodo repubblicano di Roma con parti di mosaici decorativi pavimentali, pozzi e tubazioni, ma la visita è ruotata all’interno del centro storico e principalmente attorno alla Basilica di Santa Maria Assunta, i cui resti più antichi risalgono al IV secolo. L’attuale basilica fu costruita nell’XI secolo e ristrutturata nel XIII, quando è stato terminato il campanile.

Lunedì: Base aeronautica di Rivolto L’appuntamento con la pattuglia acrobatica nazionale era alle 8,30. Ma il tempo inclemente ci ha regalato un primato non voluto: siamo stati l’unico gruppo, da quattro anni a oggi, a non poter assistere all’esibizione dei piloti, soprattutto per le forti e improvvise raffiche di vento e la scarsa visibilità. Nonostante la pioggia e tutto il resto ci è stata mostrata l’area di manutenzione degli aeromobili, spiegando poi i vari tipi di intervento svolti su di essi. In una sala riunioni ci sono state indicate e spiegate le attività che la P.A.N. compie, dalle manifestazioni alle opere di beneficenza. Abbiamo lasciato la base a mezzogiorno, destinazione piazza principale di Trieste, pizzeria.

Trieste: doveva essere una camminata guidata di tre ore, ma il meteo ha colpito ancora, costringendoci a stare in bus. Girando per i quartieri di Trieste abbiamo conosciuto la storia di una città che ha molto da raccontare e dai tanti volti. Abbiamo terminato con la visita alla Basilica di San Giusto, l’edificio cattolico più importante di Trieste. Ciò che m’ha più colpito di questa cattedrale sono le decorazioni con la tecnica del mosaico bizantino.

Martedì: sentiero Rilke e foiba di Basovizza Abbiamo iniziato la giornata dal sentiero più bello e suggestivo del golfo di Trieste, quello che collega i paesi di Sistiana e Duino: ci ha regalato magnifiche vedute, nonostante il tempo ostile e ci ha condotti in un bunker costruito nel corso della I Guerra Mondiale e riutilizzato nella II, composto da due sezioni principali delle quali una si affaccia sul mare, come fosse un balcone. Prima di raggiungere poi la foiba di Basovizza abbiamo fatto una breve escursione alle risorgive del Timavo, un fiume che percorre ben 40 km sottoterra e 90 km totali per tutto il Carso, sfociando vicino Trieste. Poi abbiamo raggiunto la foiba di Basovizza, monumento nazionale. Qui furono gettati numerosi corpi di persone considerate potenzialmente pericolose per i partigiani jugoslavi: la foiba è ricoperta da un blocco di Corten, un acciaio che sembra arrugginito. Nello stesso luogo c’è un blocco di pietra con 97 nomi di militari uccisi dagli jugoslavi.

Risiera di san Sabba: dopo la foiba abbiamo raggiunto un gruppo di edifici costruiti nel 1913, che in origine venivano usati per la pilatura del riso, ma diventati poi un campo di concentramento ed eliminazione durante la II Guerra Mondiale. Qui venivano deportati nemici politici, partigiani e ebrei. Non aveva quelle che vengono comunemente chiamate docce, ma una specie di forno crematorio, originariamente un impianto a caldaia che dava energia al complesso.

Mercoledì: Castello di Miramare Ultima tappa del viaggio d’istruzione: un magnifico castello in stile barocco, costruito tra il 1856 e il 1860 come residenza di Massimiliano d’Asburgo e della moglie Carlotta. Bisogna fare una premessa: Massimiliano era innamorato del mare e delle navi, ed entrò a far parte della marina asburgica come ammiraglio; era però anche appassionato di botanica. Lì, sul golfo di Trieste, univa perfettamente le sue passioni: bonificata la zona, ha dato vita a un giardino di circa 22 ettari dove ha fatto crescere molte piante anche d’Oltreoceano, conosciute durante i suoi viaggi con la nave Novara, ricreata all’interno del castello che, al piano terra, ricorda una nave da esplorazione, dettaglio per dettaglio. Invece il piano superiore, terminato quando stava per diventare imperatore del Messico, è più sfarzoso e ha come colori principali il rosso (potere) e l’oro degli ornamenti (ricchezza). Ciò che m’è rimasto più impresso sono sicuramente i paesaggi che si vedono dalla residenza, dal mare al magnifico parco.

E così è terminata la gita, con una tappa – mondana questa – in un outlet vicino Venezia e un ringraziamento ai prof Valentino Savoldi e Veronica Lattaruli, alle guide e, ultimo ma non meno importante, all’autista “Gianpy”.

Stefano Macchia, 3 A Scientifico

 

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Viaggiare? Un po’ come un libro

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Viaggiare? Un po’ come un libro

I ragazzi italiani d’oggi sono molto propensi a viaggiare: infatti, secondo i dati di SGTour (il tour operator dedicato alle community), oltre 2,5 milioni su un totale di 6 milioni è interessato e ha le disponibilità economiche per farlo.

Il tour operator ha portato in viaggio circa 45.000 Millennials dalla prima vacanza nel 2009 a oggi, con una crescita dei partecipanti a un ritmo del 40 per cento annuo.

In particolare, a essere attratti dall’estero sono i maturandi italiani, al punto che circa il 4,32 per cento di questi 320.000 sceglie di festeggiare con un viaggio di gruppo o di unirsi a un Viaggio Evento, come quello di Scuola Zoo, la più grande community di Millennials italiana che ogni anno organizza trasferte in giro per il mondo. Mi auguro di essere uno tra loro: ho già in programma un viaggio a New York il prossimo agosto. Ed è per lo stesso motivo che ho deciso di frequentare la mia scuola: adoro viaggiare!

Credo che un viaggio, oltre a essere istruttivo, apra la mente, consenta di incontrare nuove culture e di conoscere nuove persone.

Viaggiare è anche ottimo per imparare nuove lingue o mettere in pratica gli insegnamenti già appresi, soprattutto con l’inglese che ormai, grazie alla globalizzazione, viene parlato in tutto il mondo.

Poiché oggigiorno trovare lavoro in Italia non è semplice, spostarsi è anche un modo per ampliare le proprie possibilità professionali. Effettivamente l’emigrazione può essere vantaggiosa, al punto che la fuga di cervelli è un fenomeno sempre più consistente. Insomma, sono convinto che “il mondo è come un libro, e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina” (sant’Agostino). La scelta di questa frase non è casuale: riassume il mio pensiero e, penso, anche di molti giovani.

Lorenzo Ferrari 2 A Scientifico

 

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Tokyo, a global standard capital

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Tokyo, a global standard capital

The capital of Japan, Tokyo,  is rapidly transforming into a global standard city for the 2020 Olympics. For example foreign-language signs are increasingly common along streets and cashless payment is becoming available at more restaurants and shops. 

Tokyo, Japan City Skyline

The city is changing by the introduction of  many technologies that make a big transformation. The use of digital signs that can show information in two or more languages are spreading at train stations and commercial facilities, for example a famous department store in the Ginza district has adopted two of them where visitors can find informations in four languages. We can see another new technology introduced by the East Japan Railway Co., that is experimenting a digital sign systems that is combined with artificial intelligence, AI. This system, installed at Tokyo Station, is called AI-Sakura fluent in Japanese, English, Chinese and Korean. 

Smartphone-based payment systems are progressing and many department and convenience store chains have been leading the way, and now public transportation companies and souvenirs shops are catching up. 

The International Olympic Committee is pushing to hold a smoke-free Olympics, in the meantime the government of Japan is working to curb indoor smoking under a health promotion law. To sustain this health promotion law one of the  biggest family restaurant chain Saizeriya Co. plans to impose a smoking ban to all outlets, and the convenience store chain Seven-Eleven Japan Co. asked some 1000 franchise stores to remove ashtrays from storefronts and about 70% have already complied or said they will do it. Smoking on the streets is prohibited by law and you can smoke only in the smoking areas otherwise you will pay fines. Not all restaurants agree with the smoking restrictions because they are concerned about ruining sales in a country long considered a smoking heaven, actually there are many who think that it’s uncertain whether a smoking ban would lead to higher sales or an increase in family visitors or simply cause a fall in the number of visitors who smoke.

Japan can be considered as a great country, however there are many aspects that must be changed. The government should ban smoking on school grounds, one of the simplest rule that they don’t have yet in many schools; many students say that some of their teachers smell like an ashtray. In addition if the Japanese government will turn their focus to offer a global standard education, rather than a narrow-minded education inclined towards crushing the rights and free-will of it’s citizens, Japan could truly become a great country. 

Anna Locatelli, 4 A Scientifico

 

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Tanzania: truth, happiness, semplicity

Posted by admin On Gennaio - 5 - 2018 Commenti disabilitati su Tanzania: truth, happiness, semplicity

At the beginning of September I had the chance to do an incredible experience I would like to share it with you.

After 13 hours of travel we arrived at the capital of Tanzania, Dar Es Salam: new air, new perfumes , new melodies and new sounds… but this was just the beginning!

The day after we began the true mission: helping little children of 15 different countries in many different ways.

What was really incredible was the welcome everyone gave us, smiling faces, big curious ,sincere eyes greeting us. Karibuni (welcome!)

Many times I wanted to get out from the pick-up and give them something but every minute was for us valuable, either we were going to visit a very poor village, or a well to repair, or a kinder garden that had not material.

The fact that a priest was with us was very important to them because it was a chance to celebrate Mass which for them is fundamental and brings joy and serenity. Masses are very long, their songs very cheerful and happy.

Their music is truly spectacular, they use it in every occasion, especially to welcome us and show their gratitude, they use it in the kinder garden and  in schools, too.

I have already said that the land where they live is spectacular, the landscapes are beautiful but what really makes the difference is the sincerity of their smiles and their happy eyes despite the poverty that is inhumane: they have nothing, maybe a hut, maybe a couple of clothes to cover up, two bowls where to eat beans or rice, when they can afford it, maybe some water.

It was an incredible experience of life because slowly, day after day, you understand the value of life, what it means to have a litre of water, and simple things, we understand that the soil and nature resources are valuable for human kind and should not be polluted.

I feel that I have not done enough to help them, it was no more than a drop in the ocean, but what if all of us would do the same?

Romina Benvenuti, 4 A Coreutico

 

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A sweet tea in the desert

Posted by admin On Gennaio - 5 - 2018 Commenti disabilitati su A sweet tea in the desert

Those who tour Morocco will discover the warm welcome of Moroccan people. 

This Moroccan welcome is always accompanied with the traditional ceremony of tea, also known as Atay Naa Naa. Its considered a thirst-quenching drink, particularly in the Sahara where nomadic people can relax tasting some good tea in company. 

As the famous Tinariwens piece, Iswegh Atay, says, the tea in the desert has to be tasted following a ritual which is used to suspend the daily actions and to relax ones mind and body. 

Usually the head of the family or the most representative person of the group takes this important ritual upon himself. 

The tea is served with a lot of sugar and its flavoured with mint leafs, called Naa Naa in Moroccan. 

To warm up the tea-pot which contains water, mint leafs and tea, Saharan people use coal embers. 

The holiest moment is when the tea is poured and served.

The tea is kept in infusion for a few minutes to then be passed from a glass to another one, and again in the tea-pot till it reaches a rich taste.

It will be then served to the guests in the glasses. 

Atay Naa Naa is always offered to welcome people and its drunk very hot also during the warmest hours which, at these latitudes, can reach 50 degrees.   

Nisrine Nzihi, 5 A Scientifico 

 

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Viaggiare? Anche con la fantasia

Posted by admin On Agosto - 10 - 2017 Commenti disabilitati su Viaggiare? Anche con la fantasia

Viaggiare e scoprire nuovi mondi è sempre stato un bisogno atavico dell’uomo. Viaggiare nel  ventunesimo secolo è molto meno avventuroso, ma sicuramente più comodo, veloce e alla portata di tutti. Soprattutto girare per l’Europa grazie alle compagnie low cost è diventato semplice ed economico.

Questo rappresenta per i giovani un’opportunità di visitare le capitali facendo nuove esperienze, imparando meglio le lingue e, perché no, facendo anche esperienze di lavoro.

Viaggiare apre la mente e avvicina a nuove culture. Si capiscono meglio la storia, l’arte, gli usi e costumi di altri popoli. È un arricchimento continuo e sempre nuovo. Certe cose non si possono spiegare o fotografare: odori , emozioni, sensazioni restano dentro in un angolo del cuore, chiusi nel cassetto della memoria come gioielli preziosi custoditi gelosamente. Ogni volta che parte l’aereo, inizia l’emozione. Ci si immagina cosa si vedrà, ci si costruisce un itinerario mentale, tanti progetti, ma … sarà sempre diverso da ciò che avevamo immaginato.

Spesso sono proprio i particolari, i piccoli dettagli che fanno la differenza. Un viaggiatore attento non si ferma solo alla visita “ turistica”, ma osserva attentamente  tutto ciò che lo circonda. Così un vicolo, un piccolo fiore, un balcone con i panni stesi, il sorriso di un anziano, rendono il viaggio magico, unico e meraviglioso.

Bisogna però essere aperti al mondo: siamo tutti unici e diversi e proprio per questo ogni viaggio è un arricchimento che nessun libro potrà mai dare. È un vivere in prima persona, senza filtri, senza applicazioni telefoniche o video scaricati dei viaggi di altri. Certo sarebbe bello poter vedere tutto il mondo ma ….  è  un lusso per pochi.

Per fortuna esistono la fantasia e l’immaginazione. Emilio Salgari ha fatto la sua fortuna scrivendo libri ambientati in Malesia senza mai essersi spostato dalla sua città. L’importante è avere la voglia e l’entusiasmo di aprirsi al mondo, anche chi può viaggiare solo con la fantasia!

Umberto Tanghetti, 2A Ls

 

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Giornalismo: mai omertà, sempre verità

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Giornalismo: mai omertà, sempre verità

Le premiazioni per il Corriere a Chianciano con Alboscuole e a Cesena con l’Ordine Nazionale dei Giornalisti italiani L’incontro con i professionisti Federica Angeli e Paolo Borrometi, da tempo sotto scorta per il loro lavoro d’inchiesta

L’attesa è stata lunga e molto stressante, tuttavia il giorno tanto desiderato dal “Corriere dell’Aeronautico” è finalmente arrivato. Gli scorsi 11 e 12 aprile, infatti, una rappresentanza del nostro giornalino si è recata a Cesena per ritirare il  premio per la vittoria del concorso Fare il Giornale nelle Scuole indetto dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e promosso dal Ministero dell’Istruzione.

Proprio negli stessi giorni – uno scherzetto del destino – avremmo dovuto anche ritirare in realtà un altro premio: il nostro giornale, infatti, per il secondo anno consecutivo ha vinto anche il premio nazionale Giornalista per 1 giorno indetto dall’Associazione nazionale Giornalismo Scolastico (Alboscuole) a Chianciano Segue dalla prima

Terme: una soddisfazione in più, ma che ha costretto a fare una scelta tra le due cerimonie di premiazione.

Alla fine la scelta è caduta su Cesena. La cerimonia di premiazione lì si è tenuta nel palazzetto dello sport, e non sono mancati gli interventi di illustri personaggi come il sindaco Paolo Lucchi e il presidente facente funzioni dell’Ordine dei giornalisti Santino Franchina. Costoro hanno voluto soffermarsi non solo sull’importanza della divulgazione di notizie in quanto strumento capace di promuovere con efficacia la libera espressione di idee e pensieri, ma anche “sul fascino e sulle difficoltà della professione giornalistica”.

Anche il ministro dell’istruzione Valeria Fedeli sarebbe dovuta essere presente alla manifestazione, ma un improvviso impegno politico non le ha permesso di allontanarsi da Roma: ha quindi fatto pervenire un suo messaggio di saluto e augurio a tutti concorrenti.

Al concorso hanno partecipato oltre 1000 giornalini, tuttavia a Cesena sono state premiate solo 75 testate, 25 per ogni ordine di scuola; una grande soddisfazione quindi per il nostro trimestrale. A tutti sono stati consegnati un attestato di merito e una medaglia, simbolo di un successo che è stato frutto di tanta dedizione, di tanta passione e, ovviamente, anche di un pizzico di fantasia.

Un grazie particolare va al prof. Tiziano Tista che da anni stimola i giornalisti del “Corriere dell’Aeronautico” a dare il meglio di sé, favorendo l’espressione delle loro potenzialità.

Dopo la cerimonia l’Ordine ha offerto una cena deliziosa a base di lasagne e fuselli di pollo nel piccolo ma grazioso Teatro Verdi, opera di fine Ottocento recentemente restaurata dall’architetto Sanzio Castagnoli.

Il giorno successivo, inoltre, il teatro è stato anche sede di un forum interessante. Il momento di confronto, moderato dalla giornalista RAI Maria Pia Farinella, ha visto intervenire Federica Angeli e Paolo Borrometi, entrambi giornalisti sotto scorta da anni per le loro inchieste sulla criminalità organizzata.

La prima è stata minacciata dai clan della costa laziale per i suoi articoli relativi alla presenza della malavita nella gestione degli impianti balneari. Il secondo, invece, è sotto protezione da due anni e mezzo a seguito di un tentativo d’incendio della sua abitazione; Borrometi ha dato inizio a un’inchiesta sul nesso tra la mafia e i centri commerciali siciliani.

Ambedue hanno ribadito la necessità di non piegarsi all’omertà e di “alzare la voce” affinché l’Italia possa sperare in un futuro caratterizzato dalla correttezza e dalla libera espressione.

Dopo un rapido pranzo in un tipico ristorante del centro, la giornata è proseguita con la visita guidata alla Biblioteca Malatestiana,  una delle poche biblioteche orizzontali ancora esistenti al mondo; i lavori di teologia e di natura scientifica che conserva al suo interno hanno un’importanza tale che dal 2005 è riconosciuta come patrimonio mondiale dell’Unesco.

La gita, infine, si è conclusa con il viaggio di ritorno in treno, sul quale abbiamo avuto la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con Diego Abatantuono, rinomato attore italiano.

Non c’era miglior modo possibile per terminare una due giorni lontana da Bergamo che non solo ha visto il nostro giornalino trionfare sul piano nazionale, ma ci ha anche permesso di interiorizzare nuovi valori e nuove nozioni che non vediamo l’ora di esprimere nei prossimi articoli.

Lorenzo Leoni, 5 A Ls

 

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Corriere: un gioco che appassiona

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Corriere: un gioco che appassiona

Siamo giunti alla fine.

Oltre che alla fine di questo numero, alla fine delle edizioni di quest’anno e alla fine di quest’anno scolastico, io sono quasi giunta anche alla fine del mio percorso all’Aeronautico.

Fra poco più di un mese concluderò il mio viaggio in questa scuola, ma posso dire che un pezzo del mio cuore rimarrà sempre al Locatelli, ma non solo: un importante pezzo rimarrà anche al mio amato Corriere, che mi ha sempre accompagnata durante questi anni.

Ho iniziato a collaborare con il Corriere nell’ormai lontano 2013, nei panni di una piccola fotografa in erba: non ne volevo sapere di scrivere, mi vergognavo. L’anno successivo però il professor Tista ha iniziato a chiedermi di scrivere qualche articolo: all’inizio ero piuttosto titubante, ma alla fine ho accettato. Così ho iniziato a scrivere.

Passo dopo passo ho aumentato il numero di articoli, ho cominciato a dedicare sempre più tempo alle varie pagine, alle interviste, alle foto.. Era diventata una passione.

Con il tempo sono diventata caporedattrice e, nel 2016, il giornale ha ricevuto il primo riconoscimento a livello nazionale.

Alla luce di ciò invito tutti quanti a recarvi sul sito online del nostro Corriere e di cercare una delle prime edizioni pubblicate: pochissime pagine, grafica base, ma nonostante ciò c’era già un grandissimo impegno da parte dei redattori.

Ora confrontatelo con quello che avete qui, sottomano: venti pagine, numerosi collaboratori, grafica di ottimo livello e sempre un grande impegno.

E adesso, infine, recatevi presso la Segreteria del nostro Istituto: potrete notare i numerosi premi esposti vinti in soli due anni e uno dei quali assegnatoci proprio dall’Ordine Nazionale Dei Giornalisti.

Tutto questo per dirvi che il Corriere è  tra noi, è una realtà vivente, che io ho avuto il privilegio di veder crescere passo dopo passo. Non negate a voi stessi la stessa possibilità che ho avuto io: scrivete ragazzi, scrivete. Non ve ne pentirete.

E vi accorgerete di quanto ne sia valsa la pena quando un domani dovrete salire su un palco, proprio come ho fatto io insieme ad altri, e verrete premiati per tutto il lavoro svolto: sono soddisfazioni che vi rimarranno impresse a vita. Sono occasioni che vi permetteranno di imparare a mettervi in gioco, di abbattere i muri che ognuno si costruisce intorno senza un reale motivo. Occasioni che non dimenticherete mai, perché il Corriere farà sempre parte di voi.

Scrivere vi permetterà di viaggiare, facendo così nuove esperienze di gruppo che non dimenticherete facilmente. Provateci, vedrete che non potrete non darmi ragione.

Continuate questo percorso che io e gli altri vi lasciamo in eredità, perché finché qualcuno continuerà ad amarlo e a scrivere per lui, per il nostro Corriere, allora noi continueremo a vivere con tutti voi. Iniziate per gioco, finirete per passione. Ve lo garantisco.

Per concludere voglio fare un ringraziamento davvero sentito al carissimo prof Tiziano Tista, che durante questi anni si è armato di tanta pazienza per gestire questo grande e fantastico progetto e che continua a portarlo avanti nel migliore dei modi, perché il cuore del Corriere è proprio lui. Lo ringrazio soprattutto per avermi fatto scoprire il fantastico mondo della scrittura e per avermi dato la possibilità di crescere insieme al Corriere in questi cinque anni.

Quindi grazie di cuore Aeronautico, grazie preside Di Giminiani, grazie Corriere e grazie prof Tista: rimarrete sempre tutti quanti nel mio cuore.

Un abbraccio,

Ortensia Delia, 5 A Ls

 

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Bangkok, città viva e da vivere

Posted by admin On Maggio - 13 - 2017 Commenti disabilitati su Bangkok, città viva e da vivere

Si può provare a sperimentare Bangkok al proprio ritmo, ma la città non ve lo permetterà. Essere nella capitale thailandese significa avere tutti i sensi in un costante stato d’assedio. Il caldo e l’umidità ti pestano e schiacciano sul marciapiede fino a quando senti i brividi alle ossa per l’aria condizionata. Il naso è assalito da odori alternati di acqua putrida e carne alla griglia, poi di nuovo cadi sconvolto da una nube di “gas lacrimogeni” diffusi da una padella calda piena di peperoncini.

Essere a Bangkok vuol dire essere in mezzo a contrasti. Strisciano auto di lusso tra grattacieli e centri commerciali scintillanti, treni supersonici e moderni traghetti, eserciti di una fiorente classe media che torna dal lavoro.

In basso, soffoca, nei vecchi autobus, la classe povera, intrappolata nel caldo traffico di questa giungla urbana. A Bangkok i contrasti coesistono, il vecchio e il moderno, il ricco e il povero, l’Occidente e l’Oriente.

Essere a Bangkok è un pugno nella coscienza e, all’ora di pranzo, un pugno nell’intestino. Può essere bello, brutto, piacevole e terribile, e spesso tutte queste sensazioni in un giorno, in un minuto, in un solo secondo.

Bangkok può sopraffarvi o, meglio ancora, lasciatevi sopraffare voi. Vagate tra le stradine della città, la vita notturna, sfrecciate sopra ogni pericolo coi tuk-tuk. Mangiate, per strada o al quarantesimo piano di un’ostile albergo a cinque stelle.

Non vi sentirete mai così vivi e persi come vi potete sentire a Bangkok.

Quello che definisce Bangkok è l’energia. Si percepisce l’impossibile, in una città dove tutto è possibile. Ferrari della mafia giapponese corrono fianco a fianco alle auto della corrotta polizia, scuotendo chiunque essi possano.

Girate l’angolo, e troverete le persone più genuine e ospitali che abbiate mai visto. A volte sembra abbiano un chip, non toccatelo: l’ingenuo si può trasformare in cinico, e vi sputeranno addosso tutto l’odio più sincero che possiate ricevere.

Ma il calore è ancora sotto tutto questo ed è sufficiente un sorriso per strappare al popolo Thai quella corazza che, come una tartaruga spaventata, indossa.

Dodici milioni di persone spingono questa città per andare avanti, per avere una vita migliore di quella dei loro genitori o per dare una vita migliore ai loro figli.

E tutti, dal più ricco al più povero, trovano tempo per mangiare e bere. Vini Bordeaux sono abbinati ai migliori piatti nei ristoranti internazionali; fuori, noci di cocco e birre cinesi siedono accanto a fumanti zuppe.

Bangkok non è per tutti. Quando la città ti ha macinato, quando il caldo e gli odori ti accerchiano in un tubo senza uscita: ecco quando scopri chi sei e se sei capace di gestire questa overdose sensoriale.

Bangkok è un trambusto: tutto quello che puoi cercare di fare è  tenere il passo. E sorridere.

Federico German Escobar, 3B Ls

 

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Brevetto in Florida: esperienza unica

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Brevetto in Florida: esperienza unica

Dieci settimane a Venice, in Florida, cittadina affacciata sul Golfo del Messico: è il periodo che abbiamo trascorso per ottenere il brevetto PPL (Private Pilot License, cioè licenza di prilota privato, è la prima licenza di volo ottenibile e abilita a pilotare un aereo appunto per scopi privati).

Si è trattato di un’esperienza fruttuosa che, dal mio punto di vista, mi ha permesso di crescere interiormente e scoprire il grande valore di essere autonomo. Non essendo stato vicino a casa per dieci settimane, un tempo molto lungo, ci sono stati molti momenti caratterizzati da assoluta difficoltà.

Questa esperienza è stata intrapresa da me e altri cinque ragazzi dell’Istituto Tecnico Aeronautico “Antonio Locatelli”, due dei quali hanno fatto con me i brevetti: si tratta di Riccardo Trabattoni, Laura Poli, Francesco Zanassi, Elia Pedretti e Lorenzo Cataldo; con noi anche Davide Guffanti, proveniente da un’altra scuola.

Oltre tutto essendo stato con persone che non conoscevo, inizialmente la convivenza non è stata esattamente delle migliori, ma dopo esserci ambientati le cose hanno iniziato a prendere la piega giusta.

Le prime settimane le abbiamo passate a organizzare lo studio e i tempi. Le nostre giornate erano impegnative, dalle sette del mattino fino alle cinque del pomeriggio eravamo impegnati a studiare e a volare.

Anche per quanto riguarda la lingua è stato difficile adeguarsi perché l’inglese americano è difficile da comprendere e infatti le conversazioni non erano delle migliori. Passato il primo momento di imbarazzo tra di noi abbiamo comunque anche iniziato a fare amicizia e a divertirci tutti insieme.

Adesso, a brevetto ottenuto, in quanto pilota consiglierei a tutti coloro che vogliono seguire questa strada di fare questa esperienza importante, perché ti permette di aprire gli orizzonti e di imparare molto.

Filippo Rondinelli, 4A Ls

 

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Arte e buon cibo: Barcellona

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Arte e buon cibo: Barcellona

Barcellona è una città che vale la pena visitare: pur non essendo così lontana dall’Italia è una città dove si respira un’aria diversa e si trova anche un modo di ragionare diverso. Ci siamo stati dal 19 al 21 dicembre, io e il mio amico Andrea Pes, ed è stata davvero un’esperienza incredibile.

Siamo atterrati all’aeroporto El Prat alle 10 circa e abbiamo raggiunto l’albergo con il “Renfe”: un hotel molto carino ed economico, il “Melon District Marina”, che è vicino al centro, alla fermata della metro e anche alla Sagrada Familia, che si vedeva addirittura dalla finestra della nostra camera. L’unica pecca era il bagno, decisamente ai minimi termini: potevano farlo un po’ più grande.

A pranzo, dopo aver salito otto piani a piedi in hotel con le valigie (non sapevamo usare l’ascensore: in Spagna sono troppo avanti…), siamo andati alla “Txapela”, in Passeig de Gràcia 58, un ristorante di tapas che non esito a definire fenomenale.

Nel pomeriggio siamo andati alla Cattedrale, dove ci siamo anche “persi” nelle viuzze del quartiere Gotico. Non ditelo a nessuno, ma nella Cattedrale ho anche suonato l’organo di nascosto: non potevo non suonare a Barcellona (e le guardie non mi hanno detto nulla per fortuna)!

Una cosa che mi ha sconvolto di questa città è stata la puntualità della metropolitana e degli autobus: alle fermate c’è il timer in minuti e secondi che annuncia il prossimo treno in arrivo e, che ci crediate o no, in tre giorni che siamo stati lì tutte le metro e gli autobus che abbiamo preso non hanno ritardato nemmeno di mezzo secondo. Per chi dovesse andare a Barcellona, consiglio vivamente di fare l’abbonamento di tre giorni per i mezzi illimitati, l’Hola BCN: con 19€ si possono prendere tutte le metro e gli autobus che si vuole, e basta obliterarlo ogni volta come un normalissimo biglietto.

Dopo aver passeggiato sulla Rambla, aver visto le opere di Gaudì, e essere passati per il monumento di Cristoforo Colombo vicino al porto, abbiamo cenato alla “Fonda”, un ristorante carino in Carrer dels Escudellers, dove abbiamo ordinato una pentola di risotto al nero di seppia: come perderselo?

Il secondo giorno abbiamo fatto colazione con “churros y chocolate” al “Granja La Pallaresa” in Carrer de Petritxol 11, e mi è davvero piaciuto un sacco iniziare la mia giornata con cioccolata calda con i churros in un bar nascosto in una vietta storica nel cuore di Barcellona. Che atmosfera!

Dopodichè siamo andati alla Sagrada Familia e lì, sotto di essa, mi sono venuti i brividi. La prima cosa che ho detto ad Andrea non appena l’abbiamo vista è stata:  “Andrè…ma cos’è sto mostro?”. Affascinante, come per certi versi inquietante: un capolavoro.

Ancora con i brividi addosso siamo giunti al ristorante Barceloneta, che si trova nell’omonimo quartiere. Molto elegante, forse un po’ caro, ma ne è valsa la pena: era davanti al mare. Abbiamo ordinato la famosissima “Paella de mariscos”, una delizia…ho dovuto anche mangiare i calamari e gli scampi di Andrea, perché a lui non piacciono: un sacrificio a cui mi sono volentieri sottoposto. Per dolce non poteva mancare la crema catalana: devo dire che mi è piaciuta.

Non abbiamo avuto difficoltà a parlare in spagnolo, ma alcune volte – a sorpresa – è capitato che noi chiedessimo informazioni in spagnolo e ci venisse invece risposto in italiano.

Pomeriggio trascorso sopra il Monjuic e poi un “sigaretto” passeggiando sul lungomare a Barceloneta. Dopo cena, verso le 23, siamo tornati in Plaça Catalunya all’Hard Rock Cafe a bere un Mojito e un Big KaBlue-na, anche se Andrea insisteva per prendere l’Electric Blues…e se l’avessimo preso saremmo poi arrivati strisciando alla fermata della metro.

Il terzo giorno avevamo l’aereo per tornare alle 19.40, e il “Renfe” per l’aeroporto alle 17: abbiamo fatto colazione da Starbucks, io una cioccolata e un muffin al cioccolato, Andrea insieme al muffin ha abbinato un caffè con panna e caramello.

Sono sempre stato un disastro con i souvenir, e infatti al Corte Inglès, quando siamo andati a comprarci due magneti per il frigo, prima di fare l’acquisto ne ho rotto uno, ma nessuno ha visto niente per fortuna! Ho inoltre preso una tazza di vetro molto carina che raffigurava Barcellona. Mi dicevo fra me stesso: “Quante colazioni che ci farò con questa tazza…”.

Giunto a casa, aprendo la valigia ho tirato fuori i souvenir, e il primo pensiero è stato la famosa tazza per le colazioni…che purtroppo ho trovato in mille pezzi! Addio colazioni: come dicevo, io sono sempre stato sfortunato con i souvenir.

Abbiamo fatto questo viaggio perché cercavamo un po’ di libertà, come due gabbiani. Lontani da tutto, in una città meravigliosa. Speriamo con tutto il cuore di tornarci ancora, anche perché dobbiamo scoprire ancora altre meraviglie che non abbiamo avuto tempo di vedere.

Matteo Francesco Bonanno, 3A Tecnico

 

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Emozioni di magia a Malta

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Emozioni di magia a Malta

Cinquant’anni fa Robert Orben (prestigiatore e scrittore) affermò che siamo veramente in vacanza solo quando ci accorgiamo di non avere niente da fare, ma tutto il tempo a disposizione per farlo. Le fatiche del periodo lavorativo e la voglia di vacanza  per riposarsi possono trarre in inganno: a noi sembra di non fare niente, invece non è vero; la nostra mente continua a lavorare. Soprattutto se sei uno studente, perché tra i tuoi compiti di Natale c’è magari pure un tema sulle vacanze.

Solo alla fine Lisa si è ricordata di dover scrivere un articolo su questo tema, così ha preso carta e penna e si è seduta davanti alla finestra per trovare l’ispirazione nel paesaggio maltese di fronte a lei: guardandolo vedeva un luogo magico, quasi surreale, ma non quella magia che usano maghi e streghe, ma quella che ti prende e ti fa vivere un sogno. In quel momento le sarebbe piaciuto essere una poetessa, per riuscire a descrivere a parole le sensazioni che provava guardando fuori dalla finestra.

Vede un profondo celeste  come un oceano intangibile, che si protrae all’infinito, macchiato da un puro bianco sfumato con la leggerezza della panna montata e la freschezza della neve.

Abbassando lo sguardo lungo l’orizzonte tutto prende vita in questo mare di verde, il vento è fresco e alcune persone approfittano per fare una passeggiata e godere del silenzio della natura, mentre i ragazzi giocano a calcio nel parchetto accanto. La bellezza della natura va ben oltre i fiori colorati o un prato verde: è una bellezza che non si vede ma si percepisce, assomiglia tanto alla perfezione dei bambini che stanno giocando a calcio nel parchetto e che cadendo dopo aver preso una pallonata in faccia trovano il modo di riderci su, abbracciando l’avversario. Ognuno di quei ragazzi calcia il pallone convinto di essere il migliore. Noi tutti siamo convinti che diventeremo il massimo e poi ci sentiamo un pochino derubati quando le nostre aspettative vengono deluse, ma alcune volte la realtà supera addirittura le aspettative, a volte quello che ci aspettiamo al confronto con quello che non ci aspettiamo impallidisce; dovremmo chiederci perché ci aggrappiamo alle nostre aspettative: forse perché quello che ci aspettiamo ci fa restare fermi, in attesa, è solo l’inizio, mentre quello che non ci aspettiamo invece è ciò che cambia la nostra vita.

Pensandoci, scrivere questo articolo è stato un ottimo momento di riflessione, o forse uno stato d’animo.

A fine giornata quando tiriamo le somme, l’unica cosa che vogliamo davvero è stare vicino a qualcuno; se è così perché manteniamo le distanze e fingiamo di non avere cura dell’altra persona? Sono soltanto alibi e così scegliamo le persone a cui vogliamo stare vicino, e una volta fatta la nostra scelta quelle persone non le lasciamo più, anche se facciamo loro del male: le persone che sono ancora con te alla fine della giornata sono quelle che vale la pena tenersi strette. Certo, a volte la vicinanza può diventare eccessiva, ma a volte quell’invasione dello spazio privato può essere proprio quello di cui abbiamo bisogno.

Lisa Hasan, 2B Ls

 

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Gnecchi, stunt-woman a Roma

Posted by admin On Dicembre - 2 - 2015 Commenti disabilitati su Gnecchi, stunt-woman a Roma

Ogni ragazzo ha qualche sogno, più o meno facile da realizzare, ma con perseveranza e credendoci si può avverare: Maria Gnecchi, ex studentessa del liceo Aeronautico “Antonio Locatelli”, ne è un esempio.

Il suo sogno fin da bambina era quello di diventare una stuntwoman, ovvero lavorare come controfigura nei film: un sogno avveratosi dopo aver concluso il liceo. Maria, infatti, frequenta da ormai due anni la scuola Stunt Concept International Academy di Roma, dove ha la possibilità di studiare e praticare tutto ciò di cui necessita per diventare una stuntwoman a tutti gli effetti.

Affiancata dall’insegnante Claudio Pacifico, famoso stuntman italiano che ha recitato in diversi film come Pirati dei Caraibi, Prince of Persia e Il Padrino, l’ex alunna dell’Aeronautico sta intraprendendo la strada cinematografica, grazie alla quale ha già avuto ingaggi, come nel film Inferno, ovvero il terzo episodio della saga de “Il Codice da Vinci”, dove insieme ad altri allievi ha interpretato una pattuglia di carabinieri per effettuare “precision driving” a bordo di automobili e moto.

Tutto ciò è stato possibile anche grazie alla pratica di vari sport come danza classica e moderna, equitazione e sci, che le hanno permesso di avere un vantaggio in parte del suo lavoro come controfigura; un altro punto a suo favore è stato il liceo “Antonio Locatelli”, grazie al quale ha avuto la possibilità di studiare gli strumenti aeronautici e la meteorologia, avendo quindi una conoscenza aeronautica non indifferente per ingaggi ad alta quota.

Tutto ciò le ha permesso di seguire la filosofia dell’insegnante Claudio: “Uno stuntman deve arrivare ad avere un’impostazione fisico – mentale che gli consenta di essere competente in tutte le situazioni e consapevole della tecnica in ogni settore”.

Nel frattempo Maria si trova a Roma, che è per lei una scoperta in positivo, essendo una città che, nonostante i suoi mille difetti e cliché, permette comunque di scoprirne la propria bellezza intrinseca e sparsa nelle vie e di avere maggior possibilità di ingaggio, essendo la patria di film anche stranieri, ambientati nella nostra capitale.

Anche se non è da molto tempo che Maria Gnecchi si trova in questo settore lavorativo, si metterà in moto anche all’estero in breve tempo, perché vuole lanciarsi nel futuro e fare esperienza ma senza dimenticare le persone che l’hanno cresciuta è formata, dando così a tutti un esempio di vita.

Pietro Daminelli, 4A Ls

 

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Della Tratta: a Oxford per il futuro

Posted by admin On Dicembre - 2 - 2015 Commenti disabilitati su Della Tratta: a Oxford per il futuro

Dopo aver sfiorato il massimo dei voti all’esame di maturità lo scorso luglio, Davide Della Tratta ha deciso di mettere in pratica il proprio “sapere” recandosi nella celebre città universitaria di Oxford. L’obiettivo? Conseguire la certificazione di conoscenza della lingua inglese IELTS per avere in seguito l’opportunità di ottenere il brevetto di volo MPL con la compagnia aerea Qatar Airways. Il Corriere dell’Aeronautico non ha perso tempo e immediatamente si è mobilitato per conoscere ogni singola emozione e particolare della sua avventura oltre Manica.

Perché hai deciso di raggiungere Oxford per conseguire l’IELTS?

L’ho fatto per due motivi: primo è una città universitaria, dove è possibile confrontarsi con  le maggiori culture del mondo e l’ambiente è sviluppato per meglio adattarsi alle esigenze di uno studente della mia età. Secondo, l’IELTS è un esame sviluppato mediante l’utilizzo della lingua inglese; pertanto solo in Inghilterra potevo trovare le usanze linguistiche e gli accenti che meglio si adattavano al test.

Come si caratterizza una tipica giornata di studio? Quali materie stai affrontando?

Le giornate sono calme. Vivo in College e le classi sono fuori dalla porta della mia palazzina. Gli orari variano a seconda delle materie che decido di seguire. Nel corso di lingua c’è una materia principale a scelta tra “Inglese generale” e “Preparazione agli esami” che occupa la maggior parte delle ore settimanali; poi ci sono due materie, sempre a scelta, dette “SPIN”, come grammatica, comunicazione e matematica.

Conseguita la licenza, quali sono le opportunità di lavoro?

Una volta conseguito l’IELTS lo utilizzerò per accedere a una scuola di volo inglese, dove potrò ottenere il brevetto MPL. In seguito  punterò a compagnie di grande prestigio, ma, se ciò non dovesse avvenire, in fondo ciò che conta veramente è volare.

Ora cambiamo argomento, raccontami della città.

Oxford è una città dal grande fascino, ricca di edifici storici e di aree verdi. Gli inglesi sono conosciuti nel mondo per essere “cordiali”. Tutte le volte, infatti,  che scendo dall’autobus devo ringraziare l’autista e un “per piacere” o un “grazie” mancato è ricambiato con un’occhiataccia. La “Full English”, come è chiamata la colazione inglese, personalmente mi soddisfa, sebbene la qualità degli ingredienti non sia quella italiana. Infine ho potuto apprezzare la vita notturna di Oxford la notte di Halloween; qui è una festa alquanto sentita, molti ragazzi erano travestiti e le discoteche colme.

In conclusione, quali valori hai acquisito grazie a questa esperienza? Consiglieresti un’avventura all’estero?

Ciò che più sto apprezzando di questa esperienza è la consapevolezza di stare facendo qualcosa per il mio futuro; sono qui per uno scopo, e desidero perseguirlo con ogni mezzo. Infine consiglierei vivamente un’esperienza all’estero: fatela almeno una volta nella vita! Inoltre, se avrete la possibilità di impiegare almeno più di un mese in un’avventura così, vi sorprenderete nel provare come, col passare del tempo, la nuova società in cui vivrete e che trovavate strana all’inizio, vi sembrerà non solo normale, ma addirittura familiare e amichevole.

Lorenzo Leoni, 4A Ls

 

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Epinati: in Inghilterra da studente

Posted by admin On Dicembre - 2 - 2015 Commenti disabilitati su Epinati: in Inghilterra da studente

Una vera e propria vacanza all’estero o una sessione estiva di studio per potenziare le proprie competenze linguistiche in inglese? Il dubbio è lecito e viene spontaneo, sentendo i toni entusiastici di Margherita Epinati, docente di storia dell’arte all’Istituto Aeronautico “Locatelli”, mentre racconta del periodo passato, quest’estate nel sud dell’Inghilterra e, più esattamente, a Bath. Si tratta di una cittadina molto viva e ricca di cultura, dove si possono trovare appunto i “bagni” di epoca romana da cui prende il nome (bath in inglese significa appunto bagno); oltre tutto proprio qui si trova anche la casa della famosa scrittrice inglese Jane Austen.

“L’esperienza è stata molto entusiasmante – racconta la nostra docente – Ho frequentato una scuola accademica, dove seguivo le lezioni rigorosamente tutte in lingua inglese, con professori ovviamente madrelingua”. Lezioni in inglese, ma multietniche, come tiene a precisare: “I miei compagni di studi provenivano da svariate nazioni: dalla Russia, dalla Spagna, dalla Cina e dal Giappone, ma la maggior parte arrivavano comunque dall’Asia”. Terminata la frequentazione delle lezioni, per ottenere la certificazione relativa, dovrà ora sostenere un esame finale in Italia.

Al di là dello studio, la professoressa Epinati ha fatto molte esperienze positive: “Ho provato ad esempio l’opportunità di condividere la stanza con persone di cultura diversa e dover comunicare per forza con loro in lingua inglese, l’unica in comune che ci permetteva di capirci”.

Un po’ meno gratificante forse l’impatto col cibo inglese che, come risaputo, non sarebbe il top, ma nemmeno – puntualizza lei – da buttare: “Cucinate dagli inglesi le loro pietanze sono tutto un altro discorso”.

L’esperienza è sicuramente da ripetere, ma la cosa che l’ha colpita di più è stata la varietà di culture presenti con cui si è dovuta confrontare parlando in lingua inglese, oltre al fatto di ritornare studente

Durante il fine settimana la professoressa ha visitato varie città vicino a Bath e, una volta finito il corso, si è fermata per visitare altre regioni, come la Cornovaglia e il Galles.

Marco Ravani, 3A Ls

 

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