Sunday, November 2, 2025

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Centrali nucleari? Perché sì e perché no

Posted by admin On Gennaio - 22 - 2018 Commenti disabilitati su Centrali nucleari? Perché sì e perché no

L’energia nucleare nacque nel 1934 con alcuni esperimenti sotto la guida di Enrico Fermi e fu portata avanti dal chimico Otto Hahn, che dimostrò la fissione atomica nel 1938.

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A quel tempo era ancora un’energia sconosciuta, ma il 6 agosto 1945, con lo sgancio della prima bomba atomica su Hiroshima, tutto il mondo vide la potenza dell’energia nucleare.

Quel giorno fu molto importante per l’uomo, sia a livello scientifico che economico, ma purtroppo a livello bellico la questione si faceva preoccupante.

Dagli anni Cinquanta in poi, il nucleare venne implementato anche nell’ambito civile, dove ebbe un grande riscontro, infatti intorno agli anni Settanta il nucleare produceva ben il 43% del fabbisogno energetico mondiale, mentre oggi solo il 16%. Nell’ingresso del nuovo millennio molti impianti nucleari smisero di funzionare e molti stati confermarono l’abbandono di questa energia a causa degli incidenti di Three Mile Island e di Chernobyl, che fecero dubitare della sicurezza delle centrali.

L’Italia era un grande produttore di energia elettronucleare: tanto che infatti agli inizi degli anni Sessanta contava 3 centrali ed era il 3° produttore mondiale. Oggi la produzione in Italia è cessata, abolita nel 1990.

L’energia nucleare presenta molti vantaggi rispetto ad altre energie rinnovabili e rispetto alla produzione tramite combustibili fossili. Il primo aspetto fondamentale è l’emissione di CO2, infatti questa energia, non emettendo questo gas nell’atmosfera,  può essere considerata pulita sotto il punto di vista climatico. L’altro aspetto fondamentale è il vantaggio economico che porta a uno stato:  infatti oltre a produrre di più di qualsiasi altra fonte energetica, la nazione, se non ha una certa materia prima per produrre energia sul proprio territorio, avrà meno bisogno di importarne dall’estero. L’ultimo aspetto positivo è la diminuzione dei conflitti nelle zone orientali: infatti ,come detto nel punto precedente, gli stati, soprattutto europei, avranno meno bisogno ad esempio di petrolio, che è la causa principale di molte guerre.

Gli aspetti negativi del nucleare sono altrettanti, ma con po’ di precauzione e attenzione si possono ridurre. Il primo aspetto che vediamo riguarda il caso di un incidente che, come il mondo ha già sperimentato, è uno scenario infernale, con molte ripercussioni negative sul clima e soprattutto sugli esseri viventi: per esempio dopo Chernobyl, in Europa non si è potuto mangiare alimenti provenienti dalla terra per colpa delle radiazioni. C’è da dire però che, da quando è avvenuto l’incidente di Chernobyl, i tempi sono cambiati e oggi la sicurezza degli impianti nucleari è aumentata molto. L’aspetto più preoccupante è lo smaltimento delle scorie radioattive, che deve seguire una procedura di decadimento negli appositi depositi geologici, che richiedono anni di studio per essere messi in sicurezza e un enorme spesa; inoltre le popolazioni non vogliono che questi depositi o centrali vengano costruiti sul loro territorio.

L’ultimo problema non è direttamente dovuto dall’energia nucleare ma è una complicazione che, negli ultimi anni, sta diventando preoccupante: il terrorismo. Non è infatti da escludere l’idea di un attacco alle centrali, perciò i nuovi impianti in costruzione hanno già adottato metodi per prevenire e impedire questi attentati.

A mio parere l’energia nucleare è una fonte energetica che, se deve essere usata, deve essere per tutti; se invece deve essere abolita, dovrebbe essere abbandonata da tutto il mondo. Prendiamo come esempio l’Italia: non ha impianti nucleari attivi, ma è al confine con la Francia che ha ben 59 centrali, quindi, se dovesse avvenire un incidente, le radiazioni arriverebbero pure in Italia. Perciò vale la pena riattivare il nucleare anche nel nostro paese, cosa che in questo periodo darebbe un grande contributo economico.

Manuel Carlucci, 3 A Scientifico

 

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Controcanto: un’altra lettura

Posted by admin On Gennaio - 22 - 2018 Commenti disabilitati su Controcanto: un’altra lettura

Il Controcanto

Cari lettori, agli inizi di novembre ero a Barcellona.

Non vi nascondo la mia tensione nel recarmi in quella che appariva la città più pericolosa d’Europa, in cui, secondo quanto ci raccontavano i media, un’eventuale guerra civile era una possibilità quanto mai concreta.

Eppure, durante la mia permanenza, non ho notato nessun disordine.

Barcellona era la stessa metropoli già visitata in passato, una città allegra e aperta, con una grande affluenza di turisti e le strade pullulanti di vita.

Certamente si avvertiva il sentimento di nazionalismo e indipendentismo, ne erano e sono esempio le migliaia di bandiere catalane esposte sulle balconate: tuttavia anche questo sentimento era espresso in una totale forma pacifica. È stato magnifico notare come anche i gruppi più estremisti fossero semplicemente in piazza di Spagna a manifestare, senza armi, bombe carta, molotov: “armati” solo con bandiere e striscioni, per dare sostegno all’ex presidente che proprio in quei giorni veniva messo sotto accusa.

Barcellona non è affatto la città che in questo periodo ci viene rappresentata dai giornalisti, che talvolta, a parer mio, esasperano le situazioni, magari solo per “fare notizia”.

Sicuramente questa vicenda ci è stata raccontata evidenziando molto le tensioni e i sentimenti popolari. Dalla quasi totalità delle redazioni, traspariva una situazione carica di tensione pronta a esplodere in scontri, disordini e repressioni. Ma così non era.

Del resto non posso biasimare i giornalisti, perché di fatto il loro lavoro consiste anche nel rendere “accattivante” una notizia.

Tuttavia credo basterebbe poco per ottenere oggettività e notizia insieme: per esempio inserire anche solo una frase che riporti alla realtà oggettiva, come “in ogni caso Barcellona rimane la ridente città di sempre, pronta ad accogliere turisti e non, che sono sempre pronti ad ammirarne le meraviglie”.

Alessandro Donzelli, 4 A Scientifico

 

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Sputnik, sixty years ago

Posted by admin On Gennaio - 22 - 2018 Commenti disabilitati su Sputnik, sixty years ago

On 4th October 1957, exactly sixty years ago, when the URSS launched its first satellite called Sputnik 1, the spatial era began. This satellite was a really small flying object with a sphere that measured 60 centimetres.

The satellite remained in the space until it finished its energy on 4th January 1958.

That launch was made during the Cold War and it scared a lot the United States because they realized how much powerful the URSS was.

This fear caused by the URSS to the United States accelerated the run to the space that finished with the conquer of the Moon by the United States on 20th July 1969 thanks to Mercury, Gemini and Apollo project.

Stefano Macchia, 2 A Scientifico

 

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Caproni vs Messerschmitt 262

Posted by admin On Gennaio - 5 - 2018 Commenti disabilitati su Caproni vs Messerschmitt 262

In una tranquilla giornata del 1941 i cieli di una Roma ancora convinta di poter vincere la guerra vennero attraversati da uno strano rumore, mai sentito prima.

Alzando gli occhi al cielo e cercando la sorgente di quel rombo avremmo potuto vedere uno strano aereo, senza elica, dalla fusoliera lucente.

L’insolito avvenimento era stato “pubblicizzato” via radio nei giorni precedenti, ma nessuno si sarebbe immaginato una cosa così insolita. Quello strano velivolo era il Caproni Campini C.C. 2 o 1 (a seconda delle fonti), un’eccellenza dell’ingegno italiano che per vari anni è stato ritenuto il primo aereo a reazione della storia. Questo perché nessuno era a conoscenza di una serie di progetti tedeschi di caccia a reazione che erano poi culminati con l’entrata in servizio, ormai a guerra quasi finita, del caccia Messerschmitt Me 262, spinto da due turbogetti.

Al contrario del caccia tedesco, la forza propulsiva del Campini era generata da un motoreattore, cioè un motore alternativo che permetteva il funzionamento di un compressore e di un bruciatore posto nella parte posteriore dell’aereo che aveva la funzione di accelerare la velocità del flusso d’aria. L’aereo era stato progettato dall’ingegnere Secondo Campini e costruito negli stabilimenti Caproni di Taliedo.

Tra il 1940 e il 1941 erano stati effettuati vari voli di prova, durante i quali l’aereo aveva dimostrato sia la sua scarsa idoneità a operare in scenari bellici, sia molti difetti tecnici.

Erano stati invece i tedeschi, nello stesso periodo, a far volare il primo caccia bireattore, appunto il Messerschmitt Me 262, e, nel 1944, a farlo entrare in servizio nella Luftwaffe, l’aeronautica militare tedesca.

Al contrario del Caproni Campini, il Messerschmitt era spinto da due motori completamente a reazione, era ben armato e per questo è stato largamente impiegato in attività belliche dimostrando la sue alte prestazioni e la sua efficienza.

In effetti, mentre il Campini raggiungeva una velocità massima di 500 Km/h, il Messerschmitt Me 262 raggiungeva addirittura i 900 Km/h e era stato impiegato anche per la sperimentazione di nuovi sistemi antiaerei come missili aria-aria, cannoni da 50 mm e altre armi che però non sono mai state impiegate in teatri bellici.

Mentre il Campini non aveva di fatto fornito alcuno spunto per lo sviluppo di nuove armi, rimanendo a tutti gli effetti come il reperto di un’epoca di grandi inventori.

Il caccia bireattore tedesco, che è stato poi studiato da tutte le nazioni uscite vincitrici dalla Seconda Guerra Mondiale, ha costituito invece la base dalla quale sono stati elaborati diversi nuovi velivoli, sia in ambito civile che in quello militare, e ha dato in questo modo un’importante svolta e un consistente impulso anche all’industria aeronautica. In generale.

Riccardo Bernocchi, 4 B Scientifico

 

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Netflix review: thirteen reason why

Posted by admin On Gennaio - 5 - 2018 Commenti disabilitati su Netflix review: thirteen reason why

Thirteen reasons why is a Netflix series which came out in March 2017. Thirteen reasons why talks about the story of Hannah Baker, a 17 year old girl, the main character who, before committing suicide, decided to register 13 tapes in which she explained the thirteen reasons or more specifically, the 13 people who drove her into committing the Thirteen reasons why is a Netflix series which came out in March 2017. Thirteen reasons why talks about the story of Hannah Baker, a 17 year old girl, the main character who, before committing suicide, decided to register 13 tapes in which she explained the thirteen reasons or more specifically, the 13 people who drove her into committing the extreme action. The story takes place in October 2017. Hannah made the voice over and the episodes are viewed under Clay Jensen’s (the second main character) view while he is listening to all the tapes.

It all begins when, one day Clay Jensen finds a box in front of his house’s entrance: in that box there are 13 tapes recorded by Hannah Baker, the girl of the Liberty High School who killed  herself a week before. He picks a Walkman from his friend Tony, he went back home and began to listen to the first tape: “Hello boys and girls, Hannah Baker here. Live and in stereo. No return engagements, no encore. And this time? Absolutely no requests. I hope you’re ready, because I’m about to tell you the story of my life…more specifically, why it ended. And if you’re listening to the tapes, you’re one of the reasons why. I’m not saying which tape will bring you into the story but fear not if you received this lovely little box, your name will pop up. I promise.” Then she explains the rules that he must follow: he must listen to all the thirteen sides, rewind the tapes, put them in the box and pass them to the person who follows Clay in the recordings. Before she died she made a copy of the tapes that will be released in public if Clay doesn’t follow the rules. And during the period he’s listening to the recording he will be watched by someone who was assumed by her. The whole story is like a long chain: if one part of it missed, the rest of them wouldn’t exist. Also what happened to the 13 guys after, is a consequence of Hannah’s death and after listening to her tapes all enigmas were resolved.

The first tape talks about Justin Foley, basketball player and one of the most popular guy at the Liberty High. He knows Hannah at a party organized by her friend: they fell in love and one day they met at the park where they kissed and while she was coming down from the chute, he made a photo where Hannah’s underwear was visible and she was also photographed while she was kissing a friend of her. Then, a friend of Justin and the photographer shared these images on the web to all the students of the school and this was the beginning of Hannah’s bullying. She was bullied, laughed at, mocked rejected and excluded. She made friends with some new students. Jessica and Alex, two new students at the Liberty High school. They immediately became close friends and she felt very happy because she had someone to talk to and to share her adventures with; but she also began to feel excluded because these two  had more things in common: she also found out they were in love! She was jealous! This made her withdraw from their friendship, but when Jessica and Alex broke up, she was again accused by Jessica  as been responsible  because her name appeared as the “the best ass” in a list wrote by Alex so she thought that her ex boyfriend cheated on her with Hannah.

Hannah felt rejected by her friends and schoolmates, she was been bullied publicly and via web, she’s always been mocked scorned and laughed at, she was raped and was known as being cheap, cheater and a party girl. She was ashamed, scared and lonely she could no longer stand it, the pain, humiliation, loneliness and stress was too heavy for her to carry and she took the “easiest” road: suicide. Before deciding on taking her life, she shouted for help on her way! Leaving traces of her upcoming decisions, talking in proverbs, writing anonymous letters, leaving signals but nobody listens, nobody understands, nobody cares! Not even her parents! For example, in the last side of the tapes, Hannah pointed her school counsellor, Kevin Porter, as the 13th reason of her suicide: she saw him as the last chance to find a reason to continue living, but he just thought about saving the reputation of the school instead of listening carefully to Hannah’s problems and helping her to get out of that difficult situation.

I think the huge mistake Hannah made was not talking about what was happening to her parents, the only people who would always be there for her no matter what, those that love her unconditionally and understands her. Okay, her parents were busy and focused on their job, very shallow. They were so distracted that they never noticed some strange behaviours of their only daughter. They bought her a new brand car, a nice dress for her prom, but they didn’t give her what she really needed: their presence, love and help.

She was a teenager and as all teenagers she had many problems: during teenage years it is very important for us to talk to our parents, because they are the only people who can better understand us and can really help us. Hannah unfortunately, seeing her parents busy with their jobs, didn’t want to add more problems to them meanwhile she was trying to keep going without even realizing that she would never solved her troubles without opening up. Actually she was increasing them and they were hunting  and hurting her until she committed suicide.

This series has to be viewed with a critical mind and everyone has to watch it, because it makes you think about our lives, our way of living, our relationships and about the fact that every action could affect negatively or positively others lives even though we don’t realize it. Hannah said: “You don’t know what goes on in anyone’s life but your own. And when you mess with one part of a person’s life, you’re not messing with just that part. Unfortunately, you can’t be that precise and selective. When you mess with one part of a person’s life, you’re messing with their entire life. Everything… affects everything. No one knows for certain how much impact they have on the lives of other people. Oftentimes, we have no clue. Yet we push it just the same”.

Celine Polepole, 3 B  Scientifico

 

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The ungrammatical italian: donkeys alarm

Posted by admin On Gennaio - 5 - 2018 Commenti disabilitati su The ungrammatical italian: donkeys alarm

Surfing the Internet, and especially on Facebook and Twitter, it’s easy to find some wrong accents, apostrophes and surreal neologisms. 

The “Donkeys alarm” was launched by the “Accademia della Crusca” professors: linguists, literature professors, historians, jurists, pedagogues, writers, and political scientists are the ones who more often read theses and written assignments by universitarian students, who make basical mistakes. 

Italians don’t know anymore how to write and even speak correctly. It’s proved that teenagers often fail to expose on oral question with fluency and correct language.

Maybe the Italian schools should encourage the reading of the classics. Furthermore the spread of instant messaging app like Whatsapp, where thoughts are condensed into abbreviations, does not help…

Bad writing means bad thinking, so bad acting. In the professional schools the Italian language, Latin and philosophy are off. They have turned Leopardi and Italo Svevo in symbols of the superfluous. 

In our society, in this society, we exalt the cultural of acting, of immediately ready.

Beatrice Limonta, 4 A Coreutico

 

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Errori di felicità: impossibile fermarsi

Posted by admin On Gennaio - 5 - 2018 Commenti disabilitati su Errori di felicità: impossibile fermarsi

ERRORI DI FELICITÀ

ROBERTO CASALINO

 

Roberto Casalino è un autore che stimo molto, anche quando è nelle vesti di cantautore solista, quando canta lui stesso ciò che scrive.

Il suo nome si legge spesso fra gli autori di Sanremo (quest’anno ha scritto il pezzo della Ferreri e “Nel Mezzo Di Un Applauso” di Bernabei), ma forse lo si ricorda meglio come colui che ha scritto il brano vincente “L’Essenziale” di Mengoni. Ma di canzoni ce ne sono una marea: la sua carriera partì da “Novembre” scritta per Giusy Ferreri, fino ad arrivare a oggi, a “Errori Di Felicità”.

Casalino ha precedentemente pubblicato due album da solista, e questo singolo, uscito il 13 ottobre, mi ha davvero conquistato.

Di lui mi piace parecchio il modo di scrivere, del raccontare le cose con una profonda semplicità, senza ricorrere a metafore ultra-costruite, tendenti all’Infinito, al Signor Amore Perfetto a sua volta tendente all’Assoluto, che ha già invaso e creato i fondamenti del pop e, per l’amor del cielo, va bene: però ciò che Casalino mette in pratica è quel processo di concretizzazione, il trasporto dell’amore nelle piccole cose, il pratico, mettendo da parte il libresco e il poetico.

Ma la vera magia nasce nel punto in cui questo linguaggio viene unito a una fortissima e incidente melodia puramente pop, in cui appena si preme il tasto “play”, non è più possibile riuscire a premere “stop”.

Matteo Francesco Bonanno, 5 A Tecnico

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Bianca: colpisce delicatamente

Posted by admin On Gennaio - 5 - 2018 Commenti disabilitati su Bianca: colpisce delicatamente

BIANCA

AFTERHOURS ft. CARMEN CONSOLI (Universal)

 

“Bianca” è la nuova versione dell’omonimo brano degli Afterhours appartenente all’album “Non è Per Sempre” del 1999.

È uscito senza alcun tipo di preannuncio il 27 ottobre 2017 in tutte le piattaforme digitali, e la novità della nuova versione non è soltanto la presenza di Carmen Consoli, che accompagna le note del pezzo rendendolo un dialogo, e quindi aprendo nuove porte all’ascoltatore rispetto all’ascolto della “Bianca” del ’99 (dove il testo si sposava più con la natura alternativa del brano e dove l’interpretazione di Agnelli era anch’essa diversa, più grezza).

Piuttosto la novità forte è data dall’arrangiamento musicale: qui viene arricchito da archi, dando luogo a uno sviluppo del pezzo molto più delicato, pur essendo una delicatezza che non manca di presenza e scorrevolezza.

Ebbene sì, Carmen Consoli ci porta i suoi “mille violini suonati dal vento” (che a sua volta appartengono a Modugno, ma fa lo stesso) in “Bianca”.

È un pezzo che, nella sua nascosta complessità, cerca di dare un senso al silenzio, al vuoto, all’irrazionale che pervade l’anima “bianca”, un’anima immorale, banale che però guida lo stato d’animo dell’altro facendolo innamorare di lei, portandolo a dare del colore a quest’anima “bianca” per completarsi con essa.

Tutto ciò è affrontato con una maestosa delicatezza, e il fatto che non sia un pezzo immediato, di facile o banale comprensione, porta ad ascoltare il brano continuamente, e tutte le volte, proprio per la sua notevole complessità e per la scelta, è come se lo si ascoltasse per la prima volta, scoprendo nuovi mondi, nuove emozioni, nuove sensazioni.

Matteo Francesco Bonanno, 5 A Tecnico

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Paolo: una vita per la miniera

Posted by admin On Gennaio - 4 - 2018 Commenti disabilitati su Paolo: una vita per la miniera

“Il minatore conosce il rischio del lavoro in miniera. Sa che costante è il pericolo della caduta di massi o del crollo della volta, come sa che maneggiare esplosivi comporta il rischio che qualcosa non vada per il verso giusto”. A parlare è Paolo, ottantenne ed ex-minatore della Miniera del Siele di Piancastagnaio (Siena), che con la sua esperienza ha saputo incuriosire e appassionare noi giovani al suo mondo: la miniera.

Se pensate che sia solamente un complesso costituito da un giacimento minerario sotterraneo e dalle attrezzature necessarie per il suo sfruttamento, a quanto pare non avete conosciuto il signor Paolo, che la definisce come un luogo in cui provare gioia e dolore, come un mondo a sé stante in cui regnano il vuoto e un silenzio assordante. Paolo, sulla stessa linea dei suoi antenati, ha lavorato nella miniera del Siele per tutta la vita, ed è felice della sua esperienza, anche se è rincuorato del fatto che i suoi figli non abbiano percorso la sua strada ma si siano invece specializzati in altri campi. Perché sì, la miniera dona gioia, permette di instaurare grandi rapporti umani tra i minatori ma allo stesso tempo è un ambiente pericolosissimo in cui bisogna stare attenti a ascoltare e osservare ogni minimo particolare. ”Se dovessi tornare indietro, lo rifarei. Nonostante i dolori e le problematiche che comporta tornerei a lavorarci, perché la miniera riesce a incatenarti, ti entra nella testa per non abbandonarti più e con il passare del tempo diviene una esigenza, perché in fondo la mia vita senza la miniera non sarebbe la stessa”, dichiara Paolo emozionato.

L’ex-minatore sostiene di provare gioia ogni qual volta entra nella miniera, perché nella sua mente riaffiorano i ricordi di una vita. Con la voce incrinata quasi tendente al pianto racconta le sue disavventure legate alla cava. Non per mostrarsi un eroe, ripete spesso, ma per far comprendere a noi giovani la realtà della miniera, narra la sua lunga prigionia nella cava. Infatti il povero minatore, insieme ad altri 22 compagni nel luglio del 1968, è rimasto rinchiuso a 300 metri di profondità a causa di un’improvvisa frana che ha bloccato l’unica via di uscita esistente. Finalmente dopo 24 giorni di prigionia li hanno salvati.

Nonostante non fosse stata questa la sua prima volta, Paolo  confessa di aver avuto molta paura, perché giustamente afferma che in situazioni del genere la paura è il minimo che si possa provare. Alla fine l’ex-minatore ha chiesto di concludere l’incontro con un grande applauso in onore dei suoi numerosi compagni che, per portare a casa un pezzo di pane, sono morti nella miniera.

Elvira Bellicini, 3 A Scientifico

 

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Corriere 1°: Chianciano e Piancastagnaio

Posted by admin On Gennaio - 4 - 2018 Commenti disabilitati su Corriere 1°: Chianciano e Piancastagnaio

Giornalista per 1 giorno e Penne Sconosciute: un po’ il ritratto di tutti noi, giornalisti “in erba” e studenti come tanti, sconosciuti appunto, che prendono carta e penna e mettono nero su bianco un po’ di se stessi, per raccontare qualche emozione.

Sono i premi che hanno raggiunto il nostro “Corriere dell’Aeronautico”, premiando e riconoscendo il lavoro di tutti noi e in particolare quello per il numero di maggio del 2017, l’ultimo del sesto anno di attività del nostro periodico. Per il terzo anno consecutivo, infatti, l’Istituto Aeronautico “Locatelli” ha conquistato il podio nel concorso nazionale Giornalista per 1 giorno promosso dall’Associazione Nazionale del Giornalismo scolastico: il riconoscimento lo ritireremo a Chianciano Terme ad aprile.

Ma il nostro giornale, quello stesso numero, arrivato per la prima volta a ben venti pagine fitte di parole, pensieri ed emozioni, ha vinto anche un altro importante riconoscimento: Penne Sconosciute 2017, promosso dalla associazione Osa e dalla Emeroteca comunale di Piancastagnaio, piccolo borgo senese.

E proprio qui una rappresentanza di scuola e redazione ha ritirato un nuovo riconoscimento: un attestato e due piante tipiche del monte Amiata, dove si trova Piancastagnaio. Famoso, tra le altre, per due cose in particolare: le castagne e la vicina (nel comune di Abbadia San Salvatore) miniera del Siele, la maggior miniera italiana (oggi museo) di cinabro, il minerale da cui si ricava il mercurio. Il ritiro del premio è stata quindi anche l’occasione per assaporare i dolci frutti autunnali e per sbirciare nel passato, nella vita dei minatori e del vicino borgo medievale: uno sguardo che ci ha portati a percorrere al buio i loro stessi percorsi per vedere dal vivo come è cambiata la miniera negli anni e a sentire, emozionati, le parole coinvolgenti di un minatore. Un’inaspettata boccata di passato, che è entrata forse anche nel nostro futuro: stuzzicando qualche articolo in più.

La Redazione

 

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A BgScienza: l’Aeronautico c’è

Posted by admin On Gennaio - 4 - 2018 Commenti disabilitati su A BgScienza: l’Aeronautico c’è

Come tutti gli anni la nostra scuola ha deciso di mettere in campo il nostro laboratorio nel progetto Bergamo Scienza, grazie al quale molte scuole della provincia bergamasca possono vedere con i loro occhi i meravigliosi esperimenti realizzati dal professor Ferdinando Catalano nel nostro istituto.

Come tutti gli anni, il nostro obiettivo è stato quello di stupire grandi e piccini, professori, alunni e maestre. Quest’anno, però, abbiamo colto l’occasione anche per far vedere ai nostri visitatori le peculiarità di una scuola a indirizzo aeronautico, come il simulatore di volo, il simulatore di torre di controllo e la nostra sala meteo, con annessa spiegazione dei nostri progetti. Progetto Meteo e simulatori sono stati presentati interamente dagli alunni della scuola, che hanno saputo mantenere l’attenzione di ragazzi e bambini in modo egregio.

Altri alunni hanno aiutato il professor Catalano nella spiegazione e dimostrazione dei suoi esperimenti, altri ancora hanno fornito un aiuto nello spostamento dei visitatori da una sala all’altra: gli alunni del nostro istituto hanno quindi giocato un ruolo pressoché fondamentale per questa edizione di Bergamo Scienza 2017.

Ma tornando al nostro laboratorio: quest’anno l’esperimento principale e più notevole è stato la “Bilancia di Cavendish”, realizzato dal professor Catalano con l’aiuto degli alunni. Con questo esperimento, di recente costruzione, è possibile calcolare la forza di Gravitazione universale e, unendolo a altri due esperimenti che ci forniscono i dati utili per calcolare la forza gravitazionale e il raggio della Terra, possiamo rispondere alla domanda, motto di Bergamo Scienza 2017, “Ma quanto pesa la Terra?”.

Come è andata l’edizione di quest’anno? Il professor Catalano non ha avuto dubbi e ha risposto subito: “Grandissimo successo di pubblico e di interesse, soprattutto per quanto riguarda la fisica divertente”, quindi ha anche aggiunto: “Molti visitatori hanno scoperto che la fisica è la realtà in genere”.

Tante classi si sono presentate per ammirare gli esperimenti del nostro laboratorio. Da vincitori di passate edizioni, in particolare ricordiamo quella dello scorso anno, anche quest’anno vogliamo finire in vetta alla classifica.

Alessandro Donina, 2 A Scientifico

 

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Lingua che cambia: meglio o peggio?

Posted by admin On Gennaio - 4 - 2018 Commenti disabilitati su Lingua che cambia: meglio o peggio?

Quando la lingua declina, declina l’intero popolo. Molti scrittori e filosofi e frenetici, che si potrebbero ritenere causa di queste modifiche. Le parole assumono nuovi e diversi significati, più adatti alle Generazioni Y e Z che alle precedenti. sarebbero concordi su questa linea di pensiero e primo tra tutti loro sarebbe probabilmente George Orwell. Infatti, come espresse specialmente nel suo saggio “Politics and the English Language”, credeva fermamente che il linguaggio di nazioni sottoposte a dittature, come la Germania di Hitler o l’Unione Sovietica, si deteriorasse.

Comprendeva infatti lo stretto rapporto che le lingue hanno con tutti gli aspetti della vita del popolo e della nazione e manifestò tanto interesse per i rischi di un uso banalizzato e ideologico del linguaggio, che non solo vi dedicò tre saggi, tra cui quello precedentemente nominato, ma lo rese uno dei temi più importanti del suo libro più famoso, 1984.

In breve, 1984 è un romanzo che parla di un mondo utopico diviso in tre stati, Oceania, Eurasia ed Estasia. L’Oceania è governata dal Partito, capitanato dal Grande Fratello, personaggio onnisciente che mai appare fisicamente nel libro. Tra i piani della classe governante, oltre che conquistare gli altri due stati, troviamo la volontà di sostituire l’inglese con un nuovo linguaggio: la neo-lingua. Peculiarità di questa nuova lingua è di rendere impossibile ogni pensiero contrario ai principi del Grande Fratello, perché non sarebbe più esistito neanche un concetto di ribellione, libertà o valori divergenti a quelli del Partito una volta completamente adottata. Sviluppando la neo-lingua nel romanzo, Orwell dà la prova di come il linguaggio possa distorcere la visione del mondo di chi lo parla e come i regimi possano utilizzarlo per chiudere e corrompere la mente del popolo. Con l’evoluzione di questo tema mostra anche come le lingue vadano sempre di più a semplificarsi e degenerarsi col tempo, tramite la perdita di sinonimi e l’abbreviazione o la sostituzione dei termini più lunghi e complessi.

Oggi specialmente possiamo vedere come anche la nostra lingua si sia modificata ed è ancora più evidente nell’inglese, considerata la lingua di Internet. Su blog, social network e messaggi numerose parole vengono abbreviate o si creano acronimi, fenomeno che contenuto nell’italiano analizzato a confronto con l’inglese. Infatti nella lingua di Internet questi acronimi, sigle e modi di dire sono ormai entrati nei dizionari ed è impossibile muoversi su siti anglofoni senza conoscerli. Mentre un paio di anni fa queste espressioni si limitavano al linguaggio scritto, oggi si stanno radicando anche in quello parlato.

Guardando questo fenomeno, salta all’occhio come il linguaggio sia legato alla vita di tutti i giorni, che sta assumendo ritmi sempre più veloci

Questo sviluppo del linguaggio potrebbe considerarsi un declino oppure un nuovo inizio: si fa spazio a nuove generazioni e con loro a un nuovo modo di esprimersi. Se invece si considera il linguaggio come un modo diverso per vedere il mondo, si può solo notare come questa visione stia cambiando, come si stia sviluppando e come si stia modificando. La lingua è quindi come uno specchio della vita reale e, come Orwell prevedeva, sta cambiando notevolmente: resta solo da decidere se in meglio o in peggio.

Lisa Merlo, 3 A Scientifico

 

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Vietato Morire? Proibito non ascoltarlo

Posted by admin On Agosto - 10 - 2017 Commenti disabilitati su Vietato Morire? Proibito non ascoltarlo

“VIETATO MORIRE”, ERMAL META (Mescal)

Ogni volta scrivere una recensione è parecchio difficile. Non tanto per trovare un proprio parere rispetto a ciò che si ascolta, di quello sono abbastanza convinto, ma più per la paura di usare parole inappropriate o per la paura di non sentirsi in grado di parlare di musica in modo adeguato. In effetti parlare di musica è come parlare di architettura, citando le parole di Frank Zappa: parlarne, appunto, è complicato, per certi versi impossibile.

Questa paura insorge soprattutto davanti a dei colossi come Ermal Meta. Signore e Signori, ecco “Vietato Morire”: il suo ultimo album.

Con la title-track si è aggiudicato il premio della critica e la terza posizione all’ultimo Festival di Sanremo. È in vendita assieme al recente “Umano”, uscito a febbraio dell’anno scorso in concomitanza della sua partecipazione a Sanremo Giovani con “Odio Le Favole”.

Conoscevo già da tempo i lavori di Ermal, per fare un esempio “Occhi Profondi” interpretata da Emma, piuttosto che pezzi di Mengoni, della Michielin o di Renga da lui scritti. Quando è uscito lo scorso anno “Umano” ne sono rimasto esterrefatto e ho iniziato ad ascoltare tutta la sua discografia sin da quando era il frontman della band “La Fame Di Camilla”.

Ermal scrive e produce i suoi dischi: soltanto “La Vita Migliore” è stata scritta e prodotta insieme a Luca “Vicio“ Vicini (ex bassista dei Subsonica), e ne è uscita fuori una bomba, e “A Parte Te”, scritta insieme a Dario Faini.

È un gran bell’album pop, ricco di elettronica ma anche realizzato dando valore a strumenti acustici, come il pianoforte, la chitarra acustica, oppure alcuni archi (vedi “New York” e “Voce Del Verbo”, ultima nella tracklist).

È vietato non ascoltare questo disco.

Matteo Francesco Bonanno, 4 A Tecnico

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Bravi torna con “Anime di Carta”

Posted by admin On Agosto - 10 - 2017 Commenti disabilitati su Bravi torna con “Anime di Carta”

“ANIME DI CARTA”, MICHELE BRAVI (Universal)

“Anima Di Carta” è l’ultima meteora di Michele Bravi, un giovanissimo cantante (e recentemente anche youtuber) che ha avuto la tenacia, dopo le umiliazioni che ha ricevuto da parte della sua precedente etichetta (Sony) e in seguito alla sua vittoria di X-Factor, di rinascere.

Gli avevano detto che era finito, che non aveva più scampo, che poteva tornarsene a cantare fra le quattro mura di camera sua pur avendo solo vent’anni. In fondo, è il meccanismo di un talent show: se vendi un importante numero di copie allora resti, altrimenti vieni sovrastato dai nuovi arrivati.

Eppure lui, nonostante le parole di piombo che gli si erano state scagliate contro, ha trovato la forza di ribellarsi, di rialzarsi e ripercorrere la strada anche a costo di ripartire da zero.

Così ha firmato con Universal e nel giro di pochi mesi ha fatto uscire “I Hate Music”,  un disco totalmente in inglese, seguito appunto da “Anime Di Carta”, lanciato da “Il Diario Degli Errori” e piazzato in quarta posizione all’ultimo Festival di Sanremo.

Prodotto (stupendamente, tra l’altro) da Francesco Catitti, è un album elettronico, con un sound internazionale del tutto nuovo per il mercato italiano.

Tutto esplode con “Cambia”, la prima traccia dopo l’intro, che apre la nuova vita di Michele: “Cambia il mondo cambiano i colori / cambia la sorgente delle tue emozioni”.

Seguono altre dodici tracce che rappresentano un viaggio all’interno di una vita piuttosto tormentata ma allo stesso tempo anche piena di coraggio.

Michele, oltre ad aver scritto una buona parte del disco, si è affidato a preziosi collaboratori, fra i più noti: Cheope, Federica Abbate e Giuseppe Anastasi, i cosiddetti “autori della nuova era”.

È un album che ascolto molto spesso e nonostante ciò non riesce a stancarmi.

Matteo Francesco Bonanno, 4 A Tecnico

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Japanese high schools: a work

Posted by admin On Agosto - 10 - 2017 Commenti disabilitati su Japanese high schools: a work

Have you ever thought about Japanese high schools?

There are many animes that show how schools are in Japan, but in the animes we can’t see the real daily life of a Japanese high school student.

Japanese teenagers are very busy. Every school has extra curricular courses, such as sports (tennis, soccer, karate, kendo) or music (orchestra, singing) and also courses of writing and communication (radio) that students have to choose and attend for the 3 years of high school.

Each course is taken every day in the morning, before normal lessons, and in the afternoon after lessons, and they last circa 1h and 30 min.

Before starting afternoon courses all students have to clean their classes because it is the student’s duty, so in every class there is a cupboard where there are cleaning tools.

For this reason students care a lot about their classrooms and they learn to respect the environment!

After school students attend other courses to improve their school capacity this courses are called “jyuku”. They can attend English, Math, Grammar and Science. It’s a long school day!

Generally in the schools there are many rigid rules that must be respected. For example all students have to wear the school uniform; boys have to cut their hair and girls have to tie one’s hair if long; it is forbitten to  bring cigarettes at school because legally under 18 years old they can’t smoke.

Japanese classrooms are very big and in one class there are about 35~40 people (it depends on the school’s reputation). There are just two kinds of schools: a professional and a generarical one.

School’s days in Japan are 250 so holidays are just a few. A hard day of school, a hard year but the majority of the students will attend University and they will become good citizens.

Anna Locatelli, 2 B Ls

 

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The Director of the III Reich

Posted by admin On Agosto - 10 - 2017 Commenti disabilitati su The Director of the III Reich

Leni Riefenstahl: who was she?

Helene Bertha Amalie Riefenstahl, better known as Leni, was a lot of things. She was infact a German film director, a producer, a screenwriter, an editor, a photographer, an actress, a dancer and also a propagandist for the Nazi. She was all this and much more than this.

She was born in Berlin on 22 August 1902 into a Lutheran Protestant family. After seeing a promotional poster of the 1924 “The Mountain of Destiny”, Leni was inspired to move into the acting. Between 1925 and 1929, she starred in five successful motion pictures.

In 1932 she heard Adolf Hitler and she was attracted by his talent as public speaker. After meeting Hilter, she was offered the opportunity to direct “The Victory of Faith”: a propaganda film about the fifth Nuremberg Rally in 1933. Leni agree and she and Hitler got on well, forming a friendly relationship. Hitler was impressed about the film and asked her to film “Triumph of the Will” about the 1932 party rally in Nuremberg.

Initially she resisted and didn’t want to create further Nazi Party films, instead waiting to direct a feature film based on Hitler’s favorite opera, “Lowlands”. Hitler was able to convince her to film “Triumph des Willenson”. Despite allegedly vowing not to make any more films about the Nazi Party, Riefenstahl made the “Day of Freedom: Our Armed Forces”,  about the German Army in 1935.

Hitler invited Riefenstahl to film the 1936 Summer Olimpics scheduled to be held in Berlin, a film which Riefenstahl claimed had been commissioned by the International Olympic Committee “The Blue Light” and in 1930 she directed “Olympia” and the “Triumph of the Will”. Both movies are widely considered two of the most effective, and technically innovative, propaganda film ever made. The exact nature of her relationship with Nazi Party leader Adolf Hitler remains a matter of debate.

She arrived in New York City on 4 November 1938, five days before the “Night of the Broken Glass”.  When news of the event reached the United States, Riefenstahl publicly defended Hitler. When Germany invaded Poland, on 1 September 1939, Riefenstahl was photographed in Poland.

From 23 September until 13 November 1940, she filmed in Krün near Mittenwald. The extras playing Spanish women and farmers were drawn from gypsies detained in a camp at Salzburg-Maxglan who were forced to work with her. Filming at the Babelsberg Studios near Berlin began 18 months later in April 1942.

The last time Riefenstahl saw Hitler was when she married Peter Jacob on 21 March 1944. Riefenstahl and Jacob divorced in 1946. As Germany’s military situation became impossible by early 1945, Riefenstahl left Berlin and was hitchhiking with a group of men, trying to reach her mother, when she was taken into custody by American troops.

At the end of the Second War World, Leni was arrested but she wasn’t associated with war crimes. Helene died of cancer on 8 September 2003  at the age of 101.

Riccardo Bernocchi, 3 B Ls

 

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UniBG: qualità, varietà e opportunità

Posted by admin On Agosto - 10 - 2017 Commenti disabilitati su UniBG: qualità, varietà e opportunità

Dal liceo all’Università la distanza è breve, in tutti i sensi. Abbiamo incontrato il professor Marco Lazzari, prorettore delegato all’orientamento dell’Università degli Studi di Bergamo, che ci ha accompagnato alla scoperta dell’Ateneo, tra le sedi di Città Alta, Dalmine e via dei Caniana, che sono vere e proprie rampe di lancio sia per la propria formazione con opportunità di stage in aziende del territorio, sia per la scoperta del mondo, con scambi aperti con università tra America, Australia, Russia, Cina ed Europa.

Buongiorno professor Lazzari, ci può sintetizzare l’offerta formativa dell’Università di Bergamo?

Per l’ambito umanistico abbiamo corsi di Filosofia, Scienze della Comunicazione, Lingue e Lettere, che dallo scorso anno ha anche un nuovo curriculum in Moda, Arte, Design e Cultura Visiva. Per l’area delle scienze sociali invece ci sono percorsi nell’ambito delle Scienze dell’educazione e Psicologia e il nuovo corso in Scienze della Formazione Primaria, che forma insegnanti della scuola dell’infanzia e primaria. A questi si aggiungono corsi di laurea di Giurisprudenza e di Diritto per l’impresa nazionale e internazionale, di Economia ed Economia aziendale, e cinque diversi corsi di laurea in Ingegneria in stretto contatto con il mondo dell’impresa bergamasco e internazionale, tra cui l’ultima nata, la laurea in Ingegneria delle tecnologie per la salute.

Quali sono i vantaggi di studiare in UniBg?

Studiare a Bergamo unisce tutti gli aspetti di frequentare corsi di alta qualità sotto casa, senza l’impegno economico di una vita fuorisede, ma avendo la possibilità di fare esperienze internazionali. Trascorrere periodi all’estero infatti facilita l’ingresso nel mondo del lavoro: abbiamo contatti e convenzioni ovunque, sia per studio, che per tirocini e supportiamo i soggiorni all’estero dei nostri studenti sia integrando le borse di studio Erasmus, sia offrendo nostre borse di studio per i tirocinanti.

Quali sono i legami e le opportunità con il mondo del lavoro sul territorio bergamasco?

La nostra università si trova in un distretto che ha retto meglio di altri alla crisi e abbiamo ottime relazioni con le aziende, un plus sia per la ricerca, sia per le opportunità di tirocinio e di lavoro. Questo ci permette di attivare numerosissimi tirocini – nel 2016 ne abbiamo organizzati più di 2500 – e consente ai nostri laureati di trovare lavoro con facilità.

Cifre sull’impiego post laurea degli studenti UniBg?

I dati delle rilevazioni del Consorzio AlmaLaurea dicono che i laureati della nostra università sono tra quelli che trovano più facilmente impiego e nella grande maggioranza dei casi si tratta di un impiego che è coerente con gli studi fatti. A 5 anni dalla magistrale, lavora il 90% dei nostri ex studenti, contro una media nazionale del 78%. Ormai più di un terzo degli studenti arriva da triennali seguite fuori Bergamo ed è comune tra questi studenti l’opinione di aver cambiato in meglio.

Cosa ha in programma l’Università di Bergamo per i futuri studenti?

Per gli studenti che stanno ora concludendo la quarta classe, nella seconda metà di giugno abbiamo in programma una scuola estiva di due settimane: incontri, lezioni e laboratori sul tema dell’imparare a imparare per ragazzi meritevoli segnalati dalle scuole in risposta a un nostro bando che stiamo diffondendo. A chi conclude il percorso sarà riconosciuto un esame da tre crediti formativi se si iscriverà da noi. E poi avremo le consuete iniziative di supporto alle future matricole, sia attraverso la sezione Futuri studenti del nostro sito, sia con la consulenza messa a disposizione dall’Ufficio orientamento, dalla Segreteria studenti e dai Dipartimenti.

 

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ComoLakeAward: è incetta di premi

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su ComoLakeAward: è incetta di premi

Due giorni di selezioni durissime e oltre 300 partecipanti,: sono questi i numeri del Como Lake Dance Award 2017 – Concorso Internazionale di Danza che si è svolto il 22 a 23 aprile nel Teatro Sociale di Como. Grandissime le soddisfazioni ottenute dagli allievi del Liceo Coreutico Locatelli, con importanti risultati. A partire dal 2° posto conquistato Teresa Cavaioli nella sezione solisti senior danza contemporanea, oltre al premio di 800 € come “Miglior Talento” e la borsa di studio di 4 settimane alla Joffrey School di New York.

Terzo posto per Nora Spreafico tra i solisti junior danza di carattere (non sono stati assegnati i primi due posti sul podio).

Oscar Tempesti ha vinto invece la borsa di studio per il campus estivo Maratona d’estate, e Alessia Corti quella per un corso di perfezionamento professionale di 700 ore realizzato con il contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.

 

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Sala Piatti e Castello Malvezzi: si danza

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Sala Piatti e Castello Malvezzi: si danza

Sabato 8 e domenica 9 aprile gli allievi del Liceo Coreutico “Antonio Locatelli” di Bergamo hanno portato la loro danza nella Sala Piatti in Città Alta a Bergamo e nel Castello Malvezzi di Brescia.

Tematica principale è stata “L’India e la danza”, grazie alla quale hanno avuto il piacere di fondersi in uno stile di danza lontano da noi, affiancati dall’attrice Renata Pozzi e dalle danzatrici Shilpa Bertuletti e Simona Zanini. Inoltre, nel Castello Malvezzi, tre allieve del Coreutico hanno avuto l’onore di poter sfilare in una location veramente magica tra danza, canto e moda.

Tutte le coreografie di danza classica, indiana e di carattere proposte dal Liceo Coreutico in questo weekend danzante sono state composte o rielaborate dall’insegnante Elena De Laurentiis, mentre quelle di danza contemporanea dalle insegnanti Veronica Cionni e Marta Ottolenghi.

Per la danza indiana sono stati presentati i balletti “Bhakti III”, che rappresenta una fusione tra la danza neoclassica e la tradizione indiana, interpretato come protagonisti da Beatrice Limonta e Oscar Tempesti, con alcune alunne di terza e di quarta, e “Lasya” interpretato da tutte le allieve della scuola.

Un’altra danza di carattere ha visto impegnata l’alunna Nora Spreafico nel suo flamenco “Tormenta de Fuego”, rappresentante la tradizione spagnola.

Immancabile un balletto di danza classica, un Pas de Trois dal terzo atto dello Schiaccianoci “Dance of the Reed Pipes”, interpretato da Beatrice Limonta, Oscar Tempesti e Andrea Valongo.

Per quanto riguarda la danza contemporanea sono stati presentati due balletti: “Stoicheia – I quattro elementi”, coreografato dall’insegnante Veronica Cionni, con tutti gli alunni del Coreutico a interpretare i quattro elementi della natura, e “La Foule”, coreografato dall’insegnante Marta Ottolenghi e interpretato dagli alunni della terza sulle note della canzone “La Folla” di Piaf.

Di sicuro questo “weekend fuori porta” per il Liceo Coreutico, oltre ad aver permesso ai ballerini di esibirsi in posti nuovi e portare la loro arte anche fuori Bergamo, ha avvicinato di più gli spettatori al mondo un po’ meno conosciuto della danza, quello delle danze di carattere, grazie alle quali si possono capire a fondo anche i popoli più lontani e diversi da noi.

Giulia Sala, 2 A Ls

 

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Biliardo: sfida per il podio nazionale

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Biliardo: sfida per il podio nazionale

Primi alle selezioni provinciali, podio anche per quelle regionali: e ora si viaggia verso la nazionali di biliardo. Si è tenuta sabato 8 aprile al “Biliards Club” di Desio, punto di riferimento per amatori e professionisti grazie ai suoi 17 tavoli da gioco, la fase regionale che ha visto affrontarsi le quattro squadre finaliste, selezionate tra 10 scuole superiori della Lombardia tramite le gare provinciali. Queste si sono sfidate in 3 scontri diretti di biliardo all’italiana a 5 birilli.

Al primo posto si è classificata la formazione del liceo artistico “Melotti” di Cantù, seguita dai ragazzi dell’istituto Aeronautico “Antonio Locatelli” di Bergamo, traditi alla fine da un birillo rosso rimasto in piedi.

Dietro queste due squadre, si sono classificate sul terzo gradino del podio (a pari merito) la formazione dell’istituto “Bassi” di Lodi e quella dell’istituto “Cannizzaro” di Rho.

Tralasciando il risultato, il torneo è stato per tutti i partecipanti un grande traguardo, raggiunto grazie al progetto “Biliardo e Scuola” e alla famiglia Minardi, titolare della sala. A questo torneo si sono interessate molte autorità, tra cui il sindaco del paese Roberto Corti, l’assessore per lo sport e molti organizzatori della FIBIS (la Federazione Italiana Biliardo Sportivo).

Il responsabile regionale del programma, Walter Ugolini, ha spiegato: “Il progetto, nato 5 anni, fa coinvolge ora 500 studenti lombardi e ci ha permesso di scoprire veri e propri talenti che il 7 e l’8 giugno parteciperanno alle gare nazionali  al palazzetto dello sport di Lodi”. A queste gare, per la Lombardia, parteciperanno 3 squadre: il liceo “Melotti”, l’istituto Aeronautico “Locatelli” e il “Bassi” di Lodi.

Il sindaco di Desio ha aggiunto: “Il biliardo è un modo sano per avvicinare i ragazzi al mondo della fisica, della matematica e dello sport”.

Federico Martini, 2 A Ls

 

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