Sunday, November 2, 2025

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Corriere 1°: Chianciano e Piancastagnaio

Posted by admin On Gennaio - 4 - 2018 Commenti disabilitati su Corriere 1°: Chianciano e Piancastagnaio

Giornalista per 1 giorno e Penne Sconosciute: un po’ il ritratto di tutti noi, giornalisti “in erba” e studenti come tanti, sconosciuti appunto, che prendono carta e penna e mettono nero su bianco un po’ di se stessi, per raccontare qualche emozione.

Sono i premi che hanno raggiunto il nostro “Corriere dell’Aeronautico”, premiando e riconoscendo il lavoro di tutti noi e in particolare quello per il numero di maggio del 2017, l’ultimo del sesto anno di attività del nostro periodico. Per il terzo anno consecutivo, infatti, l’Istituto Aeronautico “Locatelli” ha conquistato il podio nel concorso nazionale Giornalista per 1 giorno promosso dall’Associazione Nazionale del Giornalismo scolastico: il riconoscimento lo ritireremo a Chianciano Terme ad aprile.

Ma il nostro giornale, quello stesso numero, arrivato per la prima volta a ben venti pagine fitte di parole, pensieri ed emozioni, ha vinto anche un altro importante riconoscimento: Penne Sconosciute 2017, promosso dalla associazione Osa e dalla Emeroteca comunale di Piancastagnaio, piccolo borgo senese.

E proprio qui una rappresentanza di scuola e redazione ha ritirato un nuovo riconoscimento: un attestato e due piante tipiche del monte Amiata, dove si trova Piancastagnaio. Famoso, tra le altre, per due cose in particolare: le castagne e la vicina (nel comune di Abbadia San Salvatore) miniera del Siele, la maggior miniera italiana (oggi museo) di cinabro, il minerale da cui si ricava il mercurio. Il ritiro del premio è stata quindi anche l’occasione per assaporare i dolci frutti autunnali e per sbirciare nel passato, nella vita dei minatori e del vicino borgo medievale: uno sguardo che ci ha portati a percorrere al buio i loro stessi percorsi per vedere dal vivo come è cambiata la miniera negli anni e a sentire, emozionati, le parole coinvolgenti di un minatore. Un’inaspettata boccata di passato, che è entrata forse anche nel nostro futuro: stuzzicando qualche articolo in più.

La Redazione

 

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Lingua che cambia: meglio o peggio?

Posted by admin On Gennaio - 4 - 2018 Commenti disabilitati su Lingua che cambia: meglio o peggio?

Quando la lingua declina, declina l’intero popolo. Molti scrittori e filosofi e frenetici, che si potrebbero ritenere causa di queste modifiche. Le parole assumono nuovi e diversi significati, più adatti alle Generazioni Y e Z che alle precedenti. sarebbero concordi su questa linea di pensiero e primo tra tutti loro sarebbe probabilmente George Orwell. Infatti, come espresse specialmente nel suo saggio “Politics and the English Language”, credeva fermamente che il linguaggio di nazioni sottoposte a dittature, come la Germania di Hitler o l’Unione Sovietica, si deteriorasse.

Comprendeva infatti lo stretto rapporto che le lingue hanno con tutti gli aspetti della vita del popolo e della nazione e manifestò tanto interesse per i rischi di un uso banalizzato e ideologico del linguaggio, che non solo vi dedicò tre saggi, tra cui quello precedentemente nominato, ma lo rese uno dei temi più importanti del suo libro più famoso, 1984.

In breve, 1984 è un romanzo che parla di un mondo utopico diviso in tre stati, Oceania, Eurasia ed Estasia. L’Oceania è governata dal Partito, capitanato dal Grande Fratello, personaggio onnisciente che mai appare fisicamente nel libro. Tra i piani della classe governante, oltre che conquistare gli altri due stati, troviamo la volontà di sostituire l’inglese con un nuovo linguaggio: la neo-lingua. Peculiarità di questa nuova lingua è di rendere impossibile ogni pensiero contrario ai principi del Grande Fratello, perché non sarebbe più esistito neanche un concetto di ribellione, libertà o valori divergenti a quelli del Partito una volta completamente adottata. Sviluppando la neo-lingua nel romanzo, Orwell dà la prova di come il linguaggio possa distorcere la visione del mondo di chi lo parla e come i regimi possano utilizzarlo per chiudere e corrompere la mente del popolo. Con l’evoluzione di questo tema mostra anche come le lingue vadano sempre di più a semplificarsi e degenerarsi col tempo, tramite la perdita di sinonimi e l’abbreviazione o la sostituzione dei termini più lunghi e complessi.

Oggi specialmente possiamo vedere come anche la nostra lingua si sia modificata ed è ancora più evidente nell’inglese, considerata la lingua di Internet. Su blog, social network e messaggi numerose parole vengono abbreviate o si creano acronimi, fenomeno che contenuto nell’italiano analizzato a confronto con l’inglese. Infatti nella lingua di Internet questi acronimi, sigle e modi di dire sono ormai entrati nei dizionari ed è impossibile muoversi su siti anglofoni senza conoscerli. Mentre un paio di anni fa queste espressioni si limitavano al linguaggio scritto, oggi si stanno radicando anche in quello parlato.

Guardando questo fenomeno, salta all’occhio come il linguaggio sia legato alla vita di tutti i giorni, che sta assumendo ritmi sempre più veloci

Questo sviluppo del linguaggio potrebbe considerarsi un declino oppure un nuovo inizio: si fa spazio a nuove generazioni e con loro a un nuovo modo di esprimersi. Se invece si considera il linguaggio come un modo diverso per vedere il mondo, si può solo notare come questa visione stia cambiando, come si stia sviluppando e come si stia modificando. La lingua è quindi come uno specchio della vita reale e, come Orwell prevedeva, sta cambiando notevolmente: resta solo da decidere se in meglio o in peggio.

Lisa Merlo, 3 A Scientifico

 

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Viaggiare? Anche con la fantasia

Posted by admin On Agosto - 10 - 2017 Commenti disabilitati su Viaggiare? Anche con la fantasia

Viaggiare e scoprire nuovi mondi è sempre stato un bisogno atavico dell’uomo. Viaggiare nel  ventunesimo secolo è molto meno avventuroso, ma sicuramente più comodo, veloce e alla portata di tutti. Soprattutto girare per l’Europa grazie alle compagnie low cost è diventato semplice ed economico.

Questo rappresenta per i giovani un’opportunità di visitare le capitali facendo nuove esperienze, imparando meglio le lingue e, perché no, facendo anche esperienze di lavoro.

Viaggiare apre la mente e avvicina a nuove culture. Si capiscono meglio la storia, l’arte, gli usi e costumi di altri popoli. È un arricchimento continuo e sempre nuovo. Certe cose non si possono spiegare o fotografare: odori , emozioni, sensazioni restano dentro in un angolo del cuore, chiusi nel cassetto della memoria come gioielli preziosi custoditi gelosamente. Ogni volta che parte l’aereo, inizia l’emozione. Ci si immagina cosa si vedrà, ci si costruisce un itinerario mentale, tanti progetti, ma … sarà sempre diverso da ciò che avevamo immaginato.

Spesso sono proprio i particolari, i piccoli dettagli che fanno la differenza. Un viaggiatore attento non si ferma solo alla visita “ turistica”, ma osserva attentamente  tutto ciò che lo circonda. Così un vicolo, un piccolo fiore, un balcone con i panni stesi, il sorriso di un anziano, rendono il viaggio magico, unico e meraviglioso.

Bisogna però essere aperti al mondo: siamo tutti unici e diversi e proprio per questo ogni viaggio è un arricchimento che nessun libro potrà mai dare. È un vivere in prima persona, senza filtri, senza applicazioni telefoniche o video scaricati dei viaggi di altri. Certo sarebbe bello poter vedere tutto il mondo ma ….  è  un lusso per pochi.

Per fortuna esistono la fantasia e l’immaginazione. Emilio Salgari ha fatto la sua fortuna scrivendo libri ambientati in Malesia senza mai essersi spostato dalla sua città. L’importante è avere la voglia e l’entusiasmo di aprirsi al mondo, anche chi può viaggiare solo con la fantasia!

Umberto Tanghetti, 2A Ls

 

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Vietato Morire? Proibito non ascoltarlo

Posted by admin On Agosto - 10 - 2017 Commenti disabilitati su Vietato Morire? Proibito non ascoltarlo

“VIETATO MORIRE”, ERMAL META (Mescal)

Ogni volta scrivere una recensione è parecchio difficile. Non tanto per trovare un proprio parere rispetto a ciò che si ascolta, di quello sono abbastanza convinto, ma più per la paura di usare parole inappropriate o per la paura di non sentirsi in grado di parlare di musica in modo adeguato. In effetti parlare di musica è come parlare di architettura, citando le parole di Frank Zappa: parlarne, appunto, è complicato, per certi versi impossibile.

Questa paura insorge soprattutto davanti a dei colossi come Ermal Meta. Signore e Signori, ecco “Vietato Morire”: il suo ultimo album.

Con la title-track si è aggiudicato il premio della critica e la terza posizione all’ultimo Festival di Sanremo. È in vendita assieme al recente “Umano”, uscito a febbraio dell’anno scorso in concomitanza della sua partecipazione a Sanremo Giovani con “Odio Le Favole”.

Conoscevo già da tempo i lavori di Ermal, per fare un esempio “Occhi Profondi” interpretata da Emma, piuttosto che pezzi di Mengoni, della Michielin o di Renga da lui scritti. Quando è uscito lo scorso anno “Umano” ne sono rimasto esterrefatto e ho iniziato ad ascoltare tutta la sua discografia sin da quando era il frontman della band “La Fame Di Camilla”.

Ermal scrive e produce i suoi dischi: soltanto “La Vita Migliore” è stata scritta e prodotta insieme a Luca “Vicio“ Vicini (ex bassista dei Subsonica), e ne è uscita fuori una bomba, e “A Parte Te”, scritta insieme a Dario Faini.

È un gran bell’album pop, ricco di elettronica ma anche realizzato dando valore a strumenti acustici, come il pianoforte, la chitarra acustica, oppure alcuni archi (vedi “New York” e “Voce Del Verbo”, ultima nella tracklist).

È vietato non ascoltare questo disco.

Matteo Francesco Bonanno, 4 A Tecnico

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Bravi torna con “Anime di Carta”

Posted by admin On Agosto - 10 - 2017 Commenti disabilitati su Bravi torna con “Anime di Carta”

“ANIME DI CARTA”, MICHELE BRAVI (Universal)

“Anima Di Carta” è l’ultima meteora di Michele Bravi, un giovanissimo cantante (e recentemente anche youtuber) che ha avuto la tenacia, dopo le umiliazioni che ha ricevuto da parte della sua precedente etichetta (Sony) e in seguito alla sua vittoria di X-Factor, di rinascere.

Gli avevano detto che era finito, che non aveva più scampo, che poteva tornarsene a cantare fra le quattro mura di camera sua pur avendo solo vent’anni. In fondo, è il meccanismo di un talent show: se vendi un importante numero di copie allora resti, altrimenti vieni sovrastato dai nuovi arrivati.

Eppure lui, nonostante le parole di piombo che gli si erano state scagliate contro, ha trovato la forza di ribellarsi, di rialzarsi e ripercorrere la strada anche a costo di ripartire da zero.

Così ha firmato con Universal e nel giro di pochi mesi ha fatto uscire “I Hate Music”,  un disco totalmente in inglese, seguito appunto da “Anime Di Carta”, lanciato da “Il Diario Degli Errori” e piazzato in quarta posizione all’ultimo Festival di Sanremo.

Prodotto (stupendamente, tra l’altro) da Francesco Catitti, è un album elettronico, con un sound internazionale del tutto nuovo per il mercato italiano.

Tutto esplode con “Cambia”, la prima traccia dopo l’intro, che apre la nuova vita di Michele: “Cambia il mondo cambiano i colori / cambia la sorgente delle tue emozioni”.

Seguono altre dodici tracce che rappresentano un viaggio all’interno di una vita piuttosto tormentata ma allo stesso tempo anche piena di coraggio.

Michele, oltre ad aver scritto una buona parte del disco, si è affidato a preziosi collaboratori, fra i più noti: Cheope, Federica Abbate e Giuseppe Anastasi, i cosiddetti “autori della nuova era”.

È un album che ascolto molto spesso e nonostante ciò non riesce a stancarmi.

Matteo Francesco Bonanno, 4 A Tecnico

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Super advanced technology? Maybe..

Posted by admin On Agosto - 10 - 2017 Commenti disabilitati su Super advanced technology? Maybe..

Super advanced technology, cyber impenetrable system and top secret programs.

These are the things that you think when you speak about nuclear weapons. But for the U.S.A.F.  (United States Air Force) the reality is a bit different.

The 450 nuclear bombs “Minuteman III” in the hands of American military airforce are distribuited in 5 different settlements in 5 diferent states, and a part of their launches is controlled by computers that use information charged on floppy disks.

This the reality: the launch of total destruction nuclear weapon is controlled by computers of 1960/70 and information are charged on old plastic and perishable disks.

In additions the telephonic line is damajed and ineffective.

This is the real situation of nuclear launching bases of U.S.A.F. and not super advanced systems of inexpugnable structures.

Emanuele Colombo, 2 B Ls

 

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Hybrid cars: a new beginning?

Posted by admin On Agosto - 10 - 2017 Commenti disabilitati su Hybrid cars: a new beginning?

2016 and the great rise of the hybrid cars. In the last years, pollution is increased a lot because dangerous factors had damaged our planet. The most common factor is the dispersion of CO2 in the atmosphere. This important dispersion provokes damages to the humans but also to the superficial layer of the earth’s atmosphere. This fact is also known as the ozone hole.

Cars are one of the main cause of air pollution. To fight against this effect, the world trade launched on the market a new kind of car: the hybrids. These cars have a double engine: an electric engine and a gasoline one.

The electric engine enteres in function when the car starts, thanks to the energy accumulated in the batteries of the car. This furnishes the necessary push to reach modest speed. The gasoline engine enters in function when the car exceed an exact valor of speed. This new cars are great because they are less polluting and there is less dispersion of CO2.

In the last year it was registerd a high number of sale of this kind of cars. Infact a lot of people considered the hybrids the cars of the future; they think also that they are important for the safeguard of our planet. Others don’t agree, they think that this new cars are not satisfactory because they have lower performances.

Luca Pezzotta, 2 B Ls

 

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Como: a new air school?

Posted by admin On Agosto - 10 - 2017 Commenti disabilitati su Como: a new air school?

A Chinese company went visiting the Como Aeroclub trying to obtain a collaboration to open a flight school in China.

Thanks to a partnership with the Aeroclub Como, within this year, a flight school is going to start up in West China, more precisely in Nanchino, a sub-provincial city of the country.

The Chinese company wants a flight school to train pilots and in the meanwhile a touristic and commercial company; to realize this goal they thought that the Aeroclub was a perfect consultant ‘cause of his nearly century experience in this working environment. This school will be the first one in all Chinese country.

The Aeroclub Como is even source of inspiration and in fact it will give a determinant  provision for the birth of this Chinese school, by helping them with the settings, with the infrastructures and with the formation of the pilots. The Chinese Aeroclub will open only when all the permissions will be given by the Chinese government of Jiangsu province.

Stefano Macchia, 1 A Ls

 

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Japanese high schools: a work

Posted by admin On Agosto - 10 - 2017 Commenti disabilitati su Japanese high schools: a work

Have you ever thought about Japanese high schools?

There are many animes that show how schools are in Japan, but in the animes we can’t see the real daily life of a Japanese high school student.

Japanese teenagers are very busy. Every school has extra curricular courses, such as sports (tennis, soccer, karate, kendo) or music (orchestra, singing) and also courses of writing and communication (radio) that students have to choose and attend for the 3 years of high school.

Each course is taken every day in the morning, before normal lessons, and in the afternoon after lessons, and they last circa 1h and 30 min.

Before starting afternoon courses all students have to clean their classes because it is the student’s duty, so in every class there is a cupboard where there are cleaning tools.

For this reason students care a lot about their classrooms and they learn to respect the environment!

After school students attend other courses to improve their school capacity this courses are called “jyuku”. They can attend English, Math, Grammar and Science. It’s a long school day!

Generally in the schools there are many rigid rules that must be respected. For example all students have to wear the school uniform; boys have to cut their hair and girls have to tie one’s hair if long; it is forbitten to  bring cigarettes at school because legally under 18 years old they can’t smoke.

Japanese classrooms are very big and in one class there are about 35~40 people (it depends on the school’s reputation). There are just two kinds of schools: a professional and a generarical one.

School’s days in Japan are 250 so holidays are just a few. A hard day of school, a hard year but the majority of the students will attend University and they will become good citizens.

Anna Locatelli, 2 B Ls

 

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Space: past, present and future

Posted by admin On Luglio - 9 - 2017 Commenti disabilitati su Space: past, present and future

Spaceships (also called spacecrafts) are vehicles designed to fly outer space. They are used for variety of purposes like communications, earth observations, meteorology, navigations, planetary explorations, space colonization and transportation of humans and cargo.

There are five principles steps to follow in order to obtain a spacecraft. The first step is to determine the mission’s purpose and the mission performance requirements. The second step is to define the design that has to provide support systems and other things basing of the mission’s purpose. In the third step engineers must analyze aerodynamic, structural stresses, effects of high speed, heat tolerances and the performance trajectory. Moreover engineers have to chose appropriate material which could reduce the weight and the costs of the spacecraft. In the fourth step every single component of the vehicle must be certified for the flight through a series of performance, vibration and thermal tests. In the last step a mock-up of the spacecraft is built with inexpensive materials to test it again and after it passes successfully these tests it is finally ready!

I’m now going to explain briefly just two of the many spaceships.

The Soyuz is a Russian Spacecraft which carries people and supplies from earth to the ISS (International Space Station) and viceversa. It can host three people who are situated in descent module of the capsule; cargo and other stuffs for experiments are in the orbital module of the capsule, where astronauts can live during their mission in space; the instrumentation and service module housed life supports that allows people to live and things like batteries, solar panels and steering engines.These orbitals are part of the capsule of the Soyuz which separates from the Soyuz rocket during the launch.

The space shuttle was NASA’s transportation system which is the world’s first reusable spacecraft. The first space shuttle flight took place on April 12, 1981. The shuttle made it’s final landing on July 21, 2011 due to high costs for the missions. Normally missions had a duration of 5 /16 days. During those 30 years the space shuttle was launched on 135 missions in which 355 astronauts flew. It was used for many purposes not just to carry people and cargo from earth to space and vice versa but also it was used as an orbiting science laboratory, it launched satellites, it’s crews improved other spacecraft like the Hubble Telescope; on its later missions was employed to work on the ISS. The structure of the Space shuttle is divided in three parts: the Orbiter, which is the white space plane where astronauts live and work which has a payload bay for carrying cargo into orbit; the external tank is the orange fuel tank and the two white solid rocket boosters provides the majority of the thrust in the first 2 minutes of the launch. Today the three Shuttles (Discovery, Atlantis, Endevour) and the Enterprise (which was just used for tests) are in different USA museums.

Now space agencies are working to design a reusable spacecraft which would fly to space and back as a single unit. The shuttle’s human transport role is to be replaced by SpaceX’s Dragon V2  and Boeing’s CST-100 Starliner (for NASA’s commercial crew development program) no later than 2017. The shuttle heavy cargo transport role is to be replaced by expendable rockets such as the Space Launch System and SpaceX’s Falcon Heavy.

Celine Polepole, 2 B Ls

 

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Nel sisma, esperienza bella ma amara

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Nel sisma, esperienza bella ma amara

Ho avuto l’onore di andare a Coppito, una cittadina Abruzzese vicino a L’Aquila colpita dal terremoto nel 2009, e ora sono qui che sto facendo quello che solitamente sono solito fare per sfogarmi. Sto scrivendo con una certa rabbia mentre guardo attorno a me uno scenario che mi lascia attonito. Voglio capire meglio la situazione. Vedo disagio ovunque. Parlo così con la gente per conoscerne le storie.

La gente del posto La gente è seccata dalle troppe promesse non mantenute. Promesse che provengono dai potenti. Quelle persone che dicono sempre “Vi siamo vicini” e che comandano l’Italia soltanto con impegni che, regolarmente, non vengono mantenuti. I classici politici, che cercano di ingraziarsi il popolo andando in visita alle zone disagiate e issando bandiere a mezz’asta in segno di rispetto. Come è successo per il terremoto di Amatrice. Hanno pure il coraggio di dichiarare lutto nazionale e un minuto di silenzio a un certo orario, dopo aver mangiato e lucrato su questa gente.

La situazione Non credevo, prima, che a distanza di diversi anni la situazione potesse essere ancora come se il disastro fosse appena successo. In una città dovrebbero esserci case e negozi, la vita dovrebbe scorrere liberamente. Ma qui no.

Vedo anziani che abitano nei tendoni nonostante l’età avanzata e giovani ragazzi  che non possono vivere appieno i migliori anni della loro vita. Senza contare le persone disabili costrette a superare innumerevoli barriere architettoniche presenti nei campi-tenda. Sono tutti cittadini italiani imbrogliati. Persone del nostro stesso popolo, che dovrebbero essere tutelate e supportate con una certa priorità. Ma non se ne parla neppure. Loro valgono meno del vil denaro. Valgono meno della bella vita che i potenti devono condurre e dei guadagni delle false agenzie che si occupano di una raccolta fondi molto discutibile.

Questa disgrazia, non so se lo sapete, è usata tuttora a scopo di lucro da alcune di queste agenzie. Sono venuto a conoscenza di notizie che mi hanno lasciato senza fiato. Una tra queste, mi ha fatto particolarmente ribrezzo. Tutti i fondi raccolti dopo l’accaduto (che ammontano a 6,5 milioni di euro) non sono mai stati consegnati a queste popolazioni o utilizzati  per la ricostruzione dei servizi di questi luoghi. Ma vi dirò di più. Non si sa neppure se arriveranno. Questa somma è lì, ferma nella tesoriera dello Stato e sembra che una parte di quel denaro sia già stata consumata. Non se ne conosce però il motivo. È un mistero.

Volontario della Protezione Civile Passo la mattinata come volontario a fianco della Protezione Civile che, ancora oggi, si occupa di questa gente per quanto riguarda il servizio mensa e il mantenimento delle strutture mobili. Per la maggior parte sono volontari.

Vedo alcuni scenari degni del migliore film horror di Alfred Hitchcock. Non riesco a togliermi dalla mente certe immagini che non saprei nemmeno come descrivere. Anziani che si svegliavano e sui cui volti si legge un’espressione malinconica e triste, mamme che allattano e figli che piangono. Il tutto in un tendone grigio. Come quelli che si usano nei circhi per le bestie.

Anche se la protezione civile mi dà alcuni incarichi, i più semplici, la mattinata non mi passa più. Non sono a mio agio. Mi sento un pesce fuor d’acqua. È come in un mondo parallelo, triste e ansioso. Dentro di me c’è qualcosa che non va.

Non sto bene con me stesso e mi piange il cuore. Sono tristissimo, ma sto zitto e lavoro. In una situazione del genere voglio soltanto aiutare.  Voi come vi comportereste?

Lentamente arriva il momento del desinare e gli addetti forniscono pasti caldi alla povera gente che ha perso tutto. I cibi non hanno un aspetto invitante perché sono cucinati su larga scala e sono contenuti in piatti di plastica.

Il culmine della mia rabbia lo raggiungo quando vedo i vecchi  che mangiano con posate di plastica. Costretti a tagliare grandi pezzi di carne nonostante le difficoltà di masticazione per evitare di rompere questi strumenti.

Una riflessione amara A seguito di questo episodio mi prende odio verso lo Stato e verso  tutti coloro che non si interessano di questi problemi e che si occupano di altri, come per esempio l’immigrazione. Mi chiedo perché l’Italia sia uno dei pochi stati in cui il suo popolo vale meno di quello straniero, vale meno del guadagno e di tante altre cose. Ricordo che ci dicono si tratti di una democrazia, ovvero che il potere è nelle mani del popolo. Almeno per la maggior parte. Mi sbaglio?

La mia mente compie una breve, ma intensa, carrellata storica. Quel paesaggio così disastrato mi ricorda i racconti della guerra che mi vengono spesso narrati. Certo, la situazione non è preoccupante quanto una guerra, però per me, che sono una persona che considera questo come un grande oltraggio nei confronti degli italiani, le due cose si possono mettere a confronto.

Il racconto e l’orgoglio Finisco di mangiare a fatica e riprendo a lavorare. Terminato il mio turno, subentra al mio posto un altro volontario di cui non ricordo il nome. Non abbiamo nulla in comune, tranne la voglia di fare del bene. Nel pomeriggio, forse più verso sera, mi reco nel tendone principale, quello in cui vengono organizzati giochi di gruppo. Carte e carambola per gli adulti e attività ricreative con gli animatori per i più piccoli.

Ho così modo di parlare e discutere con varie persone del posto. Una di queste, in particolare, mi lascia un segno che non si cicatrizzerà mai. È un anziano di novantadue anni. Un reduce di guerra. Fidatevi, questo di esperienze negative ne ha vissute parecchie. Lui all’epoca era nella Repubblica di Salò. Passiamo il pomeriggio a parlare. O meglio: io ascolto ciò che lui ha da dirmi. Inizia raccontandomi con nostalgia della sua gioventù, mi racconta dell’arruolamento e delle esperienze passate al fronte. Io sono impietrito. Inizia poi a parlare dell’argomento terremoto, tematica a cui sono molto interessato. Questa è la parte che mi lascia veramente un profondo segno.

Riprende il ragionamento con una frase che non posso non riportare. Dice: “Ho lottato e rischiato la vita centinaia di volte per difendere il territorio che più amo e continuo a amare, e ora guarda come sono combinato! Quello a cui io tengo maggiormente mi ha abbandonato! Ho fatto tanti sacrifici per cosa? Per essere vittima di un governo di imbecilli, crudeli e menefreghisti! Ma non me ne pento, almeno io per qualcosa ho lottato, soddisfazione che loro non potranno mai avere”. Al tuonare di queste parole, la mia testa va in black-out. Ha ragione. Sono perfettamente d’accordo. Non so cosa dire. Per mia fortuna è lui a portare avanti il ragionamento.

Prosegue narrandomi la loro vita nei campi-tenda, gli ostacoli con cui ogni giorno hanno a che fare gli anziani come lui e il modo in cui sono soliti passare il tempo. Mi dice che questi campi sono belli soltanto da fuori, quando si vedono nelle fotografie o nei servizi dei vari TG. Dentro sono un inferno.

La comprensione Solo ora capisco cosa vuole davvero dire con quelle affermazioni. Vuole colpevolizzare anche i mezzi di informazione di massa che, da sempre, fanno vedere quello che pare a loro. Scoprendo le cose “comode” e oscurando quelle “scomode”. Secondo lui, l’unico modo per scoprire la verità è andare sul posto. Anche su questo ha ragione. Io ne sono testimone.

Finalmente, tra discussioni e racconti, arriva la sera. Sono stanchissimo. Il mio cervello ha bisogno di un po’ di riposo. Dopo aver salutato e ringraziato molte delle persone presenti nel campo, mi sposto all’hotel in cui alloggio.

Era ed è tuttora un albergo tipico della zona. Uno di quelli con i muri totalmente bianchi a causa della calce. Un edificio che alla sola vista fa dimenticare la realtà conosciuta precedentemente. Ma non nel mio caso. Io sono frastornato e arrabbiato.

All’entrata noto un gruppo di turisti italiani che ridono e scherzano guardando le fotografie fatte. Penso che quelle persone non abbiano ben chiaro il concetto che sta alla base del viaggiare. Fare turismo non è soltanto fare foto e video, ma, secondo me, consiste nell’andare a conoscere le realtà del nostro Paese. Conoscere le persone che lo abitano.

È necessario che i cittadini comincino a uscire dagli schemi  se si vuole veramente avere una conoscenza a tutto tondo e essere consapevoli delle condizioni in cui versa il nostro bel Paese.

Io, per esempio, turismo l’ho fatto veramente.

Non ho solo visto luoghi da cartolina, ma ho anche conosciuto storie da film di persone vere. Storie strappalacrime ma narrate da persone che le hanno vissute davvero. Ho visto scenari che, alla mia età, per molti, è meglio non vedere. Ma sono felicissimo così. Ho conosciuto un’altra realtà che prima non pensavo nemmeno esistesse.

Terminato il mio pensiero, su una panchina davanti al residence in cui alloggio, mi reco in camera per riposare. Mi sdraio sul letto; ma non riesco a dormire. Ho bisogno di sfogarmi.

Inizio a scrivere. Un’esperienza bella e vera.

Federico Martini, 2 A Ls

 

 

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Ernest Simoni, in carcere per e con Fede

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Ernest Simoni, in carcere per e con Fede

Don Ernest è stato arrestato nel 1963: 28 anni di carcere duro e lavori forzati. Nel 2014 il Papa lo incontra e nel 2016 lo fa cardinale. Incontrare il cardinale Ernest Simoni, 88 anni, l’unico sacerdote ancora vivente che sia sopravvissuto ai lager dell’Albania comunista e dunque testimone della persecuzione del regime di Enver Hoxha, è una grazia. Don Ernest è un martire vivente, accusato di propaganda della fede contro il popolo e le autorità comuniste. La sua vita ha qualcosa di straordinario.

Don Ernest, cosa vuol dire essere cardinale, per lei, dopo 28 anni di carcere e una vita da sacerdote?

Sono stato ordinato nel 1963 quindi ho quasi 60 anni di sacerdozio. La nomina a cardinale è stata una notizia improvvisa, appresa seguendo l’Angelus del Papa mentre ero a Pistoia. Poco tempo prima ero stato ospite a Assisi alla Giornata Mondiale di preghiera per la Pace, a cui ha partecipato papa Francesco. In quell’occasione, mi hanno offerto a pranzo un posto preciso in una sala di 1000 persone. Dietro di me c’erano ambasciatori, cardinali, prelati. Quando è arrivato il Papa ho capito che si sarebbe seduto accanto a me con alla sua destra il Patriarca ecumenico ortodosso Bartolomeo. Ma la ragione vera di così tanto onore l’ho scoperta solo quando ho appreso della nomina a cardinale, poco tempo dopo.

In quel carcere le fu possibile amare i propri nemici?

Gesù ci ha detto “come hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. Cristo è con tutti coloro che credono, lo amano, lo seguono, si mortificano per Lui. Noi dobbiamo amare i nemici, questo ci chiede Cristo. Io penso spesso di essermi salvato dalla condanna a morte proprio per questa ragione, per aver amato i nemici.

Padre Ernest, come viveva la fede durante la detenzione?

Ai lavori forzati, sia in miniera sia nelle fogne, pregavo ogni giorno. Gesù era vivo con me, con gli altri detenuti, dove ci trovavamo, nelle opere con cui gli rendevamo testimonianza. Si recitava il rosario tre volte al giorno per salvare noi stessi e l’umanità con noi, mortificandoci. “Con la penitenza è la preghiera potette godere la pace”, ha detto la Vergine Maria a Fatima: noi in carcere abbiamo sperimentato uno stato di pace. Ma questo vale anche oggi: pregare la Madonna per salvare ogni uomo.

Negli anni del lager come ha vissuto il ministero di prete?

Il Signore mi ha aiutato a celebrare la messa in latino. Spremevo l’uva in un bicchiere e potevo cuocere un po’ di pane nei piccolissimi fornelli che avevamo nel campo. Piangevo io e piangevano quelli che partecipavano alla Messa. Anche i detenuti mussulmani.

C’erano dunque anche musulmani nel campo con lei?

C’erano professori che erano stati arrestati. Piangevano e mi aiutavano a celebrare, portandomi l’uva. Credevano in Dio, secondo la loro religione. In quegli anni ho pure confessato, mi sono impegnato per riconciliare e per aiutare spiritualmente le persone, perché si vivevano momenti molto difficili. Anche davanti alla morte. In quelle miniere di pietre e di rame, ai lavori forzati, eravamo in 600: bastava la caduta di qualche masso e ci sarebbero stati dei morti. Inoltre le condizioni di vita erano estreme. Alla fine siamo usciti tutti sani e salvi. Abbiamo bevuto acqua piena di solfati, proveniente dai campi limitrofi, eppure a nessuno di noi è accaduto qualcosa. Eravamo protetti da Cristo. I guardiani non volevano avvelenarci, ma le miniere erano pericolose, sorgevano in una zona malsana, c’erano vapori che uscivano dai tunnel. Erano veleni che respiravamo, eppure siamo usciti tutti vivi da lì. Il Signore ci ha protetti.

Dopo 18 anni è uscito per un breve periodo. E poi?

Dopo 18 anni sono stato liberato, ma ricondannato di nuovo perché mi consideravano “nemico giurato”. “Ti impiccheremo se celebrerai messa o farai altre attività con i cattolici”, mi dissero. Ma quando fui condannato a lavorare nelle fogne e nei canali, di notte mi misi a disposizione per svolgere diversi servizi. Celebravo nelle fogne, ho confessato e ho distribuito la comunione, una volta ho celebrato una messa con 180 persone. Se il partito comunista l’avesse saputo mi avrebbe fatto impiccare

Poi è arrivato il 1991 con la libertà di culto. Come ha vissuto l’evento?

Nei giorni precedenti fui chiamato dalla polizia segreta. Rimasi per 5 ore, la mia famiglia temeva che mi avessero arrestato ancora. Poi mi venne comunicato dal comandante che si volevano aprire le chiese e che i poliziotti si sarebbero messi a disposizione per garantire la libertà di culto. Per me fu un miracolo! Mi chiesero di firmare un documento per questo, ma io dissi che ero un semplice prete, dovevano rivolgersi al Vaticano per un accordo ufficiale.

Lei voleva l’ufficialità, senza il Papa non c’è Chiesa…

Infatti ho fatto così e il 4 novembre 1991, nell’ufficialità confermata dalla Santa Sede, si poterono riaprire le chiese: venne la polizia a proteggere i fedeli, nel caso ci fossero state delle intemperanze, ma non ci fu bisogno. Fu un miracolo: pensate che da noi bastava semplicemente fare il segno della croce per ricevere una pena di 10 anni di carcere!

E dopo cosa avvenne in Albania?

Celebravo le messe in campagna e nei villaggi. Andai in udienza dal Santo Padre Giovanni Paolo II. Lì ricevetti il permesso di celebrare fino a cinque messe al giorno viste le necessità della gente. Ma spesso ne celebravo anche sette. Il popolo correva per incontrare i sacerdoti, la gente era assetata di Dio.

Guido Junior Maria Pedone, 3 B Ls

 

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Giornalismo: mai omertà, sempre verità

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Giornalismo: mai omertà, sempre verità

Le premiazioni per il Corriere a Chianciano con Alboscuole e a Cesena con l’Ordine Nazionale dei Giornalisti italiani L’incontro con i professionisti Federica Angeli e Paolo Borrometi, da tempo sotto scorta per il loro lavoro d’inchiesta

L’attesa è stata lunga e molto stressante, tuttavia il giorno tanto desiderato dal “Corriere dell’Aeronautico” è finalmente arrivato. Gli scorsi 11 e 12 aprile, infatti, una rappresentanza del nostro giornalino si è recata a Cesena per ritirare il  premio per la vittoria del concorso Fare il Giornale nelle Scuole indetto dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e promosso dal Ministero dell’Istruzione.

Proprio negli stessi giorni – uno scherzetto del destino – avremmo dovuto anche ritirare in realtà un altro premio: il nostro giornale, infatti, per il secondo anno consecutivo ha vinto anche il premio nazionale Giornalista per 1 giorno indetto dall’Associazione nazionale Giornalismo Scolastico (Alboscuole) a Chianciano Segue dalla prima

Terme: una soddisfazione in più, ma che ha costretto a fare una scelta tra le due cerimonie di premiazione.

Alla fine la scelta è caduta su Cesena. La cerimonia di premiazione lì si è tenuta nel palazzetto dello sport, e non sono mancati gli interventi di illustri personaggi come il sindaco Paolo Lucchi e il presidente facente funzioni dell’Ordine dei giornalisti Santino Franchina. Costoro hanno voluto soffermarsi non solo sull’importanza della divulgazione di notizie in quanto strumento capace di promuovere con efficacia la libera espressione di idee e pensieri, ma anche “sul fascino e sulle difficoltà della professione giornalistica”.

Anche il ministro dell’istruzione Valeria Fedeli sarebbe dovuta essere presente alla manifestazione, ma un improvviso impegno politico non le ha permesso di allontanarsi da Roma: ha quindi fatto pervenire un suo messaggio di saluto e augurio a tutti concorrenti.

Al concorso hanno partecipato oltre 1000 giornalini, tuttavia a Cesena sono state premiate solo 75 testate, 25 per ogni ordine di scuola; una grande soddisfazione quindi per il nostro trimestrale. A tutti sono stati consegnati un attestato di merito e una medaglia, simbolo di un successo che è stato frutto di tanta dedizione, di tanta passione e, ovviamente, anche di un pizzico di fantasia.

Un grazie particolare va al prof. Tiziano Tista che da anni stimola i giornalisti del “Corriere dell’Aeronautico” a dare il meglio di sé, favorendo l’espressione delle loro potenzialità.

Dopo la cerimonia l’Ordine ha offerto una cena deliziosa a base di lasagne e fuselli di pollo nel piccolo ma grazioso Teatro Verdi, opera di fine Ottocento recentemente restaurata dall’architetto Sanzio Castagnoli.

Il giorno successivo, inoltre, il teatro è stato anche sede di un forum interessante. Il momento di confronto, moderato dalla giornalista RAI Maria Pia Farinella, ha visto intervenire Federica Angeli e Paolo Borrometi, entrambi giornalisti sotto scorta da anni per le loro inchieste sulla criminalità organizzata.

La prima è stata minacciata dai clan della costa laziale per i suoi articoli relativi alla presenza della malavita nella gestione degli impianti balneari. Il secondo, invece, è sotto protezione da due anni e mezzo a seguito di un tentativo d’incendio della sua abitazione; Borrometi ha dato inizio a un’inchiesta sul nesso tra la mafia e i centri commerciali siciliani.

Ambedue hanno ribadito la necessità di non piegarsi all’omertà e di “alzare la voce” affinché l’Italia possa sperare in un futuro caratterizzato dalla correttezza e dalla libera espressione.

Dopo un rapido pranzo in un tipico ristorante del centro, la giornata è proseguita con la visita guidata alla Biblioteca Malatestiana,  una delle poche biblioteche orizzontali ancora esistenti al mondo; i lavori di teologia e di natura scientifica che conserva al suo interno hanno un’importanza tale che dal 2005 è riconosciuta come patrimonio mondiale dell’Unesco.

La gita, infine, si è conclusa con il viaggio di ritorno in treno, sul quale abbiamo avuto la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con Diego Abatantuono, rinomato attore italiano.

Non c’era miglior modo possibile per terminare una due giorni lontana da Bergamo che non solo ha visto il nostro giornalino trionfare sul piano nazionale, ma ci ha anche permesso di interiorizzare nuovi valori e nuove nozioni che non vediamo l’ora di esprimere nei prossimi articoli.

Lorenzo Leoni, 5 A Ls

 

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Agnes, sogno della vita: fino alla fine

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Agnes, sogno della vita: fino alla fine

Non la vedo più. Probabilmente ha girato l’angolo per vedere il suo amico con il quale gioca sempre un po’ fino a quando non la chiamo.

Allora io fischio, un suono netto, uniforme, breve ma al contempo pieno di autorità, e Agnes torna scodinzolando allegramente. In ogni via saluto qualcuno: facce note ormai da anni e facce sbiadite dall’età che avanza e dalla vista che non le sta più dietro.

Vedo al bar il solito Gigino che, nonostante fosse mattina, già aveva una discreta serie di calici vuoti in fronte a sé. Proseguo e in lontananza sento le urla amichevoli del fruttivendolo che tenta in ogni modo a vendere le sue squisite pesche.

Ogni giorno mi aspetto di incontrare Giacomo seduto a giocare a carte al bar “All’angolo” che mi invita per una partita come faceva sempre, ma ogni volta una cupa verità mi sovrasta: ormai non è più con noi. E passo oltre.

Incontro anche persone nuove che saluto cordialmente con un mezzo inchino nonostante la mia schiena dolorante e tutta ingobbita si lamenti a ogni sforzo.

Intravedo la mia destinazione: più passano gli anni più la fatica aumenta, ma a questo ormai ci sono abituato da tempo. Mi siedo e come al solito Agnes si sdraia stanca al mio fianco. Tiro fuori la mia canna da pesca, ormai un pezzo di antiquariato, e getto la lenza nel laghetto, se così si può ancora chiamare.

Ho deciso di insegnare ad Agnes a pescare e ogni tanto le parlo anche per molto tempo spiegandole ogni singolo trucchetto, ma lei mi sorride con la lingua di fuori e lo sguardo divertito a tutti quegli strani gesti.

Quel giorno però è diverso. Il cielo è coperto, ma non da nuvole: è come se ci sia uno strato di fumo che arresta il mio sguardo volto all’insù. Il laghetto è grigio e torbido. La sua superficie è mossa da un leggera brezza abbastanza fredda da farmi rabbrividire. Sento che qualcosa è cambiato o sta per cambiare.

Passano le ore e la pesca è molto scarsa. Alle mie spalle sento passi sulla ghiaia: sono passi delicati e lenti quasi come se stessero scandendo i secondi di un vecchio orologio ormai quasi del tutto scarico. Mi volto. Vedo una figura alta e sottile vestita tutta di nero.

Cado come in un sonno profondo, un sonno che non avevo mai provato prima. A un tratto mi sveglio e vedo Agnes che mi lecca tutta la faccia. Faccio per scansarla ma non riesco, è come se non riuscissi a toccarla. Allora mi alzo in piedi e mi guardo intorno: tutto mi sembrava normale ma io mi sentivo diverso, più leggero.

Al centro del laghetto vedo una scala bianca come le nuvole, sorretta da nessun tipo di appoggio. Incuriosito mi avvicino e salgo. In cima alla scala la vista mi si appanna e tutto diventa nero.

Riapro gli occhi.

Mi trovo nel mio paesino, sulla strada che percorro ogni mattina. Non è come tutti i giorni però. Tutto è sbiadito come consumato.

Non c’è nemmeno Agnes. Proseguo. Giro l’angolo, ma nessuno mi saluta. Continuo.

Porgo l’orecchio ma non sento nulla. Percorro la via e vedo l’insegna del bar “All’angolo”. Sento alcuni rumori, i primi finora.

Passo oltre, ma vengo fermato da una voce. Una voce vecchia e rauca, una voce amica che mi dice: “Alberto, una partita?”. Come in trance mi siedo e metto a fuoco. “Dai Alberto, tocca a te”.

A quel punto il paesaggio cambia. Tutto intorno a noi scorre come un treno che non si ferma alla stazione. Di colpo ci fermiamo. Siamo tornati sopra il lago, in cima a quella scala fluttuate. Mi alzo.

Vedo sulla riva una figura sdraiata con un bastone, probabilmente. Mi avvicino.

È Agnes con in bocca una canna da pesca. Mi giro e guardo Giacomo negli occhi. Lui mi annuisce accennando un mezzo sorriso e scompare all’orizzonte. Vedo ancora quella strana figura che mi spiega. Ora capisco.

“Il ciclo si è concluso. La mia vita è finita”, penso. Poi guardo Agnes e lei guarda il cielo come se riuscisse a vedermi. “Spero di averti insegnato abbastanza”, dice la mia mente. E lei abbassa lo sguardo.

Ludovico Zaccaria, 4 A Ls

 

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Libertà, bene così delicato e difficile

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Libertà, bene così delicato e difficile

Il concetto di libertà è molto soggettivo. Una semplice parola che, in realtà, ha un grandissimo valore. Per alcuni significa poter fare tutto ciò che si vuole,  riuscire a raggiungere i propri obiettivi, non curarsi del giudizio degli altri, mentre per altri significa anche solo poter vedere il cielo o i propri cari.

Libertà è stare bene con sé stessi ma soprattutto rispettare gli altri; questa è la base di tutto. Libertà e rispetto sono i due valori fondamentali per vivere serenamente con gli altri e con sé stessi.  Se si limita la libertà degli altri, automaticamente manca il rispetto e, viceversa, se manca il rispetto la libertà viene limitata. È un circolo vizioso. È nota a tutti la condizione di vita di moltissime persone a cui la libertà è stata sottratta da uomini prepotenti e avidi. Questi ultimi a loro volta sono però schiavi di qualcuno, o meglio, qualcosa: il denaro.

Uomini accecati dalla sete di soldi e potere che si insidia nell’animo e lo rende malvagio. Per queste persone vittime dei soprusi altrui la libertà può essere anche solo poter vedere un filo di luce filtrare da un foro in un muro.

La libertà però non riguarda solo un ambito fisico, ma anche psicologico. A tutti sarà capitato almeno una volta nella vita di osservare gli uccelli librarsi nell’aria e desiderare di poter volare lontano da una quotidianità che ci sta stretta, che ci limita.

La libertà non è misurabile. Per alcuni basta poco per sentirsi liberi, ad altri non basta mai. Ciò la rende un sentimento intrinseco nell’anima dell’uomo, che ci viene trasmesso in varia misura sin da piccoli e che cresce o diminuisce in base alla vita che ci si trova a dover condurre. Tuttavia, anche se si dice che siamo noi gli artefici del nostro futuro, credo che spesso ci troviamo in una vita che non vorremmo e da cui è molto difficile (se non quasi impossibile) uscire.

Francesca Ferraro, 2 B Ls

 

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Se sparisse Wiki? Analisi di un mondo

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Se sparisse Wiki? Analisi di un mondo

È finito il mondo! Peggio: è scomparsa Wikipedia. La notizia non ha nessun briciolo di verità. Ma prima o poi potrebbe succedere e cosa accadrebbe se sparisse la più grande enciclopedia online?

Per la prima volta nel 2011, per una protesta di legge sulle intercettazioni, la versione italiana si è auto censurata provocando il terrore di molti studenti italiani. La legge è stata poi  “ammorbidita”, e il sito ha continuato a sfornare voci.

Grazie ai suoi 20 milioni di articoli scritti in 282 lingue diverse, Wikipedia rappresenta l’enciclopedia “vivente” più fornita del globo. Chiunque, in ogni paese del mondo vi può accedere gratuitamente per consultare le sue informazioni aggiornate di continuo, quasi in tempo reale.

Si tratta di un prodotto open source, di un’enciclopedia liberamente modificabile. Ovviamente non tutti possono integrare voci esistenti o crearne di nuove: per farlo bisogna farsi conoscere e dimostrare di essere attendibili.

Ma non tutto è rosa e fiori. In molti possono mettere le mani nel manuale e modificarne il contenuto e, dunque, non sempre si riesce a controllare nel modo dovuto un flusso così intenso e variegato di informazioni. Il risultato è che tra le innumerevoli notizie veritiere se ne celano altre sbagliate.

Per moderare i danni, gli operatori  hanno introdotto regole precise, come l’indicazione delle fonti, oppure alcuni banner che avvertono della mancanza di collegamenti precisi o che indicano addirittura come quest’ultimi siano contraddittori. Ciononostante, queste avvertenze non bastano a convincere i tantissimi che visitano il sito. Esiste però una cura. Proviamo a far finta che Wikipedia non ci sia più.

Del resto mamma e papà non sono “nativi” del web, eppure se la cavavano bene. Come facevano?  Si recavano in biblioteca, che è un luogo di ritrovo: ognuno l’ha vissuta e utilizzata in maniera diversa, le sue stanze stracolme di libri hanno rappresentato per le generazioni passate un punto fermo per parecchi anni, dal liceo all’università. L’avvento di Internet e degli e-book le ha sottratto questo primato, anche se in molti ancora rimpiangono il silenzio interrotto dai bisbigli che si percepiva in ogni suo angolo, e quel senso di pace e serenità che dominava tra gli scaffali polverosi, ma ai quali si era comunque legati da un affetto difficile da descrivere.

Elvira Bellicini, 2 A Ls

 

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Droghe leggere: sempre dannose

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Droghe leggere: sempre dannose

Nel 2015 un gruppo di deputati ha proposto la legalizzazione della Cannabis. “Il parlamento ha due possibilità: rendersi ancora complice o assumersi finalmente la responsabilità di una discussione seria su una legge di buon senso come quella di legalizzare la Cannabis”, ha detto Riccardo Magi, di Radicali Italiani.

Buon senso? Gli effetti delle droghe, leggere o pesanti che siano, sono enormi, perché il sistema nervoso viene danneggiato.

Non è di buon senso, perché i giovani fanno già uso di tabacco e alcool: vogliamo davvero permettere a maggiorenni di coltivare piante di marijuana con a casa un bambino o un minorenne?

Il Colorado ha legalizzato la marijuana nel 2012: i ricoveri in ospedale di tossicodipendenti sono raddoppiati e il numero delle vittime è aumentato del 62 per cento.

Non è di buon senso perché non è vero che, come alcuni dicono, lo Stato ci guadagnerebbe. Basti pensare ai soldi per sorvegliarne produzione e  controllo, perché si aprirebbe un mercato nero destinato agli esclusi, i minorenni.

Non è di buon senso perché solo con questo proibizionismo i consumatori di marijuana sono diminuiti del 25 pe cento, e solo così continueranno a diminuire. Renderla più disponibile aumenterebbe il consumo, un ragionamento abbastanza lineare, direi.

Scopo ricreativo o no, la marijuana crea dipendenza e, a lungo andare, si possono salutare per sempre la concentrazione, la registrazione mentale e la memoria. Ma per i più ambiziosi si può anche arrivare al traguardo di allucinazioni, illusioni, perdita del senso dell’identità personale o autoriconoscimento.

Approvare tutto questo è una manovra di buon senso?

Lisa Merlo, 2 A Ls

 

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Contro gli stupefacenti si deve agire

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Contro gli stupefacenti si deve agire

L’ennesima tragedia che, poco tempo fa, ha colpito un’altra famiglia, questa volta genovese, costringe a  puntare ancora una volta i riflettori sul tema delle droghe tra i giovani. L’utilizzo delle droghe è in continuo aumento, questo è un dato di fatto. Sostanze come l’hashish sono considerate droghe leggere ma, riflettendo, c’è molta differenza tra hashish e cocaina?

Sono dell’idea che pur essendo una droga leggera alteri le condizioni psicofisiche di chi ne fa uso rendendo il soggetto un pericolo per se stesso e per gli altri, quindi sono d’accordo sul fatto che debba essere illegale.

Una persona che fa uso di droghe è una persona debole, insicura e che si affida a queste spesso perché incapace di superare problemi.

Tra i ragazzi queste sostanze sono molto diffuse e il numero di chi ne fa uso è sempre più in aumento, ma non ci chiediamo mai il perché? Forse siamo un Paese troppo ipocrita per preoccuparci di un problema così diffuso: dovremmo farci più caso, dare più importanza, ma fino a quando non succede qualcosa di grave gli italiani hanno il brutto “vizio” di non fare niente. Solo quando capitano le tragedie se ne sente parlare.

Ci sono molti spot pubblicitari contro il bullismo, ma per caso ne avete mai visto qualcuno contro l’uso di hashish, marijuana o altre droghe? No, eppure sono molti gli adolescenti che fumano marijuana, ci sono addirittura ragazzini che la provano la prima volta a soli 12 anni, credendosi grandi, più “fighi”, lo fanno per essere accettati nel gruppo credendo che fumare sia necessario ma non sanno, non capiscono ancora che è sbagliato, non lo capiscono perché nessuno glielo dice, perché i genitori di questi tempi educano male i figli.

Sono consapevole che sia complicato fare il genitore, ma penso che si lasci troppa libertà. Il problema è che i papà e le mamme di oggi danno per scontato spesse volte che i loro figli non facciano mai uso di sostanze del genere ed è sbagliato: mai essere troppo superficiali soprattutto quando si parla di droghe.

I ragazzi non hanno problemi a comprare hashish, è facilmente reperibile e costa poco. I genitori danno sempre soldi ai figli anche se sospettano di loro, forse perché non vogliono credere che il proprio figlio ne faccia uso. Bisogna cambiare e non è facile, lo so, ma dobbiamo almeno provarci: le generazioni di adesso sono il nostro futuro e non penso che vogliate porre il vostro futuro in mano a ragazzi così.

Sì, sono ancora giovani, c’è tempo di cambiare, ma bisogna iniziare a farglielo capire ora.

Personalmente ammiro la madre che ha denunciato il figlio: non tutte avrebbero il coraggio, anzi molte lo avrebbero difeso. Anche io non so se avrei avuto la forza di farlo, bisogna sicuramente ammirarla. Abbiamo bisogno di riflettere, facciamoci un esame di coscienza.

Raffaele Parola, 2 A Ls

 

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Corriere: un gioco che appassiona

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Corriere: un gioco che appassiona

Siamo giunti alla fine.

Oltre che alla fine di questo numero, alla fine delle edizioni di quest’anno e alla fine di quest’anno scolastico, io sono quasi giunta anche alla fine del mio percorso all’Aeronautico.

Fra poco più di un mese concluderò il mio viaggio in questa scuola, ma posso dire che un pezzo del mio cuore rimarrà sempre al Locatelli, ma non solo: un importante pezzo rimarrà anche al mio amato Corriere, che mi ha sempre accompagnata durante questi anni.

Ho iniziato a collaborare con il Corriere nell’ormai lontano 2013, nei panni di una piccola fotografa in erba: non ne volevo sapere di scrivere, mi vergognavo. L’anno successivo però il professor Tista ha iniziato a chiedermi di scrivere qualche articolo: all’inizio ero piuttosto titubante, ma alla fine ho accettato. Così ho iniziato a scrivere.

Passo dopo passo ho aumentato il numero di articoli, ho cominciato a dedicare sempre più tempo alle varie pagine, alle interviste, alle foto.. Era diventata una passione.

Con il tempo sono diventata caporedattrice e, nel 2016, il giornale ha ricevuto il primo riconoscimento a livello nazionale.

Alla luce di ciò invito tutti quanti a recarvi sul sito online del nostro Corriere e di cercare una delle prime edizioni pubblicate: pochissime pagine, grafica base, ma nonostante ciò c’era già un grandissimo impegno da parte dei redattori.

Ora confrontatelo con quello che avete qui, sottomano: venti pagine, numerosi collaboratori, grafica di ottimo livello e sempre un grande impegno.

E adesso, infine, recatevi presso la Segreteria del nostro Istituto: potrete notare i numerosi premi esposti vinti in soli due anni e uno dei quali assegnatoci proprio dall’Ordine Nazionale Dei Giornalisti.

Tutto questo per dirvi che il Corriere è  tra noi, è una realtà vivente, che io ho avuto il privilegio di veder crescere passo dopo passo. Non negate a voi stessi la stessa possibilità che ho avuto io: scrivete ragazzi, scrivete. Non ve ne pentirete.

E vi accorgerete di quanto ne sia valsa la pena quando un domani dovrete salire su un palco, proprio come ho fatto io insieme ad altri, e verrete premiati per tutto il lavoro svolto: sono soddisfazioni che vi rimarranno impresse a vita. Sono occasioni che vi permetteranno di imparare a mettervi in gioco, di abbattere i muri che ognuno si costruisce intorno senza un reale motivo. Occasioni che non dimenticherete mai, perché il Corriere farà sempre parte di voi.

Scrivere vi permetterà di viaggiare, facendo così nuove esperienze di gruppo che non dimenticherete facilmente. Provateci, vedrete che non potrete non darmi ragione.

Continuate questo percorso che io e gli altri vi lasciamo in eredità, perché finché qualcuno continuerà ad amarlo e a scrivere per lui, per il nostro Corriere, allora noi continueremo a vivere con tutti voi. Iniziate per gioco, finirete per passione. Ve lo garantisco.

Per concludere voglio fare un ringraziamento davvero sentito al carissimo prof Tiziano Tista, che durante questi anni si è armato di tanta pazienza per gestire questo grande e fantastico progetto e che continua a portarlo avanti nel migliore dei modi, perché il cuore del Corriere è proprio lui. Lo ringrazio soprattutto per avermi fatto scoprire il fantastico mondo della scrittura e per avermi dato la possibilità di crescere insieme al Corriere in questi cinque anni.

Quindi grazie di cuore Aeronautico, grazie preside Di Giminiani, grazie Corriere e grazie prof Tista: rimarrete sempre tutti quanti nel mio cuore.

Un abbraccio,

Ortensia Delia, 5 A Ls

 

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Le staminali, le più utili per curare

Posted by admin On Giugno - 17 - 2017 Commenti disabilitati su Le staminali, le più utili per curare

Le cellule staminali sono alcune tra le cellule più utili per l’organismo e anche per la cura di malattie degenerative tramite un particolare processo chiamato differenziamento cellulare.

Queste cellule, grazie alla loro particolare capacità, vengono studiate da parte di molti ricercatori, posso essere estratte da diversi liquidi e tessuti del nostro corpo, come per esempio midollo osseo, cordone ombelicale, placenta e perfino dal sangue.

I genitori decidono di donare questo sangue perché può essere indispensabile per la cura di alcune gravi patologie genetiche oppure per conservarlo al fine di poter essere donato in caso di necessità a un bambino malato.

Dopo questa estrazione le cellule vengono conservate in banche situate in strutture pubbliche: dato che non tutti gli ospedali italiani hanno una loro struttura di conservazione dedicata a queste cellule, fungono semplicemente da centri di raccolta, che poi spediranno il materiale alle strutture attrezzate.

In Italia, attualmente, in base al decreto ministeriale del 18 novembre 2009 è invece vietata la conservazione di sangue estratto dal cordone ombelicale presso strutture o organizzazioni private.

All’estero, diversamente che in Italia, il cordone può anche essere conservato in banche private: lì viene mantenuto sotto il nome del bambino, e non anonimamente come in Italia. Questo cordone quindi è di sua proprietà e potrà essere scongelato in caso servisse allo stesso bambino o a un suo familiare compatibile.

Marcello Colombi, 3 A Ls

 

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