Sunday, November 2, 2025

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Polarstern, expedición en la región ártica

Posted by admin On Agosto - 22 - 2020 Commenti disabilitati su Polarstern, expedición en la región ártica

La expedición MOSAIC es una misión que debería durar alrededor de un año en la región ártica. Este investigación partió el 20 de septiembre 2019 y es la primera vez que un barco rompehielos va al polo norte por un año entero, incluida la noche polar que dura casi medio año.

Por sus desafíos logísticos, su número de participantes y su presupuesto, la misión MOSAIC es la más grande e importante expedición de la historia. No es una idea nueva dado que ya en el siglo XIX un grupo de investigadores noruegos intentó de dejarse llevar con su barco dal movimiento de los hielos hasta el polo norte. Durante el viaje el barco que partió en el 2019, llamado Polarstern, va a ser surtido por otros rompehielos de diferentes estados que han decidido de participar a este expedición cómo Rusia, Suecia y China. Se esperan también soportes aéreos.

Se establecerá por lo tanto un campo de investigación alrededor del barco en el hielo. Otro barco irà a poner diferentes estaciones de búsqueda en el hielo con una distancia máxima de 50km dal barco Polarstern.

Los investigadores pueden utilizar instrumentos autónomos y controlados a distancia. Tratarán la búsqueda hasta 600 personas qué tienen como objetivos principales estudiar los procesos complejos climáticos poco conocidos en el artico central, mejorar la representación gráfica de estos procesos y contribuir a pronósticos climáticos más fiables. La expedición tendrá un coste de 140 millones de euros.

Stefano Macchia, 4 A Scientifico

 

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Eminem, da una pessima vita al successo

Posted by admin On Agosto - 22 - 2020 Commenti disabilitati su Eminem, da una pessima vita al successo

È il 17 gennaio 2020: su Spotify appare un nuovo album di Eminem, pubblicato a mezzanotte senza alcun preavviso. È il suo undicesimo album e si compone di 20 tracce, di cui tre di solo parlato: Music to Be Murdered By.

Questo album rappresenta il rapper di Detroit in tutte le sue facce: la maggior parte è composta dal rap che lo ha reso famoso, quello “senza peli sulla lingua” che il cantante ha attribuito al suo alter ego Slim Shady, affiancato in minima parte da musica più soft, un rap più tranquillo che l’artista ha iniziato a performare specialmente nella seconda metà della sua carriera.

Dopo undici album, all’età di 47 anni, Eminem è uno dei nomi principali del panorama underground mondiale, vantando un Premio Oscar e ben 14 Grammy (uno dei premi musicali più ambiti negli Stati Uniti).

Figlio di due musicisti rock, Marshall Mathers (il suo vero nome) inizia la sua carriera negli anni ’90 con la pubblicazione dell’album Infinite, che non riscuote un gran successo. Dopo esser stato lasciato dalla propria fidanzata, che gli impedisce di vedere la figlia, tenta il suicidio a causa del fallimento musicale.

Arriva la svolta: il rapper e produttore discografico Dr. Dre trova una demo di Marshall, lo chiama nella sua etichetta e nei primi mesi del 1999 esce quello che si può considerare il primo album di Eminem, The Slim Shady LP, dove la sua anima più cupa viene esposta: il disco vende oltre 480.000 copie. Nel giugno dello stesso anno si sposa con Kim, la ragazza che lo aveva lasciato dopo i fallimenti musicali.

Con il denaro guadagnato con le vendite del primo album, l’artista decide di fondare la propria etichetta discografica, la Shady Records, con il proprio amico e manager Paul Rosenberg: non riscuoterà però molto successo, subendo un forte declino nel 2004.

Nel 2000 pubblica il suo secondo album, The Marshall Mather LP: questo disco è ad oggi il suo maggior successo con circa 35 milioni di copie vendute in tutto il mondo.

Nello stesso anno viene però processato per aver minacciato il manager di un rivale con una 9mm scarica. Inoltre viene denunciato per diffamazione dalla madre. Paga centomila dollari per le minacce e ben 25 milioni di dollari per la controversia con la madre. Per il primo reato gli vengono poi imposti 2 anni di libertà vigilata.

Dopo aver pubblicato nel 2002 il suo terzo album, The Eminem Show, recita nello stesso anno nel ruolo di protagonista nel film 8 mile, ispirato alla sua storia. Nel film era presente la canzone Lose Yourself, che viene premiata nel 2003 con un Premio Oscar come “Miglior Canzone Originale”.

Nel 2005 la sua dipendenza da calmanti peggiora: in seguito a problemi causati dall’eccessivo utilizzo di Zolpidem deve cancellare una data Europea per entrare in un centro di riabilitazione, smentendo però il suo ritiro. Abbandonerà ufficialmente le droghe nel 2010, fatto di cui parla nella canzone Not Afraid.

Album dopo album, Eminem sa confermarsi come uno dei rapper più influenti della scena mondiale conquistando anche un record nel 2014 con il suo singolo Rap God, entrato nei Guinness dei Primari con il maggior numero di parole pronunciate in un brano (1560 parole in 6 minuti e 4 secondi, con una media poco superiore alle quattro parole al secondo).

Con il suo nono album, Marshall sembra ormai finito: l’età sembra averlo addolcito e la critica non si è fatta problemi nell’affermare che avrebbe dovuto ritirarsi. In risposta alla critica Eminem pubblica a sorpresa nell’agosto 2018 Kamikaze, nel quale fa numerosi dissing ad alcuni colleghi della scena americana: spicca quello con il talentoso Machine Gun Kelly, il quale risponde pubblicando tre giorni dopo il singolo Rap Devil, allusione allo scontro tra Dio e diavolo e dunque in riferimento alla canzone Rap God; esattamente undici giorni dopo la risposta del collega, Eminem pubblica il singolo Killshot, con il quale risponde a Kelly e chiude il dissing. Con il suo decimo album e il singolo uscito due settimane dopo, Eminem ci ha fatto capire come per lui l’età sia solo un numero e che ha ancora molto da poter dare e da dire nelle sue canzoni, dimostrandocelo ancora nell’album Music to Be Murdered By.

Un artista, un musicista, un cantante, un uomo: Eminem è l’esempio lampante di chi ce l’ha fatta: cresciuto tra roulotte e case malmesse, bullizzato a scuola, abbandonato dal padre e costretto a fare più lavori per mantenere moglie e figlia prima del proprio successo; un esempio da seguire non solo per la sua musica, ma per come è riuscito a trasformare una pessima vita in successo.

Alessandro Donina, 4 A Scientifico

 

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Gli anime, un mondo tutto da scoprire

Posted by admin On Agosto - 22 - 2020 Commenti disabilitati su Gli anime, un mondo tutto da scoprire

I giapponesi hanno un modo di pensare e fare diverso dagli occidentali, il che è estremizzato negli anime, i cartoni animati giapponesi. Potete infatti spiegarmi come sia possibile che un ragazzo e una ragazza si scontrino, casualmente, a scuola e, casualmente, si innamorino l’un l’altro?  Nella realtà è improbabile sia così semplice. E cadere da un palazzo di 6 piani e rimanere illesi? Quando io cado mi riempio di lividi, mi sbuccio le ginocchia e i gomiti e, come se non bastasse, se qualcuno cerca di aiutarmi cadiamo entrambi goffamente.

Negli anime quando si cade si viene regolarmente salvati dal personaggio di turno, che possiede riflessi da gazzella e diventa l’eroe della situazione, riuscendo inoltre a trasformare quei pochi attimi in interminabili minuti di riflessione.

Cosa che non succede solo in questo tipo di situazioni, ma anche negli anime sportivi: oltre a usare poteri magici ed effetti speciali, prima di colpire la palla o fare una qualsiasi azione, restano minuti fermi in aria a riflettere sul da farsi e questi discorsi spesso occupano più della metà dell’episodio, tralasciando le vere azioni; quasi sempre infatti si lasciano da parte certi aspetti per velocizzare la trama: ad esempio studio e compiti sembrano inesistenti. I personaggi vanno in giro tutto il pomeriggio e non capisco proprio dove lo trovino il tempo per fare i compiti; danno l’impressione di essere in grado solo di mangiare e vagabondare.

Questi eventi possono sembrare inverosimili, ma quello che sembra essere tralasciato di più è la morte; non è normale che qualcuno riesca a sopravvivere a una miriade di disgrazie. Il meccanismo funziona tendenzialmente così: il protagonista non muore mai e a questo scopo si è disposti anche a sacrificare qualche personaggio di minore importanza, come i genitori o una persona cara, in modo da far provare qualcosa di nuovo al nostro protagonista, che non sia solo gioia o rabbia.

La surrealtà di certe azioni ed eventi può essere utile a rendere più dinamica e piacevole la storia: per me tutto quello che è diverso dalla normalità è utile per far diventare la storia, da piatta e noiosa, a qualcosa di interessante per riuscire a uscire dalla nostra realtà di tutti i giorni.

Arianna Astudillo, 1 A Scientifico

 

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“Ci vediamo quando meno te lo aspetti”

Posted by admin On Agosto - 22 - 2020 Commenti disabilitati su “Ci vediamo quando meno te lo aspetti”

Gue Pequeño, il rapper trentanovenne originario di Milano, è sempre stato attivo sui social, in particolare su Instagram e Twitter, dove spesso e volentieri dà spettacolo ma dove non ha più lasciato alcuna traccia da diversi giorni. Il suo ultimo post su Instagram è datato 24 dicembre, non solo vigilia di Natale ma anche del suo compleanno.

Nei giorni seguenti all’uscita dell’album del collega Marracash in cui è presente un loro featuring, Qualcosa in cui credere, Gue Pequeño si è fatto vedere sui social con diversi post e numerose Instagram stories.

Il giorno del suo compleanno scrive ironicamente una “lettera” a Babbo Natale in cui critica molto probabilmente i giovani della scena, dicendo di non aver bisogno di fare il personaggio come certi artisti perché lui come persona, il suo rap e la sua vita sono già un film. Non risparmia nemmeno critiche a coloro che acquistano stream, che fanno strategie di marketing curandosi più dei social che della loro musica; critica persino quelli che indossano gioielli falsi e skinny jeans con i risvoltini, individui che come sapranno i suoi fan detesta, tanto da dedicare loro una barra in un pezzo prodotto da Night Skinny intitolato “Mattoni”: “diffido da una t***a che fuma sighe sottili e da un uomo che porta i pantaloni coi risvoltini”.

Dopo aver preso parte al concerto di Capodanno ad Agrigento dell’artista non si è più saputo nulla. Sono stati rimossi dal suo profilo tutti i post, lasciando solo i 10 più significativi dal 2018: il post in cui annuncia ufficialmente  di essere entrato a far parte della famiglia BHMG, quello con la copertina del suo album Sinatra, quello che ne annuncia l’uscita, una cena con amici e colleghi, uno a San Remo con Mahmood, un altro per congratularsi con lui della vittoria al Festival, quello in cui sottolinea che Sinatra è il suo sesto album solista certificato platino da FIMI Italia, uno dedicato al super concerto del Mediolanum Forum di Assago, quello del concerto tenutosi in Piazza Duomo a Milano con Radio Italia e per finire il post di Natale. A dicembre si spostava tra Miami e Milano, alcune voci dicono che in questo momento possa trovarsi nella Repubblica Dominicana, ma che sia vero o no è praticamente certo che dietro a questa sua scomparsa ci sia l’uscita del suo nuovo progetto, come preannunciato nella “lettera” dedicata a Babbo Natale, dove scrive che lo avremmo rivisto nel 2020 quando meno ce lo saremmo aspettati, firmando solamente G.

Stefano Macchia, 4 A Scientifico

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Intervista (semiseria) con Bart il leone

Posted by admin On Agosto - 22 - 2020 Commenti disabilitati su Intervista (semiseria) con Bart il leone

È l’animale più coraggioso del mondo. Forse il più temuto. Sicuramente il più invidiato. Quanti, almeno una volta nella vita, non hanno sognato di essere come lui? Grosso, veloce, feroce. Ma è davvero così?  Scopriamolo insieme, in questa mia “intervista” al re della Savana: il leone.

Salve, signor Bart (così ha detto di chiamarsi). Come sta? Sa, mi sento un po’ a disagio perché non ho mai affrontato un’intervista così. Le è sembrata strana la mia chiamata?

Ad essere sincero non molto. Mi sono stupito di più del modo in cui mi ha contattato, che della chiamata. Era ora, ormai, che voi umani vi svegliaste.

Mi scusi, ci svegliassimo per cosa?

Su, è così ovvio. È riuscita a scoprire come contattarmi e non capisce che il tempo degli umani sta finendo.

Che intende? L’inquinamento globale? Ha ragione, sa? Tra pochi anni l’umanità non esisterà più, solo plastica e immondizia

Ma cosa sta dicendo? Non so cosa sia questo inquinamento. Piuttosto credo che l’era dell’uomo sia finita e che stia iniziando quella dei leoni. Non crede pure lei?

Non ne avevo mai sentito parlare. Mi illumini, la prego.

Deve sapere che negli ultimi anni molti leoni stanno scomparendo.

Lo so, lo so. Colpa dei cacciatori.

Ma che dice? Quante frottole. Ma d’altronde, che mi devo aspettare, lei è un’umana. I componenti del branco che spariscono, non sono catturati dai cacciatori. Quelli non saprebbero nemmeno entrare nella Savana senza essere sbranati da gazzelle o iene.

Vedo che ha davvero poca stima nei confronti della razza umana.

Vuole per caso dirmi che dovrei cambiare opinione su di voi? Vuole per caso dirmi che siete la massima evoluzione della specie animale? Vuole per caso dirmi che l’uomo è l’essere più intelligente su questo pianeta?

Sta dicendo che non è così?

Sa, pensavo di aver trovato un’esemplare della specie umana che fosse migliore delle altre. Ma a quanto pare sbagliavo. Penso sia ora di andare (si alza, scompiglia la criniera e si volta).

La prego, non se ne vada. Posso dimostrarle che sono diversa?

Le concedo un’ultima possibilità. Al prossimo errore me ne andrò e non ci sarà modo di farmi tornare.

Mi diceva, i leoni che spariscono..

Vede, quei leoni che stanno scomparendo, che negli ultimi anni sono aumentati drasticamente, si riuniscono in segreto per formare un esercito.

Mi scusi, penso mi sia sfuggito un passaggio. Se stanno formando un esercito segreto, come fa a saperlo?

Vedo che mi ascolta attentamente. Con questa domanda si è riguadagnata la mia fiducia. Vede, la Savana è una grande famiglia. Quando succede qualcosa, prima o poi lo vengono a sapere tutti. Un amico l’ha scoperto, l’ha detto a me e io l’ho detto a lei. Adesso, però, devo chiederle assoluta discrezione. Come le ho detto è un segreto.

Ma lo sa, vero, che siamo nel mezzo di un’intervista?

Certo che lo so. Mi crede stupido?

Assolutamente no. Voglio semplicemente farle capire che quello che mi sta dicendo diventerà un articolo che apparirà su una testata giornalistica. Molta gente leggerà questo scritto. Acconsente?

Certamente. Come potrei non acconsentire? Come potrei rifiutare l’offerta di essere in prima pagina a quella cosa, uhm, come ha detto che si chiama?

Giornale, signor Bart.

Certo, appunto, non vedo l’ora.

Scusi l’invadenza, ma sono curiosa. Un esercito con quale scopo?

Signorina però così non va. Mi chiede un esercito per cosa? Suvvia, è chiaro. Un esercito per porre fine al dominio umano sul pianeta. È arrivato il tempo dei leoni. E dato che gli umani non lo vogliono capire, ci stiamo adoperando per porre fine a questa umanità che non ci soddisfa più.

Ma è serio, Bart?

Com’è che dite voi umani? Non si scherza con i leoni.

E questo esercito quando ha intenzione di intervenire?

Vede, essendo un esercito segreto e non facendone io parte non posso dirle di più. So che per lei può essere un duro colpo, essendo umana.

Bart, mi concede un’altra domanda?

Che sia l’ultima, la prego, perché si sta avvicinando l’ora di pranzo. Non vorrà mica far credere a quelle antilopi di poterla scampare. Sono mie.

Perché i leoni sarebbero più bravi a comandare il pianeta?

È semplice come il Cubo di Rubik. Ha risolto il Cubo di Rubik?

Ma certo, chi non l’ha fatto? (se gli avessi detto la verità se ne sarebbe andato, ne sono sicura).

Vede, saprà certo che il deserto si sta espandendo. Quello che forse non sa è che il deserto, dopo milioni di anni, diventa savana. E chi vive nella savana? I leoni. Perciò l’avvento del deserto e di conseguenza della savana, i cui re siamo noi, ci mette al comando.

Ne è proprio sicuro?

Più di qualunque altra cosa, signorina. Più di qualunque altra cosa.

Bene Bart, grazie mille e alla prossima intervista. Buon pranzo e buona giornata.

Viola Ghitti, 2 A Scientifico

 

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Compañias low cost: pasado y actualidad

Posted by admin On Agosto - 22 - 2020 Commenti disabilitati su Compañias low cost: pasado y actualidad

Hoy en día, para viajar en avión hace falta poco tiempo para reservar un vuelo con la destinación deseada, unos minutos y el juego ya está hecho. Pero el dilema es, ¿qué compañia es la más fiable y económica?

Afortunadamente desde las últimas decadas hasta la actualidad, algunas compañias se distinguen de las más  poderosas como Lufthansa, British Airways… Estas compañias se llaman ”Low-Cost”, es decir ,bajo coste,  por el precio del billete en comparación al  de las grandes compañías , pero también tienen la ventaja de ofrecer vuelos hacía lugares de poco interés para las grandes flotas ya  que posiblemente no obtengan beneficio económico.

Estas innovativas  lineas aéreas nacen en los años 70.

Debido a los sorprendentes precios de la compañia britànica Laker Airlines, la cual desde un primer momento hasta el año de su fracaso 1982 mantenía las tarifas de los billetes bajos respecto a las prestigiosas compañias como por ejemplo American Airlines.

Lo más sorprendente de esta flota es su bajo coste del vuelo Nueva York-Londres, el cual podía llegar a una cifra de solo 70 dolares.

Años más tarde, en Estados Unidos se formó otra ”low-cost”, que a diferencia de la precedente tendría mucho más éxito, la actual Southwest Airlines.

Otras compañias de bajo coste llegan solo en los años ’90, con la creación del subgrupo de la British Airways ”Gofly”, que de repente fue adquirido por dificultades económicas de otra actual low cost, la Easyjet. Empieza el 2000 y la ”low cost manía” se difunde en toda Europa´y Asia, donde en la actualidad las flotas serán unas 20 más o menos, entre ellas, Ryanair, Wizzair, Vueling y muchas más .

Pero los valores y el sentido de estas compañias están desapareciendo a causa de las huelgas de los empleados y de otros factores politico-económicos que causan una subida del precio a las tarifas.

Una clara demostración de esta situación es la diferencia de  precios de los vuelos de Ryanair del 2005 con los actuales: hace 15 años los precios medios eran de 15 euros, hoy se puede llegar a 30/35. En estos últimos años surgen preguntas sobre el futuro de esta manera de viajar en avión, la cual es una modalidad un poco más complicada respecto al ”boom” del 2000.

Alberto Julio Grassi, 2 A Scientifico

 

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Erdogan, scacco all’Europa

Posted by admin On Aprile - 10 - 2020 Commenti disabilitati su Erdogan, scacco all’Europa

Se non avete mai sentito parlare di curdi, allora, è il momento giusto per saperne qualcosa di più. Il Kurdistan, è una regione del Medio Oriente situata a cavallo tra Iran, Iraq, Siria e Turchia, per lo più montagnosa e che, da secoli ormai, funge da culla all’etnia curda, popolazione composta dai 35 ai 40 milioni di individui. Il popolo curdo è per lo più di religione mussulmana sunnita e forma una comunità unita da etnia, cultura e lingua: nonostante ciò ogni gruppo nazionale si distingue per priorità e alleanze. Ad esempio i curdi siriani, turchi e iracheni hanno combattuto insieme contro l’ISIS tra il 2016 e il 2017, mentre i curdi iraniani hanno solo da poco ottenuto il controllo sulla regione che abitano, il Rojava.

Insieme lottano però per il riconoscimento di un proprio stato, atteso sin dalla fine della prima guerra mondiale con il trattato di Sèveres, siglato nel 1920, che prevedeva la formazione appunto di uno stato curdo, il Kurdistan. A soli tre anni di distanza, però, con il trattato di Losanna, il tutto venne cancellato. Iniziarono così per questo popolo una serie di persecuzioni da parte di Iran, Iraq e Turchia.

Partendo da queste informazioni, fondamentali per capire ciò di cui stiamo parlando, posso iniziare a spiegare voi chi è Erdogan e il perché di certe sue decisioni.

Mercoledì 9 ottobre 2019 il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato l’inizio dell’operazione militare denominata “fonte di pace” contro i combattenti curdi nel nord-est della Siria. Lo scopo di Erdogan è quello di creare una “zona cuscinetto” proprio in quest’area; le forze armate turche, con l’ausilio dell’esercito siriano, agevolate dalla decisione di Donald Trump di ritirare le truppe americane presenti nella zona, stanno bombardando le milizie dell’YPG (unità combattenti di protezione popolare curde) considerate, tra l’altro, un gruppo terroristico dalla maggior parte delle nazioni occidentali, alla stregua del PKK, i paramilitari che da decenni si battono in territorio turco per il riconoscimento dei diritti del popolo curdo. L’avanzata militare di Erdogan punta quindi ad allontanare le milizie curde dal confine, e secondariamente a trasferire due milioni di rifugiati siriani, attualmente in Turchia. Questo trasferimento comporterebbe però un superamento di oltre 30 km della “safe zone” (zona cuscinetto) stipulata con gli americani, con tutto il peso dell’incognita che aleggia sulle intenzioni espansionistiche di Erdogan.

Gli Stati Uniti avevano  affiancato è finanziato le YPG curde nella lotta contro il popolo islamico (ISIS); avevano inoltre convinto i curdi ad abbandonare alcune zone a favore della Turchia in cambio di protezione, almeno sino alla decisione recente di ritirare le proprie truppe dal nord-est siriano. Ecco che così, i curdi, affranti dal tradimento e dalla fine del rapporto con gli USA, si ritrovano vulnerabili e sotto attacco.

Erdogan, sotto i riflettori, tiene ai ferri corti anche l’intera comunità europea ribadendo la minaccia del 2016 di far saltare i patti sulla gestione dei rifugiati e, quindi, di lasciar passare 3,6 milioni di migranti verso la UE se questa non dovesse permettergli di creare la “zona cuscinetto”. La mossa del presidente turco obbliga tutti a stare a guardare mentre le milizie curde vengono massacrate in Siria.

L’eliminazione delle forze YPG in Siria potrebbe provocare la rinascita  dell’ISIS nella zona.

Tutti, e dico veramente tutti noi, siamo nel bel mezzo di una partita a scacchi dove quello che sta per mangiare la regina è Erdogan: lui ha le giuste carte in mano, una buona dose di ambizione e, evidentemente, discreti vantaggi economico-politici. Abbandonati dallo stesso Occidente, che tanto li ha stimati e supportati negli ultimi anni, traditi e sotto attacco, i curdi sono inermi. A noi resta decidere da che parte schierarci: sono tante le dichiarazioni di condanna e sdegno (inclusa la mia) provenienti dal quadro europeo, ma di fatti concreti all’orizzonte non se ne vedono.

In salvataggio arriva la posizione italiana, dall’alto rappresentante per la politica estera dell’UE, Federica Mogherini: “La nostra posizione sull’intervento militare che la Turchia sta intraprendendo nel nord-est della Siria è chiara. Chiediamo alla Turchia di fermarlo. Riteniamo che le conseguenze sarebbero estremamente pericolose”. Lei ha però intuito che tagliare i fondi alla Turchia sarebbe doppiamente dannoso per i rifugiati siriani che diverrebbero  vittime  per ben due volte: capiamo così che non si agirà su questo fronte.

Erdogan tiene in pugno un’Europa succube delle troppe sfavorevoli mosse politiche, inerme e impossibilitata a rispondere.  Un solo uomo, al quale però è stata servita la posizioni vincente su un piatto d’argento: Erdogan tiene l’Occidente, il futuro del popolo curdo e la vita di milioni di rifugiati  nelle proprie mani. A noi, persone con un minimo di interesse per la situazione politica europea, resta solo domandarci di chi sia davvero la colpa di un quadro instabile come questo, se Erdogan possa essere il burattino di qualcuno e, soprattutto, quali risvolti questa situazione vacillante possa assumere, positivi o negativi che siano.

Raffaele Parola, 5 A Scientifico

 

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Un racconto dal futuro

Posted by admin On Aprile - 10 - 2020 Commenti disabilitati su Un racconto dal futuro

“Mi chiamo Farah. Ho sedici anni e frequento il terzo anno di scuola specializzata. Corre il 2400, il primo anno del venticinquesimo secolo. Io sono nata nel 2384, l’anno dei cambiamenti. Ovviamente non sono vissuta negli anni prima, ma ho visto gli ologrammi dei miei genitori ed era una vita migliore, a parer mio. Prima di quell’anno si poteva uscire tranquillamente di casa. Le persone potevano passeggiare, con la mascherina per non respirare l’aria inquinata, ma si poteva uscire. Nel 2384, invece, le Nazioni Unite hanno capito che l’inquinamento era troppo alto e il tasso di mortalità stava superando il limite massimo. Se non avessero imposto leggi che vietavano di respirare l’aria inquinata, la popolazione non sarebbe sopravvissuta e l’uomo sarebbe solo un ricordo, come le galline, le mucche e i maiali. Gli altri animali sono sopravvissuti, ma in minima parte. Vivono in ambienti protetti, le galline si sono estinte definitivamente nel 2287. In quegli anni l’inquinamento era a livelli inimmaginabili, perché sono stati i famosi anni del progresso. Si è iniziato a viaggiare tra galassie grazie alla scoperta della velocità di curvatura e quindi si sono sviluppate molte fabbriche per la costruzione delle navicelle e dei razzi. Quando le galline si sono estinte c’è stata un grandissima crisi. La gente mangiava le uova di gallina e quando non ci sono più state non sapevano cosa fare. Gli scienziati del gusto le hanno prodotte artificialmente, ma costava troppo, così dopo pochi mesi è cessata. Si sono sostituite con le uova d’oca, che mangiamo anche oggi. A me non piacciono molto, ma mamma le usa per cucinare i dolci oppure per impannare la carne di cavallo.

Vent’anni dopo, cioè nel 2307, si sono estinte le mucche. La scomparsa dei bovini è stata meno grave, perché la carne di mucca era poco diffusa. Il problema più grande è stato il latte. Tutti lo bevevano e da un momento all’altro non c’era più. Si è iniziato a promuovere il latte di capra, che bevo anche io tutte le mattine. Qualche anno più tardi si sono estinti anche i maiali. Questa è stato l’estinzione che si è sentita di meno a livello mondiale. La sua carne si mangiava solo in Europa, dove è stata sostituita con quella di cavallo.

Nel 2384 sono stati costruite le strade sotterranee. Ogni abitazione ha l’ascensore che scende di circa duecento metri e raggiunge la metropolitana o le strade. È così che i miei genitori vanno al lavoro e io a scuola. Le leggi impongono anche che si può stare fuori dalla propria abitazione dalle 8 alle 21. Se qualcuno non è in casa prima o dopo quegli orari viene arrestato.                                                                                             La scuola inizia alle 8,30. Quando studiavano i miei genitori la scuola era diversa. Ma anche l’istruzione, come molte altre cose, è stata rivoluzionata nel 2384. In quell’anno il governo ha deciso che gli alunni non avrebbero più studiato tutte le materie scolastiche. Ovvero, lo avrebbero fatto in  minima parte fino a dodici anni, avrebbero sostenuto un test e da quel momento sarebbero stati istruiti e specializzati sono in alcune materie in un certo campo. Per questo la scuola per i ragazzi dai dodici ai vent’anni si chiama Scuola Specializzata. Per gli altri si chiama Generica: quando la si frequenta si sta in dormitori con i propri compagni e si torna a casa solo nel fine settimana. Così si ha più tempo per studiare, mentre quando si torna a casa si può stare tranquillamente con i genitori.

Quando si frequenta la Specializzata, invece, si torna a casa ogni giorno per passare tempo con i propri genitori, perché quando si termina ci viene assegnato un lavoro e non si sa se si rivedranno mai più i propri genitori: l’impiego potrebbe essere su un altro pianeta o in un’altra galassia.

La Scuola Specializzata ha quattro diverse specializzazioni. Magistrale è la scuola che prepara i futuri professori ed è a numero chiuso: ogni anno prendono quattro nuovi ragazzi. Scientifica prepara i futuri scienziati: per accedere bisogna superare un test difficilissimo, ma nonostante questo molti ragazzi ne fanno parte. Ingegneria prepara gli ingegneri: è la specializzazione più diffusa, perché chi non ha doti speciali diventa ingegnere, data l’ampia richiesta. L’ultima specializzazione è quella che faccio io, Aeronautica. È un lavoro molto richiesto al giorno d’oggi, ma non sono tanti gli iscritti perché chi fa questo lavoro si sposta in continuazione.

La mia scuola è molto accogliente. Si sviluppa su cinque piani: al primo ci sono i vari ascensori, la bacheca con gli avvisi e le macchinette che controllano se siamo presenti. Si tratta delle macchine Misura Impronta: bisogna inserirci il braccio fino a far visionare il tatuaggio personale, in modo da registrare la nostra presenza. Ogni bambino, quando nasce, viene marchiato con un segno, diverso tra tutti, per essere riconosciuto. Mia mamma mi ha spiegato che il mio tatuaggio simula le onde del mare, che io non ho mai visto. Al secondo piano della scuola ci sono i simulatori dei razzi: qui ci esercitiamo per quando toccherà a noi pilotarne uno. È molto complicato, soprattutto quando si aziona il motore di curvatura perché la velocità supera quella della luce. Al terzo piano ci sono le aule dove studiamo con gli ologrammi dei professori: ognuno di noi ha il proprio banco, di colore blu, sul quale prende appunti ed esegue gli esercizi che i professori dettano. Prendiamo appunti su schermi di colore nero, che poi possiamo portare a casa per studiare la lezione. I banchi sono piccoli, dato che siamo tanti ragazzi.

Le aule sono cinque, come le materie: ogni materia ha una sua aula per essere attrezzata al meglio. La materia che mi piace di più è Astrofisica: studiamo le distanze nello spazio e calcoli e algoritmi che fanno sì che possiamo esplorarlo. La classe è verde, con schermi alle pareti che illustrano le principali formule della materia.  Quella che odio, invece, è Chimica: studiare la composizione degli altri pianeti è noiosissimo. Anche l’aula non è molto accogliente: è rossa, il colore che mi piace di meno, e dipinta con i pianeti del sistema solare.

Studiamo anche Matematica, che mi piace abbastanza, dato che ultimamente stiamo facendo le funzioni e non mi piacciono molto. Ai muri della classe ci sono schermi sui quali appaiono gli esercizi che dobbiamo svolgere. Un’altra materia importante che studiamo sono le Lingue Antiche: ora sulla Terra parliamo tutti la stessa lingua, ma una volta non era così. Mi chiedo spesso come facessero a comunicare tra di loro gli antichi. Studiamo questa materia perché a bordo dei razzi le scritte sono nelle lingue antiche, dato che gli scienziati non hanno mai smesso di usarle. Per stare in tema l’aula è attrezzata di piccoli dizionari di ogni lingua antica e dipinta con scritte in diverse lingue. Dell’ultima materia non ho mai capito l’importanza: si tratta di Meccanica e Progettazione. Se ci sono gli Ingegneri che progettano i razzi, perché dovremmo studiare anche noi questa materia? Nonostante non capisca l’importanza, la materia mi piace, come anche l’aula: ci sono molti motori in miniatura, che mi piacciono da impazzire.

Al quarto piano c’è la palestra dove facciamo gli allenamenti. Dato che noi saremo i futuri astronauti dobbiamo essere pronti fisicamente per gli sforzi che dovremo sopportare, perciò ogni giorno ci alleniamo duramente tre ore. Il professore prepara un piano giornaliero per ognuno di noi, che dobbiamo seguire alla lettera. All’ultimo piano c’è il planetario: ci andiamo per studiare le stelle e i pianeti. È un’attività che mi fa impazzire, soprattutto perché il planetario è dotato di poltrone su cui sdraiarsi e in questo modo abbiamo piccoli attimi in cui rilassarci. A scuola non ci sono i veri professori, abbiamo i loro ologrammi, perché in questo modo possono trasmettere in tante scuole, in modo che una minima parte della popolazione venga impiegata in questo lavoro. Ogni Scuola Specializzata, ovviamente, ha professori diversi. I nostri sono otto, uno per ogni attività che svolgiamo.

Ogni Scuola Specializzata deve organizzare delle uscite d’istruzione, per mostrare ai ragazzi quello che imparano a scuola. Il primo anno siamo andati a vedere una base di lancio dei razzi spaziali. L’anno scorso siamo andati a bordo di un razzo e gli istruttori ci hanno fatto vedere come si aziona e come va pilotato. Noi pensavamo di saperlo fare, dato che a scuola ci esercitiamo con i simulatori, ma non è la stessa cosa. Quando sei lì, a bordo, devi avere la mente lucida e ragionare intelligentemente, sennò potrebbe finire male. Tra il terzo, il quarto e il quinto anno c’è un’unica gita: andare in missione a bordo di un razzo, con gli astronauti. Le classi vengono divise in gruppi di quattro persone e, un mese alla volta, vengono mandati nello spazio. Il mio gruppo è stato scelto per primo.

Ed è proprio dal razzo che vi sto parlando. Oggi è il ventesimo giorno che siamo nello spazio, tra cinque giorni faremo ritorno sulla Terra. Prima della partenza abbiamo passato due settimane nel centro di addestramento. La prima è stata la più intensa: ogni mattina ci svegliavano alle cinque, ci vestivamo, facevamo colazione e andavamo in palestra. Qui rimanevamo fino all’una, quando avevamo mezz’ora per pranzare. All’una e mezza dovevamo essere di nuovo in palestra, dove ci allenavamo fino alle sette di sera, quando andavamo a cena e poi in camera a dormire. La settimana successiva abbiamo fatto gli esami psicologici: volevano testare se eravamo pronti per stare venticinque giorni nello spazio, sapendo di essere fuori da tutto e lontano da tutti. I test sono stati divertentissimi, questo ha mostrato che io sono veramente portata per diventare un’astronauta. Il test più divertente è stato il primo: hanno rinchiuso ognuno di noi quattro in una stanza diversa, dove ci hanno lasciato da soli. Avevamo una brocca di acqua da mezzo litro e due barrette proteiche: dovevamo resistere dodici ore cercando di usare al meglio le provviste che avevamo. Il secondo giorno ci hanno fatto fare la stessa cosa, ma eravamo tutti insieme, con la stessa quantità di cibo. Volevano capire chi dei quattro aveva lo spirito da leader e chi invece sarebbe stato controllato. Come pensavo, sono stata io il leader e Jonathan, Luca e Aisha, i miei compagni, hanno seguito i miei ordini alla lettera. Al termine delle dodici ore avevamo ancora un po’ di acqua, questo sta a significare che ho fatto bene il mio lavoro.

Finalmente il giorno tanto atteso è arrivato: il giorno della partenza. Ero emozionatissima, non stavo più nella pelle. Quella notte non sono riuscita a dormire, così sono stata sveglia ad ammirare le stelle e i pianeti, immaginando quali avremmo visto da vicino o visitato.

Quando siamo saliti a bordo del razzo ci siamo seduti, abbiamo allacciato le cinture e poi è partito il conto alla rovescia. In quel momento dentro di me è scattato qualcosa: tutto il mio corpo è diventato inaspettatamente calmo. C’è stata una scossa gigantesca e ho sentito caldo. Fino ai confini dall’atmosfera abbiamo viaggiato lentamente, poi il capo spedizione ha attivato la velocità di curvatura e tutto è cambiato. Il mio corpo si è ancorato al sedile, come se ci fosse una colla super potente che mi teneva attaccata. Fuori dai finestrini tutto è diventato blu e dopo un po’ verde. Ero felice, soddisfatta e soprattutto piena di energie. Sentivo la pancia vuota, come quando si va sulle montagne russe, ma mi piaceva. Dopo poco abbiamo spento la velocità di curvatura, perché stavamo per atterrare su un satellite. Non siamo scesi dal razzo, siamo rimasti a bordo e abbiamo osservato la superficie. Era grigia, piena di crateri. Il giorno che mi è piaciuto di più è stato il terzo: siamo usciti dalla nostra galassia e abbiamo visto la Via Lattea: è bellissima. Abbiamo capito qual era il braccio di Orione, ma è stato impossibile individuare la Terra.

Il viaggio nello spazio è una cosa che, secondo me, tutti dovrebbero provare almeno una volta nella vita, perché noi sulla Terra ci crediamo importanti, ma non è vero. Quando si è nel nulla e si vede la vastità di quello che ci circonda si capisce che è impossibile essere gli unici esseri viventi. Anche se non sono ancora stati scoperti altri segni di vita si scopriranno, perché è ovvio che ci siano. Sono contentissima del lavoro che farò da grande e soprattutto di essermi avventurata in quest’esperienza che ricorderò per sempre, perché tornerò ancora nello spazio, ma la prima volta non si dimentica mai.”

Viola Ghitti, 2 A Scientifico

 

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Ezio Bosso, incontro con la musica

Posted by admin On Aprile - 10 - 2020 Commenti disabilitati su Ezio Bosso, incontro con la musica

Una vita dedicata alla musica e poi puff… l’inizio di una malattia neuro degenerativa che rende sofferenza la tua più grande passione, il tuo grande amore.

È questa la storia di Ezio Bosso, quarantottenne Torinese, noto pianista e direttore d’orchestra. Nella sua vita ha collaborato con le più grandi orchestre a livello internazionale. Sul suo curriculum compaiono voci come primo direttore d’orchestra sinfonica RAI, svariati dischi incisi da solista e migliaia di concerti in tutto il mondo alle spalle.

Si presenta alla conferenza, nella sede di Cremona Fiere durante la “Festa della Musica”, sulla sedia a rotelle che lo contraddistingue, accompagnato da sua madre e dal suo cagnolino, con un abbigliamento che lo fa sembrare un metallaro anni ’70: jeans rotti, giacca di pelle e guanti da biker con centinaia di borchie sono solo alcuni degli elementi particolari della personalità di questo direttore d’orchestra dall’immenso carisma.

Una persona molto difficile e dura con se stessa, determinata a non arrendersi alla sua malattia, ma consapevole che prima o poi ne sarà totalmente succube. Apre la conferenza con una frase piuttosto particolare e al tempo stesso struggente, accompagnata da un filo di rabbia e da parecchie lacrime: “Io non suono più, ma non è che non suono perché non voglio, non suono perché non posso. Aldilà del dolore fisico che provo quando trasformo le note in suoni, quel che mi fa più male è che io sia considerato solo per la malattia che ho e non per la mia bravura. La gente viene ai miei concerti e si commuove per come suono solo perché ci sono io che sto male, questa è la verità, e non mi va di essere uno spettacolo commovente in quanto triste. Ho altro da dare alla musica, è troppo il mio rispetto verso di lei. Ed è proprio in questa occasione, per il motivo appena spiegato, che voglio implorare tutte le trasmissioni televisive a non invitarmi più a suonare. Se davvero mi volete bene non fatelo”.

L’applauso in sala dopo la sua affermazione sarebbe stato degno di una prima della Scala ed Ezio, in breve tempo, rientra in se stesso e ha portato avanti la conferenza, che trattava della musica per pianoforte di Beethoven e dei suoi impegni da direttore. “Chiedermi quale sia il mio compositore preferito sarebbe come chiedere a un bambino piccolo quale dei due genitori preferisce. È una risposta impossibile per me da dare. Posso solo dire che l’autore che più mi ha dato in termini di ispirazione musicale e al quale mi aggrappo nei momenti di difficoltà è Ludwig van. Beethoven, senza alcun dubbio”.

Dopo un’ora e mezza di monologo, piena di passione ed eseguito con non poca difficoltà a causa della malattia che non gli permette di parlare correttamente, arriva il momento della premiazione. Ricevutolo dal direttore di Rai Tre, Ezio solleva il premio televisivo, a testimonianza che anche in televisione il mondo della musica classica riesce ad attirare l’attenzione dei più facendo record di share.

L’umore di Ezio però rimane alto per poco tempo. Appena svanita l’effimera felicità dovuta al momento della premiazione ritorna a parlare di quanto detesti parlare in pubblico. È seduto su una sedia di plastica ed è molto nervoso. Essendo neuro diverso, sul suo volto i segni del nervosismo si percepiscono a prima vista. Smorfie continue che sembrano quasi tic rovinano il suo volto. Arriva poi il momento delle domande: Ezio è teso, dice che non sopporta questo tipo di cose.

Non riesco a fare a meno però di porgli un quesito. Quando alzo la mano per fare la domanda lui mi guarda, con uno sguardo che era un misto fra ansia e nervoso. Decide comunque di ascoltarmi, è una persona molto disponibile. Soltanto quando capisce che la mia è semplicemente una curiosità puramente teorica riguardante il minuetto 21 in C maggiore del grande Beethoven un sorriso compare sul suo volto. Si aspettava che gli chiedessi della sua malattia e di com’è cambiato il suo modo di suonare nel corso del tempo. Mi risponde felicissimo e con l’entusiasmo tipico di chi ama ciò che fa.

Terminata la conferenza mi fermo nella sala assieme ad Ezio e  Mario Caroli, noto flautista a livello mondiale, con il quale condivido un legame di parentela, e aiuto il pianista a rimettersi sulla sedia a rotelle. Sono le 13, la fame è tanta. Assieme a Caroli e Bosso mi reco al ristorante ed è proprio in questo luogo che conosco la parte più umana del pianista. Una vita guidata da un fantastico pensiero filosofico che lo rende la persona che è.

Nonostante la grande sfortuna, dice di essere felicissimo della sua vita, estremamente ricca di soddisfazioni e di emozioni. Ricorda i tempi in cui la malattia non era altro che un brutto pensiero che non lo riguardava, quando portava i capelli lunghi e poteva permettersi di fare ore e ore di concerti da solista o da direttore. “Qualsiasi cosa possa accadere al mio corpo non potrà mai fermare la mia sete di musica. Non smetterò mai di vivere della sua essenza, cambierà solo il modo in cui la faccio. Questa è una promessa.”

Federico Martini, 5 A Scientifico

 

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Il flop economico

Posted by admin On Aprile - 10 - 2020 Commenti disabilitati su Il flop economico

La crisi attuale non è una crisi di passaggio: riguarda non solo il mercato dei titoli di borsa, ma il mercato globale. Tanti la paragonano alla crisi del ’29, detta la grande depressione: non hanno tutti i torti, perché come detto questa crisi non riguarda solo la borsa ma tutto il mercato di produzione; e gli effetti della crisi del ’29 durarono fino al decennio successivo, tanto che all’inizio della seconda guerra mondiale l’America era appena uscita quasi totalmente da questa grande crisi.

Come la grande depressione, anche questa crisi di oggi è scoppiata a New York, più precisamente a Wall Street subito dopo il fallimento della banca americana multimilionaria Lehman & Brothers. Il suo fallimento fece crollare il mercato azionario, le borse di tutto il mondo caddero in poco tempo grazie alla globalizzazione e a causa della connessione tra i mercati finanziari internazionali, quindi le sue ripercussioni si avvertirono molto velocemente in tutto il globo. Quanto basta per temere un lungo periodo di crisi e quindi di recessione economica, il che significa sacrifici e difficoltà economiche per miliardi di persone e milioni di famiglie.

Anche l’Italia è stata colpita da questa crisi? Ebbene la risposta è sì, anche se siamo riuscita ad “attutire il colpo” paradossalmente proprio grazie alla nostra arretratezza economica: ma questo solo nel settore degli investimenti in borsa, dove in Italia le banche sono i “sovrani”, altrettanto non si può dire nel settore delle piccole, medie imprese, dove il lavoro è sceso notevolmente e in certi casi anche sparito totalmente.

Le crisi nel mondo non sono una cosa nuova, ma si ripetono continuamente; sono in qualsiasi forma, sia finanziare che non, ma torniamo sulla retta via: ogni crisi ha una soluzione, e grazie al progetto New Deal, emanato dal presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt si è riuscito a “ridurre i danni” della grande depressione.

Per la crisi del 2008 non è mai stato attivato un vero piano di recupero su scala globale dei paesi colpiti da codesta crisi, ma ogni paese ha dovuto adottare alcune proprie “misure” per cercare di ristabilire l’economia interna.

Gli effetti di questa devastante crisi segneranno una cicatrice incancellabile dall’economia moderna.

Xavier Salvini, 2 C Tecnico

 

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Formule E, guida sporca ma green

Posted by admin On Aprile - 10 - 2020 Commenti disabilitati su Formule E, guida sporca ma green

Da anni lo sviluppo di automobili stradali deriva dall’esperienza nelle corse automobilistiche delle case produttrici: pensiamo come un’utilitaria del giorno d’oggi sia molto più veloce di un’auto da Formula 1 degli anni Cinquanta.

Oggi nel mondo delle auto da corsa si tentano di sviluppare soprattutto l’aerodinamica e la tecnologia ibrida: le massime categorie, come le LMP 1 (Le Mans Prototype, le auto da corsa endurance) e le Formula 1, utilizzano motori classici a combustibile solitamente turbo alimentati abbinati a motori elettrici. Lo scopo non è solo lo sviluppo di una tecnologia che permetta di sfruttare energia elettrica ed energia generata dalla combustione, ma trovare un modo di diminuire al minimo la dispersione di energia e aumentarne il recupero.

Per quanto riguarda lo sfruttamento dei motori elettrici nelle automobili, un campionato in particolare sta studiando profondamente l’implemento della sola energia elettrica: la Formula E.

Questo campionato rientra nei campionati Formula, ovvero monoposto a guida centrale dalle ruote scoperte. L’idea nasce nel 2011, quando il presidente della FIA Jean Todt propone di creare una categoria dedicate solo alle automobili elettriche che dovevano correre in circuiti cittadini. Nel 2012 l’ex pilota di Formula 1 Luca di Grassi diventa primo pilota collaudatore. Qualche mese dopo vengono ordinate ben 42 autovetture. Dopo numerosi test viene finalmente dato il via al primo campionato, nella stagione 2014-2015. Nella prima stagione le vetture erano tutte identiche tra loro, ma a partire dalla seconda stagione cambio, motore e inverter vengono fabbricati dai team stessi, differenziando così le varie monoposto.

Il “weekend” di gara si svolge in linea di massima in realtà in una sola giornata, per ridurre al minimo l’impatto sulla città, ma alcune volte sono necessari fino a due giorni. Le gare hanno una durata di 45 minuti, a cui va sommato un giro allo scadere del tempo.

Le autovetture hanno una potenza di 200 kW, tranne per alcuni piloti privilegiati dal FanBoost o che utilizzano l’Attack Mode. Il FanBoost è un aumento di kW che viene dato ai cinque piloti più votati online dai fans mentre l’Attack Mode è una modalità che permette ai piloti di incrementare la potenza della loro vettura di 25 kW, attraversando una zona della pista fuori traiettoria.

Molti spettatori di motorsport screditano questa categoria per la sua natura elettrica. Personalmente penso che la categoria sia coinvolgente come la “classe regina”, la Formula 1: nel campionato di Formula E i piloti hanno uno stile di guida molto particolare, oserei dire “sporco”, che porta a numerosi scontri tra le autovetture che rendono imprevedibile e eccitante ogni corsa; quei 45 minuti di corsa sono più esaltanti ed emozionanti di molte corse di Formula 1, anche se non si tifa un team o un pilota in particolare. Inoltre, in questo periodo nel quale tutti sono attenti alla salvaguardia dell’ambiente, guardare una di queste gare può essere un piacere anche per un’attivista come Greta Thunberg, no?

Alessandro Donina, 4 A Scientifico

 

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Coreutico: Grand Soirée de la Dance

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Coreutico: Grand Soirée de la Dance

The last few months are very intense for the Liceo Coreutico because they are full of rehearsals in preparation of the two shows dated May 17th and May 28th. First of all, in order to create a show that includes all the studied dance styles, it is necessary to agree on a very precise schedule. With the artistic director Carla Fracci, the dance technique teachers have chosen to divide the show in two parts, respectively: Suite by Don Quixote of classic dance and character dance and Vivaldi’s Overture for contemporary dance choreographies. 

Don Quixote is one of the most famous ballet and character dance, it is studied and realized in the major theatres by the most prestigious companies. The plot is based on the Spanish novel written by Miguel de Cervantes, Don Quixote of La Mancha, and it tells the story of a rich man, Gamache, who tries in vain to marry the beautiful Kitri in love with Basilio. Kitri and Basilio decide to escape and organize a party in a cave, where, however, Kitri’s father manages to find them. Basilio pretends to be on his deathbed and he wants to marry Kitri as his last wish. Her father, moved by the boy’s condition, decides to agree, but once the two are married, Basilio gets up again, proud of his deception, and everyone celebrates dancing.

Vivaldi’s Overture was conceived and created by  Mrs. Ottolenghi on Vivaldi symphonies, it begins with the choreography “Primavera d’autunno” which serves as an introduction to the four seasons. Its peculiarity is to have colours games because of the costumes; it expresses joy and harmonic movements developed as to create a varied and serene environment. “Primavera”, performed by 2ALC wants to express lightness, delicacy, rebirth through the colours of the wide skirts they wear, symbol of spring.  “Estate” performed by 5LC at the conclusion of the fifth school years is rich of energy, descents and climbs, falls and recoveries, jumps, in perfect synchrony.

“Autunno” is interpreted by 3ALC and 4ALC and it is made of jumps, continuous movements and gestures, motions suspended just like the falling leaves, floating. Finally “Inverno” dance by the entire Liceo Coreutico which concludes the picture as a sort of summary of the previous seasons. This piece has the peculiarity of containing moments where movements and gestures have been invented by the students; it is a set of sensations and emotions that escape early.

Preparing a show so vast and important is not simple, it requires a lot of constant study, extra hours to find perfection, months of commitment and concentration, as well as team spirit! We hope to show you all this, we invite you to our shows on May 17 at the Casino of San Pellegrino Terme and on May 28 at the Creberg Theatre.

Romina Benvenuti, 5 A Coreutico

 

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A story. Humanity develops in time

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su A story. Humanity develops in time

We change our priorities, points of view and approaches to new inventions or to old thoughts. However, there are some features of human mind and way of being that never change. We can mention some negative examples as selfishness, hypocrisy, thirst of power and arrogance. I figure it out this way.

Imagine how the caveman felt after the discovery of fire. An invaluable divine gift, a link between the mortal flesh and unknown immortality. Gods began to be worshiped, and the man took the favour of divinities for once. What an arrogance. Ironically, as faithful subject, humanity decided that the moment of “showing to gods that it deserves immortality” had come. This was the date of birth of the thirst of power.

At the beginning the man established his supremacy on beasts, that till that moment had been the nearest beings to him  in nature. We are not speaking of pure hunting for surviving, the only aspect in common with his prehistoric roommates, but of the elevation of the individual to master, owner. Master, of course. Stories in which brave humans fought the Skies were created. With these purposes, a pair of fools decided that the moment of a further elevation had come. It was the terrible birth of an immortal feature of our dear mortal condition: war.

They fought each others in the name of vane ideals, animated by the conviction that they were defended by gentle gods.

With the coming of monotheist religions, the man deleted his immortal rivals, rejecting their existence or, better, focusing all their essence in a single good God.

God made us on his image and similarity, this was a miserable lie that gave a spark of hope in life after death.

But no one thought that, actually, gods were taking the traits of man”.

This narration has the purpose to underline the concept of the traits that never change in human nature. Man is scared by everything that surrounds him, but it is gifted with the ability of thinking, that actually is often a cause of terrible consequences, as war is. Strong of this power man falls in irreversible mistakes, pushed by the conviction that everything he does is the correct choice. This led man to his own personal prison, in which the walls are just built by his mind.

Francesca Ferraro, 4 B Scientifico

 

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Aphasia, when you lose your words

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Aphasia, when you lose your words

The video I would like to review is Aphasia: the disorder that makes you lose your words created by Susan Wortman-Jutt and published by Ted-Ed videos. This video speaks about a little-known language disorder named Aphasia. It can impair all aspects of communication. Anyone can suffer with Aphasia, including children. It is usually caused by a stroke or brain injury with damage to one or more parts of the brain that deal with language.

People with Aphasia do not lose their intelligence. They know what they want to say, but they express themselves in incorrect ways. There are two types of Aphasia: expressive Aphasia (non-fluent) and receptive Aphasia (fluent). People with expressive Aphasia know what to say but they aren’t able to expose it to others.

On the other hand, people affected by receptive Aphasia hear what the interlocutor says but they have difficulty comprehending the speech of others. The human brain has two hemispheres. In 1861, the physician Paul Broca discovered that in most people, the left hemisphere governs language.

Thanks to the postmortem study of a patient’s brain, he discovered a large lesion in the left hemisphere now known as Broca’s area, which is responsible in part for naming objects and coordinating the muscles involved in speech. Behind this area is the Wernicke’s area: responsible for understanding the language.

Fortunately there are other areas that support these two language centres, because Aphasia is caused by injury to one or both of these specialized language areas.

Treatment for someone with aphasia depends on factors such as: age, cause of brain injury, type of aphasia and the position and the size of the brain’s lesion.

I would recommend this video to everyone because everybody should know what Aphasia is. Despite Aphasia is widespread, nobody knows it.

It is very important to know this disease, because if everyone knows it, everyone can help aphasia’s sufferers. In this way aphasia’s sufferers will not be isolated and they will be able to improve themselves.

Elvira Bellicini, 4 A Scientifico

 

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We are on the Moon, 50 years later

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su We are on the Moon, 50 years later

It’s been 50 years since the first man touched the Moon surface on that day of 1969. Since then other missions succeeded in this task but, after 1972, no one ever touched our satellite again. On the 3 of January, at 2.26 UTC, a Chinese mission, code name Chang’e 4, landed in the Von Karman crater, located in the far side of the Moon. The lander had a special payload onboard: a miniature lander, some scientific equipment to collect samples and, above all, a life form. This time thou, its not a human being, but a bunch of cotton sprouts that, together with other seeds, insect eggs and yeast, were sealed in a 3 kg cylindrical container to recreate an earth like environment. The aim of this experiment was to create a biosphere with the plants producing oxygen to make life possible for the insects that would have produced carbon dioxide to create the photosynthesis. The results would have been pivotal to understand the effect of radiation and low gravity on an ecosystem. Furthermore, these experiments can be taken as a starting point to create an ecosystem during longer space exploration missions, even with human crew. 

These enormous achievements, however, have to wait because the experiment was stopped due to some technical problems. 213 hours after the landing, in fact, temperatures dropped to minus 52°C, because of the so called lunar night. The container, in fact, couldn’t withstand this kind of climate, so the heating system broke and lead to the death of the cotton plant that was growing inside it.

Despite this problem, Chinese scientists claim that the mission was a great success and that the amount of data collected are enough to give us a better understanding of how other life forms react in the harsh environment that is the space. The miniatured rover taken with the lander, also explored an area of the moon completely untouched by any other human vehicle till now and his data will help the next mission planned for this year. The Chinese national space administration (CNSA) claimed that after this success, another mission called Chang’e 5 will be launched this year.

The final aim of the Chinese is to bring a manned mission on the moon surface and possibly build an outpost for stable life on the moon within 2030s. These achievements are made even more astonishing if we think that our species learned to fly only a century ago. Nowadays the scientific discoveries are bringing the human kind to a level of advancement never seen before; we are almost ready to make the big leap anticipated by Armstrong himself. Interstellar travels are slowly becoming reality, and maybe we will soon be ready to cross the last frontier: space.

Matteo Bramati, 5 B Tecnico

 

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Boeing, the safest plane crashed

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Boeing, the safest plane crashed

An airplane is a vehicle able to carry passengers and loads from a point to another through the air. Nowadays the airplane is the most used vehicle to transport loads and it can also be consider the heart of the economy.

One of the most modern commercial airplane is the Boeing 737 Max. It was consider the safest airplane before the accident that occurred in Ethiopia on March 8, 2019. That day Ethiopian 737 max immediately after take off declared mayday and 6 minutes after it disappeared from radar screen and lost all the radio contacts. The plane was found few miles far away from Ethiopian coast.

Boeing company declared that it was a software error and since that day all Boeing 737 max are not flying, ICAO suppressed all 737 Max flights. Boeing has investigated on this accident and the result was an error on the anti-stall software.

This accident means a great opportunity for Airbus to open deals with new clients and so this case became a political issue, infact some newspapers said that the European community is helping Boeing with million dollars on loan. Donald Trump (the one that defence Airbus) threat Europe by imposing taxes on primary necessity goods.

Singh Baldev e Nicolò Leanza , 5 B Tecnico

Boeing 747 became the first airplane used for a commercial service, it flew from New York to London.

There are a lot of types of 747, the first was the 747-100s, in this aircraft we can find an upper deck that was just for premium passengers. The next 747 was the 747200B, this aircraft increased fuel capacity and engine power. Just sixteen people can stay in the upper deck. Than we can find the 747-400, designed in 1988. His wingspan is 64 metres and it has 1,8 meter-high winglets on the wingtips.

This aircraft is important because it introduced a new glass cockpit. The last 747 introduced was the 747-8. The noise produced by this aircraft is really low if we compare it to the previous 747.

Boeing 747 was created and introduced in the intercontinental routes thanks to Juan Trippe and Panam

Mattia Rebuzzi, 5 B Tecnico

 

 

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Ojos redondos y dibujos japoneses

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Ojos redondos y dibujos japoneses

Sabemos que todos los dibujos animados japoneses, manga y anime, tienen como protagonistas personajes que llevan ojos redondos y no almendrados como los pueblos orientales.

Todo el mundo podría pensar que siendo asiáticos tendrían que ser representados con los ojos típicos del país de origen.  Pero no es así y nos vamos a ver por qué.

Hay muchas tonterías alrededor de este tema: por ejemplo han dicho que ponen los ojos redondos a los personajes porque envidian los occidentales, tanto que crearon estas caricaturas con esas características faciales que realmente querían ser suyas. La motivación principal es debida al mercado internacional al cual son dirigidos, entonces al oeste.

Los dibujantes mas famosos dicen principalmente que ellos dibujan con un estilo estilizado y que no quieren hacer diferencia entre este y oeste.

Si nos vemos cuidadosamente observamos que los ojos son mas grandes de los occidentales y a menudo llevan colores que no existen en la realidad.

Los dibujantes toman inspiración de los dibujos de Walt Disney y encuentran en la forma redonda de los ojos una manera para ser lo mas expresivos posible.

Stefano Macchia, 3 A Scientifico

 

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Tokyo, a global standard capital

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Tokyo, a global standard capital

The capital of Japan, Tokyo,  is rapidly transforming into a global standard city for the 2020 Olympics. For example foreign-language signs are increasingly common along streets and cashless payment is becoming available at more restaurants and shops. 

Tokyo, Japan City Skyline

The city is changing by the introduction of  many technologies that make a big transformation. The use of digital signs that can show information in two or more languages are spreading at train stations and commercial facilities, for example a famous department store in the Ginza district has adopted two of them where visitors can find informations in four languages. We can see another new technology introduced by the East Japan Railway Co., that is experimenting a digital sign systems that is combined with artificial intelligence, AI. This system, installed at Tokyo Station, is called AI-Sakura fluent in Japanese, English, Chinese and Korean. 

Smartphone-based payment systems are progressing and many department and convenience store chains have been leading the way, and now public transportation companies and souvenirs shops are catching up. 

The International Olympic Committee is pushing to hold a smoke-free Olympics, in the meantime the government of Japan is working to curb indoor smoking under a health promotion law. To sustain this health promotion law one of the  biggest family restaurant chain Saizeriya Co. plans to impose a smoking ban to all outlets, and the convenience store chain Seven-Eleven Japan Co. asked some 1000 franchise stores to remove ashtrays from storefronts and about 70% have already complied or said they will do it. Smoking on the streets is prohibited by law and you can smoke only in the smoking areas otherwise you will pay fines. Not all restaurants agree with the smoking restrictions because they are concerned about ruining sales in a country long considered a smoking heaven, actually there are many who think that it’s uncertain whether a smoking ban would lead to higher sales or an increase in family visitors or simply cause a fall in the number of visitors who smoke.

Japan can be considered as a great country, however there are many aspects that must be changed. The government should ban smoking on school grounds, one of the simplest rule that they don’t have yet in many schools; many students say that some of their teachers smell like an ashtray. In addition if the Japanese government will turn their focus to offer a global standard education, rather than a narrow-minded education inclined towards crushing the rights and free-will of it’s citizens, Japan could truly become a great country. 

Anna Locatelli, 4 A Scientifico

 

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An island made of plastic

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su An island made of plastic

The World Pollution is one of the most important problems of these last decades, and this due to all the modern human activities started two hundred years ago. Our Earth is dying and that’s our fault.

The consequences are many and often connected between them: by the air pollution comes the global warming and the higher temperature makes the poles’ ices melt, this increases the sea level killing many animals. But why do we create air pollution? Because we produce products for our personal necessities, without thinking to all these consequences, and we keep buying these products and using them and throw them away.

The main problem is the last point: we never stop buying products because we’re always in need, there is not enough permanent stuff in our life, and who is going to pay? The Earth. Scientists have discovered, in 1988, a massive island entirely made of plastic. Tons and tons of trash were brought there, in the northern part of the Pacific Ocean, by the sea, and it keeps growing day after day. Billions of microscopic pieces of plastic are now haunting the sea.

Here’s the point: fish eat that plastic, which stores in their body, and guess who eats fish? You! That’s right! And even if you don’t care about either the sea or the animals, hopefully you’ll care about your health, and plastic fish is not healthy at all, but it’s your fault, it’s everybody’s fault. You can be the difference, you can make the difference: the 80% of the plastic produced in one year ends in a trashcan, try to reduce that! Scientists are divided, some say it’s too late to save the Earth, others say the change is possible if done quickly, but all of them agree on one thing: all this has gone too far, the problem is real and big and needs a solution.

There is no choice: if we don’t get together and fight against the climate changes our race will extinct soon. Let’s stay together, let’s fight together, because this is our planet, our home, and the slogan “There is no planet B” is sadly true. 

Riccardo De Biasi, 5 A Scientifico

 

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Buco Nero, la prima immagine

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Buco Nero, la prima immagine

È il 10 aprile 2019 e per la prima volta viene pubblicata la foto di un buco nero: si trova a 55 milioni di anni luce da noi, nella galassia ellittica Messier 87 e la sua massa è 6,6 miliardi di volte quella del Sole.

Ma cos’è in concreto un buco nero? È la regione di spazio-tempo con un campo gravitazionale talmente intenso da non lasciar sfuggire nemmeno la luce: questo perché la velocità di fuga dal buco nero è superiore a quella della luce (che è pari a 299.792.458 m/s).

La nascita di un buco nero avviene in seguito all’esplosione di una supernova: se la massa di questa è pari a tre volte quella solare, la stella subisce un violento collasso che comprime la materia, generando così  un buco nero.

Il motivo per cui è stato analizzato un buco nero nella galassia M87 e non il Sagittarius A*, presente nella nostra , è che i telescopi avrebbero dovuto superare le numerose stelle della Via Lattea e perché il centro della nostra galassia ha continue vibrazioni nelle sue emissioni.

L’Event Horizon Telescope (EHT), dopo anni di analisi, grazie l’ausilio di 60 istituti scientifici nel mondo e all’osservazione di 8 radiotelescopi in tutto il globo, finalmente ha visto l’immagine prendere forma. In realtà quella che abbiamo ottenuto non è una vera e propria fotografia, ma un’immagine realizzata con l’unione di migliaia di terabyte di dati.

Quello che si vede è l’insieme delle emissioni di onde radio di un disco di gas che sta precipitando all’interno del buco nero. Le parti rosse e gialle che si distinguono nella foto sono appunto le onde radio.

Dopo 100 anni, si dimostra che Einstein aveva ragione: i buchi neri esistono e sono come quelli descritti nella teoria della Relatività Generale.

Probabilmente anche le ipotesi di Stephen Hawking, che ha continuato le ricerche fino ai suoi ultimi giorni di vita, troveranno conferma; i suoi figli si sono espressi per lui: “Siamo sopraffatti dalla gioia nel vedere la realizzazione del lavoro di nostro padre nelle prime immagini di un buco nero, ma siamo anche tristissimi che papà non sia qui per poterle apprezzare. Ci piacerebbe tanto sapere cosa avrebbe detto nel vedere fotografato il fenomeno che lo ha ispirato e intrigato durante tutta la sua carriera scientifica”.

Camilla Shnitsar, 2 A Scientifico

On April the 10th 2019, one of the most important discoveries in our recent history has been made. A world-spanning network of telescope called Event Horizon telescope zoomed in on the supermassive monster in the galaxy M87 to create the first ever picture of a black hole.

“We have seen what we taught were unstable”, said Shepard Doleman, an astrophysicist in Cambridge university. This was, in fact, the first ever picture of a black hole in history. But why does it took us so long to do it? Black holes are notoriously hard to see because of their extreme gravity. Not even light can escape across the boundary at a black hole’s edge (known as the event horizon).

After this consideration you may ask how this beauty of space was discovered? Some black holes, especially supermassive ones in the centre of galaxies, stand out because they create bright disks of gas and other materials around them. When the telescope’s crew noted this gas cloud and zoomed in they noted the black hole at the centre of the system.

The image align with expectations of what a black hole should look like based on Einstein’s general theory of relativity (created almost 100 years ago). The image also gave us a new prospective on dimensions and movement of black holes.

The one discovered, for example, is 38 billion kilometres in diameter, spins clockwise and is 55 million light years from earth. This discovery will definitely change our vision of the universe and, above all, will widen our knowledge of spacetime and, in the future, this may be the base for interstellar travel. Who knows?

Matteo Bramati, 5 B Tecnico

 

 

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