Saturday, November 1, 2025

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Censura: riflettiamoci un po’ sopra

Posted by admin On Giugno - 8 - 2015 Commenti disabilitati su Censura: riflettiamoci un po’ sopra

Dopo gli anni in cui veniva letta la posta altrui, venivano cancellate intere parti di libri prima che venissero pubblicati, ci dicono che la censura è stata abolita. Sottolineo il termine “ci dicono”, perché non tutto ciò che dicono avviene davvero.

Abolizione non è una garanzia, abolizione è una parola detta da un bugiardo: ci sono le stesse possibilità che sia vera oppure falsa, e tu non saprai mai con certezza quale sia l’opzione vincente.

Le testate giornalistiche, le emittenti televisive e radiofoniche ormai sono monopolizzate da pochi, noi siamo nelle mani di pochi: loro scelgono cosa farci sapere e cosa no, loro scelgono che tipo di pasta farci mangiare, siamo persone libere ma incatenate.

Ma la vera censura non scritta avviene nella nostra mente, il nostro pensiero è il nemico peggiore; prima di esprimerci anche senza accorgercene la nostra mente filtra tutto attraverso gli ideali a cui fin da piccoli siamo stati abituati.

La censura c’è ancora, la causiamo noi e la causano altri, a discapito di tutti. Non vi è più libertà di parola, non vi è mai stata. Neghiamo l’umanità a noi stessi.

Marcello Colombi, 1A Ls

 

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Un personaggio speciale: padre Zambotti

Posted by admin On Giugno - 8 - 2015 Commenti disabilitati su Un personaggio speciale: padre Zambotti

di Lorenzo Leoni, 3A Ls – 

Siamo a maggio, la scuola sta giungendo al termine e, con un po’ di amarezza, è andata in stampa anche l’ultima edizione del “Corriere dell’Aeronautico”. Pertanto, abbiamo deciso di congedarci con i fuochi d’artificio, realizzando un’intervista esclusiva a un professore un po’ speciale: padre Renzo Zambotti.

Quest’anno è necessario riconoscere il tiro andato a segno del preside poiché non poteva scegliere persona più idonea all’insegnamento della religione cristiana, fondamentale per la crescita interiore di noi adolescenti: lui che, al termine del terzo anno di teologia, venne esortato dai suoi superiori a lavorare nel carcere di Bologna.

Non sono molti gli istituti bergamaschi che possono vantare un insegnante così ricco spiritualmente e che ha avuto l’opportunità di assistere uomini deboli sotto tanti profili; quindi, l’intervista si è focalizzata su questa esperienza.

Padre Renzo spiega di aver scelto quella via per tre precise motivazioni: la necessità di testimoniare l’amore di Dio verso i più piccoli d’animo, la certezza che la pace del mondo parta dai più poveri e la convinzione che una società si possa definire “civile” quando si fa carico delle persone in difficoltà.

Tuttavia, come è possibile avvicinare a sé uomini che sembrano incapaci di amare? I buoni propositi non bastano, pertanto il frate si avvaleva di un metodo “made by Renzo”, basato sul principio “corpo-cuore-testa”: donare il proprio tempo gratuitamente e nella capacità di comprendere la differenza tra il bene e il male.

Ma quale può essere stata la sua più grande soddisfazione al termine di tale missione, che lo ha allontanato dalla sua famiglia e lo ha inserito in un contesto che non tutti sono in grado di accettare? La risposta è un po’ inaspettata, perché Padre Renzo ci ha raccontato  questo: “Inizialmente pensavo di essere io ad aiutare il prossimo ma, con il tempo, ho imparato a pregare, a credere, ad amare e a vedere la realtà con gli occhi di Dio”. Il frate si è soffermato altresì su quanto l’esperienza vissuta sia ancora viva nel suo cuore e infine ha voluto spendere qualche parola sulla propria permanenza in Africa.

Una esperienza forte, che ci ha descritto per filo e per segno:  la vita in missione, le emozioni che ha provato nel vivere in una civiltà dove la fame è all’ordine del giorno, l’acqua scarseggia e si muore per un semplice raffreddore: “Ho avuto difficoltà a integrarmi inizialmente –  ha spiegato il professore – Infatti mi risultava difficile dialogare con uomini dediti a una cultura così radicalmente diversa da quella occidentale. Ciononostante, vi erano valori condivisi come l’amore e il rispetto reciproco che mi hanno permesso di diffondere il messaggio di salvezza cristiano”.

Padre Renzo è un esempio per la società e noi tutti dobbiamo alzarci e applaudire un uomo che desidera donare all’umanità un futuro straripante di speranza e felicità.

 

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Padre Reali: “l’uomo della Sindone”

Posted by admin On Giugno - 8 - 2015 Commenti disabilitati su Padre Reali: “l’uomo della Sindone”

Docente, sacerdote, scrittore: e oggi il nostro Marco Tommaso Reali parla  escrive nientemeno che della Sindone. Sacerdote appartenente all’ordine dei domenicani, con licenza e dottorato in Teologia Morale, docente presso l’Istituto Superiore SS. Vitale e Agricola di Bologna e, fino all’anno scorso, a tempo pieno anche al Liceo Scientifico A. Locatelli: non contento ha realizzato “L’uomo della Sindone” (oltre ad altri libri).

Nonostante le sue diverse occupazioni, Padre Tommaso si diletta  infatti nella scrittura di libri: martedì 3 marzo ha presentato proprio l’ultimo nella trasmissione televisiva “Il caffè di Raiuno”; precedentemente il libro era stato presentato al Centro culturale San Bartolomeo di Bergamo, dove è stata proposta una lettura “anatomica e spirituale” della Sindone, ovvero il lenzuolo più studiato di tutti i tempi, dove si ritiene sia stato avvolto il corpo di Cristo in seguito alla sepoltura. Tutto ciò viene narrato evidenziando due eventi che tutti i credenti attendono, ovvero la morte e la resurrezione: come spiega nel suo libro padre Tommaso, la Sindone può aprire un dialogo interiore tra Dio e il diretto interessato, dando inoltre la possibilità di rafforzare o scoprire il credo nella fede Cristiana.
Nonostante siano già stati scritti diversi libri sulla Sindone, padre Reali spiega che attraverso il suo libro vuole sviluppare una ricognizione della Sindone stessa, che non sia solo il racconto della passione e della resurrezione di Gesù, ma che sia anche in grado di toccare la vita di ciascun credente che ama questa reliquia e desidera usufruirne per un cammino interiore, che possa giungere a collegare la storia e gli avvenimenti della vita di Gesù con la propria storia, e tracciare una moderna antropologia spirituale.

Oltre al libro precedentemente citato, padre Reali ha scritto anche “Lo scrigno del viandante” e “Elementi di morale economica”, anch’essi rivolti a un interesse spirituale e cristiano.

Pietro Daminelli, 3A Ls

 

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E dopo il liceo ecco l’università

Posted by admin On Giugno - 8 - 2015 Commenti disabilitati su E dopo il liceo ecco l’università

Quando ero in prima pensavo: “Ah, quanto mi piacerebbe essere in quinta”. Ora la quinta è finita davvero e la scelta che ho fatto me la porterò dietro per tutta la vita: non che non si possa cambiare, certo, ma bisogna fare ciò che piace perché penso che non ci sia cosa più brutta che fare un lavoro che non ti appartiene.

L’idea di voler far mia la matematica è nata col tempo e certamente è molto fuori dal comune. Non ha pressoché nulla a che vedere con quella che si fa al liceo o al tecnico e sicuramente non sarà un percorso facile ma alla fine, io penso che ne sarà valsa la pena.

L’Università di Bologna, una tra le più antiche d’Europa, offre una scelta molto ampia per quanto riguarda gli indirizzi di studio: il Dipartimento di Matematica è uno tra i più piccoli (in totale siamo circa in 3400) .

È un mondo totalmente diverso rispetto a quello della scuola secondaria. Già la struttura è diversissima: le aule, che si sviluppano verticalmente, sono enormi e possono contenere anche 1300 persone (immaginate che caos); i banchi “non esistono” ma ci sono lunghe file di sedie a scomparsa, molto scomode, e un piccolo spazio davanti per poter appoggiare i fogli per prendere gli appunti.

Dal punto di vista relazionale conosci tante persone che hanno la tua stessa passione, che sono lì per studiare quello che anche a te piace e relazionarsi è semplice. Ovviamente non si conoscono tutti, però gli amici che ti fai sono persone con le quali leghi davvero molto.

Il metodo di insegnamento è molto simile a quello delle superiori: puoi essere chiamato alla lavagna per fare un esercizio; puoi chiedere spiegazioni; puoi, se il docente lo permette, dibattere sui concetti che sono stati esposti; ci sono verifiche di autovalutazione per capire a che punto è la tua preparazione; inoltre, se vuoi, puoi prendere un appuntamento con il docente che sarà ben lieto di rispiegarti quello che non hai capito. Quindi bisogna dare l’esame finale (generalmente scritto e orale), che ti permette di proseguire con la tua carriera. I libri si usano poco perché gli appunti, integrati alle dispense dei professori bastano e avanzano, tuttavia se vuoi approfondire un concetto, nessuno ti vieta di andare in biblioteca e cercare un volume che fa al caso tuo.  Ci sarebbero mille altre cose da dire, ma perché svelarvi tutte le carte? Venite in Università, iscrivetevi, approfondite ciò che vi piace e vedrete che ne resterete felici per tutta la vita.

Mirko Mondini,  diplomato 2014

 

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Cento ex studenti: “I nostri studi”

Posted by admin On Marzo - 13 - 2015 Commenti disabilitati su Cento ex studenti: “I nostri studi”

Ogni anno un numero sempre più elevato di studenti frequentanti le classi quinte dei vari istituti si accinge alla scelta dell’indirizzo universitario: secondo indagini ISTAT il numero di studenti neolaureati che intraprende subito la carriera lavorativa è calato bruscamente, mentre è sempre più in aumento il numero di chi decide invece di continuare gli studi universitari.

Capita però che molti studenti, spaventati della forte crisi che ha colpito il settore lavorativo negli ultimi anni, decidano di intraprendere un corso universitario qualsiasi, spinti non tanto dalla passione di coltivare i propri studi quanto per non “immergersi subito in questo mare pieno di squali”, ossia il mondo del lavoro; così facendo però si corre il rischio di scegliere indirizzi non adatti che verranno abbandonati entro i primi due anni, aumentando anche il numero degli studenti fuori corso.

Il grafico mostra gli indirizzi scelti da 50 ragazzi diplomati all’Istituto Aeronautico Antonio Locatelli nell’anno scolastico 2012- 2013 e altri 50 di quello successivo. Come possiamo vedere sono molti gli alunni che intraprendono gli studi universitari, e al primo posto tra gli indirizzi scelti troviamo Ingegneria.

In seconda posizione, ben 19, invece troviamo gli alunni che hanno intrapreso la carriera aeronautica dedicandosi all’acquisizione dei brevetti di volo; allo stesso posto abbiamo anche un gran numero di studenti che si sono buttati nell’ambiente lavorativo subito dopo aver ottenuto il diploma di Maturità.

Il percorso economico lo troviamo invece a una certa distanza, solo in terza posizione con tredici preferenze: tanti sono infatti gli studenti che si sono iscritti alla facoltà di Economia.

In quarta e quinta posizione troviamo una decina di studenti che si è suddivisa abbastanza equamente in altri indirizzi, tra cui medicina, giurisprudenza, lingue e scienze della comunicazione; i restanti hanno invece affrontato altri tipi di studi tra i più disparati, tra cui matematica, mediazione, fisica, scienze politiche e perfino astronomia e scienze religiose.

L’elemento più importante della nostra analisi, lo possiamo però notare nella percentuale degli alunni “nullafacenti”: equivale solamente al due per cento, e ciò porta numerosi punti a favore al nostro Istituto.

Ortensia Delia, 3A Ls

 

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Bergamelli: judo, podio d’oro

Posted by admin On Marzo - 13 - 2015 Commenti disabilitati su Bergamelli: judo, podio d’oro

Ha vinto il primo posto nella categoria cadetti di Judo, medaglia d’oro nella categoria 81 kg: è questo quello che distingue, nell’ambito sportivo, Enrico Bergamelli, studente di 14 anni dell’Istituto Tecnico Aeronautico “Antonio Locatelli”, dai suoi compagni .

Quest’alunno frequenta la classe 1B Tecnico, e di recente, come anticipato, ha vinto il primo posto nella categoria cadetti di Judo. Ha iniziato sin da piccolo con un suo amico, per una sua scelta, e poi ha deciso di continuare quello sport che gli riempiva il cuore e che sentiva così importante dentro di sé.

Da allora non ha mai più smesso, perché sentiva in sé il desiderio di scoprire e imparare cose nuove, diventando sempre più determinato nelle proprie scelte.

In effetti alcuni dei principi di questo sport sono proprio la forza interiore che ti sostiene sempre e non ti fa arrendere mai davanti agli ostacoli che la vita impone. Il Judo è un insegnante di vita e di difesa personale, ed è questo che Enrico Bergamelli ha messo in pratica: ha continuato per scoprire e imparare cose mai provate prima, per i risultati che ha poi ottenuto e anche per poterlo usare nella vita quotidiana.

Dopo l’ultima vittoria, a dicembre a Roma, Enrico ha detto: “Oltre alla forte emozione di quel momento, c’è il fatto che sono orgoglioso dai traguardi raggiunti. Sono molto riconoscente nei confronti dei miei allenatori: loro non mi hanno mai fatto perdere la speranza”. Un aiuto che, in questo sport, non è certo una cosa rara da scoprire: una caratteristica fondamentale è infatti che tutti gli allenatori danno la forza e il coraggio per far andare avanti i rispettivi allievi, e spingono i ragazzi a continuare per realizzare il loro sogno.

I premi non sono quindi la parte più importante e significativa di questa disciplina sportiva: piuttosto lo è invece il risultato del proprio impegno, che c’è anche nello spirito sportivo e conflittuale.

Alla gioia di ottenere dei riscontri concreti alla propria fatica si aggiungono ovviamente i premi: come può essere la convocazione in Nazionale dei ragazzi di 14 e 15 anni oppure attestati, classificazioni, medaglie, riconoscimenti, coppe.

Enrico a dicembre può vantare risultati e premi, e anche il buon primato di aver atterrato prima tre avversari a Bergamo, in una gara, e a Roma altri quattro: quanto basta per attirare le attenzioni del direttore tecnico della Nazionale giovanile di Judo.

Lorena Bertoncelli, Hyde Ayman, Manpreet Kaur, 1A Tecnico

 

Il Judo: cosa è? In effetti si tratta di un antico sport nato in Giappone: è un’arte marziale  – per essere più precisi ancora – praticata dai Samurai o usata nella difesa corpo a corpo. Non solo: oggi è anche una disciplina Olimpica, e viene praticata in ambienti specifici come il Dojo, ovvero la palestrina.

È un’arte marziale fisica e tecnica, basata soprattutto sull’astuzia degli avversari e sulla velocità. Il Judo è uno sport che mette a dura prova la condizione mentale dello sportivo, spinto a dare sempre il massimo e il meglio di sé, mantenendo la concentrazione sempre a livelli molto alti: questa è la difficoltà.

Il Judogi è invece l’abbigliamento di chi pratica questa antica arte, e consiste in pantaloni ampi e una giacca, priva di bottoni e a maniche lunghe, con baveri da incrociare e legare con la cintura.

Proprio la cintura è un elemento fondamentale, non solo per l’abbigliamento: indica il livello di bravura dello sportivo: può essere infatti di colore diverso a seconda del grado dell’atleta. I colori della cintura, da quello che indica l’atleta principiante fino al maestro, vanno dal bianco, giallo, arancio, verde, blu, marrone, fino al nero: quest’ultima ha anche una striscia bianca se l’atleta è donna. Il colore del judogi è invece il bianco, mentre il blu è stato introdotto recentemente nel judo olimpico.

 

 

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In Polonia: sulle orme della Memoria

Posted by admin On Marzo - 13 - 2015 Commenti disabilitati su In Polonia: sulle orme della Memoria

Il 27 gennaio è stato il giorno della Shoah, il giorno della memoria, e in quell’occasione il ministero dell’Istruzione ha organizzato una visita ad Auschwitz in collaborazione con le consulte scolastiche di tutto il territorio italiano. Tra queste anche quella bergamasca, di cui il nostro caro amico Daniele Pinotti è presidente; al suo fianco Mirko Di Matteo, incaricato fotografo e cameraman del viaggio. “Era presente anche il ministro dell’istruzione Stefania Giannini, e ciò vuol dire che l’iniziativa era davvero di grande importanza –  racconta Mirko – Il viaggio è stato lungo: da Bergamo siamo partiti il 17 febbraio insieme ai rappresentanti di altre scuole bergamasche, per arrivare a Roma. Da qui abbiamo preso l’aereo per Cracovia”. Ogni partecipante, tra l’altro, si trovava in viaggio con tutto spesato, compreso vitto e alloggio in hotel a 5 stelle (un controsenso, ndr).

“Eravamo circa 300 persone e ho conosciuto tanti bravi ragazzi e ragazze. Nel gruppo erano presenti soci di un circolo ebraico che hanno potuto in più occasioni fornirci la loro esperienza diretta sul campo di concentramento”, spiega Di Matteo.

Dopo aver visitato vari punti di interesse come scuole, giardini e rimasugli di muri che separavo i cittadini “normali” da quelli ebrei, hanno raggiunto i campi di Birkenau e Auschwitz. “Mi ha fatto impressione vedere come la gente ora possa convivere con luoghi che hanno visto atrocità inimmaginabili. Però forse è anche per questo che ora la gente ci convive: perché quelle atrocità oggi non sapremmo nemmeno come figurarcele nella mente”, commenta Mirko.

“Abbiamo girato tra i blocchi di baracche del campo di Birkenau e sapere che sopra la medesima terra hanno camminato quelle persone che avrebbero visto la luce ancora per poco provoca un senso di angoscia opprimente e insopportabile. I forni crematori poi mi hanno lasciato davvero senz’aria nel petto. Da quei camini uscivano le ceneri dei morti”.

Dopo Birkenau è stata la volta di Auschwitz. “I racconti delle camere a gas ti fanno capire che, nel momento in cui il veleno usciva dai bocchettoni, il desiderio di chi si trovava dentro era uno solo: morire in fretta. Eppure l’istinto li spingeva a sopravvivere, a graffiare i muri, ad arrampicarsi ovunque, a spingere i portelloni ermetici in cerca di salvezza fino alla fine. Inutilmente. Quando tutto era finito e le porte si aprivano i bambini erano distesi senza vita sopra tutto il cumulo. Come si può ridurre consapevolmente un uomo così?”, confessa Mirko. Il viaggio comprendeva anche la visita al museo di Auschwitz: montagne di scarpe, indumenti, capelli. La dignità ridotta a uno sguardo, la fisicità ridotta a un numero, il pensiero ridotto alle lacrime.

“Da tutto il viaggio –  conclude Mirko – ho capito una cosa: non bisogna dimenticare ciò che lì successe: innanzitutto per mantenere alto il senso comune del valore di una vita, e in secondo luogo per dimostrare che la dignità e la fratellanza hanno vinto sulla paura e l’ingiustizia, perché da quei momenti l’umanità si è tirata in piedi e chi credeva che non avremmo mai ricordato, beh, si sbagliava”.

Davide Della Tratta, 5A Ls

 

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Consulta: lettera dal presidente

Posted by admin On Marzo - 13 - 2015 Commenti disabilitati su Consulta: lettera dal presidente

Cari compagni di scuola,

nell’ottobre 2013, con 280 voti, mi avete eletto rappresentante di Consulta dell’Istituto Aeronautico Antonio Locatelli. Non voglio usare una formula terribilmente banale, ma effettivamente da quel momento “ne ho fatta di strada”. Lo scorso anno scolastico, neoeletto, sono stato nominato Vicepresidente della Consulta Provinciale degli Studenti (Cps) di Bergamo: questa prima esperienza mi ha permesso di entrare in contatto con studenti di ogni angolo della provincia, diversi da me per idee, percorso scolastico ed età anagrafica. La mia attitudine a mediare tra mille posizioni si è sviluppata ulteriormente, insieme alla consapevolezza della necessità di giungere sempre a una soluzione. Così, decaduto il precedente presidente perché terminate le superiori, a settembre sono stato eletto all’unanimità dai circa 120 rappresentanti delle 57 scuole bergamasche. Ho voluto mettermi in gioco perché credo fortemente nella buona rappresentanza studentesca: un organo come la Consulta Provinciale degli Studenti non merita di essere considerato un modo di saltare ore di scuola, ma deve essere una rete che costruisca un laboratorio di idee che siano di beneficio a tutti gli studenti. Così ho voluto inaugurare la mia presidenza, con un’assemblea plenaria in una scuola della bassa bergamasca, a Treviglio, e inizierò a visitare le scuole di Bergamo e provincia: tutto ciò per far sentire la Consulta una presenza “viva” nella nostra realtà.

A breve partiranno i tornei sportivi interscolastici di basket, calcio e pallavolo, un must della CPS; inoltre collaboreremo alla buona riuscita della tradizionale festa delle scuole di fine anno al Lazzaretto. Abbiamo in mente poi una “giornata dell’arte” al Polaresco durante la quale ospiteremo ogni manifestazione artistica degli studenti bergamaschi più creativi, così come, in collaborazione con l’istituto tessile Paleocapa, penseremo a una “maglia ufficiale” delle scuole bergamasche.

E poi ancora incontri nella giornata del ricordo delle vittime della mafia, sconti per la carta IoStudio, stand dei giornalini scolastici alla fiera del libro… Come vedete idee e progetti non mancano, starà nella determinazione del mio gruppo (che ringrazio infinitamente perché senza di loro non avrei nemmeno accettato l’incarico) portare a termine tutto ciò: vi lasceremo giudicare i risultati!

Daniele Pinotti, 4B Ls

Presidente Consulta

 

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Insegnare? “Ogni giorno è irripetibile”

Posted by admin On Marzo - 13 - 2015 Commenti disabilitati su Insegnare? “Ogni giorno è irripetibile”

Fabiana Riva, conosciuta al Locatelli come insegnante di chimica e biologia, non sempre si è dedicata all’istruzione dei più giovani.

Fin dai primi anni di scuola superiore sapeva cosa avrebbe voluto fare nella vita e, con molto studio e parsimonia, ha raggiunto i suoi obiettivi: interessata alle scienze e alle malattie, frequenta il liceo scientifico a Edolo (Brescia), dove la sua passione inizia a crescere fino a concretizzarsi negli studi universitari, con la specializzazione in biologia molecolare e oncologia. Terminati gli studi con ottimi voti inizia a lavorare presso il laboratorio di ricerca dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, dove per tre anni studia il ruolo di alcune popolazioni cellulari nell’eziopatogenesi dei tumori e nella malattia da rigetto del trapianto contro l’ospite (GvHD). Gli studi di queste cellule presenti nel nostro organismo hanno aiutato Fabiana Riva a capire l’insorgenza, la progressione e la metastatizzazione dei tumori, fondamentali nella progettazione di nuove strategie terapeutiche per contrastare la malattia.

Dopo aver raggiunto diversi obiettivi nella ricerca medica, la novità: inizia a insegnare all’Istituto Aeronautico Locatelli; la sua decisione di cambiare lavoro è stata spinta dal desiderio di trasmettere la sua passione per la scienza alle generazioni future, che avranno la possibilità di approfondire gli studi scientifici con l’aiuto delle nuove tecnologie sempre in via di sviluppo.

Nonostante non abbia abbandonato l’idea di tornare in laboratorio, continua la sua carriera d’insegnante, con una motivazione più che valida: “Insegnare è un lavoro unico, ogni giorno è irripetibile; avere a che fare con i ragazzi è un occasione fantastica, perché ogni studente possiede un universo interiore che merita rispetto”.

Pietro Daminelli, 3A Ls

 

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Prof Radice e Singapore: quanti rimpianti

Posted by admin On Marzo - 13 - 2015 Commenti disabilitati su Prof Radice e Singapore: quanti rimpianti

Paesi esotici? Ne sa qualcosa la professoressa Elena Radice, che può vantare una – anche se breve – permanenza ben oltre i confini italiani: a Singapore, sull’estrema punta meridionale della penisola malese. Si trasferì lì, racconta, a causa del padre che, dirigente di una società di elettronica, doveva sbrigare del lavoro a Singapore e non aveva altra scelta che portare con sé moglie e figlia, di soli 5 anni, vivendo lì per 6 mesi.

La notizia mi ha sconvolto: avevo preparato domande per una persona che avesse vissuto l’esperienza con qualche anno in più sulle spalle (colpa mia, non ero preparato, ndr); per portare a galla qualche altro ricordo le chiedo del suo primo impatto.

La cosa che la colpì all’istante, dice, fu il clima: la temperatura media si aggira sui 30ºC e l’umidità è sempre molto elevata. Tutta colpa dell’Equatore, a soli 152 chilometri di distanza. Il sole può scottare la pelle in pochissimo tempo sebbene le giornate limpide siano rare: è sempre presente qualche nuvoletta che può portare in 10 minuti un potente acquazzone. La pioggia, là, è un’amica ormai, mica come per la Liguria.

Può sembrare strano, ma per la nostra prof il cibo non fu un problema: anzi, afferma di averlo apprezzato più di quello italiano. Il segreto, confessa, “sta nella leggerezza, nei grassi ridotti e nel gusto fresco e deciso”. I suoi cibi preferiti erano i gamberi e la frutta, in particolare mango, cocco, mangosten e rambutan (capisco l’espressione che avete sul volto, ndr).

“La città era davvero pulita”, sottolinea. Esistono numerose leggi per preservare la pulizia: la gomma da masticare è fuorilegge, fumare in luoghi pubblici è vietato; non gettare rifiuti per terra è un classico, non tirare lo sciacquone del water dopo l’utilizzo è un reato. Le multe a riguardo sono salatissime e, almeno nel 1990, la cappa di smog sopra la città era molto ridotta, più di quella milanese.

La giornata-tipo della prof era di tutto rispetto: potremmo dire, con un termine forse poco elegante, che se la godeva alla grande. Piscina tutti i giorni (tranne quando andava al mare), centri commerciali, parchi botanici e zoo, di cui ricorda in particolare il contatto diretto che poteva avere con gli animali e il rispetto che nutriva la gente nei loro confronti.

Sentita la storia sul rispetto degli animali, però, mi incuriosisco e chiedo della popolazione di quella città. Risponde sicura: “Estremamente educata”. Mi suggerisce che “la multietnicità di Singapore è una componente importante della cultura”: ha sempre attirato una vasta gamma di culture che hanno incrementato il senso civico e il valore della convivenza pacifica. “Purtroppo – dice – dovetti tornare in Italia”, e della spaziosa città rimpiange tutto. Io la rimpiangerei anche solo per i bagni quotidiani.

Della lingua parliamo poco: da bimba quale era non aveva le capacità di esprimersi in inglese, una delle 4 lingue ufficiali insieme al malese, al cinese mandarino e al tamil, lingua tipica dei territori che si affacciano sull’oceano indiano. D’altronde tra bambini ci si capisce, e se si pensa che la prof riuscì, a dir di suo padre, a insegnare la canzoncina “giro giro tondo” ai suoi amichetti stranieri, allora dovremmo preoccuparci. Forse s’è trascinata negli anni la dote innata di capire e farsi capire dai bambini, e tutti sanno che questa è un’arma contro certi studenti.

Davide Della Tratta, 5A Ls

 

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Studiare con iPad: pro e contro

Posted by admin On Marzo - 13 - 2015 Commenti disabilitati su Studiare con iPad: pro e contro

Non si è ancora capito se è un bene o un male usare la tecnologia per studiare e per imparare nelle classi. Stiamo parlando dell’iPad. Infatti, adottato ormai da quasi tutti i presidi delle scuole di Bergamo, è stato una grande rivoluzione nel campo dell’apprendimento.

In esso sono presenti molte funzioni, forse perfino troppe, che fanno nascere molti pro e contro su questo nuovo mezzo di apprendimento: l’iPad è molto utile per gli studenti di questa generazione tecnologica  sicuramente perchè alleggerisce dal peso dei libri e, con le sue numerose funzionalità, favorisce  lo studio. In effetti esistono applicazioni che permettono di poter prendere appunti con il minimo sforzo, dimenticandosi completamente dei vecchi quaderni. Inoltre non si ha più il peso e l’ingombro dei libri che, soprattutto nelle scuole superiori, sono sempre più grossi e voluminosi: al loro posto esistono App molto semplici da utilizzare che permettono di visualizzare i libri acquistati direttamente sull’iPad, e lasciando la possibilità di prendere appunti, sottolineare e evidenziare come se si stesse trattando di un vero libro, di carta e inchiostro.

Esistono però, come in tutte le cose, caratteristiche che possono essere considerate anche negative.  Infatti l’iPad viene considerato anche una fonte di distrazione che distoglie l’attenzione degli studenti, proprio per via delle sue numerose funzioni, dai libri attraverso per esempio l’accesso a Internet e di conseguenza ai social network. Da qualcuno è anche visto come una possibile causa dei danni alla vista, provocati dal continuo fissare lo schermo che porta all’indebolimento della retina.

Positivo quindi o negativo il suo impiego? Una risposta comune a tutti non c’è: ciascuno può trovare la propria.

Ludovico Zaccaria, 2B Ls

 

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Expo: un’occasione per rilanciarsi

Posted by admin On Marzo - 13 - 2015 Commenti disabilitati su Expo: un’occasione per rilanciarsi

In questo periodo sentiamo parlare dell’Expo 2015, ma in effetti cosa è? L’esposizione universale di Milano 2015 sarà un incontro di culture provenienti da ogni angolo del pianeta, con 147 Paesi, aziende private ed enti pubblici, tutti a Milano per condividere uno dei più antichi fondamenti culturali e sociali dell’uomo: il cibo.

L’Expo è situata in particolare nella zona nord-ovest confinante con Rho, occupa un’immensa area di 110 ettari ed è una culla di ingegneria moderna e architettura. Sarà composta da numerosi padiglioni, da canali d’acqua e da splendidi giardini, il tutto coronato da un ambiente interculturale che unisce le persone di tutti i Paesi.

Il tema principale non sarà solo il cibo, bensì l’alimentazione, le malattie come l’obesità e la malnutrizione, la preservazione delle bio-diversità e la valorizzazione delle tradizioni; insomma un evento che non solo coinvolgerà a 360° il mondo del cibo, ma anche tecnologie e innovazioni collegate.

L’Expo 2015 è stata anche vista come una possibilità per il rilancio dell’economia e dell’immagine italiana. In più è  stato dimostrato a tutti i pessimisti e agli iettatori che il lavoro italiano non si ferma davanti a nulla e che in tempi record stiamo completando un’opera colossale: anche mio padre ha collaborato con la sua azienda alla realizzazione del padiglione 0, dell’Expo Center e di tre aree di servizio.

Nonostante i ritardi iniziali e gli intoppi burocratici, la data di consegna sarà rispettata per consentire di portare a termine i preparativi per l’inizio dell’Expo fissata per l’1 di maggio.

Nicolas Nodari, 3A Ls

 

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Principi e valori: Open Day al top

Posted by admin On Marzo - 13 - 2015 Commenti disabilitati su Principi e valori: Open Day al top

In occasione dell’Open Day 2014, il nostro Istituto ha ribadito “ex novo” la propria fama, richiamando famiglie provenienti da Comuni bergamaschi e anche di fuori provincia: l’evento, lo scorso novembre, è stata una chiara occasione per constatare quanto i principi e i valori del Locatelli siano apprezzati.

“Nonostante la crisi economica, il numero di partecipanti ha superato di gran lunga il migliaio. Ciò ci stimola a proporre un’offerta educativa sempre migliore e tecnologicamente all’avanguardia – ha commentato il preside Giuseppe Di Giminiani ai nostri microfoni, mostrandosi felice del risultato ottenuto e orgoglioso del successo che l’Istituto sta riscuotendo – Il Locatelli continua a essere un punto di riferimento per le scuole lombarde sia in relazione alla disciplina che alla professionalità”. L’Open Day è stato tra l’altro anche quest’anno organizzato in due giornate, per meglio distinguere la sezione Aeronautica da quella Coreutica, ormai ben avviata: anche l’Open Day del Coreutico ha  infatti riscosso un grande successo, soprattutto grazie all’annuncio della futura assunzione come docente di Carla Fracci, pluripremiata ballerina italiana di fama internazionale. Le iscrizioni per l’anno scolastico 2015/16 si sono chiuse lo scorso 24 gennaio in occasione di un secondo incontro dimostrativo, organizzato proprio in seguito alla grande affluenza e richiesta. Le poche famiglie incerte hanno avuto così l’opportunità di chiarire definitivamente i loro dubbi, e a convincerle ha probabilmente contribuito anche la magnifica presentazione sulla meteorologia e i suoi misteri a opera dei ragazzi del triennio. Dunque la scuola si appresterà ad accogliere, anche quest’anno, circa 120 nuovi studenti, desiderosi di intraprendere la via del volo o della danza.

Lorenzo Leoni, 3A Ls

 

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Domenico Di Giminiani: docente e pilota

Posted by admin On Marzo - 13 - 2015 Commenti disabilitati su Domenico Di Giminiani: docente e pilota

Una vita “spezzata” in due la sua, che lo spinge ad alternarsi tra il volo e l’insegnamento: stiamo parlando di Domenico Di Giminiani, ben conosciuto all’Istituto Locatelli perché “figlio d’arte”, ma che nel suo bagaglio – nonostante la giovane età – porta anche una magnifica esperienza di vita che merita di essere condivisa e conosciuta. Cerchiamo di capirlo con qualche domanda curiosa.

“L’obiettivo più ambizioso è realizzare un sogno”: questo è il motto soltanto di suo padre, il preside Giuseppe Di Giminiani o anche il suo? Lei è riuscito a realizzare il suo sogno?

È assolutamente vero. Porsi un obiettivo è il più grande mezzo di automotivazione, ci sprona a dare il meglio di noi stessi, non solo nel lavoro, anche nei rapporti affettivi. Alcuni dei miei sogni si sono già realizzati, per gli altri bisogna avere pazienza e costanza. Diventiamo grandi attraverso i sogni, ma sono convinto che anche in età adulta non bisogna smettere di sognare.

Da cosa è nata la sua passione per il volo?

Non ho sempre saputo di voler fare il pilota, ma fin da adolescente ero attratto dal brivido, amavo l’adrenalina, la velocità, la precisione. Durante un’esperienza di una settimana a Lisbona ho avuto l’opportunità di provare l’ebbrezza del volo. È stato amore a prima vista e ho avuto la fortuna di poter convertire la mia passione per il volo in lavoro. Un famoso adagio recita: “Scegli un lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno, in tutta la tua vita”. Esercitare una professione appassionante ti consente di vivere ogni giorno con soddisfazione.

Con quali compagnie ha volato successivamente?

Ho volato per una compagnia executive con base in Svizzera per un periodo di 3 anni, il mio primo type rating (passaggio macchine) è stato l’Hawker 1000. Come di consuetudine il primo lavoro è sempre il più traumatico, è un po’ come il primo giorno di scuola. Successivamente sono stato assunto da un’altra compagnia sempre sullo stesso aereo, ma in quest’ultima, per la quale lavoro ancora oggi, il mio cliente è, al tempo stesso, il mio capo. Decidere di volare per un singolo cliente, piuttosto che per una compagnia aerea mi fa sentire più appagato.

Cosa l’ha spinta a diventare anche professore? La voglia di tornare tra i banchi di scuola o la voglia di trasmettere anche ai più giovani la sua passione?

Insegnare è una vera e propria sfida: un bravo docente oltre a essere preparato e competente, deve essere in grado di comunicare, deve conoscere a fondo i suoi studenti, deve instaurare un rapporto di fiducia e di stima, ma soprattutto deve saper sedurre la classe con l’arte del parlare trasmettendo loro le proprie passioni. Questo è quello che cerco di fare con i ragazzi. Ho ancora molto da imparare anche in questo nuovo ruolo, voglio dare il massimo e cercherò di non dimenticare mai cosa si provava a essere seduti tra i banchi.

Una riflessione sul lavoro del pilota?

Accarezzare un sogno è una cosa fantastica e importante per i giovani che vogliono diventare piloti, ma l’istruzione è insostituibile per intraprendere questa carriera. La natura ha disegnato l’uomo per vivere e operare sulla terra e lui ha sviluppato una serie di caratteristiche adatte a questo scopo. Volare è una condizione non naturale per l’uomo. Imparare a volare significa quindi adattarsi a situazioni innaturali spesso in contrasto con l’abituale modo di ragionare a terra.  Per riuscire in questa missione occorrono  passione e determinazione particolarmente forti e continue. È un percorso che inizia tra i banchi della scuola di volo e prosegue nella vita professionale, un volo dopo l’altro.

Un pensiero conclusivo?

Mi piace ancora pensare al mio lavoro, forse un po’ romanticamente, come i pionieri dell’aviazione, per i quali il coraggio valeva molto più della conoscenza, un ”Super Uomo”, poi la concretezza riprende il sopravvento e  continuo a studiare, e a pensare che la sicurezza in volo è ciò che distingue un professionista vero.

Ortensia Delia, 3A Ls

 

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Andrea Scotti: studio e volontariato

Posted by admin On Marzo - 13 - 2015 Commenti disabilitati su Andrea Scotti: studio e volontariato

Il volontariato: un mondo importante e difficile, che per la maggior parte di noi può sembrare astratto, quasi come un universo parallelo e sempre distante. Non per tutti però è così. È questo il caso di Andrea Scotti, uno studente della 5A liceo dell’Istituto Aeronautico Antonio Locatelli.

Trovarsi in situazioni dove si sente il bisogno di voler intervenire ma non sapere come, il senso di voler essere d’aiuto e un fascino presente da sempre nei confronti del mondo del primo soccorso: sono queste alcune delle cose che hanno spinto Andrea, a metà del 2012, a iscriversi al corso per diventare soccorritore del “112” (il numero che ha preso il posto del vecchio “118”), scoprendo così una passione nascosta che si protrae, ormai, da più di due anni.

Per diventare soccorritori, i volontari della Croce Bianca, per quanto riguarda il 112, devono prima seguire un corso di 120 ore che si articola su 2 lezioni a settimana nelle ore serali; il corso ha una durata di circa 6 mesi.

Per le abilitazioni base per i servizi secondari, invece, il percorso è meno lungo per il fatto che le ore si riducono a quarantadue.

Prima di raggiungere questo suo obiettivo Andrea, anche se facilitato dalla fortuna di essere una persona con un forte senso pratico e che impara velocemente senza accusare grosse difficoltà a livello personale e dell’ambiente di volontari, ha dovuto affrontare un percorso abbastanza impegnativo a causa della durata del corso e delle numerose nozioni che ha dovuto acquisire, fondamentali per poter essere soccorritore.

“Tra i numerosi servizi che ho fatto per ora non ce n’è uno che mi abbia commosso più degli altri – ci racconta Andrea – Ogni servizio è speciale a modo suo”.

“Quello che più mi ha colpito – prosegue però – è stato l’intervento in cui siamo andati a soccorrere una persona che si trovava in arresto respiratorio da overdose e, vuoi per l’arrivo quasi immediato, vuoi per il lavoro svolto, siamo riusciti con grande soddisfazione a salvarla. Mi è rimasto particolarmente impresso perché ci ha poi portati a riflettere sulla fragilità della vita e sull’importanza delle nostre scelte e dell’efficienza dei soccorsi. Questo mi spinge giorno dopo giorno a continuare questa mia avventura”.
Ci sono poi casi meno felici dove le situazioni e le scene ti colpiscono in modo particolare, ti fanno riflettere e ti rimangono dentro: questo accade soprattutto quando, nonostante l’impegno e l’efficienza messa nel servizio, purtroppo, non c’è più niente che si possa fare.

Proprio per questo si sente una nota di disappunto, nella voce di Andrea, nei confronti di quelle persone che richiedono l’intervento dell’ambulanza pur non avendo una vera urgenza, convinti del fatto che, arrivando in ambulanza in pronto soccorso, “si salti la fila”: una cosa questa non vera, e che provoca invece delle limitazioni nella disponibilità di mezzi per coloro che invece necessiterebbero veramente di un intervento immediato nella loro battaglia per la vita.

Durante l’intervento, però, non ci si deve far condizionare dalle emozioni: bisogna mantenere in ogni caso la concentrazione ed estraniarsi dall’ansia che può insorgere di fronte a certe situazioni; bisogna sempre tenere la mente lucida, lasciando le proprie considerazioni al post-intervento.

Durante questi momenti secondari si discute sul servizio svolto, ci si confronta, si condividono le proprie esperienze, giuste o sbagliate che siano, cercando sempre di migliorarsi.

Capita che, durante questi momenti di discussione collettiva, ci si renda conto che forse ci sarebbe stata anche un’altra possibile soluzione, magari più efficiente, o un modo più rapido e immediato per risolvere la situazione, ma in ogni caso ci si deve sempre e comunque attenere ai protocolli di base che devono essere rispettati a dispetto di qualunque considerazione.

E il nostro Andrea, grazie alla sua forza di volontà, alla sua bravura e, perché no, anche a un pizzico di fortuna, è sempre riuscito a gestire al meglio i suoi interventi.

Ortensia Delia, 3A Ls

 

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Il “Corriere” atterra su Facebook

Posted by admin On Marzo - 13 - 2015 Commenti disabilitati su Il “Corriere” atterra su Facebook

È attiva da gennaio la pagina Facebook dedicata al Corriere Aeronautico: per chi non fosse ancora un “amico” del Corriere, scrivendo nella barra di ricerca del social network “Il Corriere dell’Aeronautico”, sarà possibile trovarci.

Lo scopo è creare dialogo tra giornalino e studenti, renderlo popolare e donare ai ragazzi qualcosa che possano sentire proprio, dedicato a loro. È un’opportunità per sentirsi sempre più parte dell’Istituto Locatelli: verranno pubblicate notizie, curiosità, articoli e immagini sulla scuola e la nostra amata aeronautica, dedicando spazio anche all’ambito coreutico.

Potrete condividere con la Redazione e tutta la scuola pensieri, perplessità, curiosità e tanto altro, sempre nel rispetto di chi legge.

La Redazione ha già avviato e portato a termine un concorso durato 15 giorni, dal 16 al 31 Gennaio, per trovare la migliore vignetta che riuscisse a esprimere un messaggio di solidarietà e umanità calato nel mondo aeronautico ispirato al motto “Je suis Charlie”. Il vincitore ha ottenuto la pubblicazione della sua creazione su questo numero de “Il Corriere Aeronautico”. Che cosa aspettate? Sfogliate le pagine e congratulatevi con il vignettista.

Davide Della Tratta, 5A Ls

 

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Bertossio vola al Locatelli

Posted by admin On Marzo - 13 - 2015 Commenti disabilitati su Bertossio vola al Locatelli

Il 15 Gennaio s’è tenuto nell’aula conferenze dell’Istituto Aeronautico Antonio Locatelli forse uno degli incontri con il più alto livello di gradimento a cui abbiamo potuto assistere: Luca Bertossio, campione mondiale di volo acrobatico in aliante e pilota Red Bull, ha raccontato di se stesso e di cosa voglia dire per lui volare, accompagnato dal rappresentate di Fly Zone Italy, associazione promotrice di ogni tipo di abilitazione al volo.

Luca è una persona che sa come esprimere e trasmettere la sua passione e lo ha fatto mostrando video incredibili in cui lui stesso parla e si esibisce. Riprese esclusive dall’interno della cabina e sue interviste che, da solo, ha montato per raggiungere il cuore della gente.

“Sono pilota Red Bull dall’ottobre 2014. Ho attirato l’attenzione per aver eseguito per primo la vite piatta rovesciata come acrobazia in aliante: cercate di essere unici e verrete ripagati in ogni cosa”, ha detto davanti a tutti noi.

Abbiamo apprezzato fin da subito i consigli di Luca fondati sulla sua esperienza: toccanti e veritieri allo stesso tempo.

Luca ha all’attivo una carriera – seppur giovane – già di grandi successi: oltre alle numerose sponsorizzazioni è allenatore della nazionale rumena di volo acrobatico in aliante categoria avanzata e vanta quattro medaglie d’oro nell’anno 2012, tra cui un titolo mondiale. “Quella di rappresentare il proprio paese è una soddisfazione immensa ed è una forza, non una scusa”, ha spiegato.

Il video della sua prova al mondiale ha tenuto gli occhi aggrappati alla tela bianca ancorata al muro, su cui scorrevano le immagini.
“Ci sono per ogni pilota sei voli da eseguire e ognuno è prestabilito e identico per tutti i concorrente. Le acrobazie vanno svolte in un box acrobatico dal lato di 400 piedi che parte dai 600 piedi di quota e arriva a circa un chilometro”.

Tutti si chiedevano in quel momento quale fosse il segreto del successo in questo campo ma la risposta è arrivata senza che la domanda fosse espressa: “Precisione, disciplina, costanza e sacrificio”.
Da atleta quale è, Luca ha sottolineato però non tanto con questa affermazione la voglia di vincere quanto la sua passione e la lotta interiore che uno sportivo porta sempre avanti: “La gara è contro me stesso che cerco di migliorare. Non si tratta di andare a una gara per arrivare primo, ma per dare il massimo”. A completare la fantastica carriera di Luca però ci sono anche gli Air Show a cui partecipa: momenti di divertimento ma sempre all’insegna della massima professionalità.

Subito dopo Luca il rappresentate di Fly Zone Italy ha chiarito i dubbi per quanto riguardava i brevetti e le possibilità di avvicinarsi al volo più di quanto possiamo fare a scuola. In quel momento gli alunni erano, per così dire, “gasatissimi” per le storie di Luca e le domande non tardavano ad arrivare.

Gli alunni presenti erano tantissimi ma la curiosità ha fatto passare il dolore alle gambe delle 3 ore di conferenza passate in piedi, racconta un alunno, e anche i professori sono rimasti contenti. Potremmo dire che con questa iniziativa il preside Giuseppe Di Giminiani ha davvero fatto centro.

Davide Della Tratta, 5A Ls

 

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Izzo: le previsioni con passione

Posted by admin On Dicembre - 6 - 2014 Commenti disabilitati su Izzo: le previsioni con passione

Scuola e meteorologia: un accostamento particolare, che forse vale la pena di approfondire. E chi può farlo meglio di Daniele Izzo, professore di Meteorologia al Locatelli e allo stesso tempo metereologo per il Centro Epson? Lo abbiamo intervistato.

Professor Izzo, partiamo dall’inizio: cosa è un meteorologo?

Il meteorologo è quella persona che studia i fenomeni che avvengono all’interno dell’atmosfera. È colui che deve riuscire a capire e a precedere i fenomeni di vario tipo legati al tempo, non quello della clessidra ma bensì il tempo inteso come pioggia, neve, grandine.

Cosa può far sbagliare una previsione?

Tanti fattori. La previsione è alcune volte sbagliata perché l’atmosfera è un sistema complesso e anche il metodo scientifico con cui vengono fatte le previsioni è affetto da errori e da approssimazioni, che non potranno mai essere del tutto eliminate. Se ciò fosse possibile non parleremmo più di previsione, ma di certezza. In più l’atmosfera è un sistema caotico con effetto farfalla: basta una piccola variazione per generare una previsione molto diversa, come appunto il battito di una farfalla, imprevedibile.

Qual è il margine di errore delle previsioni meteo? 

Per una previsione a 24h abbiamo valori di probabilità che si aggirano tra l’80 e il 95%, mentre per quelli relativi a una settimana abbiamo valori che superano il 50% e possono arrivare anche al 70%.

Cosa ne pensa dei siti web che fanno previsioni? Ci si può improvvisare meteorologi?

In Italia purtroppo non esistono leggi che tutelino la professione del meteorologo. Non c’è nemmeno una scuola che abiliti e certifichi la sua professione, tranne quella dell’Aeronautica militare.

Gli albergatori lamentano mancati guadagni per previsioni meteo errate, e si parla di cause per risarcimenti. Esistono i cosiddetti “meteo terroristi”?

Sì, esistono davvero, e ciò accade perché magari non hanno le competenze necessarie. Alcuni siti fanno previsioni anche a 10 giorni prevedendo forti ondate di mal tempo che poi non si verificheranno mai: rendono estremi alcuni fenomeni meteorologici e ciò crea un maggior numero di accessi al sito.

Chiunque abbia un cellulare ha un’app di previsioni: necessità indotta o frutto di una moda passeggera?

No, non credo che passerà. Perché il tempo influenza la vita di ciascuno di noi, a partire dagli aspetti della vita quotidiana, come la mamma che accompagna il bimbo a scuola, fino ad arrivare alle attività economiche commerciali, ad esempio il volo. Quindi no, non credo che passerà, anzi col tempo diventerà sempre più importante.

Cosa l’ha spinta a intraprendere questa carriera?

Ero appassionato di fisica e poi di fisica dell’atmosfera, ma non pensavo di fare questo mestiere perché volevo diventare ricercatore, è stato un caso. Ho fatto la tesi di laurea al centro Epson Meteo con il colonnello Giuliacci, e quell’esperienza mi è piaciuta al punto da chiedere se ci fosse la possibilità di intraprendere la carriera di meteorologo, e così è stato.

Un’ultima domanda: sono più le previsioni che ha sbagliato o azzeccato?

Eh no, quelle azzeccate sicuramente. Poi ogni tanto c’è stato anche qualche errore clamoroso, ma sono contento perché il più delle volte sono giuste, anche grazie ai modelli fisico meteorologici.

Ortensia Delia, 3 A Ls

 

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Diplomi 2014: Carla Fracci alla consegna

Posted by admin On Dicembre - 6 - 2014 Commenti disabilitati su Diplomi 2014: Carla Fracci alla consegna

Il 19 ottobre 2014, come ormai da consuetudine, si è svolta la cerimonia della consegna dei diplomi agli alunni del corso Veltro 1º, diplomatisi nell’anno scolastico 2013/2014. Anche per  quest’anno teatro dell’evento è stato il Palacreberg di Bergamo.

Il pubblico, ancora più numeroso degli scorsi anni, ha dimostrato con al sua stessa presenza la vistosa crescita dell’Istituto Aeronautico Antonio Locatelli, facendo registrare l’intervento di nuove persone, interessate a partecipare, e di altre ormai ospiti fissi da diversi anni, per cui la cerimonia è diventata di fatto un atteso appuntamento annuale.

Madrina dell’evento, per il terzo anno consecutivo, la presentatrice Maria Teresa Ruta affiancata dal colonnello Vanni Scacco, docente della scuola.

Nonostante i nomerosi e celebri ospiti, il più caloroso dei ringraziamenti degli alunni è stato riservato al preside Giuseppe Di Giminiani: Infatti, dopo il suo discorso di apertura della cerimonia, tutti gli studenti gli hanno dimostrato la vicinanza e l’affetto alzandosi in piedi e unendosi in un sonoro applauso, come a dimostrare l’apprezzamento e il ringraziamento per tutti gli insegnamenti, di rapporto umano oltre che scolastici, che trasmette loro giorno dopo giorno. Un profondo ringraziamento gli è giunto anche dal figlio, tenente Livio Di Giminiani .

Hanno preso parte alla cerimonia anche personaggi di fama internazionale appartenenti al mondo dell’Aeronautica e non, figure istituzionali e personaggi famosi.

Tra loro Max Pisu, volto celebre di Zelig, che ha divertito il pubblico con il suo humor e che è stato molto apprezzato sia dagli studenti che dai genitori.  Ospite d’onore molto gradita, inoltre, la celebre ballerina Carla Fracci, che ha incontrato in particolare le giovani ballerine presenti dell’indirizzo Coreutico del Liceo, spronandole a continuare nell’attività: a lei un regalo, in segno di profondo ringraziamento per la sua presenza. Tra una premiazione e l’altra, sono state proprio le ballerine del Liceo Coreutico ad allietare l’atmosfera con un balletto di danza classica tratto dal repertorio de “La bella addormentata” ed eseguito da Chiara Salvi, mentre le altre ragazze si sono esibite in un ballo di gruppo moderno, preparato insieme alla professoressa Elena de Laurentiis.

Ortensia Delia, 3 A Ls

 

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Al meteo per un giorno: è BgScienza

Posted by admin On Dicembre - 6 - 2014 Commenti disabilitati su Al meteo per un giorno: è BgScienza

BergamoScienza è un festival di divulgazione scientifica, che nel mese di ottobre coinvolge giovani provenienti da tutta la provincia, e anche quest’anno il nostro Istituto ha colto la palla al balzo, proponendo l’iniziativa “Meteorologo per un giorno”, con la coordinazione della professoressa Margherita Epinati. Sotto la guida del professor Daniele Izzo, i ragazzi di quarta liceo hanno dedicato tempo e passione al compimento di tale progetto, dando l’opportunità a due scolaresche al giorno di cimentarsi nel mondo  – sconosciuto e affascinante – della meteorologia. L’obiettivo era informare e sensibilizzare sulle caratteristiche fondamentali e l’importanza vitale dell’atmosfera.

Ogni visita è stata avviata da una presentazione in aula conferenze; superato un primo momento di diffidenza, i bambini si sono lasciati travolgere poi dalla curiosità, dato che venivano affrontante tematiche a dir poco avvincenti, come la pericolosità della radiazione solare, le aurore boreali e il campo magnetico terrestre. Il passo successivo era portare ogni classe in laboratorio, dove i ragazzi di quarta effettuavano alcuni esperimenti avvalendosi di un compressore. I bambini hanno rivolto domande pertinenti e sono rimasti estasiati davanti agli effetti che gli oggetti subiscono in seguito alla variazione di pressione. Infine, ogni visita si concludeva con la registrazione di alcune previsioni nell’aula “Meteo”.

Dopo una breve introduzione a cura del professor Izzo, in cui veniva spiegato loro come, attraverso i modelli matematici, si giunge alla previsione del tempo, i giovani si improvvisavano meteorologi televisivi. L’emozione era percepibile mentre parlavano, ma ciononostante il loro sorriso sulle labbra esprimeva un’immensa felicità. BergamoScienza è l’espressione dell’imparare divertendosi e il nostro Istituto ha contribuito alla manifestazione stimolando nei bambini il desiderio di conoscere le leggi che regolano il nostro pianeta.

Lorenzo Leoni, 3 A Ls

 

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