Saturday, November 1, 2025

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Bea: da Bergamo a Berlino

Posted by admin On Aprile - 10 - 2020 Commenti disabilitati su Bea: da Bergamo a Berlino

Beatrice Limonta si è diplomata la scorsa estate al Liceo Coreutico Locatelli: nemmeno il tempo di assaporare il traguardo, che ne ha subito conquistato un altro, e di spessore europeo: un lavoro come ballerina professionista, a 19 anni appena compiuti, al Friedrichstadt-Palast di Berlino, uno dei più prestigiosi teatri europei, per il Vivid Show. Originaria di Treviolo, dove ancora abitano i suoi genitori, si racconta così.

Da Bergamo a Berlino in appena cinque anni: te lo aspettavi un salto così?

Sinceramente non me lo sarei mai aspettata, soprattutto in una compagnia, un teatro così grande e importante. Speravo di poter entrare magari in qualche compagnia piccola come tirocinante, ma sapevo già che poteva essere dura. Quindi è stata davvero un’enorme gioia per me e per tutte le persone che mi hanno sempre sostenuta essere chiamata per un’audizione prima e il contratto poi a Berlino.

Era il tuo sogno fin dall’inizio diventare una ballerina di professione oppure è nato strada facendo?

Fin da piccola ho avuto le idee chiare, ma  ovviamente tutto si è poi maturato e consolidato con gli anni: ho capito su cosa lavorare, in che ambito indirizzarmi. Ma una cosa è sempre stata chiara: io volevo ballare a ogni costo.

Quali sono state le maggiori difficoltà?

Durante il mio percorso ho dovuto superare vari ostacoli, ma non mi sono mai arresa. Mi sono sempre risollevata perché se mi prefiggo un obbiettivo io lo devo raggiungere. Ho sempre lavorato tanto per ottenere ciò che ho, non ho mai avuto doti naturali, nulla mi è stato regalato. Ci sono stati momenti difficili in cui non credevo in me e vedevo sempre gli altri migliori, senza riuscire a capire cosa succedeva e cosa dovevo fare. Ma anche questo è stato un momento assolutamente di crescita che mi ha fatto lavorare su molti aspetti di me, sia fisici che psicologici.

Ci racconti un po’ il tuo percorso?

Essenzialmente ho sempre lavorato tanto, mi sono sempre impegnata al massimo, ho studiato molto all’estero senza limitarmi a un solo stile, cioè solamente alla danza classica. Mi è sempre piaciuto sperimentare e imbattermi in cose nuove, e ciò mi ha aiutata molto. Nella danza fondamentale è, come dice anche la professoressa Elena De Laurentiis, “avere la testa”, essere sempre molto concentrati, rapidi, avere una mente  – se si può dire – forte e determinata.

La tua giornata tipo?

La mattina inizio alle 10 con la lezione di classico che solitamente dura un’ora: dipende anche se durante la settimana ci sono workshop; successivamente seguono due ore di prove sul palco o in sala delle varie coreografie. Alle 18,30 bisogna essere nuovamente in teatro per trucco e parrucco, e lo show inizia alle 19,30: dura all’incirca fino alle 22 ed è tutti i giorni con sabato doppio spettacolo, la domenica lo diventerà invece a dicembre. Lunedì abbiamo il giorno libero.

Ora vivi a Berlino: non ti mancano l’Italia e la tua casa? 

Le prime settimane sentivo un po’ la mancanza, soprattutto perché ero completamente sola, non conoscevo nessuno; era tutto nuovo per me. Ma mi sono abituata subito e ora mi trovo davvero bene: Berlino mi piace molto, anche se ovviamente ogni tanto sento la mancanza degli affetti di casa, degli amici.

Quanto è cambiata la tua vita? E come?

Sicuramente è cambiata molto in tutti gli aspetti perché dalla scuola sono passata subito a lavorare, a casa sono sola, non ho nessuno ad esempio che mi prepari da mangiare o sbrighi le faccende domestiche. È cambiata in vari aspetti quindi, ma tutto ciò non mi pesa o mi turba per niente perché sono felice e contenta del percorso che sto facendo

Hai qualche rimpianto?

No, nessuno, perché ho cercato di dare sempre tutta me stessa in qualsiasi cosa facessi, perciò non rimpiango niente del mio percorso.

Cosa o chi ha contribuito maggiormente a farti conquistare questo risultato? 

Sicuramente le insegnanti Elena de Laurentiis, Veronica Cionni e Marta Ottolenghi che hanno sempre creduto molto in me e mi hanno spronata  a migliorare sempre di più. Mi hanno aiutata a crescere anche le lezioni con Carla Fracci, perché mi ha sempre seguita personalmente e poi, non meno importanti, la mia famiglia e i miei amici che mi hanno sempre supportata, in qualsiasi momento.

Un messaggio per le ballerine del nostro Coreutico?

Un consiglio è quello di cercare di dare sempre il massimo, impegnarsi in più stili senza rimanere nella propria “comfort zone”, seguire i consigli delle insegnanti e cercare davvero di dare il meglio di sé ogni volta, poiché anche nel caso in cui qualcosa vada male si è comunque tranquilli con se stessi, felici, perché si è sicuri di aver dato tutto se stessi senza avere rimpianti.

 

 

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In Regione, premiati tra i “grandi”

Posted by admin On Aprile - 10 - 2020 Commenti disabilitati su In Regione, premiati tra i “grandi”

“I secondi classificati sono i ragazzi dell’Istituto Aeronautico Locatelli di Bergamo, con un dissipatore di nebbia”, annuncia Alessia Ventura dal Teatro alla Scala di Milano chiamando sul palco alcuni ragazzi della nostra scuola che, con l’aiuto del professor Ferdinando Catalano, hanno realizzato questo progetto che è arrivato secondo al progetto “Lombardia è ricerca”. Si tratta di un concorso che la regione Lombardia propone da ormai tre anni e che ha come obiettivo premiare i ragazzi e le loro innovazioni. Il premio erano 45 mila euro, da dividere tra i tre vincitori. La nostra scuola ne ha ricevuti 15 mila. A premiare i nostri giovani scienziati Giacomo Poretti, del trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo.

Gerry Scotti, il famoso conduttore televisivo, che l’anno scorso è stato nominato Ambasciatore della Ricerca, ha donato 5 mila euro a tre persone che riteneva fossero fondamentali per la ricerca: si tratta dei genitori di un bambino affetto dalla sindrome di Down che hanno fondato un’associazione che lotta per migliorare la ricerca scientifica al fine di dare maggiore autonomia alle persone malate; un giovane liutaio perché continui a guardare al futuro pensando al passato, dato che si tratta di uno strumento molto antico; e infine a una classe che, dopo aver vinto i campionati nazionali di Robocup con i robot da loro costruiti, aveva la possibilità di partecipare alla sfida mondiale di robotica a Sydney. Il costo della gita, però, era troppo elevato, così Gerry ha voluto dare un contributo a questi ragazzi.

La premiazione, presenti il presidente Attilio Fontana, il suo vice Fabrizio Sala e l’assessore regionale Melania Rizzoli, si è svolta l’8 novembre, durante la giornata della ricerca dedicata a Umberto Veronesi, il ricercatore e oncologo venuto a mancare tre anni fa. A inizio mattinata è salito sul palco Raphael Gualazzi, cantante che ha esordito nel 2011 vincendo nella categoria giovani. Dopo aver incantato il pubblico con una sua canzone, ha suonato il piano a fianco di Edoardo Zosi, violinista che fa parte del celebre “Quartetto Adorno”. Tra gli altri, è salito sul palco anche Stefano Mancuso, professore di neurobiologia che ha studiato e analizza tuttora l’intelligenza delle piante.

Un altro personaggio famoso che abbiamo avuto la fortuna di vedere è Salvatore Aranzulla, l’informatico a cui si fa riferimento quando si ha un problema con il computer o dispositivo elettronico. Lui ha parlato di come un ragazzo proveniente da un paesino sperduto nel centro della Sicilia, sia diventato il proprietario di uno dei siti più visitati in Italia.

Nella stessa serata c’è stata la premiazione anche del concorso “Lombardia è ricerca internazionale”, che premia i ricercatori migliori con un premio di un milione di euro da usare per le loro ricerche: quest’anno il vincitore è stato Guido Kroemer, ricercatore francese che sostiene che la restrizione calorica è un fattore chiave per la longevità. In questa occasione, perciò, la nostra scuola è stata in qualche modo comparata a un grande scienziato e forse, chi lo sa, qualcuno di noi lo diventerà veramente.

Viola Ghitti, 2 A Scientifico

 

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Storia di una “storia”

Posted by admin On Aprile - 10 - 2020 Commenti disabilitati su Storia di una “storia”

Pochi mesi fa il nostro Istituto è arrivato secondo a un prestigioso concorso nazionale organizzato dall’Accademia dell’Arcadia, dall’Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea e dall’Istituto di storia dell’Europa mediterranea del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Prevedeva la realizzazione di un romanzo storico di piccole dimensioni, vi era un’ampia libertà di scelta a proposito dell’argomento, della trama, della struttura e dello stile. D’altro canto però, poneva vincoli di spazio, tempo, tipologia testuale e coerenza. Artefici di questo successo sono stati due alunni della allora 5B scientifico, Riccardo Bernocchi e Giulio Cavagna, seguiti dal prof. Alessandro Lanfranchi.

Il loro romanzo, intitolato “Nota del IX-X agosto 1573”, racconta in prima persona le vicende immaginarie (ma verosimili) di un mercante tedesco tra il 9 e il 10 agosto 1573 a Cremona. L’uomo è spettatore della scomunica di un frate accusato di eresia, Gio. Battista Gaudenzio Ferrarese, e della sua condanna al rogo. Con lo sfondo di questo fatto, realmente accaduto e documentato in un testo del 1588 di Ludovico Cavitelli, il mercante si trova  braccato dalle spie dell’Inquisizione per le sue origini tedesche, e che lo porteranno a fuggire dalla città per evitare la cattura.

Il 21 maggio 2019, nella suggestiva Biblioteca Angelica a Roma, sede dell’Accademia dell’Arcadia, si è tenuta la premiazione a cui i nostri ragazzi non potevano mancare. Il romanzo, di cui una parte è stata letta, con molta abilità, durante la cerimonia, è stato premiato per l’approfondita e accurata ricerca storica, per l’abilità nell’aver intrecciato le vicende di personaggi realmente esistiti a quelle di figure di invenzione, e per l’aver reso il tutto verosimile attraverso un attento uso del linguaggio dell’epoca, andando anche alla ricerca di termini contemporanei alle vicende.

Camilla Shnitsar, 3 A Scientifico

 

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Grottammare: insegnamenti e amicizie

Posted by admin On Aprile - 10 - 2020 Commenti disabilitati su Grottammare: insegnamenti e amicizie

Cara mamma, ho appena concluso un viaggio a Grottammare alla scoperta della mia nuova scuola, l’Istituto Aeronautico Locatelli, e dei miei compagni: un viaggio di sette ore e ventidue ragazzi e ragazze, praticamente sconosciuti. Ho iniziato pian piano a fare amicizia, riuscendo a conoscere quasi tutti, ma sei tra loro sono stati davvero importanti.

Non posso lamentarmi di nulla: la compagnia, le amicizie, i giri in città e tutto il resto. Sono stati davvero bei momenti, quelli che ho trascorso in tutta la settimana di durata.

A ognuno di noi è stato assegnato un soprannome: Contadino, Gorgonzola, Minatore, Fenomeno… Il mio è stato Roger, per il semplice motivo che gioco a tennis.

Da questa settimana ho tratto diversi insegnamenti, ma soprattutto nuove amicizie. Non avrei mai pensato che in così pochi giorni sarei stata capace di affezionarmi tanto a persone prima sconosciute. Con le sei di cui ti dicevo prima, in particolare, ho condiviso appieno questi giorni: ridendo, scherzando e facendo battute.

I giorni al mare penso siano stati i migliori: appena arrivati ci si buttava in acqua. Dopo diverse punture di medusa ci si decideva a uscire a mangiare un gelato, per poi divertirsi, dialogando. Non mi pento di aver scelto questa scuola, nonostante sia seria e impegnativa. Durante le pause ci siamo divertiti anche con poco, e spesso abbiamo dormito.

Il mercoledì siamo andati a volare: uno alla volta siamo saliti su un aereo, per fare un breve giro di alcuni minuti. All’inizio non volevo andarci, per paura: un po’ perché stare negli spazi angusti non è il mio forte, ma anche perché soffro leggermente di vertigini. Una volta a bordo invece tutto era splendido.

Il primo bagno invece l’abbiamo fatto il lunedì. Io sono entrata in pantaloncini e la cosa non mi è dispiaciuta per niente. Il secondo giorno di mare è stato il migliore: le onde ci separavano e noi ci divertivamo a saltarle e, soprattutto, a prenderle in pieno. Quello stesso giorno abbiamo fatto la prima passeggiata tra di noi, in tranquillità.

Tutto bello, escludendo il piede che mi sono tagliata sugli scogli. L’esperienza che ho vissuto è stata una delle migliori della mia vita e spero di avere l’occasione di riviverla.

Questo pomeriggio si riparte verso Bergamo: altre sei ore da trascorrere un po’ dormendo e un po’ parlando. In valigia, oltre ai vestiti, adesso porto con me diversi insegnamenti e nuove amicizie: pesa un po’ di più, ma ne è valsa certo la pena.

Viviana Romina Lupascu, 1 A Tecnico

Cara Alice, questa settimana, come già saprai, sono stata a Grottammare con la mia nuova scuola, l’Istituto Aeronautico Locatelli. Prima di partire ero un po’ agitata, perché avevo timore che non ci fossero ragazze, e avevo anche paura soprattutto di non riuscire a fare conoscenza con i ragazzi presenti quella settimana.

Fortunatamente è andata diversamente: ho conosciuto nuove persone e ho iniziato a “legarci” molto. Naturalmente ci sono stati compagni con cui ho stretto amicizia più facilmente e altri con cui magari ho legato un po’ meno. Però è stata una bellissima settimana, durante la quale mi sono divertita moltissimo, anche se la mattina era un po’ difficile svegliarsi alle 8, perché la sera andavamo a letto tardi.

Durante la settimana abbiamo fatto vari test, tra cui quelli di matematica, di italiano e di inglese; siamo anche andati tutti i giorni al mare, una delle cose più belle, e siamo usciti tutte le sere.

È stato molto divertente andare al mare, perché era spesso molto mosso e come dei bambini ci divertivamo a farci trasportare dalle onde. La sera siamo andati varie volte in gruppo in un bar sulla spiaggia, dove abbiamo avuto occasione di conoscerci meglio.

L’esperienza senza dubbio migliore è stata però quella del primo volo. Durante una mattina, abbiamo raggiunto una località al confine tra le Marche e l’Abruzzo, dove c’è una piccola base di volo, dalla quale partivano due ultraleggeri sui quali, a turno, siamo saliti e abbiamo fatto ognuno un volo di circa 5 minuti. Prima di salire a bordo avevo un po’ di ansia, perché non ero mai salita su un aereo così piccolo. Mentre ero sul velivolo mi sono tranquillizzata, e il pilota mi ha perfino chiesto se volessi pilotare io. È stata un’esperienza davvero indimenticabile e speciale.

La vacanza è stata anche divertente grazie agli animatori presenti, perché hanno cercato di farci conoscere e divertire il più possibile. È stata una settimana magnifica, molto divertente e mi sarebbe piaciuto restare di più: devo ringraziare tutte le persone che hanno preso parte a questa vacanza e che l’hanno  resa meravigliosa e indimenticabile. Ti abbraccio.

Giorgia Soccio, 1 A Tecnico

 

 

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Povera Italia, dove ti stiamo portando?

Posted by admin On Aprile - 10 - 2020 Commenti disabilitati su Povera Italia, dove ti stiamo portando?

“S’è fatta l’Italia, ma non si fanno gli italiani”. Era questo ciò che diceva sul Bel Paese Massimo d’Azeglio, grande patriota, pittore e politico italiano. Non posso dargli torto. Siamo sempre stati divisi su tutto, sulle nostre origini, sui nostri ideali e sulle nostre verità. Da anni, anzi, decenni, non facciamo altro che litigare su tutto.

Vedo allo stadio tifoserie puntarsi pugnali e pistole, vedo nei bar giovani e anziani urlarsi contro, vedo persone parlar male degli altri alle loro spalle. E questo è triste, molto triste. È un peccato, per un paese così bello, essere depredato da un popolo barbaro come il nostro. Oramai non facciamo altro che vivere in una società controversa, in cui la massa di nullafacenti e disonesti la fa sempre franca, mentre quella piccola, minuscola parte di gente per bene a malapena riesce a sopravvivere e ad arrivare a fine mese. Non è una favola, il bene non vince più contro il male. Siamo in un Paese in cui si devono usare vie illegali per potersi permettere cose legali.

Tuttavia viviamo in un Paese bellissimo. La nostra nazione ricopre solamente lo 0,002% delle terre emerse, siamo insignificanti a confronto di nazioni come la Russia o gli USA, ma deteniamo all’incirca il 50% del patrimonio artistico mondiale, e con 53 siti UNESCO siamo primi al mondo. Siamo anche conosciuti sul globo per le famose 3 F, le tre grandi eccellenze italiane: food (cibo), fashion (moda) e furniture (mobilia).

Come non citare il fatto che l’Italia sia stata centrale durante lo sviluppo economico e culturale dell’umanità? Da lì affiorarono numerosissimi generi letterari, come la lauda e la poesia siciliana. Rinascimento e Umanesimo nacquero in Italia, non in Cina o in Messico.

E noi come trattiamo questa nostra ricchezza culturale? Oddio, che scempio! Povera Milano, piena di cultura, smog, e viadotti pericolanti. Povera Roma, città di cultura e arte, antico glorioso impero, ora sporca, inquinata, e che, per la mancata manutenzione, tra qualche decennio farà la fine di Pompei. Famoso il detto “Vedi Napoli e poi muori”, che in questi anni, grazie alla camorra, è diventato pura realtà. Povera Venezia, città bellissima e conosciuta in tutto il mondo, che tra qualche anno, grazie al cambiamento climatico, diventerà la nuova Atlantide. E la lista continua.

Per non parlare del fatto che noi giovani non potremo goderci la bellezza del nostro Paese: in Italia, l’unico futuro che possiamo realizzare è fare i mantenuti e vivere sulle spalle dei nostri genitori. In Italia la disoccupazione sotto i 24 anni è salita al 31,8%, mentre in Germania si aggira sul 6,2%. È imbarazzante vedere come l’Italia, da “faro d’Europa”, sia passata, in pochi decenni, a “fanalino di coda d’Europa”. E noi cosa facciamo? Niente. Assolutamente niente. Sbraitiamo “viva l’Italia!”, ma da decenni non facciamo niente per rendere questo posto migliore. Noi, disperati, siamo ancorati al nostro glorioso passato per non pensare al nostro futuro di decadenza economica, politica e, soprattutto, sociale.

Filippo Mancuso, 3 A Scientifico

 

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Di Giminiani, una vita per la Scuola

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Di Giminiani, una vita per la Scuola

Ormai quest’anno festeggia i suoi sessantacinque anni il professor Giuseppe Di Giminiani, fondatore e attualmente dirigente scolastico di ben due scuole, una a Bergamo e una a Grottammare (provincia di Ascoli Piceno), che è anche il suo paese d’origine.

Si presenta come un uomo alto, leggermente in sovrappeso, ma con un carattere forte e deciso, dettato dagli ormai trent’anni di insegnamento. Incuriosito dalla sua storia, ho provato a chiedere direttamente all’interessato curiosità di cui forse, e sottolineo forse, non tutti sono a conoscenza. Ecco cosa ne è risultato.

Perché ha pensato di aprire la scuola?

Perché ho capito che l’organizzazione scolastica stava subendo un cambiamento: non vi erano più i sistemi educativi dei miei tempi, gli insegnanti non erano più quelli di una volta e volevo creare un complesso in cui ci fossero sia insegnanti di un certo spessore che affidabilità sulla preparazione data, perché poter scegliere gli insegnanti e valutarne le competenze credo sia un obbiettivo raggiungibile e raggiunto.

Quindi crede che la scuola di oggi ormai non sia più valida?

Non dico questo, soltanto che le scuole non sono più quelle di un tempo.

E riguardo alla scuola di Grottammare?

Questa di Bergamo ormai ha la sua tradizione trentennale, quella di Grottammare ha dieci anni, ma anche lì si iniziano a raccogliere i frutti. Quest’anno ci sono stati cento iscritti nelle varie classi, quindi significa che il significato delle scuole medie soprattutto ha raggiunto la gente. Comunque su tutti i tre ordini d’istruzione abbiamo avuto un “boom” di iscrizioni

Cosa pensa dell’andamento della scuola in generale?

Ormai le famiglie sono troppo protettive, ma sono contento perché i ragazzi hanno capito che per frequentare la scuola bisogna rispettare le regole ed essere disciplinati.

Secondo lei, riferendomi a Grottammare, questa scuola piace?

Chiaro, la scuola si sta facendo un nome, sicuramente non come il Locatelli di Bergamo, che ha ormai 30 anni, ma è un buon risultato.

Ha altri progetti in serbo?

Il mio progetto attuale è aprire una scuola media, quindi poi si vedrà; ad ogni modo mi piacerebbe aprire anche una scuola elementare.

Quindi se le medie dovessero procedere bene progetterà anche la scuola elementare?

È chiaro, forse tra qualche anno. Perché penso che l’istruzione, come quella di Grottammare, funzioni molto di più se cominci a crescere il ragazzo dalla scuola primaria in avanti.

Cosa pensa invece del convitto?

Il convitto, o meglio  collegio, c’è sempre stato in Italia e lo reputo un metodo di prestigio; chiaramente non ci sono più quelli gestiti dagli organi ecclesiastici, comunque penso che sia necessario soprattutto per il cambiamento delle famiglie, che si sono allargate, divise, e questo porta molti squilibri in famiglia che il convitto cerca di risolvere offrendo ai ragazzi un ambiente sicuro. Ai miei tempi le famiglie separate erano rarissime, come mosche bianche, ora il 50 per cento delle famiglie è separato e il resto.. non ne parliamo…

Si occupa di altro oltre che della scuola?

Ho dedicato tutta la mia vita alla scuola, quasi ventiquattro ore al giorno: prima facevo anche un po’ di sport, ma ora niente. La scuola è stata l’obbiettivo principale della mia vita, sono anche arrivato a trascurare la famiglia perché passavo tutto il giorno a scuola e non si può essere onnipresenti; per fortuna i miei ragazzi sono cresciuti bene grazie alla madre, con grandi valori e con grandi virtù. Entrambi si sono realizzati. Il mio prossimo obbiettivo è diventare nonno.

Roberto Scalvini, 2 A Scientifico

 

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Intervista al Corriere dell’Aeronautico

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Intervista al Corriere dell’Aeronautico

Otto anni di scrittura sono arrivati, con questo numero del Corriere dell’Aeronautico, al termine: ventidue numeri del giornale scolastico (il primo anno è uscito un solo numero, il nostro numero zero potremmo dire), cresciuti poco per volta. E a questo traguardo, festeggiato con 11 premi a livello nazionale, abbiamo voluto dedicare un’intervista speciale alle nostre pagine preferite.

Caro Corriere dell’Aeronautico, eccoci qui: compi otto anni, 22 uscite. Un bel risultato.

Certo, certo. Ma io punto a raddoppiare, a triplicare e, perché no, anche di più.

Non è un progetto un po’ ambizioso?

Certo che lo è, ma si deve sempre puntare a traguardi ambiziosi e dare il massimo per raggiungerli. Poi la vita decide per noi, certo, e tante volte ci si deve fermare, ma l’importante è guardare avanti, inseguire il sogno.

E tu il sogno lo insegui.

Non solo lo inseguo: gli do la caccia! Pensa solo a quanto sono cresciuto negli anni. Quando sono nato ero quasi un giocattolo: poche pagine, giusto una manciata, e per di più in formato minuscolo. Quattro pagine stavano comode su un foglio A4, in fronte retro. Oggi quelle pagine son o grandi un po’ più del doppio e ne ho venti.

Non c’è che dire, i tuoi numeri parlano da soli.

Non sono solo i numeri a parlare: guarda anche i nomi. Sulle mie pagine trovi decine di nomi diversi di studenti: del Tecnico, dello Scientifico, del Coreutico. Mi manca ancora il Quadriennale, ma è solo agli inizi, ho buone speranze!. Alcuni nomi sono tornati spesso, alcuni solo una volta, ma tutti hanno lasciato un’impronta speciale sulla mia carta.

È vero. E a proposito parliamo dei testi: temi ricorrenti? Più importanti? Come li scegli?

Non li scelgo. Chi scrive decide di cosa vuol parlarmi: esperienze, pensieri, riflessioni, attualità, racconti, giochi di parole. Oggi sono in italiano, inglese e (poco, ancora troppo poco) spagnolo, qualche anno fa c’era pure una specie di latino. Temi importanti? I miei scrittori e le loro emozioni.

E i premi? Una bella soddisfazione.

Undici in quattro anni: tre con l’Ordine dei Giornalisti, quattro a “Giornalista per 1 giorno”, con Alboscuole, due con “Penne Sconosciute” e due col concorso “Il Miglior Giornalino Scolastico” di Manocalzati (Avellino). Soddisfazioni? Sì: vogliono dire che sono letto, che i miei scrittori convincono. Vogliono dire soprattutto che cresco e che i miei scrittori maturano. Che qualcuno crede in me.

Un desiderio?

Scrivete! Sempre, tanto.

 

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Coreutico: Grand Soirée de la Dance

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Coreutico: Grand Soirée de la Dance

The last few months are very intense for the Liceo Coreutico because they are full of rehearsals in preparation of the two shows dated May 17th and May 28th. First of all, in order to create a show that includes all the studied dance styles, it is necessary to agree on a very precise schedule. With the artistic director Carla Fracci, the dance technique teachers have chosen to divide the show in two parts, respectively: Suite by Don Quixote of classic dance and character dance and Vivaldi’s Overture for contemporary dance choreographies. 

Don Quixote is one of the most famous ballet and character dance, it is studied and realized in the major theatres by the most prestigious companies. The plot is based on the Spanish novel written by Miguel de Cervantes, Don Quixote of La Mancha, and it tells the story of a rich man, Gamache, who tries in vain to marry the beautiful Kitri in love with Basilio. Kitri and Basilio decide to escape and organize a party in a cave, where, however, Kitri’s father manages to find them. Basilio pretends to be on his deathbed and he wants to marry Kitri as his last wish. Her father, moved by the boy’s condition, decides to agree, but once the two are married, Basilio gets up again, proud of his deception, and everyone celebrates dancing.

Vivaldi’s Overture was conceived and created by  Mrs. Ottolenghi on Vivaldi symphonies, it begins with the choreography “Primavera d’autunno” which serves as an introduction to the four seasons. Its peculiarity is to have colours games because of the costumes; it expresses joy and harmonic movements developed as to create a varied and serene environment. “Primavera”, performed by 2ALC wants to express lightness, delicacy, rebirth through the colours of the wide skirts they wear, symbol of spring.  “Estate” performed by 5LC at the conclusion of the fifth school years is rich of energy, descents and climbs, falls and recoveries, jumps, in perfect synchrony.

“Autunno” is interpreted by 3ALC and 4ALC and it is made of jumps, continuous movements and gestures, motions suspended just like the falling leaves, floating. Finally “Inverno” dance by the entire Liceo Coreutico which concludes the picture as a sort of summary of the previous seasons. This piece has the peculiarity of containing moments where movements and gestures have been invented by the students; it is a set of sensations and emotions that escape early.

Preparing a show so vast and important is not simple, it requires a lot of constant study, extra hours to find perfection, months of commitment and concentration, as well as team spirit! We hope to show you all this, we invite you to our shows on May 17 at the Casino of San Pellegrino Terme and on May 28 at the Creberg Theatre.

Romina Benvenuti, 5 A Coreutico

 

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UN: alternanza negli States e in Italia

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su UN: alternanza negli States e in Italia

Anche quest’anno la nostra scuola ha avviato il programma di alternanza scuola-lavoro con United Network e i progetti proposti, questa volta, sono molteplici, sia internazionali  che su suolo nazionale.

Le esperienze fatte quest’anno sono state differenti da quelle dell’anno scorso, con progetti più impegnativi per i “Senior Delegates”, mentre per gli altri è stato possibile fare nuove esperienze. Questi progetti infatti sono poco conosciuti sul territorio nazionale e sono ancora oggi esperienze un po’ di nicchia in Europa: proprio per questo, mostrano come la nostra scuola, da sempre attenta anche alla formazione extrascolastica degli allievi, sia un polo d’avanguardia, tanto da essere la scuola di riferimento nella bergamasca dell’associazione che le organizza.

I delegati recatisi New York (classi terze e quarte), hanno vissuto esperienze che li hanno introdotti al mondo della diplomazia e delle relazioni internazionali, mentre i ragazzi andati a San Francisco (classi quarte e quinte) hanno avuto anche la possibilità di vivere in stretto contatto con ragazze e ragazzi di culture diverse e hanno potuto scambiare con loro opinioni e idee sugli argomenti più disparati. Alcuni ragazzi, che hanno preferito rimanere in Italia, hanno potuto vivere comunque esperienze stimolanti e formative, che hanno ottenuto l’obiettivo di portare i partecipanti a interrogarsi su tematiche anche mai affrontate prima.

La vita di commissione, ovunque, ha fatto vivere a tutti noi momenti di allegria insieme a molti altri studenti di tutto il mondo e ci ha fatto crescere, dimostrandoci che il rapporto con persone di altre culture è sempre formativo e sviluppa in noi uno spirito critico vero.

Guido Pedone, 5 B Scientifico

 

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A lezione con Bankitalia

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su A lezione con Bankitalia

Il 15 marzo 2019 le classi 1 A liceo scientifico quadriennale e 3 A tecnico hanno partecipato a una conferenza tenuta dalla  dottoressa Sansonetti e dai dottori Della Paolera e Betti, funzionari della Banca d’Italia, sulla moneta, la sua storia e il suo sviluppo.

I relatori hanno parlato della storia della moneta, che deriva dall’arte del baratto, cioè la cessione di una merce in cambio di un’altra. Oltre alla difficoltà di incontrare qualcuno in possesso del bene desiderato, che accettasse di cederlo in cambio del bene offerto, non tutte le merci potevano essere trasportate e conservate a lungo; da qui l’esigenza di semplificare i rapporti e le operazioni di scambio introducendo uno strumento di pagamento alternativo: la moneta appunto. Le prime forme di moneta erano particolari merci: generalmente veniva usato il bestiame, largamente disponibile e necessario per soddisfare le esigenze alimentari. Il bestiame, in latino “pecus”, da cui pecunia, fu per molto tempo “moneta naturale” o pre-moneta e l’unità pre-monetaria era quindi il capo di bestiame, il “caput”, da cui deriva la parola capitale.

Poi arrivarono le monete costituite da metalli preziosi, da cui derivarono poi le banconote, nome derivato dalle cosiddette “note del banco”, che dichiaravano l’entità dei valori lasciati in deposito dagli orafi e che contenevano la promessa della loro restituzione. Questo sistema di pagamento nel tempo diede vita all’attività degli orafi-banchieri e ai vari strumenti di credito, che annullavano i rischi e i costi del trasporto del metallo prezioso. Questo nuovo sistema di pagamento risultò efficiente e comodo e la ‘cartamoneta’ divenne la principale forma di pagamento.

La società si è ulteriormente evoluta, sono nate la banche e dal 1 gennaio 2002  l’euro ha sostituito in 12 Stati membri dell’Unione Europea le rispettive valute nazionali. Le banconote che circolano nei paesi aderenti all’euro sono emesse dalle singole Banche Centrali Nazionali (BCN) su indicazioni della BCE (Banca Centrale Europea). Le BCN hanno il compito di produrre e gestire le banconote, tutelarne l’integrità, di promuovere la ricerca e la sicurezza dei materiali di produzione, di conservarle evitando il logoramento e  di contrastare la falsificazione.

Le banconote in euro sono dotate di caratteristiche di sicurezza che aiutano i cittadini a verificarne immediatamente l’autenticità. Toccandole si potranno verificare gli elementi in rilievo; guardandole in controluce sarà possibile vedere il filo di sicurezza che le attraversa, il disegno del portale o della finestra e, nella nuova serie, anche il volto di Europa (dea greca alla quale UE si è ispirata), oltre al numero, che ne rappresenta il valore, riprodotto in filigrana sulla banda bianca. Sulle banconote è, inoltre, presente la cifra che produce l’effetto di una luce che si sposta in senso verticale passando dal verde smeraldo al blu scuro.

Il 2 maggio 2013 nell’Eurozona è stata introdotta la seconda serie di banconote denominata “Europa”: la BCE ha deciso di escludere la banconota da 500 dalla nuova serie e la grafica è stata curata da Reinhold Gersetter.

Oltre alla moneta cartacea, esistono altri strumenti di pagamento, come gli assegni, i bonifici bancari, gli addebiti diretti SEPA, carte di credito, debito o prepagate.

I ragazzi delle due classi sono rimasti molto soddisfatti della conferenza, perché hanno approfondito le loro conoscenze; inoltre a ogni alunno è stato dato un libretto intitolato “La moneta” in modo da poter rileggere e ripassare in ogni momento le nozioni acquisite.

Laila Benkhalqui, 3 A Tecnico

 

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Gita a Firenze, per imparare divertendosi

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Gita a Firenze, per imparare divertendosi

Le gite scolastiche sono da sempre lo strumento educativo più apprezzato dagli studenti. Gli insegnanti e i giovani considerano però queste uscite in maniera diversa, proprio per il ruolo che hanno nella comunità scolastica: per i primi è parte integrante del programma di studi, per i secondi un momento di svago. In realtà la gita è momento di socializzazione e apprendimento insieme, un raccogliere informazioni reso più gradevole dalla lontananza dai banchi.

Il 27 febbraio le seconde dell’Istituto Aeronautico Locatelli sono andate in gita in Toscana. A Firenze subito ho sentito una sensazione di curiosità per questa città che non avevo mai visitato, ma su cui avevo molte aspettative per i racconti di chi già c’era stato.

L’hotel era proprio nel centro di questa città così affascinante, che mi ha catturato subito con i suoi negozi e la frenesia dei turisti. La gita si è aperta con una buona pizza in piazza Signoria con le amiche e i turisti che, come noi, iniziavano a visitare e gironzolare per le vie medievali. Poi abbiamo camminato molto, visto molti negozi e cominciato ad assaporare la città, mentre la sera abbiamo gustato piatti tipici.

Il giorno dopo abbiamo raggiunto la base militare di Pisa. Ci hanno fatto vedere un video molto interessante sulla storia della 46ª Brigata Aerea, di stanza lì, poi ci hanno portato alla pista dove siamo saliti nella cabina di pilotaggio di un C-130, un aereo da trasporto militare. Nel pomeriggio abbiamo visitato Pisa e la famosissima piazza dei Miracoli, con la sua torre pendente, mentre il terzo giorno, al mattino, abbiamo visitato bellissimi luoghi di Firenze come piazza Repubblica, Loggia del Porcellino, i palazzi Strozzi, Medici e Pitti e molti altri monumenti; il pomeriggio è stato dedicato allo shopping.

Ultima tappa Lucca, dove mi hanno particolarmente colpito le antiche e gigantesche mura, costruite a scopo difensivo, ma oggi luogo per rilassarsi e godersi momenti di pace e relax proprio come quelle di Bergamo Alta, costruite dai veneziani.

Risultato? In questa bellissima gita ho ammirato l’immenso patrimonio artistico della Toscana, ma anche trascorso con amici e compagni momenti di divertimento e spensieratezza, consolidando quelle amicizie che non hanno il tempo di essere approfondite sui banchi di scuola.

Anna Dossena, 2 A Scientifico

 

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A caccia di droga con le Fiamme Gialle

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su A caccia di droga con le Fiamme Gialle

A febbraio noi ragazzi di prima siamo andati in gita a Genova: è stata un’uscita inaspettata. Il nostro professore di diritto informatico, colonnello Leone Piccinni, è comandante della Guardia di Finanza della città e ha deciso di portarci a vedere L’esito di un’operazione: ci era stato detto che saremmo andati a “vedere la cocaina”. Non eravamo, quindi, molto emozionati, perché pensavamo: “È cocaina, cosa ci sarà di bello?”, e invece la giornata è stata interessante e istruttiva.

Il primo fatto interessante è stato che, dal casello autostradale alla caserma, siamo stati scortati dalle auto della Finanza. C’è stata una conferenza, dove ci hanno spiegato in breve cosa fanno le Fiamme Gialle e poi dell’indagine, uno dei più grandi sequestri di droga in Italia: quasi 650 chili di cocaina.

La cocaina sequestrata si trovava in caserma e abbiamo potuto vederla: 582 panetti impilati uno sopra l’altro, che coprivano una parte della parete.

Nel pomeriggio siamo andati al porto, dove la squadra Cinofili, con i cani, ha messo in atto una posto di blocco delle auto. Prima di iniziare a fermarle, ci hanno spiegato come funziona il loro lavoro e, soprattutto, cosa fanno e come vengono addestrati i cani. Lì ce n’era solo uno, ma i cani possono avere tre diverse specializzazioni: cani che cercano droga, che cercano tabacco e quelli che cercano denaro.

Noi ci siamo messi da parte e sono iniziati i controlli: nelle prime vetture controlli di routine, senza esiti. Poi il cane ha sentito qualcosa di sospetto e ha iniziato a cercare: i proprietari negavano la, presenza di droga, ma i cinofili, con una sonda con telecamera, hanno trovato un pacchettino sospetto in una presa d’aria sotto il volante. All’interno marijuana. Il conducente è stato arrestato e la sua compagna portata in caserma.

Siamo tutti rimasti affascinati da quello che era successo, perché non succede tutti i giorni di veder arrestare qualcuno. Mi è piaciuta da impazzire quella parte della giornata, perché è stato emozionante vedere come funziona la giustizia.

Viola Ghitti, 1 A Scientifico

 

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Diario di viaggio d’uno studente in gita

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Diario di viaggio d’uno studente in gita

“Trieste ha un cuore italiano, ha braccia slave e una tavola imbandita venuta dall’Austria” (A. Cazzullo)

Domenica: Redipuglia Noi alunni abbiamo raggiunto il Monte Sei Busi e visitato la Dolina dei Bersaglieri. Il tragitto era caratterizzato da una vegetazione aspra e secca, per via delle rocce calcaree tipiche del carso. La dolina era sede di un posto di primo soccorso del quale si possono visitare i resti, attraversando vari camminamenti costruiti dai soldati nel corso della I Guerra Mondiale e poi restaurati dai volontari di Sentieri di Pace. Talvolta è ancora possibile ritrovare proiettili tra i vari camminamenti. Dopodiché ci siamo spostati al Sacrario dei Centomila, inaugurato il 18 settembre 1938 e costruito per onorare il sacrificio e custodire i corpi di circa 100mila soldati caduti tra il colle dei Sei Busi e il colle di Sant’Elia. La struttura è composta da tre livelli, allegoria della discesa dell’esercito guidato dal proprio comandante dal cielo, per percorrere la Via Eroica. Nel livello più vicino al cielo vi sono tre croci che richiamano la crocifissione di Cristo e dei due ladri.

Aquileia: oggi piccola cittadina, ieri importante porto fluviale romano. Qui sono resti di abitazioni del periodo repubblicano di Roma con parti di mosaici decorativi pavimentali, pozzi e tubazioni, ma la visita è ruotata all’interno del centro storico e principalmente attorno alla Basilica di Santa Maria Assunta, i cui resti più antichi risalgono al IV secolo. L’attuale basilica fu costruita nell’XI secolo e ristrutturata nel XIII, quando è stato terminato il campanile.

Lunedì: Base aeronautica di Rivolto L’appuntamento con la pattuglia acrobatica nazionale era alle 8,30. Ma il tempo inclemente ci ha regalato un primato non voluto: siamo stati l’unico gruppo, da quattro anni a oggi, a non poter assistere all’esibizione dei piloti, soprattutto per le forti e improvvise raffiche di vento e la scarsa visibilità. Nonostante la pioggia e tutto il resto ci è stata mostrata l’area di manutenzione degli aeromobili, spiegando poi i vari tipi di intervento svolti su di essi. In una sala riunioni ci sono state indicate e spiegate le attività che la P.A.N. compie, dalle manifestazioni alle opere di beneficenza. Abbiamo lasciato la base a mezzogiorno, destinazione piazza principale di Trieste, pizzeria.

Trieste: doveva essere una camminata guidata di tre ore, ma il meteo ha colpito ancora, costringendoci a stare in bus. Girando per i quartieri di Trieste abbiamo conosciuto la storia di una città che ha molto da raccontare e dai tanti volti. Abbiamo terminato con la visita alla Basilica di San Giusto, l’edificio cattolico più importante di Trieste. Ciò che m’ha più colpito di questa cattedrale sono le decorazioni con la tecnica del mosaico bizantino.

Martedì: sentiero Rilke e foiba di Basovizza Abbiamo iniziato la giornata dal sentiero più bello e suggestivo del golfo di Trieste, quello che collega i paesi di Sistiana e Duino: ci ha regalato magnifiche vedute, nonostante il tempo ostile e ci ha condotti in un bunker costruito nel corso della I Guerra Mondiale e riutilizzato nella II, composto da due sezioni principali delle quali una si affaccia sul mare, come fosse un balcone. Prima di raggiungere poi la foiba di Basovizza abbiamo fatto una breve escursione alle risorgive del Timavo, un fiume che percorre ben 40 km sottoterra e 90 km totali per tutto il Carso, sfociando vicino Trieste. Poi abbiamo raggiunto la foiba di Basovizza, monumento nazionale. Qui furono gettati numerosi corpi di persone considerate potenzialmente pericolose per i partigiani jugoslavi: la foiba è ricoperta da un blocco di Corten, un acciaio che sembra arrugginito. Nello stesso luogo c’è un blocco di pietra con 97 nomi di militari uccisi dagli jugoslavi.

Risiera di san Sabba: dopo la foiba abbiamo raggiunto un gruppo di edifici costruiti nel 1913, che in origine venivano usati per la pilatura del riso, ma diventati poi un campo di concentramento ed eliminazione durante la II Guerra Mondiale. Qui venivano deportati nemici politici, partigiani e ebrei. Non aveva quelle che vengono comunemente chiamate docce, ma una specie di forno crematorio, originariamente un impianto a caldaia che dava energia al complesso.

Mercoledì: Castello di Miramare Ultima tappa del viaggio d’istruzione: un magnifico castello in stile barocco, costruito tra il 1856 e il 1860 come residenza di Massimiliano d’Asburgo e della moglie Carlotta. Bisogna fare una premessa: Massimiliano era innamorato del mare e delle navi, ed entrò a far parte della marina asburgica come ammiraglio; era però anche appassionato di botanica. Lì, sul golfo di Trieste, univa perfettamente le sue passioni: bonificata la zona, ha dato vita a un giardino di circa 22 ettari dove ha fatto crescere molte piante anche d’Oltreoceano, conosciute durante i suoi viaggi con la nave Novara, ricreata all’interno del castello che, al piano terra, ricorda una nave da esplorazione, dettaglio per dettaglio. Invece il piano superiore, terminato quando stava per diventare imperatore del Messico, è più sfarzoso e ha come colori principali il rosso (potere) e l’oro degli ornamenti (ricchezza). Ciò che m’è rimasto più impresso sono sicuramente i paesaggi che si vedono dalla residenza, dal mare al magnifico parco.

E così è terminata la gita, con una tappa – mondana questa – in un outlet vicino Venezia e un ringraziamento ai prof Valentino Savoldi e Veronica Lattaruli, alle guide e, ultimo ma non meno importante, all’autista “Gianpy”.

Stefano Macchia, 3 A Scientifico

 

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Riflessioni sulla Storia d’oggi

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Riflessioni sulla Storia d’oggi

In questi anni, in cui ho avuto modo di affrontare e approfondire diversi argomenti storici, ho maturato varie riflessioni sulla Storia e sulla sua concezione. Gli amanti della storia, prima di immergersi nelle ricerche di fatti e avvenimenti, dovrebbero soffermarsi su quale sia il suo valore, la sua importanza per la società, e il suo potere.

Molti di noi, infatti, vedono la storia come un semplice esercizio mnemonico, dove è necessario sapere e ricordare una quantità smisurata di dati inutili, in quanto si tratta di avvenimenti del passato, coperti ormai dalla polvere dei decenni e dei secoli. Queste persone, che nostro malgrado sono molte, cadono in un grave errore e permettono, con la loro indifferenza, il proliferare di tutta una serie di ideologie basate su manipolazioni e distorsioni della Storia.

Si dice spesso, ricordando i latini, che “Historia magistra vitæ” (a storia è maestra di vita). Anche se è teoricamente corretto, in quanto la storia dovrebbe permettere agli uomini di non commettere più gli stessi errori, non esiste probabilmente una frase che descriva una falsità maggiore.

La storia non ha mai insegnato nulla all’uomo, che è sempre guidato da quelle forze che lo animano fin dalla sua comparsa. Si è alla continua ricerca di nuovi sistemi bellici, quando di guerre e massacri ce ne sono stati per migliaia di anni: il più forte cerca sempre di dominare il più debole, vi è una perenne lotta per il potere, l’influenza e la cultura. L’unica cosa che varia è l’equilibrio delle forze, che oscilla e passa nel corso dei secoli in mano a varie popolazioni ed etnie.

Riflettendo su quale debba essere il valore della storia, bisogna evidenziare la funzione che essa ha nella nostra società. Da ormai diversi secoli la storia viene vista come la narrazione, rigorosa e dettagliata, degli eventi del passato. Questa concezione, in contrapposizione con quella degli antichi, per i quali la storia era un’opera di alta eloquenza a scopo morale, comporta sia vantaggi sia, in certi casi, gravi svantaggi.

Aspetto di prima importanza, e sicuramente positivo, dell’attuale metodo di fare storia è la tendenza a basarla su fatti concreti e certi, eliminando tutta una serie di aspetti soggettivi. Si tratta però di un’arma a doppio taglio, in quanto diventa facile manipolare determinati aspetti storici. È infatti evidente, soprattutto nella storia nel XX secolo, la presenza di varie versioni su uno stesso argomento, tutte comunque allo stesso modo esposte e basate su fatti e testimonianze. Poiché non possiamo discernere con precisione quali siano gli elementi reali da quelli invece “inventati”, siamo costretti a farci guidare dagli studiosi e dagli storici che dedicano la loro vita allo studio di aspetti del nostro passato.

Anche loro però possono cadere in errore in quanto, per certe questioni, la loro ricerca è ostacolata da stereotipi, segreti nascosti negli archivi delle nazioni o, perfino, andati perduti. Emerge quindi chiara la problematica che riguarda la storia contemporanea, e soprattutto quella del secolo scorso. È infatti assurdo che non vi sia una versione condivisa della storia, ma che esistano, a proposito di certi argomenti, versioni completamente discordanti e in certi casi che affermino due cose opposte.

Sarebbe necessario riscrivere la storia di certi periodi da un punto vista imparziale e ridare al mondo una versione corretta e più dettagliata di alcuni aspetti avvolti ancora in un alone di mistero. Questo però potrebbe causare una grave crisi morale, etica e politica, perché verrebbero messe in luce anche le menzogne che, con anni di divulgazione, sono state accettate come realtà.

Se in questo periodo di crisi vogliamo ritrovare un’unità nazionale e internazionale dobbiamo necessariamente attuare un’opera di revisione della Storia e dare al mondo una visione chiara, limpida e provata dei fatti veramente accaduti. Solo facendo ciò potremo creare una società più unita e stabile.

Riccardo Bernocchi, 5 B Scientifico

 

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Schiavi: Perito balistico per curiosità

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Schiavi: Perito balistico per curiosità

Il generale Romano Schiavi, 88 anni, di Rodengo Saiano (Brescia): militare, docente, esperto di armi ed esplosivi, perfino campione del mondo e recordman di tiro con armi d’epoca a Versailles e due volte campione italiano. L’ultimo suo ruolo, però, quello per cui ancora oggi è spesso consultato ed è la sua ragione di vita, è quello del perito balistico. Abbiamo fatto con lui una lunga chiacchierata ed ecco cosa ci ha raccontato.

La cosa più importante – ci ha spiegato – per un perito balistico, non è solo conoscere bene la balistica interna (cioè lo studio del tratto di un proiettile all’interno dell’arma), la balistica esterna (vale a dire lo studio del tratto che il proiettile compie invece all’esterno dell’arma) e la balistica terminale (che è lo studio dell’impatto e di cosa accade dopo al proiettile), ma anche la meccanica in generale, il tipo di munizioni (da cui si riesce a ricavare la tipologia di arma), e lo studio degli armamenti. Infatti il proiettile di un certo tipo di arma si riconosce attraverso la rigatura, che è tracciata nella canna (e che quindi si trasferisce sulla pallottola) per evitare deviazioni di traiettoria o addirittura che il proiettile ruoti su se stesso come una pallina. Si può anche riconoscere grazie alla percussione del proiettile su un qualsiasi corpo.

Il generale Romano Schiavi, basandosi sulle sue esperienze come perito, ricorda il caso delle bombe sul Lago di Garda avvenuto nel 1999: in quell’occasione si era verificato lo sgancio di sei ordigni, a causa della mancanza di carburante, da parte di un F15 statunitense di ritorno da una missione nel Kosovo, dirottato in fase di atterraggio verso l’aeroporto di Ghedi (provincia di Brescia) invece che alla base aeronautica di Aviano (provincia di Pordenone), dove la pista era interrotta.

Il generale era stato chiamato d’urgenza a causa del potenziale pericolo di contaminazione da raggi gamma, potendo essere necessaria la sospensione della balneazione e navigazione nel lago. Tramite le prime indagini svolte e con le informazioni del pilota del caccia americano, aveva saputo che quelle sei bombe erano di due specie: le prime tre a guida radar e le altre a “grappolo”.

Queste ultime bombe erano conosciute molto bene dal generale Schiavi, per via di un bombardamento che aveva ferito il padre durante la II Guerra Mondiale. Si riuscì anche a individuare la posizione delle bombe, ma le indagini si prolungarono per due anni: nel frattempo le montagne di fango presenti sul fondale non avevano permesso un’ispezione accurata e le unità di ricerca americane si erano dovute ritirare, dirottate in Afghanistan. Gli ordigni, quindi, non furono mai trovati.

Tra le centinaia di perizie o consulenze affidate al generale anche quelle sul caso del “Mostro” di Firenze, dove, riprendendo gli accertamenti tralasciati dai colleghi, Romano Schiavi permise di raggiungere la conclusione che non si fosse trattato di un singolo criminale ma di almeno due: questo grazie all’identificazione, tramite i proiettili e la polvere da sparo, di diverse armi appartenenti a diverse epoche.

Anche la perizia della strage di Piazza Loggia a Brescia è un’importante tappa del generale Schiavi: aveva affrontato la questione del colore del fumo dopo l’esplosione, molto discussa tra i testimoni e periti, e la sua ipotesi – che si trattasse di colore bianco – risultò quella corretta.

Ha trattato anche i casi dell’esplosione del padiglione Cattani all’ospedale di Parma, la strage di Torchiera di Pontevico (Brescia), dove era stata massacrata un’intera famiglia.

Nella sua carriera si è occupato di circa 150 casi di omicidio, lavorando anche per l’allora sostituto procuratore della Repubblica, poi giudice, Giovanni Falcone (ucciso in un attentato con la moglie e la sua scorta a Capaci il 23 maggio 1992) e occupandosi anche di morti eccellenti, tra cui fra cui l’uccisione del prefetto di Palermo generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (Palermo, 3 settembre 1982).

Ancora oggi resta uno dei migliori periti balistici d’Italia, conosciuto anche in ambito internazionale.

“Sono arrivato a questo grazie alla mia curiosità”, ha spiegato Romano Schiavi, raccontando di come prese coscienza delle proprie potenzialità. Prima con gli studi militari, abbinati alla balistica, in seguito il comando di un reggimento di artiglieria per arrivare al comando dell’ex Arsenale di Brescia, come responsabile della manutenzione degli armamenti. Ai ragazzi eventualmente interessati al suo stesso ambito di studio (che spesso si collega all’Aeronautica), spiega durante il colloquio: “Se avete le doti e qualità per svolgere con passione un lavoro, sarete molto più felici e orgogliosi rispetto alle persone che, con frettolose consulenze, come capita, si “fanno” la Ferrari”.

Ancora oggi, nonostante l’età, il generale Romano Schiavi, viene chiamato per conferenze e manifestazioni. A lui un grazie per la grande disponibilità.

Alberto Julio Grassi, 1 A Scientifico

 

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Mille Miglia, corsa storica

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Mille Miglia, corsa storica

In questo momento la “Mille Miglia”, la corsa d’automobili d’epoca che annualmente si svolge nel mese di maggio, si sarà ormai conclusa. Ogni anno le città d’Italia coinvolte trovano bolidi di fine secolo, affiancati da eleganti vetture di inizio Novecento, parcheggiati lungo le proprie strade. Ma cos’è questa particolare corsa che tanto affascina?

Il 27 maggio 1927 inizia la prima edizione, con partenza e arrivo nella città di Brescia e ben 77 equipaggi partecipanti. Al tempo gli organizzatori diedero al percorso la forma di un otto, tracciandolo lungo le strade italiane, tra la città di partenza e Roma. La gara veniva svolta senza tappe, come se si trattasse di una corsa continua: la prima edizione venne conclusa dal team vincitore in poco più di 21 ore.

Le varie edizioni continuarono senza alcun intoppo fino al 1938, quando una Lancia Aprilia uscì di strada nei pressi di Bologna, provocando dieci morti (tra cui sette bambini) e ventidue feriti: le cause restarono ignote e, per prevenire altri incidenti e decessi, l’allora capo di stato, Benito Mussolini, decise di non permettere lo svolgimento di questa gara.

Nel 1940 venne però organizzata una pseudo edizione della Mille Miglia, chiamata “Gran Premio di Brescia”, che toccava le città di Mantova, Cremona e, appunto, Brescia in un circuito percorso per nove volte per una lunghezza totale di circa mille miglia.

Non ci furono più altre corse fino al 1947, quando la gara venne riorganizzata. Dieci anni dopo, a causa dello scoppio di uno pneumatico, un’auto uscì di strada nei pressi di Mantova, uccidendo otto persone oltre al team. Nel 1961 il percorso venne variato, diminuendo il numero di strade pubbliche utilizzate e sostituendo i chilometri percorsi su strada con 25 giri all’interno del circuito stradale di Monza.

L’edizione 2019 si è svolta tra il 13 e il 18 maggio, con partenza dei veicoli partecipanti durante il pomeriggio del 16 maggio, e è suddivisa in quattro tappe: la prima tra Brescia e Cervia, la seconda è arrivata fino a Roma, la terza ha portato i piloti a Bologna e, infine, l’ultima ha riportato i team di nuovo al punto di partenza, Brescia.

Dobbiamo essere orgogliosi di avere una gara così particolare da avere avuto, sin dalla sua prima edizione, la partecipazione di almeno un team straniero nella nostra bella e unica Italia, e dobbiamo essere ancora più contenti che negli ultimi tre anni i vincitori siano stati team italiani e ,chissà, magari l’edizione di quest’anno ha visto in cima al podio ancora due nostri connazionali, perché no? Quando leggerete queste righe, sapremo già la risposta.

Alessandro Donina, 3 A Scientifico

 

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Inquinamento? Tante concause

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Inquinamento? Tante concause

Parecchi scienziati dicono che il 2025 sarà l’ultimo anno in cui potremo fare ancora qualcosa per salvarci, altri smentiscono tutto. Entrambe le fazioni sembrano aver ragione, dopotutto hanno prove concrete come sostegno delle loro teorie, ma allo stesso tempo sono in netto contrasto. È per questo motivo che l’argomento in questione sembra non trovare soluzioni.

È certo il fatto che la temperatura terrestre stia aumentando vertiginosamente: basta vedere le previsioni dell’estate scorsa fornite dai meteorologi. Anche nelle varie mete sciistiche italiane si registravano temperature afose, mentre nel Meridione molte persone anziane morivano per il caldo. Basta pensare che in Sardegna e in alcune aree della Sicilia la temperatura registrata arrivava a toccare i 50° Celsius. Ogni estate, meteorologi di tutt’Italia annunciano, tristemente, che quello sarà il periodo più caldo mai registrato. Sappiamo che esiste il riscaldamento globale, ma siamo veramente a conoscenza delle sue cause? Secondo le teorie più accreditate, tutto ciò accade a causa delle emissioni di anidride carbonica prodotte dall’eccessivo utilizzo di combustibili fossili da parte dell’uomo.

Ma questa affermazione non è assolutamente vera. Secondo diverse analisi effettuate dal climatologo statunitense John R. Christy, l’uomo riesce a produrre solamente l’1% di tutta l’anidride carbonica già presente, in natura, nell’atmosfera.

Nonostante ciò, si è comunque registrato un forte aumento dell’anidride carbonica nell’aria. Questo perché vi sono fenomeni naturali, come le eruzioni vulcaniche, che portano al suo eccessivo rilascio. Secondo Carl Burch, studioso al MIT di Boston, ciò che produce ancora più anidride carbonica sono gli oceani: più la temperatura dell’acqua sale, più gas verranno rilasciati nell’atmosfera.

C’è da dire che, se il surriscaldamento globale fosse veramente causato dall’uomo, il fenomeno si sarebbe dovuto verificare solamente dopo il 1850, con la Seconda Rivoluzione Industriale, quando l’uomo ha iniziato a usare petrolio in grandi quantità. Ma non è così. Addirittura si sono avvertiti forti cali di temperatura: leggendo un giornale di quell’epoca, si potrebbe notare come la gente pensasse a un’imminente glaciazione piuttosto che a un aumento della temperatura. Al contrario, è stata molto più alta  in periodi in cui l’uomo doveva ancora scoprire perfino come accendere un fuoco.

Non sto dicendo che l’inquinamento non esista: vi sono città, come Londra, New York o Milano, in cui a volte non si può davvero respirare. In Cina, addirittura, le persone usano la mascherina per non far entrare nel proprio corpo, respirando, sostanze nocive. Vi sto solo ricordando che, a volte, vi sono persone che, per guadagnare il consenso degli altri e per diventare famose, dicono solamente pagliacciate, non capendo che l’inquinamento è un tema assai difficile da trattare e che non si può ridurre ad affermazioni lapidarie: a comporlo sono invece innumerevoli aspetti.

Filippo Mancuso, 2 A Scientifico

 

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Buco Nero, la prima immagine

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Buco Nero, la prima immagine

È il 10 aprile 2019 e per la prima volta viene pubblicata la foto di un buco nero: si trova a 55 milioni di anni luce da noi, nella galassia ellittica Messier 87 e la sua massa è 6,6 miliardi di volte quella del Sole.

Ma cos’è in concreto un buco nero? È la regione di spazio-tempo con un campo gravitazionale talmente intenso da non lasciar sfuggire nemmeno la luce: questo perché la velocità di fuga dal buco nero è superiore a quella della luce (che è pari a 299.792.458 m/s).

La nascita di un buco nero avviene in seguito all’esplosione di una supernova: se la massa di questa è pari a tre volte quella solare, la stella subisce un violento collasso che comprime la materia, generando così  un buco nero.

Il motivo per cui è stato analizzato un buco nero nella galassia M87 e non il Sagittarius A*, presente nella nostra , è che i telescopi avrebbero dovuto superare le numerose stelle della Via Lattea e perché il centro della nostra galassia ha continue vibrazioni nelle sue emissioni.

L’Event Horizon Telescope (EHT), dopo anni di analisi, grazie l’ausilio di 60 istituti scientifici nel mondo e all’osservazione di 8 radiotelescopi in tutto il globo, finalmente ha visto l’immagine prendere forma. In realtà quella che abbiamo ottenuto non è una vera e propria fotografia, ma un’immagine realizzata con l’unione di migliaia di terabyte di dati.

Quello che si vede è l’insieme delle emissioni di onde radio di un disco di gas che sta precipitando all’interno del buco nero. Le parti rosse e gialle che si distinguono nella foto sono appunto le onde radio.

Dopo 100 anni, si dimostra che Einstein aveva ragione: i buchi neri esistono e sono come quelli descritti nella teoria della Relatività Generale.

Probabilmente anche le ipotesi di Stephen Hawking, che ha continuato le ricerche fino ai suoi ultimi giorni di vita, troveranno conferma; i suoi figli si sono espressi per lui: “Siamo sopraffatti dalla gioia nel vedere la realizzazione del lavoro di nostro padre nelle prime immagini di un buco nero, ma siamo anche tristissimi che papà non sia qui per poterle apprezzare. Ci piacerebbe tanto sapere cosa avrebbe detto nel vedere fotografato il fenomeno che lo ha ispirato e intrigato durante tutta la sua carriera scientifica”.

Camilla Shnitsar, 2 A Scientifico

On April the 10th 2019, one of the most important discoveries in our recent history has been made. A world-spanning network of telescope called Event Horizon telescope zoomed in on the supermassive monster in the galaxy M87 to create the first ever picture of a black hole.

“We have seen what we taught were unstable”, said Shepard Doleman, an astrophysicist in Cambridge university. This was, in fact, the first ever picture of a black hole in history. But why does it took us so long to do it? Black holes are notoriously hard to see because of their extreme gravity. Not even light can escape across the boundary at a black hole’s edge (known as the event horizon).

After this consideration you may ask how this beauty of space was discovered? Some black holes, especially supermassive ones in the centre of galaxies, stand out because they create bright disks of gas and other materials around them. When the telescope’s crew noted this gas cloud and zoomed in they noted the black hole at the centre of the system.

The image align with expectations of what a black hole should look like based on Einstein’s general theory of relativity (created almost 100 years ago). The image also gave us a new prospective on dimensions and movement of black holes.

The one discovered, for example, is 38 billion kilometres in diameter, spins clockwise and is 55 million light years from earth. This discovery will definitely change our vision of the universe and, above all, will widen our knowledge of spacetime and, in the future, this may be the base for interstellar travel. Who knows?

Matteo Bramati, 5 B Tecnico

 

 

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Milano invasa dai riders

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Milano invasa dai riders

In questi ultimi mesi Milano (ma con lei molte altre città) ha subito un’invasione. Si vedono in giro infatti sempre più “riders”, fattorini che consegnano ogni sorta di cibo a domicilio per tutta la città. Quasi sempre queste persone hanno un vestito ad alta visibilità e portano con sé una scatola, con il marchio dell’azienda per cui lavorano, in cui mettono il cibo.

Si spostano solitamente in bici, anche se camminando per le strade durante la pausa pranzo o all’ora di cena si possono notare come alcuni di essi usino i mezzi più disparati, come motorini, monopattini o addirittura automobili. Il cibo si ordina attraverso una applicazione e in pochi minuti si vedrà arrivare sotto casa il fattorino.

Durante una giornata di vacanza stavo mangiando una pizza in un ristorante aderente a una delle tante aziende che controllano i “riders” e, dopo che in mezz’ora, ne erano arrivati più di una dozzina, mio padre mi chiese se fosse davvero necessario che in una città come Milano, dove c’è un ristorante ogni dieci metri, le persone dovessero ordinare il cibo con un’app invece di camminare cento metri per prenderselo da soli. Ho ragionato un po’ e mi sono reso conto che le svariate applicazioni  per ordinare il cibo hanno una caratteristica in comune: consigliano maggiormente i ristoranti più vicini per fare percorrere al fattorino una distanza minore e fare più consegne in meno tempo. Questo fa sì che, essendo la spedizione quasi sempre gratuita, le persone non si muovano più dal loro divano neanche per andare alla pizzeria sotto casa.  Non la ritengo una cosa giusta in una società dove più di un terzo della popolazione adulta è in sovrappeso e oltre una persona su dieci è obesa.

Questo fenomeno tuttavia ha anche un lato positivo: crea molti posti di lavoro che, anche se senza diritti e tutele, permettono a disoccupati o studenti di racimolare qualche soldo, a volte anche milleduecento euro al mese se si lavora sessanta ore a settimana.

Tuttavia i rischi ci sono e non sono nemmeno pochi. Queste persone, infatti, a causa dei limiti di tempo che sono costretti a rispettare, sfrecciano a tutta velocità (senza rispettare i semafori) negli orari di punta e, girando in auto di sera, è davvero facile vedere questi ciclisti che corrono per arrivare puntuali, rischiando molte volte di fare incidenti: all’ordine del giorno, dato che solo a Milano ci sono più di duemilacinquecento riders.

Purtroppo queste persone sono ancora poco tutelate e non si sa ancora se la situazione migliorerà. Per il momento si può solo sperare che nel futuro ottengano, almeno, uno stipendio più alto e maggiori tutele lavorative.

Francesco Magni, 2 A Scientifico

 

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Scuola media “Locatelli”, è innovazione

Posted by admin On Aprile - 6 - 2019 Commenti disabilitati su Scuola media “Locatelli”, è innovazione

L’Istituto Aeronautico, il liceo Scientifico aeronautico, poi pochi anni fa il liceo Coreutico, senza trascurare Grottammare e il Quadriennale. E ora il professor Giuseppe Di Giminiani ha messo in atto un nuovo grande e ambizioso progetto: la realizzazione della scuola secondaria di primo grado “Antonio Locatelli”.

Com’è nata l’idea di realizzare una nuova scuola media a Bergamo?

Ormai operativa da dieci anni nella sede di Grottammare, la scuola media ha riscontrato un notevole successo. Essendoci, a mio modesto giudizio, alcune carenze nel sistema scolastico delle scuole secondarie di primo grado, ho pensato di realizzare un piano di studi che potesse coprire vari ambiti della conoscenza, non sempre trattati. Ho deciso ad esempio di inserire un’ora di latino a settimana che, sull’arco dei tre anni, equivale a un anno di scuola superiore di secondo grado. Il mio obiettivo è quello di creare continuità tra la scuola media e la scuola superiore di secondo grado, così da consentire agli alunni di affrontare, in modo meno difficoltoso, questo passaggio che per alcuni può rappresentare un vero e proprio ostacolo.

Oltre all’introduzione dell’ora di latino quali sono le altre novità della nuova scuola media?

I più grandi aspetti innovativi riguardano il piano formativo. Ho deciso d’inserire un’ora a settimana di informatica giuridica insegnata dal tenente colonnello della Guardia di Finanza Mario Leone Piccinni, da diversi anni collaboratore dell’Istituto Locatelli e autore di diversi libri sui rischi del web, per introdurre i ragazzi nell’affascinante, ma altrettanto pericoloso, mondo di Internet. Grande importanza viene attribuita all’inglese, allo spagnolo e all’attività sportiva, proponendo per quest’ultima un’ampia gamma di discipline tra le quali il nuoto, la scherma e la danza. Altra materia inserita è teatro e dizione con la quale, oltre all’approfondimento linguistico e all’acquisizione di un nuovo lessico, i ragazzi possono sviluppare la propria creatività. Per quanto riguarda invece la musica il tradizionale flauto è sostituito dal pianoforte. Una novità assoluta è la divisione della cattedra di matematica e  di scienze, dato che credo che sia meglio che il ragazzo apprenda queste materie da professionisti del settore. Dal punto di vista logistico verrà attivato un servizio di scuolabus che condurrà gli alunni al mattino a scuola e, al termine delle lezioni, a casa. A pranzo sarà poi disponibile il servizio mensa. I ragazzi indosseranno una divisa, composta da pantaloni, polo e pullover. Essendo il primo anno, i genitori sceglieranno tra i vari abbinamenti da noi proposti la divisa ufficiale.

Che metodo di studio verrà adottato? 

Punto chiave del nuovo programma didattico è la classe capovolta. Questo approccio metodologico prevede che la ricerca e l’apprendimento delle conoscenze siano individuali: il ragazzo si documenta a casa, sulla base dei materiali proposti dagli insegnanti, e le nozioni acquisite vengono poi rielaborate in classe così da condividere e approfondire il lavoro con i compagni. Questo metodo permette agli alunni d’imparare, sin dalla giovane età, a documentarsi, confrontarsi e a dibattere sui molteplici aspetti che la realtà pone davanti ai loro occhi.

Abbiamo detto che grande importanza sarà data all’inglese. Quale ruolo e quali materie saranno insegnate in questa lingua?

Come nel Liceo e nell’Istituto Tecnico, anche nella scuola media l’inglese rivestirà un ruolo fondamentale nel piano di studi. Le materie insegnate in inglese saranno storia, geografia, scienze, arte, educazione musicale, educazione civica, teatro e dizione.

Anche nella scuola media la tecnologia avrà un importante ruolo nell’attività formativa? 

Certamente. Anche nella media l’iPad verrà utilizzato come mezzo di apprendimento sul quale i ragazzi avranno a disposizione i libri digitali e vari contenuti multimediali. Tutte le aule saranno dotate di lavagne touch screen e di banchi modulari che possono assumere varie configurazioni, dalla postazione singola alla disposizione circolare o a ferro di cavallo.

Riccardo Bernocchi, 5 B Scientifico 

 

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