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Brevetto Vds: sogno realizzato

Posted by admin On Maggio - 13 - 2017

“Ma che ne sai se non ci provi mai, che rischi corri se non vuoi volare,

con i piedi a terra,

legati alla ragione,

ti passa presto la voglia di volare…”

(Edoardo Bennato, “Ma che sarà”)

Tutto è cominciato con una conferenza tenuta dal professor Vanni Scacco per discutere della possibilità di seguire un corso per il conseguimento del brevetto VDS (Volo da Diporto Sportivo): questo corso incominciava verso fine luglio e terminava il 3 settembre, il giorno dell’esame.

Mi ha colpito una frase in particolare: “Pilotare un 747 o un P92 è identico, cambiano solo i comandi, non c’entra la grandezza del velivolo o la quantità dei motori. Qualsiasi aereo si sente sotto il sedile”. Dopo questa frase sono svaniti tutti i dubbi che avevo sul corso, non mi interessava più nulla, volevo volare.

Siamo partiti un uggioso sabato di luglio e dopo circa 6 ore di viaggio siamo arrivati a Grottammare. Ci siamo goduti la domenica sulla spiaggia, ripromettendoci di tornare ogni week-end, studio permettendo.

Il lunedì siamo arrivati all’Avio Club in uno stato di eccitazione mai visto prima, siamo entrati in aula: il presidente, accompagnato dal direttore e dai vari istruttori, ci ha fatto una breve presentazione del corso; poi ci hanno portato in hangar e ci hanno mostrato parte per parte il velivolo.

È  stata un sensazione unica vedere dal vivo tutto ciò che fin a quel momento avevamo studiato e visto solamente sui fogli di carta. Abbiamo iniziato

le lezioni teoriche e quelle pratiche. Le lezioni teoriche erano intervallate da voli individuali con l’istruttore. I primi voli sono stati di “familiarizzazione”: dovevamo prendere confidenza con il velivolo. Ricordo che, mentre compivo non solo i voli di familiarizzazione ma anche alcuni voli seguenti, ero così in ansia e in tensione che quando parcheggiavo e scendevo dal velivolo tiravo un respiro di sollievo. Ho capito che ormai mi sentivo a mio agio solo quando in quota, in seguito a una virata, mi sono appoggiato allo schienale del sedile: dal quel momento il volo è stato un vero e proprio piacere.

Durante le lezioni teoriche abbiamo affrontato argomenti di ogni tipo, dagli effetti secondari dei comandi alla legislazione aeronautica; la parte di nozioni generali sugli aeromobili mi è piaciuta molto perché riuscivo a mettere in pratica ciò che avevo studiato qualche momento prima sui banchi, in cielo a 1000 piedi di altitudine. Invece durante le lezioni pratiche abbiamo affrontato, oltre allo studio basico del velivolo, tutte le possibili manovre di emergenza, per la nostra sicurezza. Dopo ogni settimana divisa fra studio sui banchi, voli e studio in convitto ci siamo concessi quasi sempre una giornata praticamente  intera al mare, il sabato, mentre poi la domenica ancora a studiare per il lunedì.

Tutto ciò fino a due settimane prima dell’esame, data in cui abbiamo azzerato ogni svago e divertimento per concentrarci completamente sullo studio in vista del test, che dopo tutti quei sacrifici e quegli sforzi non potevamo fallire.

Alla fine è arrivato il fatidico giorno. Tutti eravamo coi nervi a fior di pelle mentre aspettavamo l’esaminatore, un occhio sui quiz e l’altro che cercava di capire quale fosse la macchina del esaminatore. È arrivato, ci siamo seduti ce l’abbiamo messa tutta per di passarlo. Dopo due ore di quiz siamo partiti con i voli: ricordo quel volo meglio di tutti, c’era vento forte perpendicolare alla pista e ciò portava solo a un aumento della difficolta del volo.

Finito l’esame siamo andati a mangiare con tutto l’Avio Club, ma con l’ansia per il risultato del esame: non sapevamo ancora gli esiti. Tornati in Avio Club ci hanno comunicato che eravamo passati e in quel momento ci siamo guardati: io, Lisa Hasan, Anas Mifta e XX. Da quegli sguardi trapelavano tutti i sacrifici e le fatiche compiute, ma erano sovrastate da una gioia mai provata prima di allora.

Io consiglio questa esperienza a tutti coloro che hanno un sogno, un ambizione, a tutti coloro che sono disposti a lottare per portare a termine una sfida perché “non c’è obbiettivo più ambizioso che realizzare un sogno”.

Marcello Colombi, 3A Ls

 

 

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