Sul dizionario la parola diversità viene descritta come “la presenza di caratteri oggettivamente rilevabili e differenti da quello che viene considerato normale”. Ma, riflettendoci, cos’è la normalità? In base a quali criteri si stabilisce che qualcosa si discosta dalla definizione della normalità? In genere, quello che non conosciamo o che siamo poco abituati a vedere o a sentire diventa per noi anormale. Così, si identifica come straniero chi ha colore della pelle e tratti somatici differenti dai nostri. Tenendo poi in considerazione anche le caratteristiche culturali, sociali, economiche e ideologiche, le persone che si discostano da noi, dal nostro aspetto e dal nostro modo di fare, sono moltissime.
Pensandoci meglio, nessuno sarà mai come noi: siamo unici, e per questo, in qualche modo, anche soli. Il concetto di diversità è relativo, come tutto del resto. Le differenze, una volta che due persone si conoscono, non è detto che scompaiano. Anzi, a volte non fanno altro che accentuarsi. D’altra parte, però, è più difficile che ci si rapporti con qualcuno che sembra nettamente distinto dal nostro mondo piuttosto che con qualcuno che ci appare simile.
Guardarsi negli occhi, stringersi la mano, sorridersi o anche solo sfiorarsi per caso sono modi per cercare di capire qualcosa in più sulle persone da cui siamo circondati. Ora, con una pandemia ancora in corso, ci si può limitare a guardarsi negli occhi, dato che i contatti fisici sono fortemente sconsigliati per tutelare la nostra salute.
Anche stabilire un contatto visivo è però diventato difficoltoso, dal momento che bisogna mantenere una certa distanza dalle persone, definita distanziamento sociale. Perfino il salutarsi con la stretta di mano è stato soppiantato dal toccarsi gomito a gomito: la stretta, però, permetteva di capire qualcosa in più sulla personalità del nostro interlocutore… cosa che con il contatto del gomito non è affatto semplice!
In aggiunta, le mascherine coprono metà o più del viso, che è una parte fondamentale per una buona comunicazione e la giusta comprensione dell’altro. Pensiamo in particolare al cosiddetto sguardo sociale, normale con amici e conoscenti, che si concentra tra gli occhi e la bocca: una parte quest’ultima che, per palesi motivi, oggi è coperta.
Questo inconveniente è molto svantaggioso anche per chi deve ascoltare ciò che l’altra persona ha da dire, dato che una parte di ciò da cui dovrebbe capire (cioè la bocca) è bloccata. Per chi parla è svantaggioso perché alcune parti, magari fondamentali, del discorso possono non essere recepite con la giusta sfumatura. Oppure non vengono recepite affatto.
D’altro canto, questa mancanza potrebbe essere vantaggiosa, se desiderata: si possono celare in effetti meglio i sentimenti, che sia quello che si desidera o meno.
Una cosa è certa: apprezzare o capire il diverso, in queste condizioni, è ancora più difficile.
Matilda Agnesi, 1 A Scientifico