Nessuno avrebbe mai pensato di dover affrontare una situazione come questa: ci siamo ritrovati nel giro di pochissimo tempo a dover fronteggiare un virus che, apparentemente, era stato sottovalutato da tutti, ma che in realtà ci ha portati in una pandemia mondiale. Nessuno si stava rendendo conto di quello che stava succedendo, si pensava che fosse leggermente più forte rispetto al virus influenzale ma non era così. Quando inizialmente hanno sospeso la scuola per una settimana, sinceramente, eravamo un po’ tutti felici perché ancora non avevamo percepito la gravità della situazione.
L’8 marzo è stato l’ultimo giorno in cui ho visto i miei amici e parenti e sinceramente non me lo aspettavo. Il giorno dopo, quando mia mamma è tornata dal lavoro, mi ha spiegato tutto quello che stava succedendo e che la situazione era davvero grave e non si poteva più uscire di casa; infatti, col passare dei giorni, me ne resi conto molto di più, poiché al telegiornale si sentiva che i casi aumentavano e le vittime purtroppo erano sempre più.
Nell’evolversi questa situazione è diventata grave specialmente quando c’è stato il picco dei contagi che ha riguardato molto tutte le case di riposo: questa situazione mi ha riguardato ma non perché io in particolare abbia avuto il virus, ma perché mia madre lavora in una delle RSA della provincia di Milano.
Inizialmente era davvero una situazione stressante: i dispositivi sanitari erano scarsi e mia mamma tornava dal lavoro stremata per la situazione e la paura di ammalarsi e magari attaccarlo a noi a casa, soprattutto mia nonna che è un soggetto a rischio data l’età avanzata. In un secondo momento la situazione a casa è precipitata, poiché dove lavora mia madre hanno fatto i tamponi a tutti gli ospiti e più della metà era risultata positiva: mia mamma era stata a contatto con la maggior parte di loro. Si viveva in una condizione stressante per tutti, in casa eravamo costretti a mantenere le distanze; io che ero abituata a andare ogni giorno a chiacchierare con mia nonna non lo facevo più, se entravo in casa sua lo facevo solo per portarle delle cose e sempre con la mascherina e standole più lontana possibile.
Fortunatamente qualche settimana dopo si è sistemata un po’ la situazione: mia madre dopo aver fatto una cura di antibiotici ha fatto il tampone che è risultato negativo e quindi ha ricominciato a lavorare, fortunatamente con tutti i presidi. La settimana dopo, tra fine aprile e inizio maggio, la situazione è tornata più o meno alla normalità.
Durante questi due mesi non sono uscita e quindi non ho visto le mie amiche e i miei amici: ci siamo però sempre tenuti in contatto, in particolare con quelli più stretti con cui facevo e faccio tutt’ora videochiamate fino a tardi la sera, quando stacco la testa da quella che è stata la giornata e mi svago parlando, confrontandomi e facendo qualche gioco con loro. Questa cosa mi è servita davvero molto nel periodo più difficile di questa quarantena.
Anche per quanto riguarda la scuola devo dire che nel fare lezione da casa è molto più difficile mantenere una certa concentrazione, sia perché ci sono molte più distrazioni sia perché passare sei ore in camera a fare lezione senza mai poter scambiare qualche chiacchiera con i compagni nei momenti morti è davvero noioso.
Mi manca la scuola, mi manca dovermi alzare presto e tutta addormentata andare a prendere il pullman la mattina, mi mancano i miei compagni, mi manca tutto quello che facevo nella quotidianità.
Sono felice che sia iniziata la fase due, ovvero la ripartenza, anche se secondo me ci potrebbe essere una ricaduta fino a che non ci sarà un vero e proprio vaccino. Finalmente comunque si possono rivedere parenti e amici, sia pure tenendo rigorosamente le distanze e la mascherina, altrimenti tutto il lavoro fatto da medici, infermieri e operatori socio-sanitari andrebbe buttato.
Onestamente non capisco quando le persone dicono che adesso la gente, per timore di una possibile ricaduta o comunque del virus in generale, non uscirà di casa. Secondo me è solo giusto avere un po’ di timore e buon senso, non andare in giro in massa, proprio per evitare una ricaduta.
Quando sono uscita di casa dopo due mesi devo dire che ero parecchio stranita nel vedere tutti con le mascherine: a vederlo solo al telegiornale mi sembrava una cosa così lontana, ma invece adesso è diventata la normalità.
Finita la quarantena penso che impareremo ad apprezzare di più le piccole cose e a non dare più nulla per scontato.
Giorgia Soccio, 1 A Tecnico