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Doss, vincere la guerra senza le armi

Posted by admin On Aprile - 6 - 2019

La battaglia di Okinawa fu uno degli scontri più sanguinosi dell’intera Guerra del Pacifico: cominciò alla fine di marzo e terminò a metà giugno del 1945. qui entrarono in gioco sia le forze navali che quelle terrestri, con il supporto dell’aviazione.

L’isola di Okinawa aveva un importante ruolo strategico perché, oltre a essere molto vicina alle isole principali, fiancheggiava le linee di comunicazione giapponesi: lì erano quindi stanziati circa 80.000 soldati, a cui se ne aggiunsero 40.000 arruolati fra la popolazione. A difesa erano stati poi posizionati, nella parte meridionale, sbarramenti, mitragliatici e artiglieria pesante; la parte settentrionale dell’isola era invece praticamente inaccessibile, perché montuosa e accidentata.

Il 18 marzo 1945 ebbero inizio le prime operazioni sull’isola da parte degli alleati: i bombardamenti navali e aerei proseguirono fino al 24 marzo. La mattina del 1° aprile del 1945 incominciò lo sbarco lungo la costa occidentale dell’isola, con l’utilizzo di mezzi anfibi e di mezzi pesanti. Gli assalitori riuscirono a prendere le coste meridionali in 4 ore di combattimento: i giapponesi persero due aeroporti, gli americani riuscirono a fare sbarcare sull’isola 50.000 soldati. Nei primi tre giorni i gruppi di fanteria riuscirono a conquistare anche la parte orientale dell’isola. Il 22 aprile gli americani avevano conquistato i due terzi dell’isola, avanzavano molto velocemente verso la zona settentrionale.

L’avanzata verso sud fu invece molto cruenta: gli americani in 22 giorni di combattimento riuscirono a conquistare solo 7 km di territori su 25. I combattimenti per impadronirsi degli ultimi km di isola durarono dal 26 maggio al 21 giugno. Il 7 aprile la corazzata giapponese Yamato scortata da un incrociatore leggero e otto cacciatorpediniere giunse a Okinawa per danneggiare la flotta alleata, composta da imbarcazioni canadesi americane e neozelandesi: lo scontro tra le due flotte iniziò alle 12,40 e terminò alle ore 14,23 con la sconfitta delle imbarcazioni giapponesi.

Per la conquista dell’isola giapponese persero la vita 12.000 soldati alleati e ne vennero feriti 36.000. Il Giappone  perse invece 131.300 soldati e vennero fatti prigionieri di guerra circa 7.400 giapponesi. Gli americani persero 36 unità navali fra cacciatorpediniere e mezzi anfibi, le navi danneggiate furono 365.

Questa vittoria fu particolarmente importante per le sorti della sanguinosa guerra del Pacifico e uno dei più grandi eroi che ne furono protagonisti, paradossalmente, fu un obiettore di coscienza: Desmond Doss.

Uno dei protagonisti della guerra di Okinawa, come accennato, fu il caporale Desmond Thomas Doss, il primo obiettore di coscienza (che non era cioè abilitato, per scelta morale, all’utilizzo di alcuna arma) a ricevere la più alta onorificenza militare statunitense, cioè la medaglia  d’onore, insieme a numerosissimi altri riconoscimenti.

Fu protagonista dello scontro di Hacksaw Ridge, combattuto nella battaglia di Okinawa: l’esercito americano, nello specifico il 77° gruppo fanteria e altri due gruppi, rimase bloccato ai piedi di una collina, vicino a un accampamento giapponese; la battaglia durò complessivamente tre giorni.

Durante il primo giorno di combattimenti Doss, che rivestiva il ruolo di caporale medico, si preoccupò di portare aiuto ai Marines feriti nel corso della battaglia, e fu così anche per il secondo giorno di scontri. Quella notte gli alleati si ritirarono, perché la Marina stava fornendo copertura di artiglieria per stanare i giapponesi, ma il caporale Doss rimase nell’accampamento nemico, e cercava superstiti sia giapponesi che americani per poi calarli con una corda giù per la collina. In questo modo riuscì a salvare la vita di 75 uomini. Quando finalmente scese dalla collina, i compagni che prima lo schifavano per il suo atteggiamento pacifista, lo considerarono un eroe.

Il giorno dopo Desmond Doss venne chiamato dai suoi superiori a dare la carica, come esempio, all’esercito alleato. Nell’ultimo giorno di scontri fu ferito a una gamba da alcune schegge di una granata, che lui stesso aveva calciato via per salvare i suoi compagni. Morì nel 2006, all’età di 85 anni, in Alabama a causa di problemi respiratori.

Fabio Vigone, 1 A Scientifico

 

 

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