di Riccardo Bernocchi, 5 B Scientifico
All’indomani del centesimo anniversario della Prima Guerra Mondiale guardiamo come antichi oggetti da collezionismo i reperti di quel conflitto che, un secolo fa, sconvolse l’Europa e il Mondo intero. Quelli che oggi sono reperti bellici o uniformi, un tempo erano parte integrante della vita dei loro proprietari. Ogni cimelio, dal più banale al più raro e pregiato, racchiude dentro di sé una storia molte volte sconosciuta.
Tra i più grandi simboli di quell’antica Europa, che scomparve dopo la fine del primo conflitto mondiale, abbiamo l’elmetto con il chiodo, il Pickelhaube, massimo simbolo del militarismo prussiano. Le origini di questo copricapo sono antiche e risalgono al XIX secolo. L’elmetto, nella forma e struttura a noi nota, risale al 1842 quando il re Federico Guglielmo IV di Prussia lo fece adottare per la fanteria prussiana. Altre nazioni, come la Russia, lo avevano in dotazione e ancora oggi in alcuni paesi, come Norvegia e Inghilterra, è utilizzato da vari reparti.
Fatto di cuoio bollito e rinforzato con placche metalliche color argento o oro, il copricapo era caratterizzato dalla punta metallica, che in certe ricorrenze poteva essere sostituita, per gli ufficiali in alta uniforme e per alcune unità, da un supporto metallico con piume. Per i reparti dell’artiglieria la punta era sostituita da una sfera, simboleggiante una palla di cannone.
Altri elementi caratteristici del Pickelhaube erano l’ornamentale placca frontale, dalla quale si poteva dedurre la regione o la provincia di provenienza del reparto, e le placche di attacco del sottogola (laccio con il quale l’elmo veniva assicurato alla testa): due coccarde rotonde colorate, quella di destra con i colori nazionali (nero, bianco e rosso) e quella di sinistra con i colori della provincia di provenienza del reparto.
La Prima Guerra Mondiale spinse i tedeschi ad apportare varie modifiche al Pickelhaube. Già nel 1892, per diminuire la visibilità delle componenti metalliche, era stata prodotta una copertura in tela di colore marrone chiaro e, dopo il 1916, di colore “grigio da campo”. Il numero del reparto veniva segnato inizialmente in rosso, e dal 1914, sempre con lo scopo di ridurre la visibilità, in verde, sulla parte frontale. Altre modifiche vennero apportate al copricapo, sia per renderlo più funzionale, sia a causa della scarsità di materie prime, come ad esempio il cuoio.
Come tutti i copricapi indossati durante la Grande Guerra dai soldati delle diverse nazioni, anche il Pickelhaube, mostrò sin dall’inizio la sua fragilità. Infatti l’elmo non era in grado di proteggere la testa dalle pallottole o dagli shrapnel, proiettili riempiti di sfere metalliche che prima di impattare al suolo esplodevano.
La battaglia di Verdun, nel 1916, sancì il definitivo e inesorabile declino del Pickelhaube che venne gradualmente sostituito con un nuovo elmetto, divenuto poi celebre nella Seconda Guerra Mondiale: lo Stahlhelm (elmetto d’acciaio).
Anche il Pickelhaube non sopravvisse alla guerra e all’inesorabile sviluppo bellico. Rimane comunque il simbolo di un’Europa che è ormai solo un lontano ricordo e un pezzo ricercato dai collezionisti di reperti militari di tutto il mondo.