Anni fa si pensava che con l’avvento delle nuove tecnologie ogni problema sarebbe magicamente scomparso, in un vortice di innovazione e progresso tecnologico: ora, 2018, possiamo certamente affermare che molti problemi di carattere logistico e scientifico sono stati risolti, ma ne sono nati molti altri di carattere umano e sociale.
I millennials, ragazzi nati nel nuovo millennio, sono assorti ogni giorno da strumenti fino a pochi anni fa inesistenti, che rendono il rapporto umano, quello del contatto visivo e delle parole scambiate direttamente, quasi secondario.
La questione, però, si può definire un vero e proprio problema sociale e culturale, dove la relazione fra le persone si basa esclusivamente sulla tecnologia. Un’altra grande preoccupazione è che il lavoro umano è minacciato dal progresso: i lavoratori, a confronto con un robot instancabile e a basso costo, sono visti come pesi. Il progresso tecnologico sta mettendo a dura prova quasi tutti i settori di produzione in serie: le grandi imprese investono per sostituire l’uomo nelle catene di montaggio, causando un rischio di disoccupazione elevatissimo.
Quale sarà, quindi, il futuro dell’umanità? Ma, soprattutto, quale sarà il futuro della mia generazione? Nessuno può rispondere e ora la preoccupazione maggiore è per i giovani come me, nati a contatto diretto con le innovazioni, senza possibilità, quindi, di vedere chiaramente i pericoli che potrebbero sorgere per le nostre vite. Rischiamo, infatti, di dover creare noi stessi il nostro lavoro, poiché in quelli “tradizionali” potrebbero nel frattempo venire sostituiti dai macchinari.
Gaia Bassi, 2 B Scientifico