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La crisi? Serve una politica diversa

Posted by admin On Agosto - 27 - 2018

È cominciato tutto nel 2007. Prima di quell’anno nessuno poteva immaginare che la più grande crisi economica della storia moderna stesse arrivando. Solo pochi economisti lo avevano intuito. Nei mesi caldi del 2007 la crisi americana dovuta a mutui poco affidabili è esplosa e ha portato alla chiusura molte banche, tra cui la Goldman Sachs.

In qualche mese la crisi è arrivata anche in Europa e entro il 2008 si era estesa a tutto il pianeta. A quel punto si è innescata una reazione a catena: il primo ostacolo è stato la crisi di fiducia nei mercati, considerati poco affidabili; poi l’enorme inflazione mondiale che ha causato l’aumento dei prezzi delle materie prime. Nel giro di 2 anni il P.I.L di molti paesi, specie occidentali, è crollato: molti stati europei, dopo una piccola e breve ripresa nel 2011, hanno dovuto fare i conti con numerosi debiti. Il rischio di crollo di questi paesi è stato evitato soltanto grazie a ingenti prestiti dalla B.C.E e da numerosi paesi dell’Eurozona.

Se la storia di questa enorme crisi racconta di problematiche dovute all’alta finanza, le ripercussioni sociali e politiche sulle popolazioni europee e mondiali sono state fortissime: a fare i conti con la crisi sono state in particolar modo le classi sociali già di partenza più deboli. La disoccupazione poi non è aumentata solo per i licenziamenti dell’ultimo biennio, ma anche per la difficoltà dei giovani nel trovare un lavoro stabile.

Per la prima volta dal dopoguerra molti si sono trovati prospettive di vita e di crescita decisamente inferiori a quelle della generazione precedente: le difficoltà a trovare un lavoro e mantenerlo si ripercuotono nella vita di tutti i giorni, mettendo il giovane nell’impossibilità di trovare casa, di costruirsi una famiglia e di contribuire all’economia.

La popolazione mondiale si trova ad affrontare una crisi decisamente superiore a quella del ’29, senza alcun tipo di aiuto da parte dello Stato che avrebbe potuto ridurne gli effetti. Va detto che questa mancanza non è solo una scelta obbligata economica, ma anche una scelta politica perché la scomparsa di uno stato sociale è una strada intrapresa da molte nazioni europee ben prima della crisi. Se si fosse attuata una politica diversa o se si riuscisse ad attuare una serie di misure basate sull’aiuto dello Stato alle imprese e alle famiglie, l’intera economia potrebbe trarne beneficio.

Stefano Macchia, 2 A Scientifico

 

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