“VIETATO MORIRE”, ERMAL META (Mescal)
Ogni volta scrivere una recensione è parecchio difficile. Non tanto per trovare un proprio parere rispetto a ciò che si ascolta, di quello sono abbastanza convinto, ma più per la paura di usare parole inappropriate o per la paura di non sentirsi in grado di parlare di musica in modo adeguato. In effetti parlare di musica è come parlare di architettura, citando le parole di Frank Zappa: parlarne, appunto, è complicato, per certi versi impossibile.
Questa paura insorge soprattutto davanti a dei colossi come Ermal Meta. Signore e Signori, ecco “Vietato Morire”: il suo ultimo album.
Con la title-track si è aggiudicato il premio della critica e la terza posizione all’ultimo Festival di Sanremo. È in vendita assieme al recente “Umano”, uscito a febbraio dell’anno scorso in concomitanza della sua partecipazione a Sanremo Giovani con “Odio Le Favole”.
Conoscevo già da tempo i lavori di Ermal, per fare un esempio “Occhi Profondi” interpretata da Emma, piuttosto che pezzi di Mengoni, della Michielin o di Renga da lui scritti. Quando è uscito lo scorso anno “Umano” ne sono rimasto esterrefatto e ho iniziato ad ascoltare tutta la sua discografia sin da quando era il frontman della band “La Fame Di Camilla”.
Ermal scrive e produce i suoi dischi: soltanto “La Vita Migliore” è stata scritta e prodotta insieme a Luca “Vicio“ Vicini (ex bassista dei Subsonica), e ne è uscita fuori una bomba, e “A Parte Te”, scritta insieme a Dario Faini.
È un gran bell’album pop, ricco di elettronica ma anche realizzato dando valore a strumenti acustici, come il pianoforte, la chitarra acustica, oppure alcuni archi (vedi “New York” e “Voce Del Verbo”, ultima nella tracklist).
È vietato non ascoltare questo disco.
Matteo Francesco Bonanno, 4 A Tecnico