Ha approfittato di una classe vuota, la 2B Liceo, in quel momento al centro sportivo per la lezione di educazione fisica, nel primo pomeriggio, e si è impossessato degli iPad di due stidenti. Non l’ha però fatta franca: i due, una volta scoperto il furto, hanno segnalato l’accaduto al preside Giuseppe Di Giminiani, che a sua volta ha allertato la polizia. Il ladro, un ragazzo che era venuto a scuola per presentare domanda per l’esame di maturità da privatista, è stato scoperto perché ha messo in vendita i due iPad su un sito web di vendite on-line: quando un ignaro acquirente ha ricevuto gli iPad ha chiamato una delle vittime per farsi dire la password dell’iPad, bloccato dall’utente. A quel punto è stato possibile per la Guardia di Finanza rintracciare il venditore. Gli iPad sono stati restituiti ai legittimi proprietari.
Cosa ne pensa, preside Giuseppe Di Giminiani, dei furti che avvengono tra ragazzi all’interno delle scuole?
Il problema è purtroppo in una fase di crescita. Uno dei motivi che possono spingere un ragazzo a rubare può essere, per esempio, la ricerca di un qualcosa di più, magari di qualcosa che non può avere dalla propria famiglia. Io mi sforzo sempre di far capire ai ragazzi che questa è la cosa più brutta che si possa fare.
Quali possono essere i rimedi per porre fine al problema?
Prima di tutto la collaborazione reciproca, che è anche la cosa che cerco di promuovere di più fra i ragazzi di tutte le classi: in tal modo anche gli alunni si aiutano per trovare il responsabile. È successo che, grazie all’aiuto degli alunni del convitto che hanno voltato la videocamere che viene utilizzata per registrare le lezioni, il colpevole di un furto è stato individuato. Sicuramente la collaborazione è fondamentale.
Una nuova regola vieta agli studenti di entrare in aule diverse dalla propria: perché?
Perché raramente i ragazzi della stessa classe si derubano tra di loro: generalmente i legami sono più forti fra i ragazzi di una stessa classe. È certo più probabile, purtroppo, che ci sia il dispetto di rompere qualcosa a un altro compagno, il che ovviamente è sbagliato, però che fra ragazzi di una stessa classe si rubi è sicuramente meno probabile anche perché è più facile essere scoperti.
C’è stato però, ultimamente, un punto a favore della nostra scuola.
Mi posso ritenere orgoglioso perché il soggetto che ha rubato i due iPad non era uno studente della scuola, bensì un ragazzo che era venuto a fare domanda per l’esame da privatista. È stato possibile rintracciarlo perché ha messo un annuncio su internet, e in questo modo è stato individuato con l’aiuto delle forze dell’ordine. Questo avvenimento ha dimostrato che lo spirito di appartenenza all’interno di questa scuola è molto forte. Proprio per questo posso affermare che in questa scuola avvengono sicuramente meno furti rispetto ad altre in cui questo spirito di appartenenza è meno forte. Perché chi si sente di appartenere a un gruppo raramente lo danneggia.
Daniele Mattacheo, 1A Ls
Secondo il Codice penale della legge italiana chiunque si impossessi di una qualunque proprietà altrui per trarne vantaggio o profitto è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con multe che vanno da 154 a 516 euro.
Per i furti in ambienti pubblici ci sono aggravanti che variano in base alla gravità del furto. Parlando di scuole, in relazione al risarcimento, tutto dipende dal regolamento scolastico in cui deve essere dichiarato apertamente se la scuola declina o meno la responsabilità sugli effetti personali lasciati incustoditi.
Se l’oggetto viene invece sottratto da un luogo in cui viene tenuto chiuso (come ad esempio la cassetta dove si ripongono i cellulari durante le ore di lezione), la responsabilità non può essere declinata: ricadrebbe invece – se il ladro non dovesse venire scoperto ovviamente – su chi aveva il dovere di chiuderla se lasciata aperta, sulla scuola stessa se ci fosse la forzatura.
