Saturday, November 1, 2025

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Di Giminiani, una vita per la Scuola

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Di Giminiani, una vita per la Scuola

Ormai quest’anno festeggia i suoi sessantacinque anni il professor Giuseppe Di Giminiani, fondatore e attualmente dirigente scolastico di ben due scuole, una a Bergamo e una a Grottammare (provincia di Ascoli Piceno), che è anche il suo paese d’origine.

Si presenta come un uomo alto, leggermente in sovrappeso, ma con un carattere forte e deciso, dettato dagli ormai trent’anni di insegnamento. Incuriosito dalla sua storia, ho provato a chiedere direttamente all’interessato curiosità di cui forse, e sottolineo forse, non tutti sono a conoscenza. Ecco cosa ne è risultato.

Perché ha pensato di aprire la scuola?

Perché ho capito che l’organizzazione scolastica stava subendo un cambiamento: non vi erano più i sistemi educativi dei miei tempi, gli insegnanti non erano più quelli di una volta e volevo creare un complesso in cui ci fossero sia insegnanti di un certo spessore che affidabilità sulla preparazione data, perché poter scegliere gli insegnanti e valutarne le competenze credo sia un obbiettivo raggiungibile e raggiunto.

Quindi crede che la scuola di oggi ormai non sia più valida?

Non dico questo, soltanto che le scuole non sono più quelle di un tempo.

E riguardo alla scuola di Grottammare?

Questa di Bergamo ormai ha la sua tradizione trentennale, quella di Grottammare ha dieci anni, ma anche lì si iniziano a raccogliere i frutti. Quest’anno ci sono stati cento iscritti nelle varie classi, quindi significa che il significato delle scuole medie soprattutto ha raggiunto la gente. Comunque su tutti i tre ordini d’istruzione abbiamo avuto un “boom” di iscrizioni

Cosa pensa dell’andamento della scuola in generale?

Ormai le famiglie sono troppo protettive, ma sono contento perché i ragazzi hanno capito che per frequentare la scuola bisogna rispettare le regole ed essere disciplinati.

Secondo lei, riferendomi a Grottammare, questa scuola piace?

Chiaro, la scuola si sta facendo un nome, sicuramente non come il Locatelli di Bergamo, che ha ormai 30 anni, ma è un buon risultato.

Ha altri progetti in serbo?

Il mio progetto attuale è aprire una scuola media, quindi poi si vedrà; ad ogni modo mi piacerebbe aprire anche una scuola elementare.

Quindi se le medie dovessero procedere bene progetterà anche la scuola elementare?

È chiaro, forse tra qualche anno. Perché penso che l’istruzione, come quella di Grottammare, funzioni molto di più se cominci a crescere il ragazzo dalla scuola primaria in avanti.

Cosa pensa invece del convitto?

Il convitto, o meglio  collegio, c’è sempre stato in Italia e lo reputo un metodo di prestigio; chiaramente non ci sono più quelli gestiti dagli organi ecclesiastici, comunque penso che sia necessario soprattutto per il cambiamento delle famiglie, che si sono allargate, divise, e questo porta molti squilibri in famiglia che il convitto cerca di risolvere offrendo ai ragazzi un ambiente sicuro. Ai miei tempi le famiglie separate erano rarissime, come mosche bianche, ora il 50 per cento delle famiglie è separato e il resto.. non ne parliamo…

Si occupa di altro oltre che della scuola?

Ho dedicato tutta la mia vita alla scuola, quasi ventiquattro ore al giorno: prima facevo anche un po’ di sport, ma ora niente. La scuola è stata l’obbiettivo principale della mia vita, sono anche arrivato a trascurare la famiglia perché passavo tutto il giorno a scuola e non si può essere onnipresenti; per fortuna i miei ragazzi sono cresciuti bene grazie alla madre, con grandi valori e con grandi virtù. Entrambi si sono realizzati. Il mio prossimo obbiettivo è diventare nonno.

Roberto Scalvini, 2 A Scientifico

 

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Intervista al Corriere dell’Aeronautico

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Intervista al Corriere dell’Aeronautico

Otto anni di scrittura sono arrivati, con questo numero del Corriere dell’Aeronautico, al termine: ventidue numeri del giornale scolastico (il primo anno è uscito un solo numero, il nostro numero zero potremmo dire), cresciuti poco per volta. E a questo traguardo, festeggiato con 11 premi a livello nazionale, abbiamo voluto dedicare un’intervista speciale alle nostre pagine preferite.

Caro Corriere dell’Aeronautico, eccoci qui: compi otto anni, 22 uscite. Un bel risultato.

Certo, certo. Ma io punto a raddoppiare, a triplicare e, perché no, anche di più.

Non è un progetto un po’ ambizioso?

Certo che lo è, ma si deve sempre puntare a traguardi ambiziosi e dare il massimo per raggiungerli. Poi la vita decide per noi, certo, e tante volte ci si deve fermare, ma l’importante è guardare avanti, inseguire il sogno.

E tu il sogno lo insegui.

Non solo lo inseguo: gli do la caccia! Pensa solo a quanto sono cresciuto negli anni. Quando sono nato ero quasi un giocattolo: poche pagine, giusto una manciata, e per di più in formato minuscolo. Quattro pagine stavano comode su un foglio A4, in fronte retro. Oggi quelle pagine son o grandi un po’ più del doppio e ne ho venti.

Non c’è che dire, i tuoi numeri parlano da soli.

Non sono solo i numeri a parlare: guarda anche i nomi. Sulle mie pagine trovi decine di nomi diversi di studenti: del Tecnico, dello Scientifico, del Coreutico. Mi manca ancora il Quadriennale, ma è solo agli inizi, ho buone speranze!. Alcuni nomi sono tornati spesso, alcuni solo una volta, ma tutti hanno lasciato un’impronta speciale sulla mia carta.

È vero. E a proposito parliamo dei testi: temi ricorrenti? Più importanti? Come li scegli?

Non li scelgo. Chi scrive decide di cosa vuol parlarmi: esperienze, pensieri, riflessioni, attualità, racconti, giochi di parole. Oggi sono in italiano, inglese e (poco, ancora troppo poco) spagnolo, qualche anno fa c’era pure una specie di latino. Temi importanti? I miei scrittori e le loro emozioni.

E i premi? Una bella soddisfazione.

Undici in quattro anni: tre con l’Ordine dei Giornalisti, quattro a “Giornalista per 1 giorno”, con Alboscuole, due con “Penne Sconosciute” e due col concorso “Il Miglior Giornalino Scolastico” di Manocalzati (Avellino). Soddisfazioni? Sì: vogliono dire che sono letto, che i miei scrittori convincono. Vogliono dire soprattutto che cresco e che i miei scrittori maturano. Che qualcuno crede in me.

Un desiderio?

Scrivete! Sempre, tanto.

 

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Coreutico: Grand Soirée de la Dance

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Coreutico: Grand Soirée de la Dance

The last few months are very intense for the Liceo Coreutico because they are full of rehearsals in preparation of the two shows dated May 17th and May 28th. First of all, in order to create a show that includes all the studied dance styles, it is necessary to agree on a very precise schedule. With the artistic director Carla Fracci, the dance technique teachers have chosen to divide the show in two parts, respectively: Suite by Don Quixote of classic dance and character dance and Vivaldi’s Overture for contemporary dance choreographies. 

Don Quixote is one of the most famous ballet and character dance, it is studied and realized in the major theatres by the most prestigious companies. The plot is based on the Spanish novel written by Miguel de Cervantes, Don Quixote of La Mancha, and it tells the story of a rich man, Gamache, who tries in vain to marry the beautiful Kitri in love with Basilio. Kitri and Basilio decide to escape and organize a party in a cave, where, however, Kitri’s father manages to find them. Basilio pretends to be on his deathbed and he wants to marry Kitri as his last wish. Her father, moved by the boy’s condition, decides to agree, but once the two are married, Basilio gets up again, proud of his deception, and everyone celebrates dancing.

Vivaldi’s Overture was conceived and created by  Mrs. Ottolenghi on Vivaldi symphonies, it begins with the choreography “Primavera d’autunno” which serves as an introduction to the four seasons. Its peculiarity is to have colours games because of the costumes; it expresses joy and harmonic movements developed as to create a varied and serene environment. “Primavera”, performed by 2ALC wants to express lightness, delicacy, rebirth through the colours of the wide skirts they wear, symbol of spring.  “Estate” performed by 5LC at the conclusion of the fifth school years is rich of energy, descents and climbs, falls and recoveries, jumps, in perfect synchrony.

“Autunno” is interpreted by 3ALC and 4ALC and it is made of jumps, continuous movements and gestures, motions suspended just like the falling leaves, floating. Finally “Inverno” dance by the entire Liceo Coreutico which concludes the picture as a sort of summary of the previous seasons. This piece has the peculiarity of containing moments where movements and gestures have been invented by the students; it is a set of sensations and emotions that escape early.

Preparing a show so vast and important is not simple, it requires a lot of constant study, extra hours to find perfection, months of commitment and concentration, as well as team spirit! We hope to show you all this, we invite you to our shows on May 17 at the Casino of San Pellegrino Terme and on May 28 at the Creberg Theatre.

Romina Benvenuti, 5 A Coreutico

 

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UN: alternanza negli States e in Italia

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su UN: alternanza negli States e in Italia

Anche quest’anno la nostra scuola ha avviato il programma di alternanza scuola-lavoro con United Network e i progetti proposti, questa volta, sono molteplici, sia internazionali  che su suolo nazionale.

Le esperienze fatte quest’anno sono state differenti da quelle dell’anno scorso, con progetti più impegnativi per i “Senior Delegates”, mentre per gli altri è stato possibile fare nuove esperienze. Questi progetti infatti sono poco conosciuti sul territorio nazionale e sono ancora oggi esperienze un po’ di nicchia in Europa: proprio per questo, mostrano come la nostra scuola, da sempre attenta anche alla formazione extrascolastica degli allievi, sia un polo d’avanguardia, tanto da essere la scuola di riferimento nella bergamasca dell’associazione che le organizza.

I delegati recatisi New York (classi terze e quarte), hanno vissuto esperienze che li hanno introdotti al mondo della diplomazia e delle relazioni internazionali, mentre i ragazzi andati a San Francisco (classi quarte e quinte) hanno avuto anche la possibilità di vivere in stretto contatto con ragazze e ragazzi di culture diverse e hanno potuto scambiare con loro opinioni e idee sugli argomenti più disparati. Alcuni ragazzi, che hanno preferito rimanere in Italia, hanno potuto vivere comunque esperienze stimolanti e formative, che hanno ottenuto l’obiettivo di portare i partecipanti a interrogarsi su tematiche anche mai affrontate prima.

La vita di commissione, ovunque, ha fatto vivere a tutti noi momenti di allegria insieme a molti altri studenti di tutto il mondo e ci ha fatto crescere, dimostrandoci che il rapporto con persone di altre culture è sempre formativo e sviluppa in noi uno spirito critico vero.

Guido Pedone, 5 B Scientifico

 

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A lezione con Bankitalia

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su A lezione con Bankitalia

Il 15 marzo 2019 le classi 1 A liceo scientifico quadriennale e 3 A tecnico hanno partecipato a una conferenza tenuta dalla  dottoressa Sansonetti e dai dottori Della Paolera e Betti, funzionari della Banca d’Italia, sulla moneta, la sua storia e il suo sviluppo.

I relatori hanno parlato della storia della moneta, che deriva dall’arte del baratto, cioè la cessione di una merce in cambio di un’altra. Oltre alla difficoltà di incontrare qualcuno in possesso del bene desiderato, che accettasse di cederlo in cambio del bene offerto, non tutte le merci potevano essere trasportate e conservate a lungo; da qui l’esigenza di semplificare i rapporti e le operazioni di scambio introducendo uno strumento di pagamento alternativo: la moneta appunto. Le prime forme di moneta erano particolari merci: generalmente veniva usato il bestiame, largamente disponibile e necessario per soddisfare le esigenze alimentari. Il bestiame, in latino “pecus”, da cui pecunia, fu per molto tempo “moneta naturale” o pre-moneta e l’unità pre-monetaria era quindi il capo di bestiame, il “caput”, da cui deriva la parola capitale.

Poi arrivarono le monete costituite da metalli preziosi, da cui derivarono poi le banconote, nome derivato dalle cosiddette “note del banco”, che dichiaravano l’entità dei valori lasciati in deposito dagli orafi e che contenevano la promessa della loro restituzione. Questo sistema di pagamento nel tempo diede vita all’attività degli orafi-banchieri e ai vari strumenti di credito, che annullavano i rischi e i costi del trasporto del metallo prezioso. Questo nuovo sistema di pagamento risultò efficiente e comodo e la ‘cartamoneta’ divenne la principale forma di pagamento.

La società si è ulteriormente evoluta, sono nate la banche e dal 1 gennaio 2002  l’euro ha sostituito in 12 Stati membri dell’Unione Europea le rispettive valute nazionali. Le banconote che circolano nei paesi aderenti all’euro sono emesse dalle singole Banche Centrali Nazionali (BCN) su indicazioni della BCE (Banca Centrale Europea). Le BCN hanno il compito di produrre e gestire le banconote, tutelarne l’integrità, di promuovere la ricerca e la sicurezza dei materiali di produzione, di conservarle evitando il logoramento e  di contrastare la falsificazione.

Le banconote in euro sono dotate di caratteristiche di sicurezza che aiutano i cittadini a verificarne immediatamente l’autenticità. Toccandole si potranno verificare gli elementi in rilievo; guardandole in controluce sarà possibile vedere il filo di sicurezza che le attraversa, il disegno del portale o della finestra e, nella nuova serie, anche il volto di Europa (dea greca alla quale UE si è ispirata), oltre al numero, che ne rappresenta il valore, riprodotto in filigrana sulla banda bianca. Sulle banconote è, inoltre, presente la cifra che produce l’effetto di una luce che si sposta in senso verticale passando dal verde smeraldo al blu scuro.

Il 2 maggio 2013 nell’Eurozona è stata introdotta la seconda serie di banconote denominata “Europa”: la BCE ha deciso di escludere la banconota da 500 dalla nuova serie e la grafica è stata curata da Reinhold Gersetter.

Oltre alla moneta cartacea, esistono altri strumenti di pagamento, come gli assegni, i bonifici bancari, gli addebiti diretti SEPA, carte di credito, debito o prepagate.

I ragazzi delle due classi sono rimasti molto soddisfatti della conferenza, perché hanno approfondito le loro conoscenze; inoltre a ogni alunno è stato dato un libretto intitolato “La moneta” in modo da poter rileggere e ripassare in ogni momento le nozioni acquisite.

Laila Benkhalqui, 3 A Tecnico

 

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Gita a Firenze, per imparare divertendosi

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Gita a Firenze, per imparare divertendosi

Le gite scolastiche sono da sempre lo strumento educativo più apprezzato dagli studenti. Gli insegnanti e i giovani considerano però queste uscite in maniera diversa, proprio per il ruolo che hanno nella comunità scolastica: per i primi è parte integrante del programma di studi, per i secondi un momento di svago. In realtà la gita è momento di socializzazione e apprendimento insieme, un raccogliere informazioni reso più gradevole dalla lontananza dai banchi.

Il 27 febbraio le seconde dell’Istituto Aeronautico Locatelli sono andate in gita in Toscana. A Firenze subito ho sentito una sensazione di curiosità per questa città che non avevo mai visitato, ma su cui avevo molte aspettative per i racconti di chi già c’era stato.

L’hotel era proprio nel centro di questa città così affascinante, che mi ha catturato subito con i suoi negozi e la frenesia dei turisti. La gita si è aperta con una buona pizza in piazza Signoria con le amiche e i turisti che, come noi, iniziavano a visitare e gironzolare per le vie medievali. Poi abbiamo camminato molto, visto molti negozi e cominciato ad assaporare la città, mentre la sera abbiamo gustato piatti tipici.

Il giorno dopo abbiamo raggiunto la base militare di Pisa. Ci hanno fatto vedere un video molto interessante sulla storia della 46ª Brigata Aerea, di stanza lì, poi ci hanno portato alla pista dove siamo saliti nella cabina di pilotaggio di un C-130, un aereo da trasporto militare. Nel pomeriggio abbiamo visitato Pisa e la famosissima piazza dei Miracoli, con la sua torre pendente, mentre il terzo giorno, al mattino, abbiamo visitato bellissimi luoghi di Firenze come piazza Repubblica, Loggia del Porcellino, i palazzi Strozzi, Medici e Pitti e molti altri monumenti; il pomeriggio è stato dedicato allo shopping.

Ultima tappa Lucca, dove mi hanno particolarmente colpito le antiche e gigantesche mura, costruite a scopo difensivo, ma oggi luogo per rilassarsi e godersi momenti di pace e relax proprio come quelle di Bergamo Alta, costruite dai veneziani.

Risultato? In questa bellissima gita ho ammirato l’immenso patrimonio artistico della Toscana, ma anche trascorso con amici e compagni momenti di divertimento e spensieratezza, consolidando quelle amicizie che non hanno il tempo di essere approfondite sui banchi di scuola.

Anna Dossena, 2 A Scientifico

 

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A caccia di droga con le Fiamme Gialle

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su A caccia di droga con le Fiamme Gialle

A febbraio noi ragazzi di prima siamo andati in gita a Genova: è stata un’uscita inaspettata. Il nostro professore di diritto informatico, colonnello Leone Piccinni, è comandante della Guardia di Finanza della città e ha deciso di portarci a vedere L’esito di un’operazione: ci era stato detto che saremmo andati a “vedere la cocaina”. Non eravamo, quindi, molto emozionati, perché pensavamo: “È cocaina, cosa ci sarà di bello?”, e invece la giornata è stata interessante e istruttiva.

Il primo fatto interessante è stato che, dal casello autostradale alla caserma, siamo stati scortati dalle auto della Finanza. C’è stata una conferenza, dove ci hanno spiegato in breve cosa fanno le Fiamme Gialle e poi dell’indagine, uno dei più grandi sequestri di droga in Italia: quasi 650 chili di cocaina.

La cocaina sequestrata si trovava in caserma e abbiamo potuto vederla: 582 panetti impilati uno sopra l’altro, che coprivano una parte della parete.

Nel pomeriggio siamo andati al porto, dove la squadra Cinofili, con i cani, ha messo in atto una posto di blocco delle auto. Prima di iniziare a fermarle, ci hanno spiegato come funziona il loro lavoro e, soprattutto, cosa fanno e come vengono addestrati i cani. Lì ce n’era solo uno, ma i cani possono avere tre diverse specializzazioni: cani che cercano droga, che cercano tabacco e quelli che cercano denaro.

Noi ci siamo messi da parte e sono iniziati i controlli: nelle prime vetture controlli di routine, senza esiti. Poi il cane ha sentito qualcosa di sospetto e ha iniziato a cercare: i proprietari negavano la, presenza di droga, ma i cinofili, con una sonda con telecamera, hanno trovato un pacchettino sospetto in una presa d’aria sotto il volante. All’interno marijuana. Il conducente è stato arrestato e la sua compagna portata in caserma.

Siamo tutti rimasti affascinati da quello che era successo, perché non succede tutti i giorni di veder arrestare qualcuno. Mi è piaciuta da impazzire quella parte della giornata, perché è stato emozionante vedere come funziona la giustizia.

Viola Ghitti, 1 A Scientifico

 

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Diario di viaggio d’uno studente in gita

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Diario di viaggio d’uno studente in gita

“Trieste ha un cuore italiano, ha braccia slave e una tavola imbandita venuta dall’Austria” (A. Cazzullo)

Domenica: Redipuglia Noi alunni abbiamo raggiunto il Monte Sei Busi e visitato la Dolina dei Bersaglieri. Il tragitto era caratterizzato da una vegetazione aspra e secca, per via delle rocce calcaree tipiche del carso. La dolina era sede di un posto di primo soccorso del quale si possono visitare i resti, attraversando vari camminamenti costruiti dai soldati nel corso della I Guerra Mondiale e poi restaurati dai volontari di Sentieri di Pace. Talvolta è ancora possibile ritrovare proiettili tra i vari camminamenti. Dopodiché ci siamo spostati al Sacrario dei Centomila, inaugurato il 18 settembre 1938 e costruito per onorare il sacrificio e custodire i corpi di circa 100mila soldati caduti tra il colle dei Sei Busi e il colle di Sant’Elia. La struttura è composta da tre livelli, allegoria della discesa dell’esercito guidato dal proprio comandante dal cielo, per percorrere la Via Eroica. Nel livello più vicino al cielo vi sono tre croci che richiamano la crocifissione di Cristo e dei due ladri.

Aquileia: oggi piccola cittadina, ieri importante porto fluviale romano. Qui sono resti di abitazioni del periodo repubblicano di Roma con parti di mosaici decorativi pavimentali, pozzi e tubazioni, ma la visita è ruotata all’interno del centro storico e principalmente attorno alla Basilica di Santa Maria Assunta, i cui resti più antichi risalgono al IV secolo. L’attuale basilica fu costruita nell’XI secolo e ristrutturata nel XIII, quando è stato terminato il campanile.

Lunedì: Base aeronautica di Rivolto L’appuntamento con la pattuglia acrobatica nazionale era alle 8,30. Ma il tempo inclemente ci ha regalato un primato non voluto: siamo stati l’unico gruppo, da quattro anni a oggi, a non poter assistere all’esibizione dei piloti, soprattutto per le forti e improvvise raffiche di vento e la scarsa visibilità. Nonostante la pioggia e tutto il resto ci è stata mostrata l’area di manutenzione degli aeromobili, spiegando poi i vari tipi di intervento svolti su di essi. In una sala riunioni ci sono state indicate e spiegate le attività che la P.A.N. compie, dalle manifestazioni alle opere di beneficenza. Abbiamo lasciato la base a mezzogiorno, destinazione piazza principale di Trieste, pizzeria.

Trieste: doveva essere una camminata guidata di tre ore, ma il meteo ha colpito ancora, costringendoci a stare in bus. Girando per i quartieri di Trieste abbiamo conosciuto la storia di una città che ha molto da raccontare e dai tanti volti. Abbiamo terminato con la visita alla Basilica di San Giusto, l’edificio cattolico più importante di Trieste. Ciò che m’ha più colpito di questa cattedrale sono le decorazioni con la tecnica del mosaico bizantino.

Martedì: sentiero Rilke e foiba di Basovizza Abbiamo iniziato la giornata dal sentiero più bello e suggestivo del golfo di Trieste, quello che collega i paesi di Sistiana e Duino: ci ha regalato magnifiche vedute, nonostante il tempo ostile e ci ha condotti in un bunker costruito nel corso della I Guerra Mondiale e riutilizzato nella II, composto da due sezioni principali delle quali una si affaccia sul mare, come fosse un balcone. Prima di raggiungere poi la foiba di Basovizza abbiamo fatto una breve escursione alle risorgive del Timavo, un fiume che percorre ben 40 km sottoterra e 90 km totali per tutto il Carso, sfociando vicino Trieste. Poi abbiamo raggiunto la foiba di Basovizza, monumento nazionale. Qui furono gettati numerosi corpi di persone considerate potenzialmente pericolose per i partigiani jugoslavi: la foiba è ricoperta da un blocco di Corten, un acciaio che sembra arrugginito. Nello stesso luogo c’è un blocco di pietra con 97 nomi di militari uccisi dagli jugoslavi.

Risiera di san Sabba: dopo la foiba abbiamo raggiunto un gruppo di edifici costruiti nel 1913, che in origine venivano usati per la pilatura del riso, ma diventati poi un campo di concentramento ed eliminazione durante la II Guerra Mondiale. Qui venivano deportati nemici politici, partigiani e ebrei. Non aveva quelle che vengono comunemente chiamate docce, ma una specie di forno crematorio, originariamente un impianto a caldaia che dava energia al complesso.

Mercoledì: Castello di Miramare Ultima tappa del viaggio d’istruzione: un magnifico castello in stile barocco, costruito tra il 1856 e il 1860 come residenza di Massimiliano d’Asburgo e della moglie Carlotta. Bisogna fare una premessa: Massimiliano era innamorato del mare e delle navi, ed entrò a far parte della marina asburgica come ammiraglio; era però anche appassionato di botanica. Lì, sul golfo di Trieste, univa perfettamente le sue passioni: bonificata la zona, ha dato vita a un giardino di circa 22 ettari dove ha fatto crescere molte piante anche d’Oltreoceano, conosciute durante i suoi viaggi con la nave Novara, ricreata all’interno del castello che, al piano terra, ricorda una nave da esplorazione, dettaglio per dettaglio. Invece il piano superiore, terminato quando stava per diventare imperatore del Messico, è più sfarzoso e ha come colori principali il rosso (potere) e l’oro degli ornamenti (ricchezza). Ciò che m’è rimasto più impresso sono sicuramente i paesaggi che si vedono dalla residenza, dal mare al magnifico parco.

E così è terminata la gita, con una tappa – mondana questa – in un outlet vicino Venezia e un ringraziamento ai prof Valentino Savoldi e Veronica Lattaruli, alle guide e, ultimo ma non meno importante, all’autista “Gianpy”.

Stefano Macchia, 3 A Scientifico

 

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Riflessioni sulla Storia d’oggi

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Riflessioni sulla Storia d’oggi

In questi anni, in cui ho avuto modo di affrontare e approfondire diversi argomenti storici, ho maturato varie riflessioni sulla Storia e sulla sua concezione. Gli amanti della storia, prima di immergersi nelle ricerche di fatti e avvenimenti, dovrebbero soffermarsi su quale sia il suo valore, la sua importanza per la società, e il suo potere.

Molti di noi, infatti, vedono la storia come un semplice esercizio mnemonico, dove è necessario sapere e ricordare una quantità smisurata di dati inutili, in quanto si tratta di avvenimenti del passato, coperti ormai dalla polvere dei decenni e dei secoli. Queste persone, che nostro malgrado sono molte, cadono in un grave errore e permettono, con la loro indifferenza, il proliferare di tutta una serie di ideologie basate su manipolazioni e distorsioni della Storia.

Si dice spesso, ricordando i latini, che “Historia magistra vitæ” (a storia è maestra di vita). Anche se è teoricamente corretto, in quanto la storia dovrebbe permettere agli uomini di non commettere più gli stessi errori, non esiste probabilmente una frase che descriva una falsità maggiore.

La storia non ha mai insegnato nulla all’uomo, che è sempre guidato da quelle forze che lo animano fin dalla sua comparsa. Si è alla continua ricerca di nuovi sistemi bellici, quando di guerre e massacri ce ne sono stati per migliaia di anni: il più forte cerca sempre di dominare il più debole, vi è una perenne lotta per il potere, l’influenza e la cultura. L’unica cosa che varia è l’equilibrio delle forze, che oscilla e passa nel corso dei secoli in mano a varie popolazioni ed etnie.

Riflettendo su quale debba essere il valore della storia, bisogna evidenziare la funzione che essa ha nella nostra società. Da ormai diversi secoli la storia viene vista come la narrazione, rigorosa e dettagliata, degli eventi del passato. Questa concezione, in contrapposizione con quella degli antichi, per i quali la storia era un’opera di alta eloquenza a scopo morale, comporta sia vantaggi sia, in certi casi, gravi svantaggi.

Aspetto di prima importanza, e sicuramente positivo, dell’attuale metodo di fare storia è la tendenza a basarla su fatti concreti e certi, eliminando tutta una serie di aspetti soggettivi. Si tratta però di un’arma a doppio taglio, in quanto diventa facile manipolare determinati aspetti storici. È infatti evidente, soprattutto nella storia nel XX secolo, la presenza di varie versioni su uno stesso argomento, tutte comunque allo stesso modo esposte e basate su fatti e testimonianze. Poiché non possiamo discernere con precisione quali siano gli elementi reali da quelli invece “inventati”, siamo costretti a farci guidare dagli studiosi e dagli storici che dedicano la loro vita allo studio di aspetti del nostro passato.

Anche loro però possono cadere in errore in quanto, per certe questioni, la loro ricerca è ostacolata da stereotipi, segreti nascosti negli archivi delle nazioni o, perfino, andati perduti. Emerge quindi chiara la problematica che riguarda la storia contemporanea, e soprattutto quella del secolo scorso. È infatti assurdo che non vi sia una versione condivisa della storia, ma che esistano, a proposito di certi argomenti, versioni completamente discordanti e in certi casi che affermino due cose opposte.

Sarebbe necessario riscrivere la storia di certi periodi da un punto vista imparziale e ridare al mondo una versione corretta e più dettagliata di alcuni aspetti avvolti ancora in un alone di mistero. Questo però potrebbe causare una grave crisi morale, etica e politica, perché verrebbero messe in luce anche le menzogne che, con anni di divulgazione, sono state accettate come realtà.

Se in questo periodo di crisi vogliamo ritrovare un’unità nazionale e internazionale dobbiamo necessariamente attuare un’opera di revisione della Storia e dare al mondo una visione chiara, limpida e provata dei fatti veramente accaduti. Solo facendo ciò potremo creare una società più unita e stabile.

Riccardo Bernocchi, 5 B Scientifico

 

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Donne: protagoniste o comparse?

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Donne: protagoniste o comparse?

Nella storia dell’umanità la donna ha sempre ricoperto un ruolo minore rispetto all’uomo: vengono insegnati nomi di grandi re, imperatori, condottieri, ma delle donne si parla ben poco. Ciò perché le società erano costruite intorno agli uomini che riservavano alle donne solo l’accudimento dei figli e della casa. Ma i fatti ci dicono che non sempre è stato così, e che alcune donne sono riuscite a emergere.

L’esempio più lampante è forse Cleopatra, la regina egizia che portò l’impero d’Egitto alla sua fine, grazie a un’alleanza con il romano Marco Antonio, e che venne sconfitta nella battaglia di Azio nel 31 a.C.

Un’altra donna degna di nota è stata Giovanna d’Arco che, durante la guerra dei Cent’anni, ha radunato i francesi rimasti per far fronte agli inglesi, finendo catturata e arsa viva da questi ultimi. Ma la lista non si ferma qui. Nel corso dei secoli si sono susseguite regine, come ad esempio Elisabetta I e Vittoria, scienziate come Marie Curie che nel 1903 ha vinto il premio Nobel per la fisica grazie alla scoperta delle radiazioni e nel 1911 ha vinto quello per la chimica grazie alla sua scoperta del radio e del polonio.

Un’altra donna che ha rivoluzionato la scienza è stata Rita Levi Montalcini, che nel 1951 ha scoperto il fattore di crescita nervoso, una proteina che permette la crescita e la differenziazione delle cellule nervose sensoriali e simpatiche, e per questo ha vinto il Nobel per la medicina nel 1986.

Nella moda troviamo Coco Chanel, che ha iniziato la sua carriera vendendo cappelli da lei disegnati e finendo per rivoluzionare l’intero concetto di eleganza e stile, mentre nella letteratura, una donna degna di nota è stata Jane Austen, che già alla fine del 1700 con i suoi romanzi (Orgoglio e pregiudizio, Emma, Ragione e sentimento) è stata la prima ad affrontare determinate tematiche che sono trattate tutt’oggi. Nel campo dell’aeronautica troviamo invece Amelia Earhart, la prima donna pilota che ha sorvolato in solitaria l’Atlantico e il Pacifico, e che ha avuto un ruolo decisivo nella fondazione di un’organizzazione di donne pilota, “The Ninety Nines”.

Sono solo alcune delle donne più celebri che hanno contribuito a creare la società in cui viviamo, ma, secondo me, la figura femminile non ha ancora acquisito la parità dei ruoli, nonostante dal 1946, con l’estensione del suffragio, la sua posizione nella vita politica italiana sia pari a quella dell’uomo. Nel mondo, infatti, la donna viene ancora vista come “inferiore” all’uomo, indipendentemente dalle leggi che la tutelano, perché lei per prima non si considera alla sua altezza e spesso si svilisce per ottenere consensi o adeguarsi alle circostanze, soprattutto nei paesi più sviluppati.

Rachele Franzini, 2 A Scientifico

 

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L’uomo schiavo delle “cose”

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su L’uomo schiavo delle “cose”

“Nella lotta selvaggia per l’esistenza cerchiamo di avere qualcosa di durevole e perciò ci riempiamo la mente di cose inutili e fatti sperando stupidamente di mantenere la nostra posizione. L’uomo che sa tutto: ecco l’ideale moderno”. Ritrae così Oscar Wilde l’uomo che vive il Decadentismo, ma nonostante più di un centinaio d’anni ci separino, quella che ha dato in “Il ritratto di Dorian Gray” è anche la definizione dell’uomo contemporaneo.

L’unica differenza è che l’ideale moderno è un altro. L’uomo che ha tutto. Il possesso e il consumo sono la nostra massima aspirazione. Ormai nessuno può fare a meno di comprare tutto.

“Vedi la televisione, è tutta lì la questione: guarda, ascolta, inginocchiati, prega. La pubblicità. Non produciamo più niente, non serviamo più a niente, è tutto automatizzato; che cosa ci stiamo a fare allora, siamo dei consumatori Jim. Ok, ok, compri un sacco di roba da bravo cittadino, però se non la compri che cosa succede, se non la compri che cosa sei, ti chiedo, che cosa? Un malato mentale”.

Ventitré anni fa era già iniziato questo consumismo: nel film “L’esercito delle 12 scimmie” c’è questa riflessione. Ma per quanto possiamo dire che sia sbagliato pensare solo al costo delle cose e non al loro valore, siamo anche noi schiavi delle cose.

Tutti facciamo parte della società, del sistema: siamo tutti uguali. Tutti abbiamo una televisione, un telefono, un’auto, e non ne possiamo fare a meno. È stato reso tutto più facile, ci è tutto dovuto, troviamo tutto al supermercato. Siamo tutti pigri.

E ci spaventa chi vive scomodamente, lottando tutti i giorni per vivere o semplicemente non ha un’auto o un telefono. Quindi lo riteniamo strano o matto. Perché quel matto non è integrato nella società, perché non gira con un cellulare in tasca.

Nessuno ci può fare niente, si va avanti si aspetta che qualcun’altro inventi qualche altra cosa inutile, utile alla nostra inutilità. Non riusciamo a distaccarci dalle cose.

Cosa succederebbe se tutto, improvvisamente, la smettesse di funzionare e i supermercati scomparissero insieme a tutta la nostra comodità?

Eleonora Arfini, 2 A Scientifico

 

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Conflitti dimenticati e ipocrisia

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Conflitti dimenticati e ipocrisia

Ci sono conflitti che hanno segnato il destino degli uomini; ci vengono insegnati, raccontati e vengono commemorati, come le due Guerre Mondiali. Ci sono guerre, però, che sono state dimenticate e che passano inosservate ogni giorno.

Sono scontri in corso ora, di cui nessuno parla, nemmeno i nostri adorati mezzi di comunicazione di massa. Sembrano realtà molto lontane dalla nostra, eppure, secondo i dati raccolti nel 2016, dei 67 stati attualmente impegnati in guerre nove sono Europei. Anche l’Africa, che è molto vicina a noi, è piena di scontri violenti. In effetti il continente africano è proprio il più bellicoso: sono infatti 29 gli stati oggi impegnati in scontri. Tra loro Egitto, Libia, Nigeria, Congo, Somalia. Nelle Americhe sono sei i Paesi interessati, tra cui Venezuela, Brasile, Colombia e Messico. In Asia invece sono 23. In totale il numero di milizie-guerriglieri e gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti arriva a 800.

Sono numerosi i fattori che comporta una guerra: terrorismo, fame, paura, morti silenziose… Il silenzio: deve fare più male di una pallottola nel cuore. Anche se i Paesi coinvolti in conflitti sono tanti e alcuni importanti e conosciuti, i mass media non si esprimono: mai un articolo o un servizio.

La verità è che i “forgotten conflicts” non importano alle grandi potenze poiché non sono direttamente coinvolte e perché la maggior parte di questi stati non hanno importanti risorse. È scandaloso che nel XXI secolo questo rimanga un argomento tabù. Incredibile la disinformazione. Incredibile che oggi esistano ricorrenze come “la giornata Mondiale della Pace”; dobbiamo ammetterlo: la nostra è ipocrisia, ignoranza, sovrumana indifferenza, altro che Pax Romana.

Ma è mai esistita una società non ipocrita? Da sempre l’uomo è così, soprattutto quello potente, cui è riservato il podio nella scala sociale. Si cura solamente del danaro e del suo benessere. Il mondo non è mai cambiato e anche ora, lontano dai nostri occhi e dalle nostre videocamere, c’è qualcosa che non sappiamo – e vogliamo – immaginare: morti, fame e povertà. Eppure anche noi ci siamo passati. Questo però è per noi un ricordo troppo lontano, lontano quanto i Paesi che tutt’ora stanno lottando per la pace.

Camilla Shnitsar, 2 A Scientifico

 

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A story. Humanity develops in time

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su A story. Humanity develops in time

We change our priorities, points of view and approaches to new inventions or to old thoughts. However, there are some features of human mind and way of being that never change. We can mention some negative examples as selfishness, hypocrisy, thirst of power and arrogance. I figure it out this way.

Imagine how the caveman felt after the discovery of fire. An invaluable divine gift, a link between the mortal flesh and unknown immortality. Gods began to be worshiped, and the man took the favour of divinities for once. What an arrogance. Ironically, as faithful subject, humanity decided that the moment of “showing to gods that it deserves immortality” had come. This was the date of birth of the thirst of power.

At the beginning the man established his supremacy on beasts, that till that moment had been the nearest beings to him  in nature. We are not speaking of pure hunting for surviving, the only aspect in common with his prehistoric roommates, but of the elevation of the individual to master, owner. Master, of course. Stories in which brave humans fought the Skies were created. With these purposes, a pair of fools decided that the moment of a further elevation had come. It was the terrible birth of an immortal feature of our dear mortal condition: war.

They fought each others in the name of vane ideals, animated by the conviction that they were defended by gentle gods.

With the coming of monotheist religions, the man deleted his immortal rivals, rejecting their existence or, better, focusing all their essence in a single good God.

God made us on his image and similarity, this was a miserable lie that gave a spark of hope in life after death.

But no one thought that, actually, gods were taking the traits of man”.

This narration has the purpose to underline the concept of the traits that never change in human nature. Man is scared by everything that surrounds him, but it is gifted with the ability of thinking, that actually is often a cause of terrible consequences, as war is. Strong of this power man falls in irreversible mistakes, pushed by the conviction that everything he does is the correct choice. This led man to his own personal prison, in which the walls are just built by his mind.

Francesca Ferraro, 4 B Scientifico

 

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Aphasia, when you lose your words

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Aphasia, when you lose your words

The video I would like to review is Aphasia: the disorder that makes you lose your words created by Susan Wortman-Jutt and published by Ted-Ed videos. This video speaks about a little-known language disorder named Aphasia. It can impair all aspects of communication. Anyone can suffer with Aphasia, including children. It is usually caused by a stroke or brain injury with damage to one or more parts of the brain that deal with language.

People with Aphasia do not lose their intelligence. They know what they want to say, but they express themselves in incorrect ways. There are two types of Aphasia: expressive Aphasia (non-fluent) and receptive Aphasia (fluent). People with expressive Aphasia know what to say but they aren’t able to expose it to others.

On the other hand, people affected by receptive Aphasia hear what the interlocutor says but they have difficulty comprehending the speech of others. The human brain has two hemispheres. In 1861, the physician Paul Broca discovered that in most people, the left hemisphere governs language.

Thanks to the postmortem study of a patient’s brain, he discovered a large lesion in the left hemisphere now known as Broca’s area, which is responsible in part for naming objects and coordinating the muscles involved in speech. Behind this area is the Wernicke’s area: responsible for understanding the language.

Fortunately there are other areas that support these two language centres, because Aphasia is caused by injury to one or both of these specialized language areas.

Treatment for someone with aphasia depends on factors such as: age, cause of brain injury, type of aphasia and the position and the size of the brain’s lesion.

I would recommend this video to everyone because everybody should know what Aphasia is. Despite Aphasia is widespread, nobody knows it.

It is very important to know this disease, because if everyone knows it, everyone can help aphasia’s sufferers. In this way aphasia’s sufferers will not be isolated and they will be able to improve themselves.

Elvira Bellicini, 4 A Scientifico

 

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Donizetti, un grande “sconosciuto”

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Donizetti, un grande “sconosciuto”

Quando si pensa alla musica classica, i primi nomi che ci vengono in mente sono Wolfgang Amadeus Mozart. Oppure Ludwig Van Beethoven. O anche Fryderyk Chopin.  La musica classica italiana, invece, è collegata a Giuseppe Verdi, Antonio Vivaldi o ancora Gioacchino Rossini. Un compositore che invece magari pochi conoscono, ma che fa parte dei grandi italiani, è Gaetano Donizetti, originario di Bergamo.

Domenico Gaetano Maria Donizetti nasce il 29 novembre 1797 nella città dei Mille da una famiglia povera. A 9 anni inizia a partecipare alle “lezioni di musica caritatevoli”. Subito il suo maestro, Mayr, si accorge che il bambino è particolarmente dotato, così inizia a seguire personalmente la sua istruzione musicale. Dopo qualche anno si sposta a Bologna, per completare gli studi da Stanislao Mattei, il maestro di Rossini. Nel 1817 Gaetano ritorna a Bergamo, dove gli vengono commissionate quattro opere. Il suo esordio avviene un anno dopo, a Venezia, con Enrico di Borgogna. Nel 1822 esordisce alla Scala, presentando Enrica e Serafina, che però sarà un disastro.

Il vero debutto arriverà più tardi, quando il suo primo insegnante rifiuterà una commissione e convincerà i committenti a dare un’occasione a Donizetti. Così nasce Zoraida di Granata, che viene accolta con entusiasmo. Nel 1830 presenta a Londra, Parigi e Milano il suo primo grande successo: Anna Bolena. Due anni dopo produce una delle sue opere più conosciute: L’elisir d’Amore, con cui diventa uno tra i più acclamati operisti del tempo. Nel 1834 firma un contratto con il teatro San Carlo di Napoli, che prevede di scrivere un’opera seria ogni anno. Nel 1842 assiste alle prove del Nabucco di Verdi, da cui rimane impressionato.

Alla fine del 1845 è colpito da una grave paralisi cerebrale, indotta da sifilide e da una probabile malattia mentale. Muore tre anni dopo, quando ormai è in grado di emettere solamente qualche monosillabo. Alla fine della sua vita l’instancabile compositore lascia circa 70 opere tra serie, miniserie, buffe, farse, gran opéra e opéra-comiques.

La caratteristica principale di Donizetti è quella di produrre le proprie opere di getto, capacità acquisita durante gli studi con Mayr, che credeva che la fantasia creativa dovesse essere sollecitata e non messa da parte. Bergamo ricorda questo grande artista con un teatro a lui dedicato, ora in ristrutturazione, e un museo situato in Città Alta.

Viola Ghitti, 1 A Scientifico

 

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Schiavi: Perito balistico per curiosità

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Schiavi: Perito balistico per curiosità

Il generale Romano Schiavi, 88 anni, di Rodengo Saiano (Brescia): militare, docente, esperto di armi ed esplosivi, perfino campione del mondo e recordman di tiro con armi d’epoca a Versailles e due volte campione italiano. L’ultimo suo ruolo, però, quello per cui ancora oggi è spesso consultato ed è la sua ragione di vita, è quello del perito balistico. Abbiamo fatto con lui una lunga chiacchierata ed ecco cosa ci ha raccontato.

La cosa più importante – ci ha spiegato – per un perito balistico, non è solo conoscere bene la balistica interna (cioè lo studio del tratto di un proiettile all’interno dell’arma), la balistica esterna (vale a dire lo studio del tratto che il proiettile compie invece all’esterno dell’arma) e la balistica terminale (che è lo studio dell’impatto e di cosa accade dopo al proiettile), ma anche la meccanica in generale, il tipo di munizioni (da cui si riesce a ricavare la tipologia di arma), e lo studio degli armamenti. Infatti il proiettile di un certo tipo di arma si riconosce attraverso la rigatura, che è tracciata nella canna (e che quindi si trasferisce sulla pallottola) per evitare deviazioni di traiettoria o addirittura che il proiettile ruoti su se stesso come una pallina. Si può anche riconoscere grazie alla percussione del proiettile su un qualsiasi corpo.

Il generale Romano Schiavi, basandosi sulle sue esperienze come perito, ricorda il caso delle bombe sul Lago di Garda avvenuto nel 1999: in quell’occasione si era verificato lo sgancio di sei ordigni, a causa della mancanza di carburante, da parte di un F15 statunitense di ritorno da una missione nel Kosovo, dirottato in fase di atterraggio verso l’aeroporto di Ghedi (provincia di Brescia) invece che alla base aeronautica di Aviano (provincia di Pordenone), dove la pista era interrotta.

Il generale era stato chiamato d’urgenza a causa del potenziale pericolo di contaminazione da raggi gamma, potendo essere necessaria la sospensione della balneazione e navigazione nel lago. Tramite le prime indagini svolte e con le informazioni del pilota del caccia americano, aveva saputo che quelle sei bombe erano di due specie: le prime tre a guida radar e le altre a “grappolo”.

Queste ultime bombe erano conosciute molto bene dal generale Schiavi, per via di un bombardamento che aveva ferito il padre durante la II Guerra Mondiale. Si riuscì anche a individuare la posizione delle bombe, ma le indagini si prolungarono per due anni: nel frattempo le montagne di fango presenti sul fondale non avevano permesso un’ispezione accurata e le unità di ricerca americane si erano dovute ritirare, dirottate in Afghanistan. Gli ordigni, quindi, non furono mai trovati.

Tra le centinaia di perizie o consulenze affidate al generale anche quelle sul caso del “Mostro” di Firenze, dove, riprendendo gli accertamenti tralasciati dai colleghi, Romano Schiavi permise di raggiungere la conclusione che non si fosse trattato di un singolo criminale ma di almeno due: questo grazie all’identificazione, tramite i proiettili e la polvere da sparo, di diverse armi appartenenti a diverse epoche.

Anche la perizia della strage di Piazza Loggia a Brescia è un’importante tappa del generale Schiavi: aveva affrontato la questione del colore del fumo dopo l’esplosione, molto discussa tra i testimoni e periti, e la sua ipotesi – che si trattasse di colore bianco – risultò quella corretta.

Ha trattato anche i casi dell’esplosione del padiglione Cattani all’ospedale di Parma, la strage di Torchiera di Pontevico (Brescia), dove era stata massacrata un’intera famiglia.

Nella sua carriera si è occupato di circa 150 casi di omicidio, lavorando anche per l’allora sostituto procuratore della Repubblica, poi giudice, Giovanni Falcone (ucciso in un attentato con la moglie e la sua scorta a Capaci il 23 maggio 1992) e occupandosi anche di morti eccellenti, tra cui fra cui l’uccisione del prefetto di Palermo generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (Palermo, 3 settembre 1982).

Ancora oggi resta uno dei migliori periti balistici d’Italia, conosciuto anche in ambito internazionale.

“Sono arrivato a questo grazie alla mia curiosità”, ha spiegato Romano Schiavi, raccontando di come prese coscienza delle proprie potenzialità. Prima con gli studi militari, abbinati alla balistica, in seguito il comando di un reggimento di artiglieria per arrivare al comando dell’ex Arsenale di Brescia, come responsabile della manutenzione degli armamenti. Ai ragazzi eventualmente interessati al suo stesso ambito di studio (che spesso si collega all’Aeronautica), spiega durante il colloquio: “Se avete le doti e qualità per svolgere con passione un lavoro, sarete molto più felici e orgogliosi rispetto alle persone che, con frettolose consulenze, come capita, si “fanno” la Ferrari”.

Ancora oggi, nonostante l’età, il generale Romano Schiavi, viene chiamato per conferenze e manifestazioni. A lui un grazie per la grande disponibilità.

Alberto Julio Grassi, 1 A Scientifico

 

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We are on the Moon, 50 years later

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su We are on the Moon, 50 years later

It’s been 50 years since the first man touched the Moon surface on that day of 1969. Since then other missions succeeded in this task but, after 1972, no one ever touched our satellite again. On the 3 of January, at 2.26 UTC, a Chinese mission, code name Chang’e 4, landed in the Von Karman crater, located in the far side of the Moon. The lander had a special payload onboard: a miniature lander, some scientific equipment to collect samples and, above all, a life form. This time thou, its not a human being, but a bunch of cotton sprouts that, together with other seeds, insect eggs and yeast, were sealed in a 3 kg cylindrical container to recreate an earth like environment. The aim of this experiment was to create a biosphere with the plants producing oxygen to make life possible for the insects that would have produced carbon dioxide to create the photosynthesis. The results would have been pivotal to understand the effect of radiation and low gravity on an ecosystem. Furthermore, these experiments can be taken as a starting point to create an ecosystem during longer space exploration missions, even with human crew. 

These enormous achievements, however, have to wait because the experiment was stopped due to some technical problems. 213 hours after the landing, in fact, temperatures dropped to minus 52°C, because of the so called lunar night. The container, in fact, couldn’t withstand this kind of climate, so the heating system broke and lead to the death of the cotton plant that was growing inside it.

Despite this problem, Chinese scientists claim that the mission was a great success and that the amount of data collected are enough to give us a better understanding of how other life forms react in the harsh environment that is the space. The miniatured rover taken with the lander, also explored an area of the moon completely untouched by any other human vehicle till now and his data will help the next mission planned for this year. The Chinese national space administration (CNSA) claimed that after this success, another mission called Chang’e 5 will be launched this year.

The final aim of the Chinese is to bring a manned mission on the moon surface and possibly build an outpost for stable life on the moon within 2030s. These achievements are made even more astonishing if we think that our species learned to fly only a century ago. Nowadays the scientific discoveries are bringing the human kind to a level of advancement never seen before; we are almost ready to make the big leap anticipated by Armstrong himself. Interstellar travels are slowly becoming reality, and maybe we will soon be ready to cross the last frontier: space.

Matteo Bramati, 5 B Tecnico

 

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Boeing, the safest plane crashed

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Boeing, the safest plane crashed

An airplane is a vehicle able to carry passengers and loads from a point to another through the air. Nowadays the airplane is the most used vehicle to transport loads and it can also be consider the heart of the economy.

One of the most modern commercial airplane is the Boeing 737 Max. It was consider the safest airplane before the accident that occurred in Ethiopia on March 8, 2019. That day Ethiopian 737 max immediately after take off declared mayday and 6 minutes after it disappeared from radar screen and lost all the radio contacts. The plane was found few miles far away from Ethiopian coast.

Boeing company declared that it was a software error and since that day all Boeing 737 max are not flying, ICAO suppressed all 737 Max flights. Boeing has investigated on this accident and the result was an error on the anti-stall software.

This accident means a great opportunity for Airbus to open deals with new clients and so this case became a political issue, infact some newspapers said that the European community is helping Boeing with million dollars on loan. Donald Trump (the one that defence Airbus) threat Europe by imposing taxes on primary necessity goods.

Singh Baldev e Nicolò Leanza , 5 B Tecnico

Boeing 747 became the first airplane used for a commercial service, it flew from New York to London.

There are a lot of types of 747, the first was the 747-100s, in this aircraft we can find an upper deck that was just for premium passengers. The next 747 was the 747200B, this aircraft increased fuel capacity and engine power. Just sixteen people can stay in the upper deck. Than we can find the 747-400, designed in 1988. His wingspan is 64 metres and it has 1,8 meter-high winglets on the wingtips.

This aircraft is important because it introduced a new glass cockpit. The last 747 introduced was the 747-8. The noise produced by this aircraft is really low if we compare it to the previous 747.

Boeing 747 was created and introduced in the intercontinental routes thanks to Juan Trippe and Panam

Mattia Rebuzzi, 5 B Tecnico

 

 

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Ojos redondos y dibujos japoneses

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Ojos redondos y dibujos japoneses

Sabemos que todos los dibujos animados japoneses, manga y anime, tienen como protagonistas personajes que llevan ojos redondos y no almendrados como los pueblos orientales.

Todo el mundo podría pensar que siendo asiáticos tendrían que ser representados con los ojos típicos del país de origen.  Pero no es así y nos vamos a ver por qué.

Hay muchas tonterías alrededor de este tema: por ejemplo han dicho que ponen los ojos redondos a los personajes porque envidian los occidentales, tanto que crearon estas caricaturas con esas características faciales que realmente querían ser suyas. La motivación principal es debida al mercado internacional al cual son dirigidos, entonces al oeste.

Los dibujantes mas famosos dicen principalmente que ellos dibujan con un estilo estilizado y que no quieren hacer diferencia entre este y oeste.

Si nos vemos cuidadosamente observamos que los ojos son mas grandes de los occidentales y a menudo llevan colores que no existen en la realidad.

Los dibujantes toman inspiración de los dibujos de Walt Disney y encuentran en la forma redonda de los ojos una manera para ser lo mas expresivos posible.

Stefano Macchia, 3 A Scientifico

 

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Mille Miglia, corsa storica

Posted by admin On Luglio - 31 - 2019 Commenti disabilitati su Mille Miglia, corsa storica

In questo momento la “Mille Miglia”, la corsa d’automobili d’epoca che annualmente si svolge nel mese di maggio, si sarà ormai conclusa. Ogni anno le città d’Italia coinvolte trovano bolidi di fine secolo, affiancati da eleganti vetture di inizio Novecento, parcheggiati lungo le proprie strade. Ma cos’è questa particolare corsa che tanto affascina?

Il 27 maggio 1927 inizia la prima edizione, con partenza e arrivo nella città di Brescia e ben 77 equipaggi partecipanti. Al tempo gli organizzatori diedero al percorso la forma di un otto, tracciandolo lungo le strade italiane, tra la città di partenza e Roma. La gara veniva svolta senza tappe, come se si trattasse di una corsa continua: la prima edizione venne conclusa dal team vincitore in poco più di 21 ore.

Le varie edizioni continuarono senza alcun intoppo fino al 1938, quando una Lancia Aprilia uscì di strada nei pressi di Bologna, provocando dieci morti (tra cui sette bambini) e ventidue feriti: le cause restarono ignote e, per prevenire altri incidenti e decessi, l’allora capo di stato, Benito Mussolini, decise di non permettere lo svolgimento di questa gara.

Nel 1940 venne però organizzata una pseudo edizione della Mille Miglia, chiamata “Gran Premio di Brescia”, che toccava le città di Mantova, Cremona e, appunto, Brescia in un circuito percorso per nove volte per una lunghezza totale di circa mille miglia.

Non ci furono più altre corse fino al 1947, quando la gara venne riorganizzata. Dieci anni dopo, a causa dello scoppio di uno pneumatico, un’auto uscì di strada nei pressi di Mantova, uccidendo otto persone oltre al team. Nel 1961 il percorso venne variato, diminuendo il numero di strade pubbliche utilizzate e sostituendo i chilometri percorsi su strada con 25 giri all’interno del circuito stradale di Monza.

L’edizione 2019 si è svolta tra il 13 e il 18 maggio, con partenza dei veicoli partecipanti durante il pomeriggio del 16 maggio, e è suddivisa in quattro tappe: la prima tra Brescia e Cervia, la seconda è arrivata fino a Roma, la terza ha portato i piloti a Bologna e, infine, l’ultima ha riportato i team di nuovo al punto di partenza, Brescia.

Dobbiamo essere orgogliosi di avere una gara così particolare da avere avuto, sin dalla sua prima edizione, la partecipazione di almeno un team straniero nella nostra bella e unica Italia, e dobbiamo essere ancora più contenti che negli ultimi tre anni i vincitori siano stati team italiani e ,chissà, magari l’edizione di quest’anno ha visto in cima al podio ancora due nostri connazionali, perché no? Quando leggerete queste righe, sapremo già la risposta.

Alessandro Donina, 3 A Scientifico

 

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