Al giorno d’oggi noi ragazzi spendiamo molto tempo giocando ai videogiochi e a cose surreali; questa è una cosa molto negativa. Gli informatici addetti al settore dei videogiochi ne creano moltissimi, uno più bello dell’altro, estremamente realistici e attraenti. Tutti questi fattori, apparentemente positivi, attirano molti ragazzi, li spingono a spendere le loro giornate davanti a un monitor e creano alla fine una forte dipendenza. Sì, è vero: sono un passatempo divertente, ma solo ed esclusivamente se usati con consapevolezza e moderazione.
Personalmente non capisco come si possa rinunciare a uscire con gli amici o a fare attività fisica per restare invece da soli in camera o qualunque altro posto a giocare, davanti a un monitor. Molti ragazzi, di tutte le età, replicano affermando che giocano online o più esattamente in connessione con altre persone, quindi non da soli, ma a mio parere è una tesi “disperata”: un’affermazione usata come “ultima spiaggia” per consolidare la propria idea, del tutto infondata.
Giocando molte ore allo stesso videogioco, oltre allo stress che si accumula sempre più, ci si immerge oltretutto totalmente in esso, quindi anche quando si è fuori casa (ad esempio a scuola) si continua a pensarci e a parlarne. Questo l’ho potuto constatare sentendo parlare anche ragazzini di età inferiore alla mia. Oltre che sottrarre tempo, energie e una vita sociale ai ragazzi, i videogiochi se usati in eccesso, come spesso accade, li portano in una realtà virtuale che dovrebbe avere il “pregio” di staccarli dai problemi della vita reale.
C’è un’altra questione, che mi fa molto arrabbiare: sono i ragazzi verso i diciott’anni che si intendono di molti argomenti da videogioco, ma sono ignoranti nei confronti di altri molto importanti, come ad esempio la politica o i problemi ambientali. Le nuove tecnologie, di ogni genere, sono costruttive se usate moderatamente e, magari, anche per motivi concreti.
Federico Gotti, 2 A Scientifico




