Sunday, November 2, 2025

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Academias italianas: se abren las puertas

Posted by admin On Aprile - 6 - 2019 Commenti disabilitati su Academias italianas: se abren las puertas

El año 2019 acaba de comenzar y se abren las puertas de las academias italianas.

Respeto a la participación en el concurso de la Academia Aeronáutica, los plazos de inscripción estarán abiertos hasta el 28 de enero. Pueden participar todos los ciudadanos italianos con edades comprendidas entre los 17 y los 22 años de edad que posean un diploma.

Este año, hay 83 plazas vacantes para los candidatos que cumplan los requisitos: 42 para el puesto de Navegacion normal de Arma Aeronáutica, una para piloto especialista,10  para el puesto en las Armas de la Arma Aeronáutica, 16 para el cuerpo de Ingenieros Aeronáuticos, 8 para el organismo del Cuerpo de Comisarios Aeronáuticos y 7 para el puesto dentro de la Unidad Sanitaria Aeronáutica. Se podrá solicitar sólo una plaza y si no se cumplen con los requisitos, no podrán inscribirse en ningún otro puesto, deberá intentarlo el año próximo.

La selección se divide en cinco fases: El examen escrito de preselección tendrá lugar en Guidonia (RM) en febrero. Los candidatos se dividen en cinco grupos que se alternarán en la base del 11 al 13 de febrero en los horarios establecidos en el anuncio. Los participantes tendrán un total de 48 minutos para responder a 60 preguntas sobre cultura y lógica.

A través de esta prueba, 1413 seleccionados podrán pasar a la segunda prueba. La prueba escrita de composición italiana se realizará en Pozzuoli a finales de febrero. Los participantes se dividirán en dos días: El primer día se incluirá sólo la especialidad de Piloto de Arma Aeronáutica, el segundo día todas las demás secciones. Los participantes que superen esta selección se someterán a pruebas psicofísicas que tendrán lugar en el Instituto de Medicina Aeroespacial en Roma entre los meses de abril y mayo de este año. Esto incluye un examen médico riguroso. El candidato se elegirá en base a las puntuaciones de las pruebas psicofísicas, de constitución, sistema cardiovascular, sistema respiratorio, otros sistemas, el sistema Osteo Artro Muscular superior e inferior, sistema visual y sistema auditivo. Los examinados para el puesto de Navegación tendrán un examen médico más escrupuloso.

Solo para los que participen en el cuerpo de Salud Aeronáutica, se les realizará una prueba escrita de selección cultural en biología y física y química que tendrá lugar en Foligno el 4 de Junio.

Todos los participantes que hayan superado estas pruebas, serán admitidos a participar en la formación. Durante la formación los participantes se someterán a diversas pruebas: rendimiento, actitud en el ámbito deportivo, eficiencia intelectiva, actitud para el trabajo en grupo, evaluación psicoatitudinal, análisis del comportamiento. Todos los candidatos que hayan superado todas estas pruebas, se consideran idóneos y se les permitirá el acceso en la Academia Aeronáutica.

Ya son más de 2000 las inscripciones. Muchísimas suerte para todos los participantes.

Sara Lucia Zappulla, 5 B Scientifico

 

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An English test for students: the Pet

Posted by admin On Aprile - 6 - 2019 Commenti disabilitati su An English test for students: the Pet

In May there will be the possibility for the second year to take part to an English test: the PET.

As all the English tests, it is composed on an oral test, a listening, a writing and a reading.

The first part is the oral test. First of all you have to do a quick presentation of yourself, a description of a picture and a dialogue with a schoolmate. The examiner will tell you what to speak about. The second part is a listening test. It lasts 36 minutes and there are 25 multiple choice questions. The last part is the reading, where you have to answer to some questions after having read a text, and the writing, where it is required to write a story or a letter, using a specific topic.

The results are usually uploaded in June, but the certificate is given from our school in September: the score goes from 120 to 170, with a minimum score of 140 to pass the exam.

Nowadays the PET is useful to have university credits, to ascertain your English level and it can help you to understand how First certificate is and how to get ready for it.

The English teacher will make you ready for the test during the lessons, especially during the mother tongue period. The cost is usually around 100 euros.

I did it last year and I think it is a good experience for a student because you can understand your limits, get to know how to ménage stress and have a goal to improve your English.

Alessandro Donina, 3 A Scientifico

 

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Liceo Coreutico, da 5 anni al top

Posted by admin On Aprile - 1 - 2019 Commenti disabilitati su Liceo Coreutico, da 5 anni al top

Anche il Liceo Coreutico “Locatelli” apre le porte al pubblico e, soprattutto, ai nuovi aspiranti alunni e ai loro familiari. L’appuntamento è per domenica 2 dicembre, a partire dalle 9 del mattino.

L’occasione verrà sfruttata per presentare la scuola di ballo, coordinata dalla professoressa Elena De Laurentiis fin dalla sua apertura, nell’anno scolastico 2013 – 2014, e con al direzione artistica a partire dall’anno scolastico 2015 – 2016 dell’étoile Carla Fracci, sempre presente col suo consiglio e col suo supporto per accompagnare le ballerine (e i ballerini) sia nel momento dell’apprendimento che in quello delle tante esibizioni pubbliche e dei successi che vengono raccolti nei vari concorsi nazionali, testimonianza diretta del loro impegno.

Ultimi impegni del corpo di ballo, dopo le fatiche di fine anno scolastico scorso e dell’estate, sono stati due appuntamenti importanti per la nostra scuola e la sede di Grottammare: la consegna annuale dei diplomi.

Nel caso di Bergamo il corpo di ballo si è esibito ripetutamente, come negli anni scorsi, sul palco del Palacreberg, mentre per Grottammare la scelta è caduta sul teatro Verdi di San Benedetto del Tronto.

Tra le “fatiche” di fine anno, va almeno accennata la partecipazione di alcune allieve a esibizioni del ballerino di fama internazionale Roberto Bolle (On dance, accendiamo la danza).

Molte le  altre accademie e i festival nazionali e internazionali che hanno visto la partecipazione delle nostre ballerine; tra queste la English National Ballet School, la London Contemporary Dance School e la PineApple Dance School di Londra; l’Accademia nazionale di danza di Roma; l’accademia di Ballo Teatro alla Scala di Milano; la International School of Contemporary Dance di Monaco; la Oliva Contemporary Dance Project di Verona; l’International Dance Festival di Vienna; l’International Dance Festival e la Joffrey Ballet School di New York; e IB Stage di Barcello

 

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Da BgScienza alla ricerca in Lombardia

Posted by admin On Aprile - 1 - 2019 Commenti disabilitati su Da BgScienza alla ricerca in Lombardia

Dal concorso regionale “Lombardia è Ricerca” fino ad arrivare alla manifestazione internazionale di BergamoScienza, la nostra scuola si è distinta anche quest’anno per le interessanti proposte che sono state presentate.

In particolare al concorso “Lombardia è Ricerca”, seconda edizione, la nostra scuola ha ottenuto un ottimo piazzamento con lo Schiascopio Laser, uno strumento utilizzabile per verificare il difetto visivo delle persone.

La premiazione si è svolta giovedì 8 novembre presso il teatro Alla Scala di Milano, alla presenza delle massime autorità civili e militari della regione e con interventi di grandi personalità televisive e sportive a livello nazionale, tra i quali il noto presentatore Gerri Scotti.

A Bergamo Scienza, invece, come da parecchi anni, la nostra scuola si è distinta per gli esperimenti particolarmente elaborati e interessanti riprodotti e illustrati.

In questa edizione in particolare il nostro istituto ha presentato, tra l’altro, proprio lo Schiascopio Laser, già citato per il concorso “Lombardia è Ricerca”, la bilancia di Kavendish per la pesatura della terra e ancora altri interessantissimi esperimenti, che hanno affascinato gli spettatori di ogni fascia di età.

Come da ormai 5 anni, a organizzare  il laboratorio e a gestirlo ha provveduto il professor Ferdinando Catalano, abile scienziato specializzato nelle attività di laboratorio e insegnante di Fisica presso la nostra scuola per le classi del biennio.

Guido Pedone, 5 B Scientifico

 

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Nove premi: uno stimolo per maturare

Posted by admin On Aprile - 1 - 2019 Commenti disabilitati su Nove premi: uno stimolo per maturare

La scommessa è quella di fare sempre meglio, di trovare ogni volta qualcosa di nuovo: uno spunto, un tema, una riflessione, un cambiamento grafico magari.

E alla fine il riconoscimento del lavoro arriva: puntuale, che riempie di soddisfazione e voglia di farlo ancora. Adesso è il momento di gridarlo forte: abbiamo vinto. Per l’ottava e la nona volta in pochi anni. E a livello nazionale.

È la storia del nostro giornale scolastico, nato quasi per caso e cresciuto come per gioco: una scommessa, dicevamo, che stiamo vincendo mettendoci in gioco ogni volta e che ogni volta riempie di soddisfazione non solo tutti i ragazzi che consegnano alle sue pagine le loro parole e i loro pensieri, ma tutta la scuola con loro. Poche settimane fa una delegazione della redazione ha raggiunto Piancastagnaio, nel senese: lì abbiamo ottenuto per la seconda volta consecutiva il premio “Penne Sconosciute”, XX edizione, con l’aggiunta del riconoscimento come testata tra le più premiate e partecipanti.

Una gita all’insegna dell’allegria, del festeggiamento, del riconoscimento anche di qualche piccolo sacrificio, che abbiamo vissuto in nome e per conto del nostro Istituto: guardando altri giornali e altre redazioni, vedendo il loro lavoro, ma anche ammirando posti nuovi.

Quasi contemporaneamente alla gita un’altra soddisfazione ci ha raggiunti: la notizia della vincita, per il quarto anno consecutivo, anche del premio “Giornalista per un giorno”, organizzato e gestito dall’Associazione nazionale di giornalismo scolastico. Per i primi tre anni la premiazione si è svolta a Chianciano Terme, quest’anno sarà a Pescara.  A questi riconoscimenti del nostro impegno si sono aggiunti anche i due premi assegnati dall’Ordine Nazionale Giornalisti – “Fare il giornale nelle Scuole” – gli scorsi due anni a Cesena e uno, lo scorso anno a Manocalzati, provincia di Avellino, al concorso nazionale “Carmine Scianguetta”.

Non sono i premi a renderci contenti, o meglio non sono solo quelli: per noi sono solo un segnale che stiamo facendo un buon lavoro, e sono uno sprone a farlo sempre meglio.

Di Piancastagnaio e Abbadia San Salvatore, due piccole cittadine sul monte Amiata, in provincia di Siena, meta dell’ultima premiazione al Corriere dell’Aeronautico, i bei ricordi sono tanti: dalla cerimonia alla rocca Aldobrandesca col vento che ci spostava da un lato all’altro come se fossimo un nulla, dai castagneti ai due borghi medievali.

Due però forse spiccano, ben differenti l’un dall’altro: il buio, da noi vissuto per qualche momento, nella profondità dell’ex miniera di mercurio dell’Amiata, e il magico negozio della Marcellina, ad Abbadia San Salvatore.

Il primo è il luogo del lavoro, del ricordo, della sofferenza di una popolazione, che di quel lavoro – il minatore, per di più di un minerale potenzialmente pericoloso – è vissuta per decenni: nelle gallerie, per trenta interminabili secondi, abbiamo provato la stretta al cuore di chi quel nero assoluto lo ha avuto come compagno di vita.

Il secondo è la bandiera della tradizione, il magico angolo  del commercio locale: un minuscolo bazar – forse tre metri per due, non di più – dove si può trovare di tutto, crediamo dagli stuzzicadenti al quadrimotore probabilmente, tanta è la magia d’altri tempi che avvolge il luogo e soprattutto lei, quella che per tutti, anche per noi, è subito stata “la Marcellina”, l’unica a sapersi muovere in quel suo habitat così fuori dal tempo.

 

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Diplomazia: materia ostica, da scoprire

Posted by admin On Aprile - 1 - 2019 Commenti disabilitati su Diplomazia: materia ostica, da scoprire

Anche quest’anno la nostra scuola propone l’alternanza scuola – lavoro in collaborazione con l’associazione United Network, che offre la possibilità di svolgere le ore di alternanza all’estero o in Italia con progetti di simulazione delle Nazioni Unite, quali per esempio BMUN, NHSMUN e IMUN.

Per questo motivo è necessario avere qualche conoscenza, anche solo basilare, sulla struttura della diplomazia.

La diplomazia è caratterizzata dalla rappresentatività, che ne è elemento fondante, tanto che già in epoca napoleonica vi erano emissari dell’imperatore e del Papa, presso le reciproche corti, intenti a negoziare nuovi trattati e a rafforzare le delicate relazioni tra i due capi di Stato. Di norma, nell’ordinamento internazionale contemporaneo, l’effettiva assunzione delle responsabilità connesse alla rappresentatività è condizionata dall’accettazione delle credenziali da parte delle autorità competenti dello Stato accreditante.

Altri caratteri importanti della diplomazia sono il bilateralismo e il multilateralismo: del primo si trova riscontro nell’ordinario rapporto tra due Nazioni (quando cioè una  accetta di avere rapporti con l’altra e viceversa); il secondo, invece, lo si può osservare nelle associazioni internazionali quali le Nazioni Unite.

Terza nota fondamentale della diplomazia è rappresentata dall’immunità di cui gode il personale diplomatico e il diritto di extraterritorialità della sede della rappresentanza, come sancito dalla convenzione di Vienna del 1961. Infatti queste disposizioni sono necessarie a mantenere sicura e protetta sia la condizione e lo status personale dell’ambasciatore, sia quelli dei luoghi dove si svolge la sua attività e quella del personale con lui collaborante nell’espletamento quotidiano delle funzioni a lui demandate.

Dal punto di vista gerarchico, sempre con riferimento all’ordinamento dello Stato accreditante così come stabilito dal diritto internazionale, l’ambasciatore – attualmente – riveste una posizione di rilievo che, se non coincidente con quella del Capo dello Stato accreditante, pone tuttavia a tutela del diplomatico garanzie e privilegi particolari e propri della funzione. .

Molto importante è la divisione dei ruoli del personale diplomatico che si articola all’interno di una rappresentanza; infatti spesso e volentieri molti ruoli sono poco conosciuti per via della complessità degli stessi: l’ambasciatore è l’agente diplomatico di più alto livello, viene posto a capo di una missione (ambasciata), ha la possibilità di portare con sé la sua famiglia, i suoi segretari o consulenti. L’ambasciatore può essere inviato presso Organizzazioni Internazionali o presso Conferenze Internazionali che durano per lunghi periodi. Inoltre, ha bisogno di essere accreditato. Per questo il Ministro degli affari esteri dello Stato accreditante, tramite una lettera di credenziali, propone l’ambasciatore designato allo Stato accreditatario come proprio rappresentante ufficiale.

Il ministro plenipotenziario è invece come un inviato straordinario, una figura di rango leggermente inferiore a quella dell’ambasciatore, con incarichi ben definiti all’interno di un’ambasciata. L’incaricato d’affari è un consigliere d’ambasciata che può temporaneamente assumere il ruolo dell’ambasciatore che in quel momento si trovi impossibilitato ad assolvere tale funzione. Gli addetti o attaché sono invece segretari d’ambasciata specializzati in alcuni settori quali quello navale, quello militare, quello economico, e altri; assolvono servizi specializzati I segretari d’ambasciata sono membri del personale diplomatico e assolvono le diverse mansioni correlate all’ambito di specializzazione e all’anzianità di servizio

I consoli sono anch’essi funzionari del ministero degli affari esteri o del corrispettivo dello stato accreditante e svolgono la loro attività presso un consolato: sono i funzionari attraverso i quali lo Stato esercita attività del suo diritto interno presso uno Stato straniero, per esempio il rilascio di passaporti e di visti. Tutelati dal diritto privato, possono svolgere gli affari di ambasciatore solo in casi eccezionali. Ogni loro attività è disciplinata dalla conferenza di Vienna del 1963.

Il console onorario è un’ulteriore figura della diplomazia: anch’egli si occupa della risoluzione di problemi burocratici nel paese in cui opera. Al contrario però del console e delle altre funzioni della diplomazia, può non essere un funzionario del ministero degli affari esteri, o del corrispettivo dello Stato accreditante. Certamente questa breve descrizione dei ruoli e della struttura della diplomazia non può essere assolutamente esaustiva, soprattutto poiché i tecnicismi giuridici e politici sono assolutamente più complessi e soprattutto richiederebbero diversi manuali.

Per le simulazioni che United Network propone si parla di diplomazia multilaterale: infatti vengono simulate le azioni che vengono svolte dalle Nazioni Unite, organismo internazionale che è composto da quasi tutte le nazioni del mondo e si struttura in diversi comitati e organi, tra cui il segretariato generale, il consiglio di sicurezza e l’assemblea generale che ha luogo ogni anno a New York, nel periodo settembre – ottobre.

Guido Jr Maria Pedone, 5 B Scientifico

 

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Dal “Locatelli” alla “Morosini”: in pole

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Non ha vinto un concorso, bensì una sfida contro i propri limiti, allenandosi per superare prove fisiche, studiando per superare test teorici e classificandosi tra i primi venti vincitori del concorso, in una posizione di tutto rispetto.

È stato così che quest’anno la mia classe ha perso un alunno, Giacomo Trezzi: ci ha lasciati per frequentare la Scuola Navale Militare “Francesco Morosini” di Venezia. Ho la fortuna di essere rimasto in contatto con lui, di sentirlo praticamente ogni fine settimana, e di sapere come si trova lontano da noi, in un mondo totalmente diverso dal nostro e dalla nostra concezione di adolescenza.

Come ti trovi?

(Ride) Beh, tutto sommato mi trovo bene: sto conoscendo i miei compagni di corso, sono quasi tutti del sud d’Italia. I primi giorni sono stati i più duri dato che sono entrato in una realtà nuova, nemmeno lontanamente vicina a quella del “Locatelli”, ma ora mi trovo bene: ci sono alcuni dei miei compagni di corso che mi stanno particolarmente simpatici, altri meno.

Come si articola la tua giornata?

Tutte le mattine alle sei e mezza suona la tromba: dobbiamo alzarci, fare il cubo con le lenzuola, andare in bagno, che fortunatamente ho in camera, per poi tornare in camera e fare il letto, sempre se il cubo è stato fatto a dovere. Dobbiamo poi scendere per essere inquadrati, messi in una specie di formazione: i superiori ci controllano l’uniforme e controllano se la barba è stata fatta e soprattutto se gli anfibi sono stati lucidati, poi ci portano a far colazione.

E lo studio?

Dalle otto all’una abbiamo lezione. Subito dopo veniamo inquadrati per andare a pranzo. Al pomeriggio di solito facciamo compiti o sport: una particolarità è la molta attività fisica che siamo tenuti a svolgere; io ho fatto solo pallavolo per ora, ma alcuni miei compagni di corso hanno fatto una specie di canottaggio, molto simile al modo di remare dei gondolieri. Alla fine di ogni allenamento, di qualunque tipo sia, ci fanno “pompare” con una serie interminabile di piegamenti sulle braccia. Prima di cena abbiamo due ore di studio e il tempo per lavarci. Dopo cena abbiamo circa due ore in cui possiamo parlare o finire di studiare, dato che in camera non ci è permesso farlo se non in casi eccezionali. Verso le dieci ci viene ordinato di andare in camera, lasciando i cellulari in un’apposita cassetta se ci è stato permesso di usarli. Alle dieci e mezza abbiamo l’ordine del silenzio: non potremmo nemmeno parlare tra noi una volta in camera.

In quanti siete in camera?

Per ora siamo in quattro in uno spazio molto piccolo, ma per fortuna l’inquadramento militare ci obbliga a tenere molto ordine e quindi ci stiamo bene.

Qual è stato il cambiamento che più ti ha colpito?

Beh, di certo la libertà che avevo al convitto del “Locatelli”: poter salire in camera quando volevo, non essere obbligato a determinati ritmi e non dover essere sempre perfetto, sia nella divisa che nella persona. Poi un po’ mi mancate anche voi.

Consigli di provare a entrare nelle scuole militari?

Se si vuole diventare militari è un’esperienza da provare, anche solo per la fase concorsuale: è importante sapere come funzionano la storia delle graduatorie e il concorso in sé, dato che sono concetti che prima o poi un aspirante militare deve affrontare. La stessa scuola militare ovviamente prepara per l’accademia e per la vita da soldato. Bisogna essere seriamente motivati però, altrimenti non ha molto senso provarci. Per ora sto vivendo un’esperienza difficile quanto affascinante, che giustamente consiglio ma non a tutti: se qualcuno aspira all’accademia deve assaggiare questo mondo e una scuola militare è il migliore dei modi per farlo.

Alessandro Donina, 3 A Scientifico

 

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Douhet, impegno verso le stelle

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Marianna Ruggeri, 16 anni, ex studentessa del Liceo Scientifico Aeronautico, dopo un faticoso concorso è riuscita a guadagnarsi un posto nella prestigiosa scuola superiore militare “Giulio Douhet” a Firenze. La sua determinazione, la sua passione e i numerosi sacrifici la stanno portando a realizzare giorno dopo giorno il suo sogno: raggiungere lo spazio.

Ciao Mary, come stai? Da quest’anno, dopo molta fatica, hai intrapreso un nuovo percorso alla Giulio Douhet. È dura?

Ciao. Ora sto bene. Ma il primo periodo è stato durissimo: la nostalgia di casa e degli amici, abituarsi ai ritmi e a tutte le cose da fare… in soli due mesi ho iniziato a fare cose che mai avrei creduto possibili.

Sicuramente quelle che era la tua vita quotidiana è cambiata parecchio. Ora com’è la tua “giornata tipo”?

È completamente diversa… Sveglia alle 6,30 (7,45 la domenica), i minuti di “pratiche” dipendono dall’anno (il primo in genere deve arrivare a 8). Bisogna fare il cubo del letto, lucidare le scarpe, mettersi la divisa e scendere in adunata. Poi, alle 7,10 c’è l’alzabandiera e a seguire colazione. Le lezioni iniziano alle 7,40 e possono essere 6, 7 o 8 ore al giorno: dipende dalla classe e dal suo andamento, se è necessario vengono aggiunte lezioni extra. Generalmente dalle 15,10 alle 17,15 se si è specializzati in qualche sport si ha allenamento oppure vengono proposti incontri, riunioni o altre attività. Il tempo per studiare va dalle 17,30 alle 20 circa, ora di cena. Successivamente c’è ancora tempo per studiare oppure altre attività, come canto o strumento. Il silenzio suona alle 22,30 e i minuti di “pratiche” dipendono anche qui dall’anno. La sera bisogna farsi la doccia, lucidare le scarpe, cubare la divisa e fare il letto… è tutto scandito non al minuto, ma al secondo.

Decisamente più dura di quanto ci si aspetti.. ma facciamo un passo indietro. Per quale motivo hai deciso di intraprendere questo percorso e tentare di entrare alla Douhet?

Sin da piccola mi incantavo a guardare il cielo e le stelle, sognavo di raggiungere lo spazio. E il sogno è sempre rimasto quello, motivo per cui mi ero iscritta all’Aeronautico. Al primo anno di liceo, sentendo parlare alcuni ragazzi che volevano tentare il concorso, sono venuta a conoscenza della Douhet. Così ho deciso di andare a vedere la scuola: è stato amore a prima vista, ero certa di volerci entrare.

E parlando di Aeronautico, ti manca il Locatelli? E i tuoi compagni? Come ti trovi con quelli attuali?

Mi mancano tantissimo! Come del resto un po’ mi mancano anche tutte le comodità di una vita normale… Come corso e classe mi trovo molto bene, siamo 18 ragazze e 27 ragazzi (credo uno dei corsi con più presenza femminile in assoluto), e, del resto, vivendo ogni momento della giornata insieme stiamo diventando come fratelli.

Affrontare ogni difficoltà con loro sicuramente vi porta a essere come una grande famiglia. Ma riguardo la scuola, ti aspettavi che sarebbe stata così dura?

Non completamente. È difficile immaginarsi concretamente una vita diversa da quella di tutti i giorni. E, se devo essere sincera, il primo mese è stato devastante: ci hanno un po’ messi alla prova, per vedere chi era in grado di resistere. Ma, superato quello, è diventato tutto più “leggero” e quotidiano.

Un consiglio che daresti a chi volesse tentare di prendere la tua stessa strada?

Mettere impegno in tutto quello che si fa fin dal primo momento. Studiare sempre con costanza e non lasciare tutto a fine anno pensando di studiare a memoria la banca dati. Perché recuperare è difficile, soprattutto qui dentro, visto che il tempo per studiare è veramente limitato. E poi metterci passione e determinazione, perché se ci si pone un obiettivo e lo si vuole raggiungere a tutti i costi, la costanza e l’impegno già ci dovrebbero essere.

Gaia Bassi e Filippo Mondonico, 3 A Scientifico

 

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Pickelhaube, simbolo di un’epoca

Posted by admin On Aprile - 1 - 2019 Commenti disabilitati su Pickelhaube, simbolo di un’epoca

di Riccardo Bernocchi, 5 B Scientifico

All’indomani del centesimo anniversario della Prima Guerra Mondiale guardiamo come antichi oggetti da collezionismo i reperti di quel conflitto che, un secolo fa, sconvolse l’Europa e il Mondo intero. Quelli che oggi sono reperti bellici o uniformi, un tempo erano parte integrante della vita dei loro proprietari. Ogni cimelio, dal più banale al più raro e pregiato, racchiude dentro di sé una storia molte volte sconosciuta.

Tra i più grandi simboli di quell’antica Europa, che scomparve dopo la fine del primo conflitto mondiale, abbiamo l’elmetto con il chiodo, il Pickelhaube, massimo simbolo del militarismo prussiano. Le origini di questo copricapo sono antiche e risalgono al XIX secolo. L’elmetto, nella forma e struttura a noi nota, risale al 1842 quando il re Federico Guglielmo IV di Prussia lo fece adottare per la fanteria prussiana. Altre nazioni, come la Russia, lo avevano in dotazione e ancora oggi in alcuni paesi, come Norvegia e Inghilterra, è utilizzato da vari reparti.

Fatto di cuoio bollito e rinforzato con placche metalliche color argento o oro, il copricapo era caratterizzato dalla punta metallica, che in certe ricorrenze poteva essere sostituita, per gli ufficiali in alta uniforme e per alcune unità, da un supporto metallico con piume. Per i reparti dell’artiglieria la punta era sostituita da una sfera, simboleggiante una palla di cannone.

Altri elementi caratteristici del Pickelhaube erano l’ornamentale placca frontale, dalla quale si poteva dedurre la regione o la provincia di provenienza del reparto, e le placche di attacco del sottogola (laccio con il quale l’elmo veniva assicurato alla testa): due coccarde rotonde colorate, quella di destra con i colori nazionali (nero, bianco e rosso) e quella di sinistra con i colori della provincia di provenienza del reparto.

La Prima Guerra Mondiale spinse i tedeschi ad apportare varie modifiche al Pickelhaube. Già nel 1892, per diminuire la visibilità delle componenti metalliche, era stata prodotta una copertura in tela di colore marrone chiaro e, dopo il 1916, di colore “grigio da campo”. Il numero del reparto veniva segnato inizialmente in rosso, e dal 1914, sempre con lo scopo di ridurre la visibilità, in verde, sulla parte frontale. Altre modifiche vennero apportate al copricapo, sia per renderlo più funzionale, sia a causa della scarsità di materie prime, come ad esempio il cuoio.

Come tutti i copricapi indossati durante la Grande Guerra dai soldati delle diverse nazioni, anche il Pickelhaube, mostrò sin dall’inizio la sua fragilità. Infatti l’elmo non era in grado di proteggere la testa dalle pallottole o dagli shrapnel, proiettili riempiti di sfere metalliche che prima di impattare al suolo esplodevano.

La battaglia di Verdun, nel 1916, sancì il definitivo e inesorabile declino del Pickelhaube che venne gradualmente sostituito con un nuovo elmetto, divenuto poi celebre nella Seconda Guerra Mondiale: lo Stahlhelm (elmetto d’acciaio).

Anche il Pickelhaube non sopravvisse alla guerra e all’inesorabile sviluppo bellico. Rimane comunque il simbolo di un’Europa che è ormai solo un lontano ricordo e un pezzo ricercato dai collezionisti di reperti militari di tutto il mondo.

 

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La diga del Gleno, crollo annunciato

Posted by admin On Aprile - 1 - 2019 Commenti disabilitati su La diga del Gleno, crollo annunciato

La storia inizia nel primi anni del 1900. Siamo in val di Scalve, nell’alta bergamasca: nel 1907 l’ingegner Tosana di Brescia chiede  il permesso per lo sfruttamento dell’acqua del torrente Povo. Più tardi il permesso verrà concesso all’ingegner Gmur e quindi alla ditta Galeazzo Viganò, da Truggio, in provincia di Milano. È una ditta tessile e per questo ha molto bisogno di energia elettrica. Il progetto consiste in una diga a gravità costruita in località Pian del Gleno:  uno sbarramento verticale che si oppone alla forza dell’acqua grazie al suo peso, la diga del Gleno.

Nel 1917 la ditta Viganò inizia  i lavori di costruzione della diga anche se il progetto non è ancora stato approvato dal Genio Civile, e appalta i lavori di costruzione della diga a una ditta di Milano. Gli operai sono pagati a cottimo perciò lavorano velocemente e male. Abbiamo testimonianze di persone che hanno visto con i loro occhi che i ferri usati erano vecchi e alcuni provenivano, si dice, dalla prima guerra mondiale.

Una donna di Corna, uno dei paesi distrutti dall’acqua, ha detto che il padre le intimava di scappare perché in Val di Scalve girava la voce che la diga che si stava costruendo sarebbe crollata e che quindi avrebbe travolto i paesi sottostanti. Nel 1921 il progetto viene cambiato: sopra la base della diga a gravità, sarebbe stata costruita una diga ad archi multipli.

All’epoca la diga ad archi multipli era una novità. Era appena terminata la costruzione di una diga di questo tipo in Sardegna e, per essere al passo con le innovazioni, si decide di seguire il loro esempio.

Il cambio di progetto è, probabilmente, uno degli eventi scatenanti la caduta dello sbarramento. Se il progetto non avesse subito variazioni forse la diga non sarebbe caduta. Gli archi multipli vengono “appoggiati” alla base della diga senza fissarli adeguatamente. I lavori continuano fino all’ottobre del 1923, quando la diga è riempita per la prima volta in seguito a precipitazioni. Il brutto tempo prosegue fino a metà novembre, quando si registrano fuoriuscite di acqua dallo sbarramento. Il primo dicembre alle 6,30 il guardiano della diga, Morzenti, sente forti rumori ed esce per controllare cosa sta accadendo. Alza gli occhi e si vede i pezzi di diga cadere addosso. Allora scappa verso la montagna.

Alle 7,15 i dieci archi centrali della diga crollano portando con sé dai 5 ai 6 milioni di metri cubi d’acqua. Il primo paese che l’acqua raggiunge è Bueggio, dove vengono distrutte la chiesa e alcune case. Poi tocca a Dezzo, un paese diviso a metà dal corso del fiume omonimo. Le case sulla riva sinistra sono rase al suolo, mentre la parte a destra del fiume si salva per la presenza di un grande masso che devia il corso dell’acqua.

La val di Scalve è unita alla val Camonica dalla via Mala, una strada in alcuni tratti a strapiombo sul fiume. Questa via viene totalmente distrutta dall’acqua che scende a valle, perciò per molti giorni sarà  impossibile raggiungere la val di Scalve dalla provincia di Brescia. Dopo la via Mala si trova il paese di Angolo Terme, dove però non ci sono danni,  a parte la distruzione del ponte principale.

Si registrano morti a Mazzunno, ora frazione di Angolo Terme, ma che a quel tempo era comune a sé. Qui l’acqua distrugge la centrale idroelettrica, che in seguito è stata ricostruita ed è ancora funzionante. Sulle rive del fiume c’è il cimitero di Mazzunno, l’acqua lo abbatte e porta con sé i cadaveri. I mazzunnesi che erano presenti hanno raccontato che quando l’acqua si è calmata i cadaveri galleggiavano sui laghi che si erano formati.

Dopo Mazzunno c’è Gorzone, una frazione di Boario, dove però non si registrano danni. A Gorzone l’acqua è frenata da alcune rocce che ostruiscono il passaggio, così quando riesce a passare riacquista una notevole velocità. Proprio per questo quando  l’acqua raggiunge Corna, il paese più popolato di questa triste storia, rade al suolo tutto quello che trova sulla sua strada.

Solo a questo punto l’acqua si calma, raggiunge il lago d’Iseo  e lascia dietro di sé circa 360 morti accertati (ma alcune stime superano i 500) e molti feriti.

A seguito di questa catastrofe il re Vittorio Emanuele II, visita Boario, vicino a Corna, e Dezzo, per manifestare cordoglio ai sopravvissuti e vedere con i suoi occhi la distruzione. Il 2 dicembre anche Gabriele d’Annunzio visita i due paesi, a cui dona una somma di denaro non indifferente. Viene avviata un’inchiesta per capire di chi sia la colpa del crollo: viene imputato Virgilio Viganò, che dirigeva i lavori alla diga. Muore prima di andare in carcere. Durante il processo emerge che la causa principale del crollo è che gli operai riempivano la costruzione con materiali scadenti. È contato molto anche il cambio di progetto, non adatto.

Dove una volta c’era il bacino della diga, ora c’è un laghetto bellissimo, diventato  meta turistica.  Tante  famiglie  portano i figli ad ammirare la maestosità dei resti della diga e a raccontare loro un pezzo di storia locale. Io abito ad Angolo Terme, un paesino che ha vissuto in prima persona la tragedia della caduta della diga del Gleno. Credo che sia importante conoscere la storia per fare in modo che nessuno più commetta gli stessi errori.

Viola Ghitti, 1 A Scientifico

 

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Riforma del Copyright: analisi in corso

Posted by admin On Aprile - 1 - 2019 Commenti disabilitati su Riforma del Copyright: analisi in corso

Al giorno d’oggi sul web vengono caricati illegalmente molti video o film senza che l’autore venga retribuito o informato. L’Unione Europea ha così deciso di aiutare produttori e artisti contro la pirateria 2.0, ormai sempre più diffusa in rete, mediante la proposta di direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale: creata apposta per la protezione del diritto d’autore, non proteggerebbe solo i creatori di video e canzoni, ma anche scrittori, blogger e giornali.

La proposta, approvata il 20 giugno 2018 dalla commissione giuridica del Parlamento Europeo, si compone di vari articoli, ma solo tre potrebbero essere veramente nocivi e velenosi per il web: stiamo parlando degli articoli undici, dodici e tredici.

L’articolo 11, “Protezione delle pubblicazioni di carattere giornalistico in caso di utilizzo digitale”, renderebbe obbligatorio per piattaforme online che pubblicano link o snippet (frammenti di codice informatico estratto da un programma e reso pubblico) acquistare una licenza rilasciata dal creatore di quanto pubblicato. Sarebbe quindi un problema per siti come Google e Facebook, che sono saturi di traffico di questi dati che diventerebbero proibiti. Il creatore del contenuto potrebbe richiedere una quota di compenso simile alla link tax spagnola, relativa alla proprietà intellettuale.

L’articolo 12, “Richieste di equo compenso”, si ricollega in parte all’articolo undici, dato che grazie alla loro unione la link tax può esistere. È importante sottolineare che il compenso è valido solo se il contenuto è utilizzato a scopo di lucro e che, nonostante stiamo parlando di leggi sul copyright, la direttiva non comprende alcuna licenza Creative Commons, ente che si occupa della protezione del diritto d’autore e che si trova tra gli oppositori della direttiva.

Arriviamo ora all’articolo che ha fatto più di tutti imbestialire il Web, il 13: “Utilizzo di contenuti protetti da parte di prestatori di servizi della società dell’informazione che memorizzano e danno accesso a grandi quantità di opere e altro materiale caricati dagli utenti”. Proteggerebbe il web dall’upload di materiale soggetto a copyright, verificando preventivamente ogni contenuto caricato. Ma come? Con un filtro, simile al ContentID di YouTube (che avvisa chi subisce un plagio), chiamato BlueFilter: non avviserebbe solamente il plagiato, ma eliminerebbe il contenuto o lo mostrerebbe solo con pubblicità assai invasiva.

Contro questa proposta molte piattaforme online si sono opposte: tra tutte Wikipedia Italia ha spiccato, oscurando il sito per tre giorni e lasciando una pagina dove esponeva il problema della direttiva, con solo le due pagine  degli articolo 11 e 13 linkate. Perché questa chiusura? Wikipedia, come altre piattaforme, pubblica articoli e testi scritti da persone che non firmano, andando quindi contro la proposta europea e negando il proprio diritto d’autore.

La direttiva è stata rinviata al 12 settembre durante un’assemblea del 5 luglio 2018 che ha trovato più voti a favore che a sfavore: tra i voti a favore, sarebbe risultato solo un politico italiano, mentre il vicepremier Luigi di Maio si è dichiarato contrario. Il 12 settembre il Consiglio dell’UE si è riunito e la legge è passata, con l’articolo 13 ancora integro; la link-tax è passata pressoché invariata. Il che vuol dire che i due problemi più importanti riscontrati dalla maggior parte delle piattaforme restano: gli autori di meme dovranno pagare per ogni contenuto che pubblicano, Wikipedia rischierebbe di chiudere (dato che non dichiara l’autore dei propri contenuti), Google potrebbe avere problemi, soprattutto per la piattaforma Google News (poiché riporta titoli delle principali testate giornalistiche senza apportare alcun cambiamenti) e altre piattaforme potrebbero venir bloccate, tra cui alcuni siti utilizzati dai liceali, come Splash Latino.

Entro l’inizio di gennaio 2019 la riforma dovrebbe entrare in vigore, anche se la maggior parte dei web-creators coinvolti sperano in una burocrazia molto lenta e lunga, dato che è necessario trovare un modo per aggirare in parte questi controlli (soprattutto il BlueFilter) che, anche se necessari per proteggere scrittori e cantanti, sono superflui e troppo ferrei per il web, che si troverebbe violato della libertà che lo ha sempre caratterizzato.

Alessandro Donina, 3 A Scientifico

 

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Vita di Galileo o, piuttosto, riflessione?

Posted by admin On Aprile - 1 - 2019 Commenti disabilitati su Vita di Galileo o, piuttosto, riflessione?

di Elvira Bellicini, 4 A Scientifico

Per capire un’opera, serve capirne e conoscerne l’autore. E della “Vita di Galileo”, opera di cui ci occupiamo, l’autore è Bertolt Brecht, drammaturgo, poeta, regista teatrale, tra i più grandi e del Novecento (nasce il 10 febbraio 1898 in Germania). Le prime esperienze teatrali sono a Monaco e, nel 1928, raggiunge un grande successo con la rappresentazione dell’Opera da tre soldi. Nel 1933, quando sale al potere il nazismo, l’autore aderisce al marxismo e, all’avvento di Hitler, lascia la Germania e si stabilisce in Danimarca. Dopo aver peregrinato per 15 anni, nel 1941 approda sul continente americano, che abbandona alla fine del conflitto mondiale per rifugiarsi a Berlino, dove muore il 14 agosto 1956.

Nel corso della sua carriera, Brecht elabora una sua teoria del teatro, che chiama epico per distinguerlo da quello della tradizione borghese. Il teatro Brechtiano non produce illusioni nello spettatore, anzi provoca riflessioni, idee, pensieri, che lo portano a giudicare i personaggi e le vicende, ma soprattutto a non immedesimarsi nelle stesse. Lo scopo di Brecht, dunque, non è intrattenere lo spettatore, ma farlo ragionare. Nel suo teatro si assiste a una descrizione scientifica della realtà, con un’attenta rappresentazione dei contrasti e dei dissidi sociali.

Leben des Galilei”, o “La Vita di Galileo”, è un’opera teatrale di cui esistono numerose versioni e revisioni. Le principali risalgono ai periodi danese, statunitense e berlinese: rispettivamente 1938-1939, 1944-1945 e 1948-1953. È un dramma d’attualità che ripercorre la vita, le scoperte e le controversie in cui fu coinvolto Galileo dal periodo dell’insegnamento di matematica all’Università di Padova (1592-1610), al periodo seguente all’abiura (1633). Quest’opera non intende raccontare la vita di Galileo: Brecht si concentra infatti sull’operato scientifico di Galilei, tralasciando l’infanzia del protagonista e puntando i riflettori sul processo d’inquisizione e sull’abiura dello scienziato.

In tutte le versioni dell’opera la figura di Galilei è complessa e variegata. Il protagonista non rappresenta il convenzionale scienziato alieno alla quotidianità. Galileo è un uomo scaltro e non immune alle debolezze: nella prima stesura dell’opera, l’abiura dello scienziato viene mostrata come un atto di debolezza accettabile, in quanto viene vista come strategia per sfuggire alla morte e permettere la sopravvivenza della scienza. Nella versione danese si assiste dunque all’esaltazione della strategia che non coincide alla celebrazione dell’eroismo. ANDREA: Sventurata la terra che non ha eroi!GALILEO: “No, sventurata la terra che ha bisogno di eroi”: questo passo rispecchia la convinzione del drammaturgo secondo la quale, in un periodo di totalitarismo, non si necessita di un eroe individuale, bensì di un eroe collettivo rappresentato dal popolo stesso.

La versione statunitense, che coincide con la seconda stesura dell’opera, nasce in un contesto del tutto diverso. Scosso dalla creazione della bomba atomica, Bertolt si concentra sul concetto di deontologia della scienza: in questa revisione dell’opera, Galileo sostiene che, come la medicina possiede il giuramento di Ippocrate, anche la scienza dovrebbe avere e rispettare un codice etico. Dunque in questa edizione l’abiura rappresenta il momento in cui la scienza diviene in maniera irreparabile strumento del potere, rappresentando un pericolo per l’umanità. Nella scena quattordicesima, lo scienziato riflette sul concetto di scienza e tiene una profonda critica personale. Si accusa per aver abiurato, pentendosi di non aver combattuto per la instaurazione di una deontologia scientifica. Inoltre emerge il concetto di abiura vista come tradimento, in quanto alla fine della vicenda lo scienziato sostiene di non poter essere più riammesso nei ranghi della scienza  perché ha tradito la professione. Come anticipato, l’opera teatrale di Brecht oltre che a concentrarsi sulla tematica dell’abiura, convoglia l’attenzione sul tema dell’inquisizione.

L’ottava scena rappresenta l’emblema dell’argomento: Galileo si confronta con Fulgenzio, frate che vuole abbandonare la fisica, per paura di scontrarsi con la religione e per non togliere ai credenti la speranza dell’esistenza di Dio. Lo scienziato cerca di far capire a Fulgenzio che il suo compito è mostrare agli altri la verità, ma il frate non sembra voler lasciare le sue idee. Fulgenzio, rappresentante metaforico del popolo, non nega di aver visto le lune di Giove, ma dichiara di spiegarsi la condanna al Copernicanesimo come atto di misericordia da parte della Chiesa nei confronti della massa che crede in Dio e ha fiducia nel percorso divino che si compirà nella vita ultraterrena. Il popolo confida in Dio, crede in ciò che dice la Chiesa, non pensa che Dio eliminerà tutte le sofferenze e i guai, ma anzi crede che le sofferenze e le ingiustizie subite nella vita terrena siano una preparazione per una futura gioia maggiore.

 

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Trovi un amico: un tesoro da tenere

Posted by admin On Aprile - 1 - 2019 Commenti disabilitati su Trovi un amico: un tesoro da tenere

L’amicizia è un valore fondamentale per l’essere umano: fin da quando nasciamo siamo abituati a instaurare rapporti con gli altri, costruendo amicizie più o meno durature.

Per me l’amicizia è una componente essenziale: amo stare in mezzo agli altri e trascorrere il mio tempo libero con loro. Distinguo però le conoscenze dalle amicizie: le prime sono le persone con cui esci, ti diverti, ma a cui non racconti proprio tutto quello che succede nella tua vita; le seconde sono invece fondamentali, perché su loro puoi contare sempre, nei momenti belli come in quelli più brutti, conoscono i tuoi segreti e ti consigliano per il tuo bene.

Proprio per l’importanza che ha questo sentimento, cerco sempre di essere altruista con i miei amici, soprattutto nei momenti del bisogno, e cerco di consigliarli al meglio per  risollevarne il morale. Le mie amiche si fidano di me, perché quando mi raccontano un segreto lo so mantenere, non lo vado a spifferare in giro: sono una tomba, insomma, a detta loro, perché so che è importante comportarsi così quando si vuole bene a una persona.

Non sono mancate le delusioni: nei momenti in cui ho avuto bisogno, alcune di queste persone non ci sono state, oppure mi sono sentita messa da parte in qualche situazione, ma, quando capita, capisci veramente chi ti è amico e chi no. La mia migliore amica,  però, si è sempre comportata bene e, dopo i miei genitori, è la persona più importante per me: sappiamo entrambe cosa vuol dire veramente l’amicizia. Stiamo sempre insieme e condividiamo tutto, ci raccontiamo i segreti, usciamo insieme, e spesso andiamo a mangiare l’una a casa dell’altra. Siamo cresciute vicine una all’altra, e se qualcosa va storto ci siamo sempre, ci difendiamo anche nei momenti di litigio con i nostri compagni: e in effetti ce ne sono spesso in classe.

È giusto dare, ricevere o condividere sia i momenti belli che quelli brutti? È una bella domanda. Per me e per il valore che do all’amicizia, è giusto: devi sempre aiutare gli altri. Non c’è poi cosa più bella che il condividere una buona notizia: da un bel voto a scuola, a un permesso di uscita dei genitori, all’ultimo regalo fatto, a quel “mi piaci” del ragazzo che tu aspettavi da tempo e finalmente è arrivato dopo che ci avevi tanto sperato.

Ma spesso ci sono i  momenti brutti e desideri condividere quelle paure, ansie e dolori con chi ti conosce e sa che un solo abbraccio ti può far star meglio. Ricevere tutto ciò in ogni momento penso sia la migliore ricompensa per tutto quello che avevi fatto per l’altro. Il detto “chi trova un amico trova un tesoro” è proprio vero, ma custodire questo tesoro è ancora più importante.

Anna Dossena, 2 A Scientifico

 

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Pet therapy, un’innovazione dal passato

Posted by admin On Aprile - 1 - 2019 Commenti disabilitati su Pet therapy, un’innovazione dal passato

Fin dall’antichità l’uomo ha un rapporto con gli animali: se ne serve per il cibo, gli armamenti, gesti religiosi. Ma non solo: lo psicologo William Tuke, nel 1792 incita i pazienti del York Retreat Hospital a interagire con piccoli animali e a prendersene cura. Nel 1867, in Germania, il Bethel Hospital di Bielefeld, nato come Istituto per pazienti epilettici, accoglie disabili con patologie diverse, accostando le cure alla presenza di animali come cani e gatti.

Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, in Francia, vengono affidati cani a pazienti malati di schizofrenia e depressione e, nel 1953, lo psichiatra Boris Levenson afferma che prendersi cura degli animali può placare l’ansia e rileva miglioramenti in un bambino autistico quotidianamente a contatto con un cane.

Nel 1961 compare per la prima volta, nel libro di Levenson, “The Dog as Co-Therapist”, il termine “Pet therapy”. Con questa espressione si indica una terapia che sfrutta la positività della relazione instaurata tra animale e paziente.

In Italia la “Pet therapy” è considerata una cura ufficiale dal 28 febbraio 2003 e gli animali coinvolti sono, oltre a cani e gatti, conigli, cavalli e asini; all’estero invece, vengono coinvolti anche porcellini d’india, alpaca e lama.

La terapia ha tre aspetti: migliorare la qualità della vita, sostenere l’inserimento sociale, e infine affiancare terapia medica tradizionale all’intervento di un animale per migliorare lo stato emotivo del paziente.

Queste attività sono impiegate per bambini e adulti affetti da autismo: l’animale ha il ruolo di favorire le relazioni, mentre negli anziani, che rischiano di cadere in depressione, stimola il senso di responsabilità. Nei pazienti malati di Alzheimer e Parkinson il rapporto con l’animale favorisce l’attenzione. Ci si avvale della “Pet therapy” anche per pazienti sottoposti a chemioterapia, affetti da iperattività, anoressia, soggetti con forme di disabilità o in carcere.

È un metodo innovativo, ma con origini antiche, per portare sollievo e aiuto a coloro che ne necessitano.

Camilla Shnitsar, 2 A Scientifico

 

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Coraggio e paura: facce di una emozione

Posted by admin On Aprile - 1 - 2019 Commenti disabilitati su Coraggio e paura: facce di una emozione

Il coraggio è un sentimento che caratterizza e arricchisce la vita di molte persone, sia in maniera positiva che negativa. Questa emozione può essere fortemente contrastante e ciò rende difficili alcune scelte o comportamenti che possono far diventare indimenticabili o meno certi momenti.

Il coraggio viene spesso associato al sentimento della paura, poiché ne è esattamente l’opposto. Spinge molte persone a fare esperienze nuove, allettanti, ma anche pericolose e spericolate, come ad esempio lanciarsi col paracadute: in questo caso ci sono entrambi i sentimenti, perché prima di lanciarsi si prova paura, ma raccogliendo il coraggio che si ha ci si butta in un’avventura irripetibile ed entusiasmante. Principalmente il coraggio è un’emozione insidiosa e difficile da trovare dentro di sé, perché sembra mancare sempre nel momento del bisogno e, soprattutto, in occasioni importanti. Il coraggio si trova in ogni uomo: il problema è riuscire a farlo uscire.

Credo che il coraggio si abbia maggiormente da piccoli, quando si è alla scoperta del mondo: da piccoli e curiosi, il coraggio è una parte importante dell’avventura della ricerca di cose nuove. Il coraggio lo usiamo tutti i giorni, anche involontariamente: ad esempio a scuola quando c’è una verifica, un’interrogazione, oppure quando vogliamo esprimere nella vita un sentimento o un’emozione alla persona che amiamo.

Il coraggio è l’assenza della paura, ma ne è anche formato, perché ogni emozione influenza l’altra, si mescolano, si avvicinano e si attaccano. Alla fine il coraggio è essere se stessi, vivere la propria vita.

Anna Dossena, 2 A Scientifico

 

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Musica del diavolo? No, salutare

Posted by admin On Aprile - 1 - 2019 Commenti disabilitati su Musica del diavolo? No, salutare

Erano le 3 di mattina. Ero comodamente sdraiato sul letto, totalmente immerso nei miei pensieri, quando in preda alla noia ho deciso di dare un’occhiata alle notizie musicali più recenti.

Dopo un po’ ho visto in mezzo a tutte le varie voci il titolo “La musica del diavolo”: si affermava che alcuni gruppi producono musica che porterebbe i giovani ad avvicinarsi a pratiche come il satanismo.

Green day, Sum41 e The pretty reckless vengono considerati produttori di musica del diavolo: alcune loro canzoni tratterebbero argomenti lontani dal concetto di religiosità e quindi verrebbero associate a pratiche oscure. In molti poi testimoniano che persone “per bene”, dopo aver ascoltato certi brani, si sarebbero trasformate, perfino dandosi al satanismo.

Ho deciso di cercare più informazioni e, dopo pochissimo, ho trovato migliaia di pagine con tema principale il metal o il rock, e addirittura ho trovato vere e proprie campagne e raccolte di firme per abolire certa musica. Ho trovato anche articoli su Corriere della Sera e La Stampa in cui veniva spiegato che questi generi farebbero impazzire anche i topi e che, se ascoltati per un lungo periodo, potrebbero portare a depressione e suicidio.

Un interessante intervento è stato fatto dalla professoressa McFerran dell’università di Melbourne, in Australia. In un’intervista afferma che “i giovani a rischio depressione è più probabile che ascoltino la musica, in particolare l’Heavy Metal in modo negativo. Quando qualcuno ascolta la stessa canzone, in particolare se Heavy Metal, più e più volte e non sente altro, lo fa per isolarsi e fuggire dalla realtà. Se questo comportamento persiste per un certo periodo di tempo, allora potrebbe indicare che il giovane soffre di depressione e ansia, e nella peggiore delle ipotesi potrebbe essere premonitore del suicidio.”

Dato che anche io ascolto alcuni di questi gruppi, da testimone diretto credo che questi siti e questi articoli non abbiano molto senso e che siano scritti da persone che hanno una minima cultura in ambito musicale. Si basano prevalentemente sul fatto che sia una musica che tratta argomenti che non sono religiosi e che hanno una melodia forte e ricca di molti suoni non propriamente “dolci”, ammettiamolo pure.

Questi articoli sono stati smentiti anche da “Medicitalia”, il sito ufficiale medico italiano che sostiene come la musica estrema aiuti invece a gestire la rabbia.

Quindi la musica ha un ruolo di autoregolazione, abbassando i livelli di ostilità, irritabilità e stress e aumenta l’ispirazione. La dottoressa Sharman afferma che “[…]i fan della musica Metal amano ascoltarla perché rispecchia il loro stato interiore del momento, e dando modo di esporre l’intera gamma di sfumature emotive, li aiuta a placarle”.

Concordo pienamente coi risultati di quest’ultima ricerca: sono convinto che non esiste melodia che possa portare l’animo alla depressione o al suicidio. La musica, in generale, ha un effetto rigenerante e calmante e aiuta l’uomo, aumentando la crescita.

Nicolas Barbieri, 2 A Scientifico

 

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Adolescenza: semplice, ma complicata

Posted by admin On Aprile - 1 - 2019 Commenti disabilitati su Adolescenza: semplice, ma complicata

Adolescenza: una parola così semplice, ma con un significato così complicato, così vasto. Ognuno dovrebbe “interpretarla” a modo suo, per il semplice fatto che non tutti la vivono allo stesso modo. Secondo me, è quel periodo in cui si è totalmente confusi, non si sa cosa si voglia, veramente, dalla vita; tutto ci sembra senza senso: la vita, la scuola, la famiglia, tutto.

Si vuole avere ogni cosa, ma non si ha niente; crediamo che tutto sia così monotono, pensiamo di essere rinchiusi in un edificio chiamato scuola, senza uno scopo, senza un vero senso.

Noi adolescenti siamo così dannatamente fragili ma allo stesso tempo forse più forti degli adulti: siamo talmente insicuri da cercare la sicurezza in ogni cosa; ci soffermiamo talmente tanto sull’aspetto esteriore da pensare che niente possa renderci belli. Non badiamo quasi più a ciò che abbiamo dentro, a ciò che forse conta di più.

Vorremmo essere perfetti, ma non capiamo che la perfezione non esiste: possiamo però essere perfetti per qualcuno, nonostante i mille e mille difetti che abbiamo.

A quest’età commettiamo molti errori, è come se non riuscissimo a distinguere il bene dal male, e spesso feriamo chi ci sta accanto, senza accorgercene. Altre volte, invece, feriamo noi stessi, lasciando che gli altri facciano di noi tutto quello che vogliono.

Cerchiamo così tanto qualcuno su cui contare, che ci vanno bene tutti: solo che, quando ci feriscono, ci chiudiamo in noi stessi sempre di più. È anche l’età dei primi amori, delle prime sconfitte, dei primi “no”, delle prime uscite. L’adolescenza è tutto questo: un miscuglio di sentimenti e un periodo in cui non si capisce più nulla. Ma è un’età stupenda.

Rawane Miftah,1 A Scientifico

 

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Tecno-abuso, abbandono della memoria

Posted by admin On Aprile - 1 - 2019 Commenti disabilitati su Tecno-abuso, abbandono della memoria

di Eleonora Arfini, 2 A Scientifico

“Noi imparavamo i testi a memoria. I libri erano rari e costosi, quindi come potevi ricordarne e trasmetterne gli insegnamenti? Solo imparandoli a memoria”. Questo è ciò che dice il francescano Salimbene da Parma, in un testo di Alessandro Barbero.

Prima dell’invenzione della stampa i testi più importanti venivano scritti a mano, per cui la fortuna di trovarsi tra le mani un libro era molto rara e chi ne aveva la possibilità imparava ogni parola. Gutenberg cambia il mondo con l’invenzione della stampa: da quel momento in poi è possibile una maggior distribuzione dei libri, e quindi di sapere, anche tra i più poveri.

Ciò che però non si dice è che così le persone iniziano gradualmente a perdere il fondamentale uso della memoria.

E nel XXI secolo, con l’avvento della tecnologia, quasi la memoria non si sa più cosa sia. Mentre con la nascita della stampa le persone, pur non imparando più i testi a memoria, erano spinte a cercare le risposte nei libri per conoscere, ora con un click tutti i dubbi che ci sorgono vengono immediatamente risolti e questo fa sì che la capacità delle persone di riflettere e cercare risposte si stia atrofizzando.

Bisogna riconoscere che la tecnologia è alla base della nostra quotidianità e che senza di essa avremmo grossi problemi a continuare nella nostra routine: dipendiamo da gigabyte e pixel. Se abbiamo dubbi, l’ultima cosa che ci viene in mente è di scovare la soluzione tra ciò che ci può fornire il nostro cervello: automaticamente infiliamo la mano in tasca, prendiamo lo smartphone e cerchiamo la risposta su Google.

Tutte le innovazioni sono utili e positive, poi sta a noi decidere se utilizzarle in modo adeguato e corretto o invece scadere nel loro abuso.

Se usassimo la chemioterapia per curare ogni tipo di malessere, ovviamente invece di risolvere peggioreremmo la situazione. Tutti lo sanno. Quindi perché non ci accorgiamo di quanto sia pericoloso l’abuso della tecnologia e l’abbandono della memoria?

 

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Fairchild A10: the retirement of a legend

Posted by admin On Aprile - 1 - 2019 Commenti disabilitati su Fairchild A10: the retirement of a legend

1972.After almost ten years of development a new aircraft took off for the first time. Four years later it entered service with the US Air Force and the USMC. Since then, every soldier who fought in any branch of the us military force learnt to recognize the whistling sound of its engines, the beauty of its shape and, above all, the buzzing sound of its main gun. I’m talking about the Fairchild Republic A 10 thunderbolt II, more simply called the Warthog.

This aircraft has a long history and it is considered by many the best CAS (close air support) aircraft ever produced. This year, however, this legend could see the end of its career due to the age of its airframe. Even if the congress wants to keep it flying to reduce the costs of the probable development of its needed successor, the US Air Force itself is reluctant on that point.

Currently there are 103 million dollars of budget to complete the urgent replacement of the wings on the fleet of A 10 in use, but this will probably never happen. As Todd Mathes, an officer of the Air Force, told us: Spending so much money on an old aircraft is no longer worthy for the congress nor for the taxpayers”.

Their plan is to leave the already upgraded aircrafts (about 171) in use for at least five years and retire all the others (about 130), bringing the number of squadrons from 9 to 6. Although this is the official path chosen by the US  Air Force, someone disagree. According to captain Martha McSally, a former A10 pilot and squadron commander, 6 squadrons would not be enough to meet the needs of the troops in the field. It has to be said that, despite the Warthog has proven itself to be the most effective and most in demand aircraft to protect ground troops in Afghanistan and Iraq, the Air Force had repeatedly attempted to shrink or cancel the A 10 program.

In 2007, for instance, Boeing won the contract to build new wings and other parts of the airframe. Air Force leadership, however, allowed this contract to lapse in 2016, this resulting in an extra cost of about 103 million dollars to restart the wings production line.

Nowadays, without new wings, the Air Force is able to force the hand of the congress and retire the older aircrafts claiming it had no choice as a result of metal fatigue.

Whatever will be the future of this mighty aircraft it will always be remembered from the ones who fought with its shadow in the sky, knowing that it means an extra chance to return home alive. 

Matteo Bramati, 5 B Tecnico

 

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Internet: revolution or bad thing?

Posted by admin On Aprile - 1 - 2019 Commenti disabilitati su Internet: revolution or bad thing?

Internet has turned our existence upside down. It has revolutionised the world of communication, education, business, politic and privacy. But, are we sure that networks have improved our lives? Many people can’t believe that a screen can substitute a real relationship. 

The rise of internet has sparked a debate about how online communication affects social relationships: form one side it is easier to interact with someone you really care about, it lets you share experiences and information, it breaks down every kind of frontier. On the other hand, it could be dangerous for the authenticity of relationships, because it leads young people to prefer a smartphone rather than their friends. Also in the field of education, technology could be as helpful as dangerous. It has changed the way we get information, the way we study and we learn.

But, on the other side, tablets and the net have stolen the beauty of books and encyclopaedias, which have lost their value. 

Also political activism has become easier thanks to social networks: politicians can show their ideas and find consents among the crowd, because they can easily enter in our everyday life, just posting on their profiles, reaching anyone everywhere. 

In the same way, online shopping has become a trend for everybody, because shops have changed their methods of distribution and advertising, thanks to the Internet, but many shops are closing. 

Karin Papini, 5 A Tecnico

 

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