Saturday, November 1, 2025

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Coreutico: cinque anni di successi

Posted by admin On Luglio - 11 - 2018 Commenti disabilitati su Coreutico: cinque anni di successi

Cinque anni di attività: è questo il compleanno che festeggia il Liceo Coreutico Antonio Locatelli di Bergamo, unico in provincia e uno dei due presenti in regione Lombardia.

Punto di forza non solo i tanti successi riscossi nel corso di questi anni su tutto il panorama nazionale, con la vittoria in molti concorsi, sia con danze individuali che balletti di gruppo, ma anche il rigore dell’insegnamento, senza dimenticare la guida artistica della direttrice che ormai da più di due anni (più precisamente dall’anno scolastico 2015/2016) sta lasciando la sua impronta nella scuola: l’etoile Carla Fracci. L’efficacia degli insegnamenti è dimostrata come accennato dai tanti risultati ottenuti: a partire, per citare solo i più recenti, dalla vittoria al Como Lake Award alle otto coppe in altrettante sezioni conquistate alla manifestazione Euro Danza 2017, fino al palcoscenico di San Benedetto del Tronto lo scorso ottobre.

Grazie alla collaborazione con Carla Fracci è nata anche la volontà di ambire alla formazione di una Compagnia di Danza legata al Teatro Donizetti di Bergamo.

Il piano di studi prevede una ripartizione tra le materie culturali insegnate da docenti del liceo scientifico Locatelli, a cui è annesso, e le materie di indirizzo insegnate da docenti laureati presso l’Accademia Nazionale di Danza, Istituto di Alta Cultura, dove hanno conseguito l’abilitazione all’insegnamento della danza. L’orario curricolare è articolato in cinque giorni settimanali con chiusura al sabato.

Il piano di studi della scuola è finalizzato a ottenere “padronanza del linguaggio coreutico sotto gli aspetti dell’esecuzione e della rappresentazione”.

 

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Al via il Liceo Quadriennale

Posted by admin On Luglio - 11 - 2018 Commenti disabilitati su Al via il Liceo Quadriennale

Il Liceo Scientifico “Antonio Locatelli” è una delle otto scuole bergamasche selezionate dal Ministero dell’Istruzione per la sperimentazione d’eccellenza di un nuovo modello di scuola, il cosiddetto Liceo Quadriennale. Si tratta di un evento importante, reso ancora più straordinario per il fatto che sono solo due i licei scientifici puri della provincia di Bergamo che hanno ottenuto questa possibilità grazie ai loro progetti all’avanguardia.

Per meglio capire di cosa di tratta, per vedere quali siano i punti di forza e le ambizioni della nostra scuola, ne abbiamo intervistato il preside e fondatore della scuola, professor Giuseppe di Giminiani, che ha fortemente creduto in questa innovazione e la sostiene con energia.

Preside Di Giminiani, quali ritiene siano stati i motivi per i quali il Locatelli è stato scelto per l’attuazione del progetto sperimentale? 

La scuola è stata scelta per la pianificazione della struttura degli orari, le materie introdotte e gli obiettivi prefissati. Punto a favore del Locatelli, rispetto ad altre scuole, è il supporto dato agli studenti e ai docenti dalle strumentazioni avanzate di cui dispongono, come gli iPad, i libri digitali e le registrazioni delle lezioni. A differenza di alcune scuole, che non hanno aderito al progetto perché, come affermano i sindacati, un quinto degli insegnanti perderebbe il posto di lavoro, il Locatelli, mostrando ancora una volta una grande intraprendenza nell’affrontare nuove sfide, ha deciso di mettersi in gioco.

Il programma del Liceo quadriennale sarà uguale a quello dello scientifico tradizionale o subirà delle variazioni? 

Il totale delle ore del corso quadriennale e del quinquennale sarà uguale. Le lezioni inizieranno  il 1° settembre e termineranno il 30 giugno; l’anno scolastico sarà suddiviso in tre trimestri. Le materie saranno uguali a quelle del Liceo quinquennale con storia e filosofia in inglese, per il potenziamento della lingua straniera. Unica variante è l’inserimento di economia e diritto, oltre alle cinque ore di matematica e le quattro di fisica, quest’ultime suddivise in due ore per fisica teorica e due per fisica sperimentale, in quanto il Ministero preme affinché siano inserite attività laboratoriali.

E a proposito delle materie aeronautiche cosa ci può dire?

Per mantenere le materie che contraddistinguono la nostra scuola, si è deciso di inserire il laboratorio di navigazione, comprendente navigazione, circolazione e meteorologia. Esso prevede l’utilizzo di tecnologie per l’acquisizione di competenze trasversali alle discipline di matematica, fisica, geografia e inglese.

Ritiene che il quadriennale sia un valore aggiunto per il Locatelli e più in generale per tutto il sistema scolastico nazionale? 

Secondo me è importante allinearci al sistema scolastico europeo che prevede dodici anni anziché i tredici di quello italiano. Credo che il progetto del quadriennale sia molto più adatto all’istruzione liceale che a quella tecnica, in quanto, negli istituti tecnici, alcune materie del triennio richiedono delle nozioni scientifiche che solo un corso attuato nel biennio può fornire. L’obiettivo di riuscire a frequentare il Liceo in quattro anni, sebbene richieda grande impegno e dedizione, è per il ragazzo motivo di orgoglio.

Ci sono requisiti necessari per essere ammessi?

La scuola richiede una preparazione adeguata già dalla scuola secondaria di primo grado, uno studio costante e approfondito, grande volontà e spirito di sacrificio.

Il diploma del liceo quadriennale avrà lo stesso valore di quello del  quinquennale?

Al termine dei quattro anni il diploma ha lo stesso valore e risponde agli stessi requisiti del diploma quinquennale, sia per tutti i concorsi pubblici che per l’ingresso universitario. I ragazzi che quindi usciranno dal quadriennale potranno inserirsi nel mondo del lavoro un anno prima rispetto agli altri studenti.

Riccardo Bernocchi, 4 B Scientifico

Il piano studi del liceo quadriennale si sviluppa in sostanza su due bienni: il primo vede confluire al meglio quelle che già erano le discipline del liceo scientifico tradizionale, in cui allo studente è richiesto un ritmo di studio puntuale e rigoroso; il secondo sviluppa invece le proposte disciplinari di riferimento al profilo in uscita, permettendo in questo modo a ogni singolo studente di poter fare scelte di approfondimento personale anche attraverso l’attivazione di insegnamenti opzionali.

Si lavora in modo innovativo, attraverso la costruzione progressiva di un portfolio personale che garantisce il coinvolgimento diretto di ciascuno studente, con più attenzione alle competenze individuali, utilizzando materiali originali per le lezioni, con docenti a disposizione degli studenti anche dopo le lezioni, puntando all’internazionalizzazione, alla didattica integrata, con lezioni in lingua (tra le materie anche il problem solving), workshop e formazione trasversale esperienziale.

Quattro le lingue straniere  tra cui scegliere (inglese, spagnolo, francese, tedesco), iPad per tutti, aule multimediali con lavagne touch, lezioni partecipate in italiano e in inglese, una community online per il confronto tra studenti e docenti, registrazione di tutte le lezioni nell’archivio scolastico accessibile anche da casa.

Si punta a valorizzare le discipline in dialogo fra loro, condensandole per aree disciplinari, affinché ogni sapere risulti integrato e correlato con altri:  area lingua madre (con approfondimento in letterature comparate), lingue straniere (con certificazioni e corsi di potenziamento), area logico matematica (forte di statistica e matematica applicata nel secondo biennio), delle scienze sperimentali (tra cui meteorologia), delle scienze economico sociali, della filosofia e infine area motoria e attività.

Nel secondo biennio lo studio della lingua impegna all’acquisizione di forti competenze nello scrivere, oltre che nell’utilizzo di lessici specifici e tecnici, correlati a singole discipline; la finalità è avviare a percorsi di studio accademico, preparatorio al passaggio verso studi universitari anche all’estero.

 

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A lezione di bon ton e arte del galateo

Posted by admin On Luglio - 11 - 2018 Commenti disabilitati su A lezione di bon ton e arte del galateo

Oggi, più che mai, le buone maniere sono diventate una marcia in più, una modalità per la persona di presentarsi agli altri, sul lavoro e nella società in modo migliore, per farsi ascoltare e accettare maggiormente.

Questo concetto è stato ben appreso da Giuseppe Di Giminiani, preside dell’istituto Antonio Locatelli, che per fornire ai suoi studenti una formazione il più completa possibile nell’ottobre 2017 ha promosso il progetto Corso di Galateo a scuola o Corso per maggiordomo. Ma le lezioni  offerte ai ragazzi  non insegnano solo le classiche regole di bon ton a tavola: sarebbe riduttivo legare il galateo solo alla tavola e alla cucina.

Le lezioni svelano invece agli studenti gli atteggiamenti adeguati per sapersi comportare in ogni situazione  sociale e per distinguersi per eleganza anche in quelle occasioni difficili e potenzialmente imbarazzanti. Il programma del corso copre infatti le diverse sfumature del Galateo a partire dall’esteriorità al giorno d’oggi fino al garbo matrimoniale. “Sapersi comportare in ogni frangente  con educazione e stile è oggi molto importante”, questa è la frase che ripetono ai ragazzi, incessantemente, i docenti del corso, persone squisite che con molto impegno e passione cercano di trasmettere ai ragazzi 2.0 i principi del Galateo.

In ogni lezione gruppi di ragazzi vengono affiancati dai “maestri delle buone maniere”, che affrontano con ironia la vita di tutti i giorni per dare i giusti consigli per essere impeccabili, migliorare la qualità della vita e dei rapporti sociali, lavorativi e sentimentali, attraverso semplici regole di bon-ton. La parola galateo viene dall’opera scritta da Giovanni Della Casa, pubblicata postuma nel 1558 e intitolata, appunto, Galateo overo de’ costumi.

Al giorno d’oggi non esiste più il galateo così come descritto da Monsignor Della Casa: i costumi si sono evoluti e, con il passare del tempo, ogni consiglio sembra essere stato superato.

Questo, però, non vuol dire che non esistano più regole da seguire; anzi, queste aumentano ogni giorno e diventano sempre più complesse, ma nonostante questo una cosa certa è che ognuno di noi, grazie a questo corso di garbo, sarà in grado di affrontare con maggior sicurezza le più diverse situazioni quotidiane e saprà farne tesoro anche per le occasioni più formali.

Si tratta di un percorso di crescita e di miglioramento di sé, ma anche di chi ci sta accanto: famiglia, amici, colleghi, che da noi potranno imparare.

Elvira Bellicini, 3 A Scientifico

 

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Il defibrillatore a scuola

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Le sue origini possiamo individuarle a fine del Settecento, quando Peter Christian Abildgaard, definibile proprio per questo una specie di padre della defibrillazione, riuscì a fermare il cuore di una gallina e a farlo ripartire subito dopo con una scarica elettrica.  Oggi anche la nostra scuola si sta attrezzando con un defibrillatore: appena terminate le procedure e i corsi verrà messo in funzione.

Dalla scoperta di Abildgaard a oggi la tecnologia è ovviamente progredita e sono stati inventati defibrillatori veri e propri: all’inizio disponibili solo in luoghi autorizzati e utilizzabili solo da chi avesse competenze in ambito, ora invece addirittura disponibili anche per strada e reperibili da chiunque ne abbia bisogno. Proprio come quello installato a scuola.

Esistono diversi tipi di questi salvavita, ma quello che di cui ci occupiamo è un defibrillatore completamente automatico, composto da due elettrodi da posizionare sul torace.

Ovviamente per usarlo è necessario seguire un corso che alcuni studenti della nostra scuola avranno possibilità di portare a termine. Il defibrillatore è a nostra disposizione ma anche pronto per eventuali emergenza esterne all’istituto.

È chiamato DAE e, come detto, è automatico: una volta riconosciuto lo stato di arresto cardiaco, procede in autonomia all’erogazione dello shock elettrico al cuore del paziente. Chi sarà presente dovrà occuparsi solamente del massaggio cardiaco e della respirazione, necessari ad aumentare le possibilità di ripresa regolare del battito cardiaco.

Raffaele Parola, 3 A Scientifico

 

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Due o 4 tempi? Scelta di stile

Posted by admin On Luglio - 11 - 2018 Commenti disabilitati su Due o 4 tempi? Scelta di stile

Al giorno d’oggi il mercato motociclistico diretto ai giovani è diviso in due principali categorie di interesse, che presentano motori completamente diversi per funzioni e costruzione. Parliamo del 2 tempi e del 4 tempi: i primi sono motori più potenti e reattivi, che a parità di cilindrata presentano il doppio dei cavalli in quanto a ogni ciclo del pistone la candela produce una scintilla che fa esplodere il combustibile. Naturalmente questo comporta un consumo di carburante molto più elevato e una maggiore “precarietà”, in quanto ogni componente del motore è sottoposto a una forza e a uno stress molto più alti.

Al contrario i motori a quattro tempi producono uno scoppio ogni due cicli, in quanto il pistone risale a vuoto dopo ogni scintilla, per aiutare la fuoriuscita dei gas di scarico. Di conseguenza le caratteristiche di questo tipo di motore sono diametralmente opposte a quelle elencate per il blocco due tempi.

Come può dunque un ragazzo scegliere il motore più adatto? A mio parere la scelta deve essere orientata principalmente dall’utilizzo che si vuol fare del mezzo. Per capirci: un motore a due tempi permette una velocità e una ripresa molto più elevate, regala molte più emozioni grazie al suo suono, a discapito dei consumi e della sicurezza in viaggio. Al contrario il motore a quattro tempi non ha bisogno di una cura e un’attenzione così articolate come l’altro tipo, e permette viaggi molto più lunghi con consumi quasi irrisori.

La scelta è alla fine basata sull’emozione che si vuol provare e deve provenire dal cuore.

Davide Lazzaroni, 2 B Scientifico

 

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Miracle on flight 1549

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Chesley “Sully” Sullenberger is a civil pilot that landed in the Hudson River for an engine failure saving 155 people on board. Sullenberger, before his civil career, served in the US Air Force from 1973 to 1980, he was on the F-4 phantom II jet. In the USAF he was a leader, a Top Gun, and also a training officer in the Red Flag operations. He was also a member of an aircraft accident investigation board. In  1980 he moved to Pacific Southwest Airlines (bought by the Us Airways in 1988) as a commercial pilot.

On January 15, in 2009, he took off from La Guardia airport in New York on Flight 1549, but during the climb he hit a large flock of Canadian geese, that unfortunately entered in the engine causing a failure.

Engines were seriously damaged and suddenly neither was providing any thrust. Sullenberger kept the control and talked to the ATC about the options he had: returned to La Guardia or land at Teterboro airport in New Jersey. The plans were both useless and so Sully decided to perform an emergency water landing, called ditching, on the Hudson River! He announced to passengers: “Brace for impact” and performed maybe the best landing on water ever done, the manoeuvre was a success, and all the 155 passengers on flight 1549 survived at the impact,  captain Sullenberger was the last to get out from the plane.

Sullenberger is a hero, he received calls by international celebrities, he became a superstar and was also invited by Obama as a guest to his president inauguration.

The year later, in  2010, he retired to go on with investigation on plane’s accidents. Captain Chesley “Sully” Sullemberger is an example for everyone and he continues to be a hero avoiding accidents and saving lives.

Nicola Tota, 5 A Scientifico

 

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The first space car

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Here’s the first “space car”: the brand-new Midnight Cherry Tesla Roadster, an electric car from Tesla Motors. It will be the first payload of the Falcon Heavy, world’s most powerful rocket from SpaceX. The launch is scheduled in January at the Kennedy Space Center, Florida.

Elon Musk, owner of both Tesla Motors and SpaceX, twitted the news declaring that the car will reach Mars while playing “Space Oddity” from David Bowie. The Falcon Heavy is made of three Falcon 9 in parallel (Falcon 9 is the rocket currently used by the company to ship satellites in space and supplies to the International Space Station). As Falcon 9 has 9 engines, the Heavy is powered by 27 kerosene-oxygen engines. “The thrust is going to be impressive”, pointed up Musk, “anything could happen.”. Due to its composite structure a failure of the Falcon Heavy has already been taken in count. During the last days the rocket has been carried to the launch pad for a first engine ignition test. If it will be successful the official liftoff may happen before the end of January. The launching has been designed so that both the boosters (basically the two side rockets) and the main stage will come back on Earth in three different locations. Next, they will be reconditioned and reused.

The boosters should re-enter approximately near the coasts of Florida while the main stage should land on a floating platform in the middle of the Atlantic Ocean.

Falcon Heavy itself measures 70 meters and weighs about 1,4 million kilograms when fully loaded. According to the project it can ship 64 tons in low-orbit around Earth and 17 tons towards deep space. If the plan will succeed SpaceX could finally start trips to the Moon and Mars.

Alessandro Ferrari, 5 A Scientifico

 

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Auto autonome: nuova realtà

Posted by admin On Luglio - 11 - 2018 Commenti disabilitati su Auto autonome: nuova realtà

Il futuro è più vicino che mai: alcune aziende automobilistiche si sono messe all’opera per creare auto che possano circolare senza pilota, in piena autonomia.

Queste autovetture sono normalissime auto che, di serie, montano però gadget veramente all’avanguardia: in particolare vengono inseriti sensori che sondano tutto ciò che circonda il veicolo, dai cartelli alle persone, da altre autovetture a qualsiasi altro ostacolo. Questa caratteristica è simile a quella di un radar o un gps, ma con una risoluzione finale molto migliore. Grazie a tutto questo l’auto, o meglio il software in essa contenuto, riesce a muoversi in ambienti sconosciuti, a creare una mappa e a localizzarsi in quella mappa. Questa caratteristica in particolare ha un nome: Slam, simultaneous localization and mapping. Tutto ciò è già stato importato sui robot.

La Sae International, ente di normazione per l’industria automobilistica, nel 2014 ha emanato uno standard denominato J3016 che individua sei diversi livelli di guida autonoma.

Esistono molte case automobilistiche che si sono dedicate a questo progetto. La Volkswagen ha creato Junior, una Passat con guida robotica. Anche la Nissan e la Mercedes non sono state a guardare: la prima ha creato Nissan Ids e l’altra ha costruito il Mercedes Future Track 2025, che ha percorso 110 chilometri.

Nel 2016 è stato invece lanciato il primo software open source per la guida autonoma. Fantascienza? Non è proprio così: se Volkswagen, Nissan e Mercedes hanno creato solo prototipi, Tesla è già un passo avanti. Famosa soprattutto per le sue auto elettriche, Tesla è infatti riuscita a costruire un’auto che, senza pilota, ha percorso un tragitto di media lunghezza: esiste un video in cui si mostra il funzionamento di questa vettura, con il presidente e amministratore delegato di Tesla, Elon Musk, che viene mostrato al suo interno.

Simone Nocenti, 2 B Scientifico

 

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Elon Musk, multibillionaire in action

Posted by admin On Luglio - 11 - 2018 Commenti disabilitati su Elon Musk, multibillionaire in action

Elon Musk is a multi-billionaire, cofounder, CEO and product architect of Tesla, founder, CEO and CTO of the Space Exploration Technologies Corporation (SpaceX), president of SolarCity (solar energy services), co-founder of PayPal (online payment system) and OpenAl (a non-profit artificial intelligence research company), promoter of Hyperloop (superfast Transport system) and in 2016 founder of “the Boring Company” and more…

What else? He invested in all that has to do with our near future: electrical cars, space exploration programs, renewable energies etc.

He’s known not just for his business ability but also for his extravagances which is a perfect summary of brilliance and eccentricity but also for his infinite determination, motivation, mentality and confidence. It’s incredible how this man built a colossal business and technological empire in just few years!

Well, but, how did he start?

Elon Reeve Musk was born on June 28, 1971, in Pretoria, Transvaal, South Africa from a Canadian model and dietician and a South African electromechanical engineer, pilot and sailor. His childhood was not so happy: his parents divorced when he was very young and he lived between his mother’s and father’s house. He was bullied by his school mates (and once he was thrown down from a flight of stairs and bitten until he lost consciousness) because he was a nerdy, shy, sci-fi passionate and unsociable teenage. He was so sci-fi passionate that he read lots of books and at age of 10 he developed interest in computing with the Commodore VIC-20 (8-bit home computer). He learned computer programming and at 12 he created and sold for $ 500 c.a., the code for a BASIC- video game called Blastar to a technological magazine.

He was early educated at a private English-speaking preparatory school and then he graduated from Pretoria Boys High School. After obtaining the Canadian citizenship through his mother (to avoid the required military service for white males in South Africa) he was accepted in Queen’s University of Kingston (Ontario) for an undergraduate education and after this he transferred to the University of Pennsylvania where he obtained a bachelor’s degree in economics and a second bachelor’s in physics.

Then he won an admission to the prestigious doctoral program at Stanford University in California, where he planned to concentrate on Ph.D. in energy physics.

He moved in 1995 when Internet boom began and he decided to quit University and began working in this new technological field. He founded, with his brother Kimbal, Zip2 (which provided online content). In 1999 the AltaVista division of Compaq bought Zip2 for 307 million dollars in cash and 34 million in stock option.

In 1999 he invested that money on X.com, an online service payment through email and a year later he founded Confinity (now known as PayPal). In 2002 eBay bought it for 1,5 billion dollars. In the same year he built his third company, the famous SpaceX, investing 100 million dollars: SpaceX is taking care of projecting and building launch system partially reusable (Falcon 1 and Falcon 9) and space vehicles for orbital human and cargo transport (like Dragons).

In 2003 he founded Tesla Motors which passed many difficulties during the crisis of 2008-2009. Recently he founded SolarCity, he is also working on a high velocity train (Hyperloop) that will connect Los Angels and San Francisco in 35 minutes, he is also doing research on a Molecular called Halcyon (the goal is to discover cure for many illnesses and to extend life duration and quality), OpenAl and Neuralink (a neuro technological start-up to connect human brain to artificial intelligence). He also received many awards such as two honours causa in design at Art Center College of Design (Pasadena, California) and in aerospace engineering at Surrey University (England).

He works 100 hours per week dedicating 12 hours to job, 6 hours for sleeping and the remaining hours to spare time. He’s a great hard worker who wants to change the world, realizing and accomplishing every goal he sets, risking all, daring, falling and rising again each time.

Some people say he’s crazy, out of his mind, but I think that he is really ambitious and that desire is so high that no one or nothing can stop him.

Celine Polepole, 3 B Scientifico

 

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Youth in Iceland

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È stata intitolata “Youth in Iceland” la rivoluzione culturale che, grazie a un mix di divieti, coinvolgimento in attività sportive e creative e stretto lavoro tra scuola e genitori, ha fatto sì che in meno di 20 anni (dal 1998 al 2016) si riducesse dal 48% al 5% il numero di adolescenti a stretto contatto con sostanze dannose.

Il progetto inizia nel 1992 in Islanda, ma nasce a New York da una tesi di dottorato di tale Harvey Milkman, che ha concluso che l’utilizzo di droghe e alcol deriva prevalentemente dai problemi nella gestione dello stress. È stato condotto un sondaggio in Islanda tra adolescenti di età compresa tra i 15 e i 16 anni e i risultati sono stati sconvolgenti: il 25% dei ragazzi fumava ogni giorno e il 40% si era ubriacato meno di un mese prima. Dal sondaggio è emerso anche un altro aspetto: i ragazzi che praticavano sport o altre attività avevano un buon rapporto con scuola e genitori ed erano meno propensi all’assunzione di alcol e droghe.

Per realizzare il progetto, il governo islandese ha imposto alcune leggi e divieti molto severi: ad esempio è stata vietata la pubblicità di alcol e fumo, la vendita di sigarette ai minori di 18 anni e di alcol ai minori di 20. inoltre è stata adottata una stretta collaborazione tra scuola e famiglia, con la proposta di sempre più attività sportive e artistiche che tenessero i ragazzi occupati nel tempo libero, ed è stato infine imposto un “coprifuoco” per i ragazzi tra i 13 e i 16 anni alle 22 nel periodo invernale e alle 24 in quello estivo.

Il progetto ha ottenuto risultati clamorosi e l’Islanda è passata dall’essere lo stato col maggior numero di consumatori di droghe a essere quello con gli adolescenti più “puliti” d’Europa.

Questo progetto potrebbe essere una svolta per le nuove generazioni europee, se solo applicato: non sembra però essere condiviso dagli altri stati europei, dato che “Youth in Europe” esiste solo in pochissime singole città europee.

Gaia Bassi, 2 B Scientifico

 

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Morte delle api: estinzione per l’uomo?

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Che ci si creda o meno, la sopravvivenza della specie umana è legata a un piccolo insetto, all’apparenza insignificante ma che fa funzionare tutto l’ ecosistema: l’ape.

Quest’insetto appartiene alla famiglia degli imenotteri e effettua il 95% dell’impollinazione ma cosa succederebbe se l’ape si estinguesse? Come ha detto Einstein: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non rimarrebbero che quattro anni di vita”.

Impollinando i fiori ci permette di mangiare frutta e verdura che vengono mangiate a loro volta da animali da cui ricaviamo la carne ma questa specie in, Italia e in Europa, è in una situazione critica: nel 2016 si è registrata la perdita del 50% degli alveari a causa di malattie e di insetti antagonisti provenienti dall’Asia e dall’Africa, alle quali non si è ancora trovato rimedio.

In più c’è una colpa anche del consumatore, perché preferisce acquistare miele estero a poco prezzo (e di scarsa qualità) che miele italiano. Si aggiunga anche una certa “ignoranza” verso questo insetto, perché pochi conoscono come funziona il super-organismo alveare. È abitato da circa 80.000 api in periodo primaverile (fase di sviluppo) tra le quali ci sono una regina, che è l’unica femmina feconda capace di deporre uova (fino 2000 al giorno); circa 1000 o 2000 fuchi, che fecondano la regina e nascono da uova non fecondate dopo 25 giorni, distinguendosi dalle altre api per la forma tozza; e infine ci sono circa 70.000 api operaie (femmine non fecondate, nate da un uovo fecondato dopo 21 giorni), che sono le vere lavoratrici che svolgono varie mansioni a seconda dell’età.

In particolare nell’ultimo stadio di vita l’ape operaia svolge il compito di bottinatrice: viaggia di fiore in fiore raccogliendo nettare (necessario per fare il miele) e polline (necessario per alimentare la covata)., e così facendo svolge anche la funzione di impollinatrice, favorendo la diffusione e la nascita di piante e fiori.

Il miele viene ricavato dal nettare, fatto asciugare nelle celle dell’alveare grazie alla ventilazione prodotta dalle api operaie: è formato da fruttosio, glucosio e saccarosio, da sali minerali e acqua.

In Italia, e in particolare a Bergamo, vengono prodotti 6 tipi di miele: robinia, castagno, tiglio, millefiori, melata e rododendro, ognuno con colori e caratteristiche differenti.

Angelo Cattaneo, 2 B Scientifico

 

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Sikhs and sikhism: from Punjab

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Sikhism is a religion that originated in Punjab, India at the end of the 15th century. This religion is based on the sacred scriptures contained in the holy book named “Guru Granth Sahib”; Granth is an hindi word which means book. Sikhism is based on the spiritual teachings of ten Guru and teaches that God last forever. God can’t be seen, has no body, he has created the universe and also can destroy it or keep it running, and spreads his thought by ten Gurus.

A Sikh temple is called Gurudwara that means house of Guru. Mainly the Gurudwara has 4 doors, which are called the door of peace, the door of livelihood, the door of learning and the door of grace; when a person enters in a Gurudwara his head must be covered, he must remove his shoes and sit on the floor as all the other people. The Guru Granth Sahib is positioned in an upper level to demonstrate his higher spirituality.

In the Sikh temple there is also an open mess to everyone and at the end anyone can eat for free.The most important festival is “Vaisakhi” held on the 13th or 14th April. In 1699 the nine Guru, Guru Gobind Singh laid down the foundation of the “Panth Khalsa” (or Sikh community) by baptizing Sikh warriors, to defend  religious freedoms. The baptism consists in the administration of a mix of water and sugar, stirred with a double-edged sword in an iron bowl; this is called “Amrit” and this ceremony is accompanied with recitation. Guru Gobind Singh also introduced a new surname that is Singh (lion) for men and Kaur for women. This was done to fight the cast system and also because in the Sikhism all people are equal.

A baptized Sikh must carry 5 symbols the so called 5 K: Kesh (uncut hair) symbolises the membership of the group, uncut hair symbolises adoption of simple life and denial of pride in one’s appearance and also because hair are a part of God creation so you shouldn’t cut it; Kara (steel bracelet) is a symbol of restraint and gently; Kachera (special underwear) is a symbol of chastity; Kanga (wooden comb) symbolises a clean mind and body and also a duty is to keep the hair clean and combed at least twice a day; Kirpan (sword) is for self defence.

Baldev Singh, 4 B Tecnico

 

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Do we have to legalize cannabis?

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Do we have to legalize Cannabis? Is smoking a joint as dangerous as everyone says? Or should it be a positive thing? Let’s try to understand the answer in the following lines. There are many ways of thinking about this argument, but many people observed that there are more positive opinions than negative ones.

Why not? Which are the arguments that should not premise the legalization? They are few, let’s see them. The legalization should promote the development of dangerous habits, even if lot of people has the habits to use Marijuana now a day: in fact in Italy 4 millions of people on 60,8 millions smokes weed. It’s even proved that this drug increases the probability to acquire dangerous illnesses as cancer or less dangerous ones as nausea, vomiting, anorexia, cachexia and spasticity. These last ones are illnesses/effects stabilized by scientific studies, apart from cancer, because the researches are being conduced yet. Then there are other effects but less serious as allergies, inflammation, infections, epilepsy, depression, bipolar disorders, etc. For example the actor Michael J. Fox used a lot of drugs among which weed; now a day he is fighting the hardest battle of his life versus the heaviest and most destructive illness that causes tremors, rigidity, slowness in movements and difficulties of various kinds: the Parkinson, that almost certainly was contracted by him due to the drugs. Then there is the last but not less important argument against the legalization that correspond to a possible profitable deal for mafia associations that control an important percentage of the distribution of the drugs in Italy.

Why yes? Now let’s go to the arguments that agree with the legalization… The first one is the greater control of the distribution and so the percentage of minors smokers of cannabis would be lower. Than there is the most discussed argument: cannabis as therapeutic purpose. They say that the cannabis helps to leave the habits of smoking cigarettes or drinking alcohol, they say that it could be a benefit after a chemotherapy treatment to, but all this hasn’t  totally been ascertained yet. The legalization could be seen as contrast versus the many criminal associations that work on the distribution of the drugs. An other argument that agree with the legalization is the born of an economic sector that now a day in Italy doesn’t exist yet. The legalization could be a benefit even because it would lead our state to have an annual source of income that reaches about 10 billion euros.

Stefano Macchia, 2 A Scientifico

 

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Bitcoin: il futuro o un errore?

Posted by admin On Luglio - 11 - 2018 Commenti disabilitati su Bitcoin: il futuro o un errore?

Il Bitcoin è una moneta elettronica creata nel 2009 da un anonimo, conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. A differenza delle valute e fisiche convenzionali, il Bitcoin è caratterizzato da un sistema decentralizzato; infatti non è presente un ente che ne regoli la valuta: quest’ultima è determinata dal rapporto tra domanda e offerta.

Il Bitcoin sfrutta un database distribuito sulla rete di internet per tenere traccia delle transazioni tra gli utenti che sono visibili in tempo reale in diversi siti.

Ogni utente può possedere un portafoglio e un numero illimitato di copie di chiavi, composte da una chiave pubblica e una privata.

Le chiavi pubbliche sono utilizzate come punto di ricezione o invio di monete, mentre quelle private appongono una firma digitale alla valuta. Le chiavi pubbliche non contengono le informazioni personali del proprietario.

In una transazione l’utente 1 aggiunge a una determinata somma di denaro la chiave pubblica dell’utente 2, insieme alla propria chiave privata, che verrà verificata durante il trasferimento. Questo procedimento impedisce all’utente di riappropriarsi dei Bitcoin che hanno ormai cambiato proprietà. Tuttavia se si dovesse perdere la chiave privata, cancellandola, il portafoglio con il denaro al suo interno verrà considerato perso e non potrà in alcun modo essere recuperato.

Per ottenere Bitcoin si può utilizzare il processo detto “mining”, cioè si dona la potenza di calcolo dei propri dispositivi quali pc, smartphone o tablet  per contribuire alla creazione, alla distribuzione e alla sicurezza dei Bitcoin. Circa sei volte all’ora la rete distribuisce a caso una somma di Bitcoin ai contribuenti: la somma varia in base alla quantità di potenza di calcolo che viene offerta.

Il Bitcoin al giorno d’oggi non solo può essere scambiato con servizi via internet ma, in determinati casi, anche con beni materiali. Ad esempio, l’università di Nicosia (Cipro) accetta Bitcoin come metodo di pagamento per le tasse universitarie; nella città di Zugo, in Svizzera, vengono utilizzati i Bitcoin per il pagamento di servizi pubblici quali sanità e trasporti.

Purtroppo il Bitcoin ha difetti non indifferenti: viene anche utilizzato come moneta nel Deepweb, dove viene scambiato con sostanze stupefacenti, armi, materiale pedopornografico e altri servizi illegali.

A causa della sua decentralizzazione e del meccanismo di scambio peer to peer, cioè in cui il cliente può essere anche servente, diventa impossibile l’intromissione degli enti governativi o privati e, perciò, il controllo della diffusione del Bitcoin.

Questa situazione è aggravata dal fatto che il Bitcoin segue il cosiddetto schema Ponzi, cioè un programma di vendita fraudolento che promette ingenti guadagni alle vittime a condizione che reclutino nuovi investitori.

L’anonimato della valuta ne compromette quindi la sicurezza e la trasparenza verso il cliente, che non ha garanzie che gli verranno restituiti i soldi investiti.

Mentre dibattito sulla legalità del Bitcoin si svolge, il suo valore continua ad aumentare: nei primi anni della sua realizzazione un Bitcoin corrispondeva a circa 35 dollari statunitensi, entro il 2013 il valore è salito 400 dollari e poco tempo fa era circa 18.000 dollari. Qualcuno ha previsto che entro la fine del 2018 il Bitcoin potrebbe raggiungere il valore di 50.000 dollari. Si stima anche che il numero di Bitcoin prodotti si fermerà nel 2033 a circa 2,1 milioni, causando così un aumento di valore spropositato, con i relativi pro e contro.

Michele Bramati, 2 B Scientifico

 

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Il business contro il gusto del videogioco

Posted by admin On Luglio - 11 - 2018 Commenti disabilitati su Il business contro il gusto del videogioco

In questi anni i ragazzi hanno sempre più apprezzato i videogiochi: alcuni di loro si sono addirittura innamorati di questo passatempo, tanto da preferire un’ora passata davanti alla consolle piuttosto che un’ora con i propri amici al parco.

Gli sviluppatori di questi giochi hanno notato questo incremento di giocatori e hanno deciso di creare una nuova branca dello sport, chiamata E-sport. Questa nuova disciplina consiste in vere e proprie sfide e campionati a livello internazionale, per decretare chi sia il più forte nel controllare un avatar all’interno del videogioco.

Queste sfide inizialmente non hanno riscosso molto successo, ma con il passare del tempo sempre più squadre si sono iscritte a questi tornei. Quello che ha spinto sempre più team a iscriversi è stato senza alcun dubbio il montepremi messo in palio per chi riesce a vincere questi campionati.

Prendiamo l’esempio di “Rainbow Six: Siege”, un gioco di tattica militare creato dalla Ubisoft: anche questo gioco ha una sua lega composta da numerose squadre che si fronteggiano ogni anno per raggiungere il titolo di Migliore.

Questa lega si chiama Pro League e si disputa tutti gli anni intorno a novembre a San Paolo, in Brasile. I vincitori ricevono come premio ben 240.000 dollari statunitensi per la squadra: e questa vincita è una delle più basse a livello mondiale, visto che in alcuni casi le somme messe in palio dagli organizzatori ammontano anche a oltre mezzo milione di dollari.

La domanda che bisogna porsi a questo punto nasce spontanea: non è che un semplice videogioco, creato inizialmente per far svagare grandi e piccoli, non sia più solo un modo per divertirsi, ma anche un modo per fare business, a costo di perdere il gusto del giocare in gruppo?

Filippo Mondonico, 2 B Scientifico

 

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Il duro costoso lavoro dietro un film

Posted by admin On Luglio - 11 - 2018 Commenti disabilitati su Il duro costoso lavoro dietro un film

Siamo abituati a vedere film sul grande schermo o a casa, o anche in streaming sul computer, ma non ci fermiamo mai a chiederci che tipo di lavoro e quanto ce ne sia dietro alla sua creazione.

Le fasi dello sviluppo di un’opera cinematografica sono principalmente 5cinque: sviluppo, produzione, lavorazione, post produzione e distribuzione.

Durante la fase di sviluppo viene scritta la sceneggiatura, che consiste nella stesura del racconto, nell’ideare i personaggi e una trama e infine scrivere i dialoghi. Viene scelto il budget, ossia la cifra massima che può essere spesa per produrre il film.

Nella seconda fase, produzione, vengono scelti gli attori, dal protagonista fino all’ultima comparsa, e gli attori stessi iniziano a leggere il copione a prendere confidenza coi personaggi che dovranno interpretare, preparandosi anche fisicamente: alcuni grandi attori, che avrebbero dovuto interpretare criminali, hanno passato ad esempio mesi in prigione per prendere confidenza con il tipo di gente che avrebbero dovuto impersonare. Viene poi prodotto un set dove verranno effettuate le riprese, vengono siglati contratti con le aziende che si occuperanno della post-produzione e comprati i diritti della canzone che farà da colonna sonora.

La terza fase, la lavorazione, è la più costosa e quella che segna il punto di non ritorno per i finanziatori: con questa non si può più tornare indietro e il film verrà fatto. Questa fase richiede solo un passaggio, che è però il più importante: è qui infatti che vengono svolte le riprese cinematografiche, che fanno del film ciò che è.

La post-produzione è la fase più lunga: qui avvengono il montaggio, la registrazione delle musiche e degli effetti speciali. Il film viene poi doppiato se necessario o nel caso ci siano per esempio voci fuori campo.

Nella quinta e ultima fase, la distribuzione, il film viene appunto distribuito nelle sale, vengono prodotti i trailer, i bollettini pubblicitari e spot in tv. Avviene la riproduzione fisica delle copie. Alcuni paesi, a differenza dell’Italia, anziché doppiare film, introducono i sottotitoli lasciando la pellicola in lingua originale: lo spettatore può così godersi la produzione apprezzando al massimo la recitazione dell’attore.

Spesso quando guardiamo un film non ci accorgiamo del lavoro e dei soldi spesi per realizzarlo: vediamo solo, come detto, il prodotto finito senza vedere ciò che c’è dietro.

Simone Savoldelli, 2 B Scientifico

 

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Rex, orgoglio e leggenda d’Italia

Posted by admin On Luglio - 11 - 2018 Commenti disabilitati su Rex, orgoglio e leggenda d’Italia

Il 1° agosto 1931, sotto lo sguardo del re d’Italia Vittorio Emanuele III e della regina Elena, madrina della nave, venne varato un nuovo transatlantico, lungo ben 268 metri con un dislocamento di 51.000 tonnellate: il Rex. Prima del varo, un modello di sei metri del nuovo colosso dei mari fece il tour delle principali capitali europee e americane, suscitando grande interesse e scalpore da parte delle altre potenze marinare, come Francia, Inghilterra e Germania, che ritenevano l’Italia non in grado di costruire navi di una simile portata.

Grazie alla presenza sul transatlantico di molti luoghi per lo svago e il divertimento, si diede inizio ai viaggi di piacere: le moderne crociere. La nave era dotata di terme, piscine, sale di lettura, una pedana per la scherma e per il pugilato e persino una galleria coperta per il tiro al bersaglio.

Le camere  più lussuose, con aria condizionata, erano impreziosite da verande private. Oltre alle varie innovazioni nel campo dello svago e del confort, la nave era il fiore all’occhiello dell’ingegneria navale degli anni ’30: la sua prua a bulbo fu una delle prime a essere mai realizzate e, per la forma della carena, i costruttori si ispirarono alle trote.

Il transatlantico venne commissionato dalla Navigazione Generale Italiana e costruito nei cantieri navali Ansaldo di Sestri Ponente. Nel 1932 la Navigazione Generale Italiana fu assorbita dalla compagnia Italia di Navigazione Spa e, di conseguenza, anche il Rex passò sotto la sua proprietà.

Il 27 settembre 1932 il Rex partì per il suo viaggio inaugurale con a bordo 1872 passeggeri.

Durante l’inizio della traversata si verificarono diverse avarie, tra le quali un problema alla centrale elettrica che rese ingovernabile il timone della nave. Per questo motivo il transatlantico fu costretto a sostare per due giorni nel porto di Gibilterra. Alcuni passeggeri, scoraggiati dal pessimo inizio, partirono per la Germania e si imbarcarono su un altro transatlantico: l’Europa. Giunte a Gibilterra le parti di ricambio e riparati i guasti, il Rex salpò per New York dove arrivò il 7 ottobre, battendo sul tempo il transatlantico Europa.

Con questa traversata il Rex vinse il Nastro Azzurro, un ambito premio che veniva conferito alla nave passeggeri che raggiungeva la maggiore velocità media, e quindi il minor tempo, nell’attraversamento dell’Atlantico.

Mentre le navi inglesi, francesi e tedesche, all’inizio del conflitto nel 1939, cessarono le traversate oceaniche, il Rex continuò a operare fino al 1940 quando, con la guerra ormai alle porte, compì la sua ultima traversata. La nave venne ormeggiata nel porto di Genova, ma dopo il bombardamento da parte dei francesi della città, venne spostata a Trieste. Dopo l’8 settembre i tedeschi, che avevano  occupato la penisola, lo trasferirono presso la baia di Capodistria, ma durante il viaggio il transatlantico venne fatto incagliare.

Nel settembre 1944 il Rex subì un massiccio bombardamento britannico che causò un incendio durato ben quattro giorni. Alla fine della guerra venne valutata la proposta di recuperare il Rex e di riportarlo al suo antico splendore, ma il progetto venne abbandonato.

Tra il 1947 e il 1958 il transatlantico fu smantellato, ma la sua fama rimase viva tanto che una celebre scena del film di Fellini “Amarcord” celebra la famosa nave rendendola il simbolo dell’Italia degli anni ’30.

Riccardo Bernocchi, 4 B Scientifico

Il Nastro Azzurro era un prestigioso riconoscimento che, anche se in modo ufficioso, veniva attribuito alle navi passeggeri che effettuavano nel minor tempo (o con la maggior velocità media) la traversata dell’oceano Atlantico.

In particolare veniva assegnato sia per la tratta dall’Europa agli Stati Uniti (quindi da est verso ovest), più complessa perché era necessario contrastare la corrente del Golfo, sia per la tratta opposta (quindi da ovest verso est), più “facile” perché con la corrente a favore. La regola prevedeva che potessero gareggiare navi regolarmente registrate, adibite a uso passeggeri e postale, con personale professionista e che, durante il viaggio, trasportassero sia posta che passeggeri. Il titolo veniva riconosciuto a patto di battere il record precedente.

La prima assegnazione del riconoscimento risale al 1838, alla nave inglese Sirius, che impiegò dall’Europa agli Stati Uniti 18 giorni, 14 ore e 22 minuti, con una velocità media di 14,88 chilometri orari. Il Rex ha ottenuto il Nastro Azzurro, nonostante alcune avarie iniziali, nel 1933 con il comandante Francesco Tarabotto: il viaggio era durato 4 giorni, 12 ore e 53 minuti, con una velocità media di 53,59 chilometri orari.

L’ultima assegnazione riconosciuta risale al 1952, ma nel 1992 la nave italiana Destriero avrebbe conquistato l’ambito traguardo per l’ultima volta, fissando il record a 58 ore e 34 minuti, con oltre 100 chilometri orari di velocità media: il condizionale è dovuto alla controversia sorta perché non si trattava di una nave passeggeri e la traversata era stata dagli Stati Uniti all’Italia, quindi sulla rotta ovest – est.

 

 

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Fino in Bolivia con la Michielin

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“2640” – Francesca Michielin

(Sony Music)

“2640” è il nuovo album di Francesca Michielin, uscito il 12 gennaio 2018, anticipato dai singoli “Vulcano” quest’estate e “Io non abito al mare” lo scorso novembre.

L’embrione (un embrione bellissimo, tra l’altro, e definirlo tale è parecchio riduttivo) di “di20are” si è sviluppato, è maturato fino a dar vita a “2640”. Quasi tutte le tracce sono state scritte principalmente da lei, eccetto “Tropicale” che vede la collaborazione di Edoardo D’Erme (signor Calcutta), che ha collaborato anche ad altri pezzi del disco, e dell’Autore (e la maiuscola è messa di proposito) Dario Faini. Anche Tommaso Paradiso collabora scrivendo “E se c’era…” insieme a Dario, in sesta posizione nella tracklist.

Francesca cresce, e sta dimostrando di volersi dirigere in quel mondo che oggi viene definito come “indie” (fino ad alcuni anni fa era chiamato Alternative), con una maestoso tappeto elettropop che avvolge il tutto. Questa decisione è evidente anche per aver scelto collaboratori come Calcutta e Cosmo che hanno aggiunto quel pizzico di personalità che ha dato all’album una forma ancora più definita, con testi al di fuori dei canoni tradizionali.

Sarà perché adoro Francesca, sarà perché adoro l’indie pop, ma questo album “spacca”.

Rispetto a “di20are”, il sound è della stessa famiglia: questo grazie alla magistrale produzione di Michele Canova, uno dei migliori in Italia al momento.

Ammetto di non amare il miscuglio inglese-italiano negli album (ancor peggio nelle canzoni), come ad esempio all’inizio di “Comunicare” o “Lava”, che è totalmente in inglese, ma davanti a un disco così bello questo passa nettamente in secondo piano. La mia preferita è “Bolivia”. Un album così, in Bolivia, a occhi chiusi, vi ci porta davvero.

Matteo Francesco Bonanno, 5 A Tecnico

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“Non è detto”: pura energia

Posted by admin On Luglio - 11 - 2018 Commenti disabilitati su “Non è detto”: pura energia

“Non È Detto” – Laura Pausini

(Atlantic/Warner Music)

“Non è detto” è il nuovo singolo di Laura Pausini, uscito il 26 gennaio 2018 e prodotto dalla stessa Laura, scritto insieme a Niccolò Agliardi, Gianluigi Fazio ed Edwyn Roberts. Anticipa l’album “Fatti Sentire” in uscita il prossimo 16 marzo.

Suona pausiniano, non si discosta molto da “Simili”, neanche da “Primavera In Anticipo” del 2008 (disco che ho consumato quando ero bambino).

È un pezzo pieno di energia, in cui l’arrangiamento e la voce si completano alla perfezione: non riesco a immaginarlo cantato da qualcun altro che regga allo stesso modo quest’intensità. Diciamocelo, è un vestito per la Pausini (e se l’è cucito lei stessa), e a una Emma o a una Carmen Consoli non starebbe, andrebbe rimodellato.

Il testo (Agliardi/Pausini) crea una dimensione di abbandono pieno di coraggio. Il coraggio di vedere una realtà spogliata di ogni illusione, concreta, dove il mondo esterno scompare e si rimane da soli, a confronto con la propria vita. Il coraggio di prendere una scelta, il desiderio di cambiare. Tutto avviene senza assumersi colpe o rigettarle su qualcuno. Entrambi hanno sbagliato, ma lei è stanca di tollerare (“sopportarsi con educazione”) un uomo che ha paura, parecchio fragile: ha paura delle conseguenze di una scelta, e lei se ne va per questo, per questa lacuna di determinazione. È ancora innamorata, ma sa che certe cose che non funzionano nel presente in un futuro non potranno cambiare, quindi anziché sopportare tutto ciò decide di andarsene. Lei ammette che la scelta è stata difficile, difatti prima ha esitato per giorni, aveva dei dubbi (“avevo un indirizzo nuovo e un posto per scappare”). Ha un treno verso l’aeroporto e un volo dopo due ore, un volo lasciato con una vaghezza tale da stimolare a vedere oltre, verso una prospettiva piena di luce e positività.

Matteo Francesco Bonanno, 5 A Tecnico

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Eminem a tutto tondo

Posted by admin On Luglio - 11 - 2018 Commenti disabilitati su Eminem a tutto tondo

È uscito il 15 dicembre 2017 il nuovo album di Eminem, il famoso rapper di Detroit, intitolato Revival. A quattro anni dalla sua ultima raccolta, l’artista si presenta con 19 tracce, toccando i generi rock, gospel, pop e, ovviamente, hip-hop e duettando con grandi artisti, come il giovanissimo cantautore britannico Ed Sheeran e alcune superstar del pop, come Beyoncé, Pink e Alicia Keys.

Grandi sono anche i temi trattati: Eminem parla della sua vita personale passata e attuale, delle sue idee politiche anti-Trump e dei suoi problemi, dalla ex moglie Kimberly Anne Scott (chiamata Kim nei testi), all’overdose da metadone che l’ha quasi ucciso nel 2005. Molte delle 19 tracce presentate riprendono argomenti di singoli pubblicati in passato, come Untouchable, considerato dalla critica l’evoluzione di White America. Questa è la traccia nella quale Eminem si schiera maggiormente, andando contro Trump e il razzismo, parlando del razzismo contro le comunità nere negli Stati Uniti e mettendosi nei panni dapprima di un poliziotto bianco e razzista, per poi immedesimarsi in un giovane nero, con rime contro i repubblicani su un loop di piano.

Scaricabile da Spotify, Apple Music o acquistabile dai principali venditori musical o sul sito ufficiale di Eminem, in bundle con un capo della nuova linea Revival, questo album è quindi ricco di emozioni, pensieri e critiche, che lo rendono unico e imperdibile.

Alessandro Donina, 2 A Scientifico

 

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