Saturday, November 1, 2025

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ComoLakeAward: è incetta di premi

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su ComoLakeAward: è incetta di premi

Due giorni di selezioni durissime e oltre 300 partecipanti,: sono questi i numeri del Como Lake Dance Award 2017 – Concorso Internazionale di Danza che si è svolto il 22 a 23 aprile nel Teatro Sociale di Como. Grandissime le soddisfazioni ottenute dagli allievi del Liceo Coreutico Locatelli, con importanti risultati. A partire dal 2° posto conquistato Teresa Cavaioli nella sezione solisti senior danza contemporanea, oltre al premio di 800 € come “Miglior Talento” e la borsa di studio di 4 settimane alla Joffrey School di New York.

Terzo posto per Nora Spreafico tra i solisti junior danza di carattere (non sono stati assegnati i primi due posti sul podio).

Oscar Tempesti ha vinto invece la borsa di studio per il campus estivo Maratona d’estate, e Alessia Corti quella per un corso di perfezionamento professionale di 700 ore realizzato con il contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.

 

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Sala Piatti e Castello Malvezzi: si danza

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Sala Piatti e Castello Malvezzi: si danza

Sabato 8 e domenica 9 aprile gli allievi del Liceo Coreutico “Antonio Locatelli” di Bergamo hanno portato la loro danza nella Sala Piatti in Città Alta a Bergamo e nel Castello Malvezzi di Brescia.

Tematica principale è stata “L’India e la danza”, grazie alla quale hanno avuto il piacere di fondersi in uno stile di danza lontano da noi, affiancati dall’attrice Renata Pozzi e dalle danzatrici Shilpa Bertuletti e Simona Zanini. Inoltre, nel Castello Malvezzi, tre allieve del Coreutico hanno avuto l’onore di poter sfilare in una location veramente magica tra danza, canto e moda.

Tutte le coreografie di danza classica, indiana e di carattere proposte dal Liceo Coreutico in questo weekend danzante sono state composte o rielaborate dall’insegnante Elena De Laurentiis, mentre quelle di danza contemporanea dalle insegnanti Veronica Cionni e Marta Ottolenghi.

Per la danza indiana sono stati presentati i balletti “Bhakti III”, che rappresenta una fusione tra la danza neoclassica e la tradizione indiana, interpretato come protagonisti da Beatrice Limonta e Oscar Tempesti, con alcune alunne di terza e di quarta, e “Lasya” interpretato da tutte le allieve della scuola.

Un’altra danza di carattere ha visto impegnata l’alunna Nora Spreafico nel suo flamenco “Tormenta de Fuego”, rappresentante la tradizione spagnola.

Immancabile un balletto di danza classica, un Pas de Trois dal terzo atto dello Schiaccianoci “Dance of the Reed Pipes”, interpretato da Beatrice Limonta, Oscar Tempesti e Andrea Valongo.

Per quanto riguarda la danza contemporanea sono stati presentati due balletti: “Stoicheia – I quattro elementi”, coreografato dall’insegnante Veronica Cionni, con tutti gli alunni del Coreutico a interpretare i quattro elementi della natura, e “La Foule”, coreografato dall’insegnante Marta Ottolenghi e interpretato dagli alunni della terza sulle note della canzone “La Folla” di Piaf.

Di sicuro questo “weekend fuori porta” per il Liceo Coreutico, oltre ad aver permesso ai ballerini di esibirsi in posti nuovi e portare la loro arte anche fuori Bergamo, ha avvicinato di più gli spettatori al mondo un po’ meno conosciuto della danza, quello delle danze di carattere, grazie alle quali si possono capire a fondo anche i popoli più lontani e diversi da noi.

Giulia Sala, 2 A Ls

 

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Biliardo: sfida per il podio nazionale

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Biliardo: sfida per il podio nazionale

Primi alle selezioni provinciali, podio anche per quelle regionali: e ora si viaggia verso la nazionali di biliardo. Si è tenuta sabato 8 aprile al “Biliards Club” di Desio, punto di riferimento per amatori e professionisti grazie ai suoi 17 tavoli da gioco, la fase regionale che ha visto affrontarsi le quattro squadre finaliste, selezionate tra 10 scuole superiori della Lombardia tramite le gare provinciali. Queste si sono sfidate in 3 scontri diretti di biliardo all’italiana a 5 birilli.

Al primo posto si è classificata la formazione del liceo artistico “Melotti” di Cantù, seguita dai ragazzi dell’istituto Aeronautico “Antonio Locatelli” di Bergamo, traditi alla fine da un birillo rosso rimasto in piedi.

Dietro queste due squadre, si sono classificate sul terzo gradino del podio (a pari merito) la formazione dell’istituto “Bassi” di Lodi e quella dell’istituto “Cannizzaro” di Rho.

Tralasciando il risultato, il torneo è stato per tutti i partecipanti un grande traguardo, raggiunto grazie al progetto “Biliardo e Scuola” e alla famiglia Minardi, titolare della sala. A questo torneo si sono interessate molte autorità, tra cui il sindaco del paese Roberto Corti, l’assessore per lo sport e molti organizzatori della FIBIS (la Federazione Italiana Biliardo Sportivo).

Il responsabile regionale del programma, Walter Ugolini, ha spiegato: “Il progetto, nato 5 anni, fa coinvolge ora 500 studenti lombardi e ci ha permesso di scoprire veri e propri talenti che il 7 e l’8 giugno parteciperanno alle gare nazionali  al palazzetto dello sport di Lodi”. A queste gare, per la Lombardia, parteciperanno 3 squadre: il liceo “Melotti”, l’istituto Aeronautico “Locatelli” e il “Bassi” di Lodi.

Il sindaco di Desio ha aggiunto: “Il biliardo è un modo sano per avvicinare i ragazzi al mondo della fisica, della matematica e dello sport”.

Federico Martini, 2 A Ls

 

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Trionfo a bridge, da migliorare lo sport

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Trionfo a bridge, da migliorare lo sport

Triplice vittoria per l’Istituto Aeronautico Locatelli ai campionati regionali di Bridge: le tre coppie partecipanti, infatti, hanno conquistato tutto il podio aggiudicandosi la medaglio d’oro, d’argento e anche di bronzo.

Il campionato Studentesco Lombardo di Bridge (destinato alle scuole medie inferiori e superiori) si è svolto il 3 maggio a Milano. Da due anni ormai Fabio Pansera, Nucci Pellegrini e Fabio Lo Presti tengono i corsi, in orario curricolare, all’Istituto Aeronautico di Bergamo, e ora i loro insegnamenti hanno dato frutto.

In particolare Giulia Festa e Marco Lamperti, 16 anni, hanno vinto l’oro con il 72.02 per cento di cumulata; Sara Zappulla e Guido Pedone (16 anni) hanno vinto l’argento con il 61.9 per cento; Alessandro Donina e Simone Cairola (14 anni) hanno infine vinto il bronzo con il 58.93 per cento. Il nostro settimo ragazzo ha giocato con uno studente di Cremona perché… addirittura il suo compagno aveva già partecipato al Campionato Under 26 e non poteva partecipare!

Un bronzo, buoni risultati e tante speranze per i prossimi anni invece sono arrivati dai campionati studenteschi sportivi, a fine aprile. Si sono infatti conclusi giovedì 27 e venerdì 28 aprile con un po’ di amaro in bocca.

Per la nostra scuola un solo podio, un bronzo nel lancio del peso femminile, ottenuto da Celine Polepole nella categoria Allievi. Un quarto posto nei 100 metri piani della categoria Juniores è stato ottenuto da Romano Dubbini con un ottimo tempo.

Purtroppo altri risultati non sono stati così soddisfacenti, ma l’impegno è stato altissimo e soprattutto il divertimento e lo spirito di squadra si sono manifestati come sempre.

I commenti sono stati positivi e certamente aspettiamo il prossimo anno per un miglioramento e un deciso salto di qualità nelle prestazioni.

Guido Pedone, 3 B Ls

 

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“Studiando il meteo”, teoria e pratica

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su “Studiando il meteo”, teoria e pratica

“Tra gli obbiettivi prioritari della nostra scuola – sottolinea il dirigente Giuseppe Di Giminiani – ci sono la volontà e l’impegno perché gli studenti possano sperimentare il più possibile sul campo quanto imparato sui libri di scuola”.

Nel 2017, da questa premessa è nata la trasmissione televisiva “Studiando Il Meteo”, un progetto realizzato, con la collaborazione di Bergamo TV e grazie alle riprese televisive di Andrea Scotti, dagli allievi dell’Istituto Aeronautico Antonio Locatelli.

“Tra le discipline insegnate nel nostro istituto – dichiara il preside – ci sono anche materie tecniche inerenti il volo e la navigazione aerea. Tra queste c’è meteorologia per il cui insegnamento ci avvaliamo di esperti nel settore”. A capo dell’équipe vi è infatti un rinomato personaggio delle previsioni meteorologiche televisive: il colonnello Mario Giuliacci.

La trasmissione, sino alla fine della scuola, è presente tutti i giovedì alle 17,15 e il venerdì alle 13 e alle 17,15 su Bergamo TV.

Lo scopo di “Studiando Il Meteo” è quello di essere una trasmissione che mostri come nascono le previsioni meteo, a partire dal lavoro primario che in seguito permette di esplicitare sulle carte le precipitazioni in arrivo sulla nostra penisola. Sono i ragazzi delle classi quarte e quinte del liceo scientifico, indirizzo aeronautico, a darsi il turno davanti alle telecamere.

“In altre parole – spiega il colonnello Giuliacci – mettiamo in mostra quali sono gli strumenti che vengono usati per formulare le previsioni. Si parte dalle immagini del satellite per vedere dove sono posizionate i vortici di alta e bassa pressione, quindi si passa all’animazione delle correnti d’aria laddove è presente una perturbazione e infine si determina se, e quanto, arriveranno a interessare il Mediterraneo e dunque l’Italia”.

Giuliacci, docente della scuola, in classe spiega ai ragazzi impegnati nel progetto la teoria che poi metteranno in pratica per la preparazione del programma televisivo. “Grazie alla trasmissione – evidenzia il colonnello – gli studenti si abituano a parlare in pubblico, una capacità che spesso manca ai giovani e che può essere motivo di difficoltà per il futuro”.

Dalla teoria alla pratica. “Studiando Il Meteo” è una grande esperienza per i ragazzi del Locatelli, che arricchirà notevolmente il loro bagaglio culturale.

Elvira Bellicini, 2 A Ls

 

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Nel sisma, esperienza bella ma amara

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Nel sisma, esperienza bella ma amara

Ho avuto l’onore di andare a Coppito, una cittadina Abruzzese vicino a L’Aquila colpita dal terremoto nel 2009, e ora sono qui che sto facendo quello che solitamente sono solito fare per sfogarmi. Sto scrivendo con una certa rabbia mentre guardo attorno a me uno scenario che mi lascia attonito. Voglio capire meglio la situazione. Vedo disagio ovunque. Parlo così con la gente per conoscerne le storie.

La gente del posto La gente è seccata dalle troppe promesse non mantenute. Promesse che provengono dai potenti. Quelle persone che dicono sempre “Vi siamo vicini” e che comandano l’Italia soltanto con impegni che, regolarmente, non vengono mantenuti. I classici politici, che cercano di ingraziarsi il popolo andando in visita alle zone disagiate e issando bandiere a mezz’asta in segno di rispetto. Come è successo per il terremoto di Amatrice. Hanno pure il coraggio di dichiarare lutto nazionale e un minuto di silenzio a un certo orario, dopo aver mangiato e lucrato su questa gente.

La situazione Non credevo, prima, che a distanza di diversi anni la situazione potesse essere ancora come se il disastro fosse appena successo. In una città dovrebbero esserci case e negozi, la vita dovrebbe scorrere liberamente. Ma qui no.

Vedo anziani che abitano nei tendoni nonostante l’età avanzata e giovani ragazzi  che non possono vivere appieno i migliori anni della loro vita. Senza contare le persone disabili costrette a superare innumerevoli barriere architettoniche presenti nei campi-tenda. Sono tutti cittadini italiani imbrogliati. Persone del nostro stesso popolo, che dovrebbero essere tutelate e supportate con una certa priorità. Ma non se ne parla neppure. Loro valgono meno del vil denaro. Valgono meno della bella vita che i potenti devono condurre e dei guadagni delle false agenzie che si occupano di una raccolta fondi molto discutibile.

Questa disgrazia, non so se lo sapete, è usata tuttora a scopo di lucro da alcune di queste agenzie. Sono venuto a conoscenza di notizie che mi hanno lasciato senza fiato. Una tra queste, mi ha fatto particolarmente ribrezzo. Tutti i fondi raccolti dopo l’accaduto (che ammontano a 6,5 milioni di euro) non sono mai stati consegnati a queste popolazioni o utilizzati  per la ricostruzione dei servizi di questi luoghi. Ma vi dirò di più. Non si sa neppure se arriveranno. Questa somma è lì, ferma nella tesoriera dello Stato e sembra che una parte di quel denaro sia già stata consumata. Non se ne conosce però il motivo. È un mistero.

Volontario della Protezione Civile Passo la mattinata come volontario a fianco della Protezione Civile che, ancora oggi, si occupa di questa gente per quanto riguarda il servizio mensa e il mantenimento delle strutture mobili. Per la maggior parte sono volontari.

Vedo alcuni scenari degni del migliore film horror di Alfred Hitchcock. Non riesco a togliermi dalla mente certe immagini che non saprei nemmeno come descrivere. Anziani che si svegliavano e sui cui volti si legge un’espressione malinconica e triste, mamme che allattano e figli che piangono. Il tutto in un tendone grigio. Come quelli che si usano nei circhi per le bestie.

Anche se la protezione civile mi dà alcuni incarichi, i più semplici, la mattinata non mi passa più. Non sono a mio agio. Mi sento un pesce fuor d’acqua. È come in un mondo parallelo, triste e ansioso. Dentro di me c’è qualcosa che non va.

Non sto bene con me stesso e mi piange il cuore. Sono tristissimo, ma sto zitto e lavoro. In una situazione del genere voglio soltanto aiutare.  Voi come vi comportereste?

Lentamente arriva il momento del desinare e gli addetti forniscono pasti caldi alla povera gente che ha perso tutto. I cibi non hanno un aspetto invitante perché sono cucinati su larga scala e sono contenuti in piatti di plastica.

Il culmine della mia rabbia lo raggiungo quando vedo i vecchi  che mangiano con posate di plastica. Costretti a tagliare grandi pezzi di carne nonostante le difficoltà di masticazione per evitare di rompere questi strumenti.

Una riflessione amara A seguito di questo episodio mi prende odio verso lo Stato e verso  tutti coloro che non si interessano di questi problemi e che si occupano di altri, come per esempio l’immigrazione. Mi chiedo perché l’Italia sia uno dei pochi stati in cui il suo popolo vale meno di quello straniero, vale meno del guadagno e di tante altre cose. Ricordo che ci dicono si tratti di una democrazia, ovvero che il potere è nelle mani del popolo. Almeno per la maggior parte. Mi sbaglio?

La mia mente compie una breve, ma intensa, carrellata storica. Quel paesaggio così disastrato mi ricorda i racconti della guerra che mi vengono spesso narrati. Certo, la situazione non è preoccupante quanto una guerra, però per me, che sono una persona che considera questo come un grande oltraggio nei confronti degli italiani, le due cose si possono mettere a confronto.

Il racconto e l’orgoglio Finisco di mangiare a fatica e riprendo a lavorare. Terminato il mio turno, subentra al mio posto un altro volontario di cui non ricordo il nome. Non abbiamo nulla in comune, tranne la voglia di fare del bene. Nel pomeriggio, forse più verso sera, mi reco nel tendone principale, quello in cui vengono organizzati giochi di gruppo. Carte e carambola per gli adulti e attività ricreative con gli animatori per i più piccoli.

Ho così modo di parlare e discutere con varie persone del posto. Una di queste, in particolare, mi lascia un segno che non si cicatrizzerà mai. È un anziano di novantadue anni. Un reduce di guerra. Fidatevi, questo di esperienze negative ne ha vissute parecchie. Lui all’epoca era nella Repubblica di Salò. Passiamo il pomeriggio a parlare. O meglio: io ascolto ciò che lui ha da dirmi. Inizia raccontandomi con nostalgia della sua gioventù, mi racconta dell’arruolamento e delle esperienze passate al fronte. Io sono impietrito. Inizia poi a parlare dell’argomento terremoto, tematica a cui sono molto interessato. Questa è la parte che mi lascia veramente un profondo segno.

Riprende il ragionamento con una frase che non posso non riportare. Dice: “Ho lottato e rischiato la vita centinaia di volte per difendere il territorio che più amo e continuo a amare, e ora guarda come sono combinato! Quello a cui io tengo maggiormente mi ha abbandonato! Ho fatto tanti sacrifici per cosa? Per essere vittima di un governo di imbecilli, crudeli e menefreghisti! Ma non me ne pento, almeno io per qualcosa ho lottato, soddisfazione che loro non potranno mai avere”. Al tuonare di queste parole, la mia testa va in black-out. Ha ragione. Sono perfettamente d’accordo. Non so cosa dire. Per mia fortuna è lui a portare avanti il ragionamento.

Prosegue narrandomi la loro vita nei campi-tenda, gli ostacoli con cui ogni giorno hanno a che fare gli anziani come lui e il modo in cui sono soliti passare il tempo. Mi dice che questi campi sono belli soltanto da fuori, quando si vedono nelle fotografie o nei servizi dei vari TG. Dentro sono un inferno.

La comprensione Solo ora capisco cosa vuole davvero dire con quelle affermazioni. Vuole colpevolizzare anche i mezzi di informazione di massa che, da sempre, fanno vedere quello che pare a loro. Scoprendo le cose “comode” e oscurando quelle “scomode”. Secondo lui, l’unico modo per scoprire la verità è andare sul posto. Anche su questo ha ragione. Io ne sono testimone.

Finalmente, tra discussioni e racconti, arriva la sera. Sono stanchissimo. Il mio cervello ha bisogno di un po’ di riposo. Dopo aver salutato e ringraziato molte delle persone presenti nel campo, mi sposto all’hotel in cui alloggio.

Era ed è tuttora un albergo tipico della zona. Uno di quelli con i muri totalmente bianchi a causa della calce. Un edificio che alla sola vista fa dimenticare la realtà conosciuta precedentemente. Ma non nel mio caso. Io sono frastornato e arrabbiato.

All’entrata noto un gruppo di turisti italiani che ridono e scherzano guardando le fotografie fatte. Penso che quelle persone non abbiano ben chiaro il concetto che sta alla base del viaggiare. Fare turismo non è soltanto fare foto e video, ma, secondo me, consiste nell’andare a conoscere le realtà del nostro Paese. Conoscere le persone che lo abitano.

È necessario che i cittadini comincino a uscire dagli schemi  se si vuole veramente avere una conoscenza a tutto tondo e essere consapevoli delle condizioni in cui versa il nostro bel Paese.

Io, per esempio, turismo l’ho fatto veramente.

Non ho solo visto luoghi da cartolina, ma ho anche conosciuto storie da film di persone vere. Storie strappalacrime ma narrate da persone che le hanno vissute davvero. Ho visto scenari che, alla mia età, per molti, è meglio non vedere. Ma sono felicissimo così. Ho conosciuto un’altra realtà che prima non pensavo nemmeno esistesse.

Terminato il mio pensiero, su una panchina davanti al residence in cui alloggio, mi reco in camera per riposare. Mi sdraio sul letto; ma non riesco a dormire. Ho bisogno di sfogarmi.

Inizio a scrivere. Un’esperienza bella e vera.

Federico Martini, 2 A Ls

 

 

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Ernest Simoni, in carcere per e con Fede

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Ernest Simoni, in carcere per e con Fede

Don Ernest è stato arrestato nel 1963: 28 anni di carcere duro e lavori forzati. Nel 2014 il Papa lo incontra e nel 2016 lo fa cardinale. Incontrare il cardinale Ernest Simoni, 88 anni, l’unico sacerdote ancora vivente che sia sopravvissuto ai lager dell’Albania comunista e dunque testimone della persecuzione del regime di Enver Hoxha, è una grazia. Don Ernest è un martire vivente, accusato di propaganda della fede contro il popolo e le autorità comuniste. La sua vita ha qualcosa di straordinario.

Don Ernest, cosa vuol dire essere cardinale, per lei, dopo 28 anni di carcere e una vita da sacerdote?

Sono stato ordinato nel 1963 quindi ho quasi 60 anni di sacerdozio. La nomina a cardinale è stata una notizia improvvisa, appresa seguendo l’Angelus del Papa mentre ero a Pistoia. Poco tempo prima ero stato ospite a Assisi alla Giornata Mondiale di preghiera per la Pace, a cui ha partecipato papa Francesco. In quell’occasione, mi hanno offerto a pranzo un posto preciso in una sala di 1000 persone. Dietro di me c’erano ambasciatori, cardinali, prelati. Quando è arrivato il Papa ho capito che si sarebbe seduto accanto a me con alla sua destra il Patriarca ecumenico ortodosso Bartolomeo. Ma la ragione vera di così tanto onore l’ho scoperta solo quando ho appreso della nomina a cardinale, poco tempo dopo.

In quel carcere le fu possibile amare i propri nemici?

Gesù ci ha detto “come hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. Cristo è con tutti coloro che credono, lo amano, lo seguono, si mortificano per Lui. Noi dobbiamo amare i nemici, questo ci chiede Cristo. Io penso spesso di essermi salvato dalla condanna a morte proprio per questa ragione, per aver amato i nemici.

Padre Ernest, come viveva la fede durante la detenzione?

Ai lavori forzati, sia in miniera sia nelle fogne, pregavo ogni giorno. Gesù era vivo con me, con gli altri detenuti, dove ci trovavamo, nelle opere con cui gli rendevamo testimonianza. Si recitava il rosario tre volte al giorno per salvare noi stessi e l’umanità con noi, mortificandoci. “Con la penitenza è la preghiera potette godere la pace”, ha detto la Vergine Maria a Fatima: noi in carcere abbiamo sperimentato uno stato di pace. Ma questo vale anche oggi: pregare la Madonna per salvare ogni uomo.

Negli anni del lager come ha vissuto il ministero di prete?

Il Signore mi ha aiutato a celebrare la messa in latino. Spremevo l’uva in un bicchiere e potevo cuocere un po’ di pane nei piccolissimi fornelli che avevamo nel campo. Piangevo io e piangevano quelli che partecipavano alla Messa. Anche i detenuti mussulmani.

C’erano dunque anche musulmani nel campo con lei?

C’erano professori che erano stati arrestati. Piangevano e mi aiutavano a celebrare, portandomi l’uva. Credevano in Dio, secondo la loro religione. In quegli anni ho pure confessato, mi sono impegnato per riconciliare e per aiutare spiritualmente le persone, perché si vivevano momenti molto difficili. Anche davanti alla morte. In quelle miniere di pietre e di rame, ai lavori forzati, eravamo in 600: bastava la caduta di qualche masso e ci sarebbero stati dei morti. Inoltre le condizioni di vita erano estreme. Alla fine siamo usciti tutti sani e salvi. Abbiamo bevuto acqua piena di solfati, proveniente dai campi limitrofi, eppure a nessuno di noi è accaduto qualcosa. Eravamo protetti da Cristo. I guardiani non volevano avvelenarci, ma le miniere erano pericolose, sorgevano in una zona malsana, c’erano vapori che uscivano dai tunnel. Erano veleni che respiravamo, eppure siamo usciti tutti vivi da lì. Il Signore ci ha protetti.

Dopo 18 anni è uscito per un breve periodo. E poi?

Dopo 18 anni sono stato liberato, ma ricondannato di nuovo perché mi consideravano “nemico giurato”. “Ti impiccheremo se celebrerai messa o farai altre attività con i cattolici”, mi dissero. Ma quando fui condannato a lavorare nelle fogne e nei canali, di notte mi misi a disposizione per svolgere diversi servizi. Celebravo nelle fogne, ho confessato e ho distribuito la comunione, una volta ho celebrato una messa con 180 persone. Se il partito comunista l’avesse saputo mi avrebbe fatto impiccare

Poi è arrivato il 1991 con la libertà di culto. Come ha vissuto l’evento?

Nei giorni precedenti fui chiamato dalla polizia segreta. Rimasi per 5 ore, la mia famiglia temeva che mi avessero arrestato ancora. Poi mi venne comunicato dal comandante che si volevano aprire le chiese e che i poliziotti si sarebbero messi a disposizione per garantire la libertà di culto. Per me fu un miracolo! Mi chiesero di firmare un documento per questo, ma io dissi che ero un semplice prete, dovevano rivolgersi al Vaticano per un accordo ufficiale.

Lei voleva l’ufficialità, senza il Papa non c’è Chiesa…

Infatti ho fatto così e il 4 novembre 1991, nell’ufficialità confermata dalla Santa Sede, si poterono riaprire le chiese: venne la polizia a proteggere i fedeli, nel caso ci fossero state delle intemperanze, ma non ci fu bisogno. Fu un miracolo: pensate che da noi bastava semplicemente fare il segno della croce per ricevere una pena di 10 anni di carcere!

E dopo cosa avvenne in Albania?

Celebravo le messe in campagna e nei villaggi. Andai in udienza dal Santo Padre Giovanni Paolo II. Lì ricevetti il permesso di celebrare fino a cinque messe al giorno viste le necessità della gente. Ma spesso ne celebravo anche sette. Il popolo correva per incontrare i sacerdoti, la gente era assetata di Dio.

Guido Junior Maria Pedone, 3 B Ls

 

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Giornalismo: mai omertà, sempre verità

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Giornalismo: mai omertà, sempre verità

Le premiazioni per il Corriere a Chianciano con Alboscuole e a Cesena con l’Ordine Nazionale dei Giornalisti italiani L’incontro con i professionisti Federica Angeli e Paolo Borrometi, da tempo sotto scorta per il loro lavoro d’inchiesta

L’attesa è stata lunga e molto stressante, tuttavia il giorno tanto desiderato dal “Corriere dell’Aeronautico” è finalmente arrivato. Gli scorsi 11 e 12 aprile, infatti, una rappresentanza del nostro giornalino si è recata a Cesena per ritirare il  premio per la vittoria del concorso Fare il Giornale nelle Scuole indetto dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e promosso dal Ministero dell’Istruzione.

Proprio negli stessi giorni – uno scherzetto del destino – avremmo dovuto anche ritirare in realtà un altro premio: il nostro giornale, infatti, per il secondo anno consecutivo ha vinto anche il premio nazionale Giornalista per 1 giorno indetto dall’Associazione nazionale Giornalismo Scolastico (Alboscuole) a Chianciano Segue dalla prima

Terme: una soddisfazione in più, ma che ha costretto a fare una scelta tra le due cerimonie di premiazione.

Alla fine la scelta è caduta su Cesena. La cerimonia di premiazione lì si è tenuta nel palazzetto dello sport, e non sono mancati gli interventi di illustri personaggi come il sindaco Paolo Lucchi e il presidente facente funzioni dell’Ordine dei giornalisti Santino Franchina. Costoro hanno voluto soffermarsi non solo sull’importanza della divulgazione di notizie in quanto strumento capace di promuovere con efficacia la libera espressione di idee e pensieri, ma anche “sul fascino e sulle difficoltà della professione giornalistica”.

Anche il ministro dell’istruzione Valeria Fedeli sarebbe dovuta essere presente alla manifestazione, ma un improvviso impegno politico non le ha permesso di allontanarsi da Roma: ha quindi fatto pervenire un suo messaggio di saluto e augurio a tutti concorrenti.

Al concorso hanno partecipato oltre 1000 giornalini, tuttavia a Cesena sono state premiate solo 75 testate, 25 per ogni ordine di scuola; una grande soddisfazione quindi per il nostro trimestrale. A tutti sono stati consegnati un attestato di merito e una medaglia, simbolo di un successo che è stato frutto di tanta dedizione, di tanta passione e, ovviamente, anche di un pizzico di fantasia.

Un grazie particolare va al prof. Tiziano Tista che da anni stimola i giornalisti del “Corriere dell’Aeronautico” a dare il meglio di sé, favorendo l’espressione delle loro potenzialità.

Dopo la cerimonia l’Ordine ha offerto una cena deliziosa a base di lasagne e fuselli di pollo nel piccolo ma grazioso Teatro Verdi, opera di fine Ottocento recentemente restaurata dall’architetto Sanzio Castagnoli.

Il giorno successivo, inoltre, il teatro è stato anche sede di un forum interessante. Il momento di confronto, moderato dalla giornalista RAI Maria Pia Farinella, ha visto intervenire Federica Angeli e Paolo Borrometi, entrambi giornalisti sotto scorta da anni per le loro inchieste sulla criminalità organizzata.

La prima è stata minacciata dai clan della costa laziale per i suoi articoli relativi alla presenza della malavita nella gestione degli impianti balneari. Il secondo, invece, è sotto protezione da due anni e mezzo a seguito di un tentativo d’incendio della sua abitazione; Borrometi ha dato inizio a un’inchiesta sul nesso tra la mafia e i centri commerciali siciliani.

Ambedue hanno ribadito la necessità di non piegarsi all’omertà e di “alzare la voce” affinché l’Italia possa sperare in un futuro caratterizzato dalla correttezza e dalla libera espressione.

Dopo un rapido pranzo in un tipico ristorante del centro, la giornata è proseguita con la visita guidata alla Biblioteca Malatestiana,  una delle poche biblioteche orizzontali ancora esistenti al mondo; i lavori di teologia e di natura scientifica che conserva al suo interno hanno un’importanza tale che dal 2005 è riconosciuta come patrimonio mondiale dell’Unesco.

La gita, infine, si è conclusa con il viaggio di ritorno in treno, sul quale abbiamo avuto la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con Diego Abatantuono, rinomato attore italiano.

Non c’era miglior modo possibile per terminare una due giorni lontana da Bergamo che non solo ha visto il nostro giornalino trionfare sul piano nazionale, ma ci ha anche permesso di interiorizzare nuovi valori e nuove nozioni che non vediamo l’ora di esprimere nei prossimi articoli.

Lorenzo Leoni, 5 A Ls

 

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Agnes, sogno della vita: fino alla fine

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Agnes, sogno della vita: fino alla fine

Non la vedo più. Probabilmente ha girato l’angolo per vedere il suo amico con il quale gioca sempre un po’ fino a quando non la chiamo.

Allora io fischio, un suono netto, uniforme, breve ma al contempo pieno di autorità, e Agnes torna scodinzolando allegramente. In ogni via saluto qualcuno: facce note ormai da anni e facce sbiadite dall’età che avanza e dalla vista che non le sta più dietro.

Vedo al bar il solito Gigino che, nonostante fosse mattina, già aveva una discreta serie di calici vuoti in fronte a sé. Proseguo e in lontananza sento le urla amichevoli del fruttivendolo che tenta in ogni modo a vendere le sue squisite pesche.

Ogni giorno mi aspetto di incontrare Giacomo seduto a giocare a carte al bar “All’angolo” che mi invita per una partita come faceva sempre, ma ogni volta una cupa verità mi sovrasta: ormai non è più con noi. E passo oltre.

Incontro anche persone nuove che saluto cordialmente con un mezzo inchino nonostante la mia schiena dolorante e tutta ingobbita si lamenti a ogni sforzo.

Intravedo la mia destinazione: più passano gli anni più la fatica aumenta, ma a questo ormai ci sono abituato da tempo. Mi siedo e come al solito Agnes si sdraia stanca al mio fianco. Tiro fuori la mia canna da pesca, ormai un pezzo di antiquariato, e getto la lenza nel laghetto, se così si può ancora chiamare.

Ho deciso di insegnare ad Agnes a pescare e ogni tanto le parlo anche per molto tempo spiegandole ogni singolo trucchetto, ma lei mi sorride con la lingua di fuori e lo sguardo divertito a tutti quegli strani gesti.

Quel giorno però è diverso. Il cielo è coperto, ma non da nuvole: è come se ci sia uno strato di fumo che arresta il mio sguardo volto all’insù. Il laghetto è grigio e torbido. La sua superficie è mossa da un leggera brezza abbastanza fredda da farmi rabbrividire. Sento che qualcosa è cambiato o sta per cambiare.

Passano le ore e la pesca è molto scarsa. Alle mie spalle sento passi sulla ghiaia: sono passi delicati e lenti quasi come se stessero scandendo i secondi di un vecchio orologio ormai quasi del tutto scarico. Mi volto. Vedo una figura alta e sottile vestita tutta di nero.

Cado come in un sonno profondo, un sonno che non avevo mai provato prima. A un tratto mi sveglio e vedo Agnes che mi lecca tutta la faccia. Faccio per scansarla ma non riesco, è come se non riuscissi a toccarla. Allora mi alzo in piedi e mi guardo intorno: tutto mi sembrava normale ma io mi sentivo diverso, più leggero.

Al centro del laghetto vedo una scala bianca come le nuvole, sorretta da nessun tipo di appoggio. Incuriosito mi avvicino e salgo. In cima alla scala la vista mi si appanna e tutto diventa nero.

Riapro gli occhi.

Mi trovo nel mio paesino, sulla strada che percorro ogni mattina. Non è come tutti i giorni però. Tutto è sbiadito come consumato.

Non c’è nemmeno Agnes. Proseguo. Giro l’angolo, ma nessuno mi saluta. Continuo.

Porgo l’orecchio ma non sento nulla. Percorro la via e vedo l’insegna del bar “All’angolo”. Sento alcuni rumori, i primi finora.

Passo oltre, ma vengo fermato da una voce. Una voce vecchia e rauca, una voce amica che mi dice: “Alberto, una partita?”. Come in trance mi siedo e metto a fuoco. “Dai Alberto, tocca a te”.

A quel punto il paesaggio cambia. Tutto intorno a noi scorre come un treno che non si ferma alla stazione. Di colpo ci fermiamo. Siamo tornati sopra il lago, in cima a quella scala fluttuate. Mi alzo.

Vedo sulla riva una figura sdraiata con un bastone, probabilmente. Mi avvicino.

È Agnes con in bocca una canna da pesca. Mi giro e guardo Giacomo negli occhi. Lui mi annuisce accennando un mezzo sorriso e scompare all’orizzonte. Vedo ancora quella strana figura che mi spiega. Ora capisco.

“Il ciclo si è concluso. La mia vita è finita”, penso. Poi guardo Agnes e lei guarda il cielo come se riuscisse a vedermi. “Spero di averti insegnato abbastanza”, dice la mia mente. E lei abbassa lo sguardo.

Ludovico Zaccaria, 4 A Ls

 

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Libertà, bene così delicato e difficile

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Libertà, bene così delicato e difficile

Il concetto di libertà è molto soggettivo. Una semplice parola che, in realtà, ha un grandissimo valore. Per alcuni significa poter fare tutto ciò che si vuole,  riuscire a raggiungere i propri obiettivi, non curarsi del giudizio degli altri, mentre per altri significa anche solo poter vedere il cielo o i propri cari.

Libertà è stare bene con sé stessi ma soprattutto rispettare gli altri; questa è la base di tutto. Libertà e rispetto sono i due valori fondamentali per vivere serenamente con gli altri e con sé stessi.  Se si limita la libertà degli altri, automaticamente manca il rispetto e, viceversa, se manca il rispetto la libertà viene limitata. È un circolo vizioso. È nota a tutti la condizione di vita di moltissime persone a cui la libertà è stata sottratta da uomini prepotenti e avidi. Questi ultimi a loro volta sono però schiavi di qualcuno, o meglio, qualcosa: il denaro.

Uomini accecati dalla sete di soldi e potere che si insidia nell’animo e lo rende malvagio. Per queste persone vittime dei soprusi altrui la libertà può essere anche solo poter vedere un filo di luce filtrare da un foro in un muro.

La libertà però non riguarda solo un ambito fisico, ma anche psicologico. A tutti sarà capitato almeno una volta nella vita di osservare gli uccelli librarsi nell’aria e desiderare di poter volare lontano da una quotidianità che ci sta stretta, che ci limita.

La libertà non è misurabile. Per alcuni basta poco per sentirsi liberi, ad altri non basta mai. Ciò la rende un sentimento intrinseco nell’anima dell’uomo, che ci viene trasmesso in varia misura sin da piccoli e che cresce o diminuisce in base alla vita che ci si trova a dover condurre. Tuttavia, anche se si dice che siamo noi gli artefici del nostro futuro, credo che spesso ci troviamo in una vita che non vorremmo e da cui è molto difficile (se non quasi impossibile) uscire.

Francesca Ferraro, 2 B Ls

 

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Se sparisse Wiki? Analisi di un mondo

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Se sparisse Wiki? Analisi di un mondo

È finito il mondo! Peggio: è scomparsa Wikipedia. La notizia non ha nessun briciolo di verità. Ma prima o poi potrebbe succedere e cosa accadrebbe se sparisse la più grande enciclopedia online?

Per la prima volta nel 2011, per una protesta di legge sulle intercettazioni, la versione italiana si è auto censurata provocando il terrore di molti studenti italiani. La legge è stata poi  “ammorbidita”, e il sito ha continuato a sfornare voci.

Grazie ai suoi 20 milioni di articoli scritti in 282 lingue diverse, Wikipedia rappresenta l’enciclopedia “vivente” più fornita del globo. Chiunque, in ogni paese del mondo vi può accedere gratuitamente per consultare le sue informazioni aggiornate di continuo, quasi in tempo reale.

Si tratta di un prodotto open source, di un’enciclopedia liberamente modificabile. Ovviamente non tutti possono integrare voci esistenti o crearne di nuove: per farlo bisogna farsi conoscere e dimostrare di essere attendibili.

Ma non tutto è rosa e fiori. In molti possono mettere le mani nel manuale e modificarne il contenuto e, dunque, non sempre si riesce a controllare nel modo dovuto un flusso così intenso e variegato di informazioni. Il risultato è che tra le innumerevoli notizie veritiere se ne celano altre sbagliate.

Per moderare i danni, gli operatori  hanno introdotto regole precise, come l’indicazione delle fonti, oppure alcuni banner che avvertono della mancanza di collegamenti precisi o che indicano addirittura come quest’ultimi siano contraddittori. Ciononostante, queste avvertenze non bastano a convincere i tantissimi che visitano il sito. Esiste però una cura. Proviamo a far finta che Wikipedia non ci sia più.

Del resto mamma e papà non sono “nativi” del web, eppure se la cavavano bene. Come facevano?  Si recavano in biblioteca, che è un luogo di ritrovo: ognuno l’ha vissuta e utilizzata in maniera diversa, le sue stanze stracolme di libri hanno rappresentato per le generazioni passate un punto fermo per parecchi anni, dal liceo all’università. L’avvento di Internet e degli e-book le ha sottratto questo primato, anche se in molti ancora rimpiangono il silenzio interrotto dai bisbigli che si percepiva in ogni suo angolo, e quel senso di pace e serenità che dominava tra gli scaffali polverosi, ma ai quali si era comunque legati da un affetto difficile da descrivere.

Elvira Bellicini, 2 A Ls

 

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Droghe leggere: sempre dannose

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Droghe leggere: sempre dannose

Nel 2015 un gruppo di deputati ha proposto la legalizzazione della Cannabis. “Il parlamento ha due possibilità: rendersi ancora complice o assumersi finalmente la responsabilità di una discussione seria su una legge di buon senso come quella di legalizzare la Cannabis”, ha detto Riccardo Magi, di Radicali Italiani.

Buon senso? Gli effetti delle droghe, leggere o pesanti che siano, sono enormi, perché il sistema nervoso viene danneggiato.

Non è di buon senso, perché i giovani fanno già uso di tabacco e alcool: vogliamo davvero permettere a maggiorenni di coltivare piante di marijuana con a casa un bambino o un minorenne?

Il Colorado ha legalizzato la marijuana nel 2012: i ricoveri in ospedale di tossicodipendenti sono raddoppiati e il numero delle vittime è aumentato del 62 per cento.

Non è di buon senso perché non è vero che, come alcuni dicono, lo Stato ci guadagnerebbe. Basti pensare ai soldi per sorvegliarne produzione e  controllo, perché si aprirebbe un mercato nero destinato agli esclusi, i minorenni.

Non è di buon senso perché solo con questo proibizionismo i consumatori di marijuana sono diminuiti del 25 pe cento, e solo così continueranno a diminuire. Renderla più disponibile aumenterebbe il consumo, un ragionamento abbastanza lineare, direi.

Scopo ricreativo o no, la marijuana crea dipendenza e, a lungo andare, si possono salutare per sempre la concentrazione, la registrazione mentale e la memoria. Ma per i più ambiziosi si può anche arrivare al traguardo di allucinazioni, illusioni, perdita del senso dell’identità personale o autoriconoscimento.

Approvare tutto questo è una manovra di buon senso?

Lisa Merlo, 2 A Ls

 

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Contro gli stupefacenti si deve agire

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Contro gli stupefacenti si deve agire

L’ennesima tragedia che, poco tempo fa, ha colpito un’altra famiglia, questa volta genovese, costringe a  puntare ancora una volta i riflettori sul tema delle droghe tra i giovani. L’utilizzo delle droghe è in continuo aumento, questo è un dato di fatto. Sostanze come l’hashish sono considerate droghe leggere ma, riflettendo, c’è molta differenza tra hashish e cocaina?

Sono dell’idea che pur essendo una droga leggera alteri le condizioni psicofisiche di chi ne fa uso rendendo il soggetto un pericolo per se stesso e per gli altri, quindi sono d’accordo sul fatto che debba essere illegale.

Una persona che fa uso di droghe è una persona debole, insicura e che si affida a queste spesso perché incapace di superare problemi.

Tra i ragazzi queste sostanze sono molto diffuse e il numero di chi ne fa uso è sempre più in aumento, ma non ci chiediamo mai il perché? Forse siamo un Paese troppo ipocrita per preoccuparci di un problema così diffuso: dovremmo farci più caso, dare più importanza, ma fino a quando non succede qualcosa di grave gli italiani hanno il brutto “vizio” di non fare niente. Solo quando capitano le tragedie se ne sente parlare.

Ci sono molti spot pubblicitari contro il bullismo, ma per caso ne avete mai visto qualcuno contro l’uso di hashish, marijuana o altre droghe? No, eppure sono molti gli adolescenti che fumano marijuana, ci sono addirittura ragazzini che la provano la prima volta a soli 12 anni, credendosi grandi, più “fighi”, lo fanno per essere accettati nel gruppo credendo che fumare sia necessario ma non sanno, non capiscono ancora che è sbagliato, non lo capiscono perché nessuno glielo dice, perché i genitori di questi tempi educano male i figli.

Sono consapevole che sia complicato fare il genitore, ma penso che si lasci troppa libertà. Il problema è che i papà e le mamme di oggi danno per scontato spesse volte che i loro figli non facciano mai uso di sostanze del genere ed è sbagliato: mai essere troppo superficiali soprattutto quando si parla di droghe.

I ragazzi non hanno problemi a comprare hashish, è facilmente reperibile e costa poco. I genitori danno sempre soldi ai figli anche se sospettano di loro, forse perché non vogliono credere che il proprio figlio ne faccia uso. Bisogna cambiare e non è facile, lo so, ma dobbiamo almeno provarci: le generazioni di adesso sono il nostro futuro e non penso che vogliate porre il vostro futuro in mano a ragazzi così.

Sì, sono ancora giovani, c’è tempo di cambiare, ma bisogna iniziare a farglielo capire ora.

Personalmente ammiro la madre che ha denunciato il figlio: non tutte avrebbero il coraggio, anzi molte lo avrebbero difeso. Anche io non so se avrei avuto la forza di farlo, bisogna sicuramente ammirarla. Abbiamo bisogno di riflettere, facciamoci un esame di coscienza.

Raffaele Parola, 2 A Ls

 

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Corriere: un gioco che appassiona

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Corriere: un gioco che appassiona

Siamo giunti alla fine.

Oltre che alla fine di questo numero, alla fine delle edizioni di quest’anno e alla fine di quest’anno scolastico, io sono quasi giunta anche alla fine del mio percorso all’Aeronautico.

Fra poco più di un mese concluderò il mio viaggio in questa scuola, ma posso dire che un pezzo del mio cuore rimarrà sempre al Locatelli, ma non solo: un importante pezzo rimarrà anche al mio amato Corriere, che mi ha sempre accompagnata durante questi anni.

Ho iniziato a collaborare con il Corriere nell’ormai lontano 2013, nei panni di una piccola fotografa in erba: non ne volevo sapere di scrivere, mi vergognavo. L’anno successivo però il professor Tista ha iniziato a chiedermi di scrivere qualche articolo: all’inizio ero piuttosto titubante, ma alla fine ho accettato. Così ho iniziato a scrivere.

Passo dopo passo ho aumentato il numero di articoli, ho cominciato a dedicare sempre più tempo alle varie pagine, alle interviste, alle foto.. Era diventata una passione.

Con il tempo sono diventata caporedattrice e, nel 2016, il giornale ha ricevuto il primo riconoscimento a livello nazionale.

Alla luce di ciò invito tutti quanti a recarvi sul sito online del nostro Corriere e di cercare una delle prime edizioni pubblicate: pochissime pagine, grafica base, ma nonostante ciò c’era già un grandissimo impegno da parte dei redattori.

Ora confrontatelo con quello che avete qui, sottomano: venti pagine, numerosi collaboratori, grafica di ottimo livello e sempre un grande impegno.

E adesso, infine, recatevi presso la Segreteria del nostro Istituto: potrete notare i numerosi premi esposti vinti in soli due anni e uno dei quali assegnatoci proprio dall’Ordine Nazionale Dei Giornalisti.

Tutto questo per dirvi che il Corriere è  tra noi, è una realtà vivente, che io ho avuto il privilegio di veder crescere passo dopo passo. Non negate a voi stessi la stessa possibilità che ho avuto io: scrivete ragazzi, scrivete. Non ve ne pentirete.

E vi accorgerete di quanto ne sia valsa la pena quando un domani dovrete salire su un palco, proprio come ho fatto io insieme ad altri, e verrete premiati per tutto il lavoro svolto: sono soddisfazioni che vi rimarranno impresse a vita. Sono occasioni che vi permetteranno di imparare a mettervi in gioco, di abbattere i muri che ognuno si costruisce intorno senza un reale motivo. Occasioni che non dimenticherete mai, perché il Corriere farà sempre parte di voi.

Scrivere vi permetterà di viaggiare, facendo così nuove esperienze di gruppo che non dimenticherete facilmente. Provateci, vedrete che non potrete non darmi ragione.

Continuate questo percorso che io e gli altri vi lasciamo in eredità, perché finché qualcuno continuerà ad amarlo e a scrivere per lui, per il nostro Corriere, allora noi continueremo a vivere con tutti voi. Iniziate per gioco, finirete per passione. Ve lo garantisco.

Per concludere voglio fare un ringraziamento davvero sentito al carissimo prof Tiziano Tista, che durante questi anni si è armato di tanta pazienza per gestire questo grande e fantastico progetto e che continua a portarlo avanti nel migliore dei modi, perché il cuore del Corriere è proprio lui. Lo ringrazio soprattutto per avermi fatto scoprire il fantastico mondo della scrittura e per avermi dato la possibilità di crescere insieme al Corriere in questi cinque anni.

Quindi grazie di cuore Aeronautico, grazie preside Di Giminiani, grazie Corriere e grazie prof Tista: rimarrete sempre tutti quanti nel mio cuore.

Un abbraccio,

Ortensia Delia, 5 A Ls

 

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Intervista allo specchio: i nostri prof

Posted by admin On Giugno - 27 - 2017 Commenti disabilitati su Intervista allo specchio: i nostri prof
Genny Biglioli, 27 aprile

Nome, Cognome, Compleanno

Renzo Zambotti, 13 ottobre

 Inglese e storia (in inglese)

Materie che insegna

Religione

Sì, sin dalle elementari, ma ho anche pensato di fare la psicologa

Ha sempre voluto insegnare dopo gli studi?

No, mi lascio guidare dalla Provvidenza. E sono felice

Perché ti permette di conoscere tante persone, soprattutto giovani, di essere autonomi e creativi

Perché ha scelto di insegnare?

Perché Gesù insegnava e nell’insegnamento si trasmette vita, passione, conoscenza, amore…

Psicologia e pedagogia

Le preferenze:

la materia scolastica

Teologia

L’attentato e molti altri

Il libro

La Bibbia

Daniel Pennac, Marco Malvaldi e altri

L’autore

Fëdor Dostoevskij

Grand Hotel Budapest, Habla con ella

Il film

La battaglia di Hacksaw Ridge

Bossa nova

Genere musicale

Classica

Marisa Monte

Cantante/Musicista

Wolfgang Amadeus Mozart

Viaggi e fotografia

Passatempi

Leggere, studiare, approfondire…

Certo

Ha la stessa voglia di insegnare che aveva all’inizio?

Molta di più

No, per niente

Quando era studente era un/a secchione/a?

Abbastanza

No

Ha bocciato molti studenti nella sua carriera?

No, anche se ogni tanto avrei voluto

Stretta di mano, tono della voce e sguardo

Le prime tre cose che guarda in una persona appena conosciuta

Il cuore, gli occhi e la sua fede

Caparbietà

Il suo punto di forza

Fede

Percepire le negatività di persone o luoghi e non riuscire a gestirle

La sua più grande debolezza

Mi fido troppo del prossimo

Sono onesta e rompiscatole

Un pregio e un difetto

Felicità interiore ed essere sempre di corsa

Non essere riuscita a fare l’università negli Stati Uniti d’America

Qualche rimpianto?

No, grazie a Dio

Fare un’esperienza lavorativa all’estero lunga con la mia famiglia

Un sogno da realizzare?

Vivere ogni giorno della mia vita come se fosse l’ultimo.

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Le staminali, le più utili per curare

Posted by admin On Giugno - 17 - 2017 Commenti disabilitati su Le staminali, le più utili per curare

Le cellule staminali sono alcune tra le cellule più utili per l’organismo e anche per la cura di malattie degenerative tramite un particolare processo chiamato differenziamento cellulare.

Queste cellule, grazie alla loro particolare capacità, vengono studiate da parte di molti ricercatori, posso essere estratte da diversi liquidi e tessuti del nostro corpo, come per esempio midollo osseo, cordone ombelicale, placenta e perfino dal sangue.

I genitori decidono di donare questo sangue perché può essere indispensabile per la cura di alcune gravi patologie genetiche oppure per conservarlo al fine di poter essere donato in caso di necessità a un bambino malato.

Dopo questa estrazione le cellule vengono conservate in banche situate in strutture pubbliche: dato che non tutti gli ospedali italiani hanno una loro struttura di conservazione dedicata a queste cellule, fungono semplicemente da centri di raccolta, che poi spediranno il materiale alle strutture attrezzate.

In Italia, attualmente, in base al decreto ministeriale del 18 novembre 2009 è invece vietata la conservazione di sangue estratto dal cordone ombelicale presso strutture o organizzazioni private.

All’estero, diversamente che in Italia, il cordone può anche essere conservato in banche private: lì viene mantenuto sotto il nome del bambino, e non anonimamente come in Italia. Questo cordone quindi è di sua proprietà e potrà essere scongelato in caso servisse allo stesso bambino o a un suo familiare compatibile.

Marcello Colombi, 3 A Ls

 

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Il midollo? Basta un prelievo di sangue

Posted by admin On Giugno - 17 - 2017 Commenti disabilitati su Il midollo? Basta un prelievo di sangue

Ogni anno in Italia vengono stimati circa dieci mila nuovi casi di leucemia. Questa forma di cancro risulta essere tra le più aggressive e mutevoli: infatti ne esistono diverse tipologie e ognuna richiede un trattamento specifico, spesso invasivo.

Già da diversi anni, tuttavia, esiste una terapia generica in grado di combattere con buona efficacia queste patologie. Si tratta del trapianto di midollo osseo.

Questa pratica, potenzialmente salvavita per molti pazienti, è purtroppo poco diffusa e difficile da applicare data la difficoltà nel trovare donatori compatibili con il ricevente. Un dato tristemente significativo è il basso numero di donazioni: l’Admo (Associazione donatori midollo osseo) nell’ultimo rapporto pubblicato evidenzia il fatto che le richieste di trapianto risultino essere di gran lunga superiori alle donazioni.

Questi dati sottolineano la necessità di una sensibilizzazione su questa pratica salvavita. I sondaggi rivelano una grande disinformazione e una totale ignoranza sulle procedure mediche inerenti la donazione del midollo osseo. Più dell’80 per cento degli intervistati sostiene infatti che sia necessario attuare una biopsia midollare, solitamente a livello del bacino. Questa pratica prevede un piccolo intervento in anestesia locale attraverso il quale si preleva direttamente dalla struttura ossea una porzione di midollo rosso che attraverso il procedimento inverso verrà poi impiantato nel bacino del ricevente.

Questa tecnica medica invasiva e dolorosa è tuttavia in disuso da più di un decennio e, malgrado ciò, la quasi totalità della popolazione la ritiene l’unica per poter donare il midollo.

Già dal 2005 l’ingegneria biomedica ha ideato una nuova metodologia molto meno invasiva che consiste in un semplice prelievo di sangue. Questo prelievo viene effettuato in seguito alla somministrazione di un farmaco, che non presenta particolari effetti collaterali, in grado di isolare le cellule staminali del midollo e liberarle nel sangue.

Le cellule del donatore verranno poi prelevate, immesse nella banca nazionale del midollo osseo dove verranno conservate fino alla trasfusione nel sangue di un  ricevente compatibile. Quest’ultimo sarà sottoposto a una particolare procedura di dialisi in grado di eliminare la totalità delle staminali mutate che determinano la leucemia. Queste verranno rimpiazzate dalle cellule sane del donatore, immesse in circolo grazie ad una semplice trasfusione e fissate al midollo rosso tramite trattamento farmacologico.

Questa procedura presenta diversi vantaggi, primo tra tutti un’invasività praticamente nulla e in secondo luogo un maggior grado di compatibilità tra donatore e ricevente e una conseguente minore possibilità di rigetto, dettata dal fatto che vengono trapiantate solo le cellule staminali e non l’intero tessuto midollare.

L’Admo invita tutti i maggiorenni a partecipare alle conferenze e ai briefing sulla donazione del midollo, sottolineando il fatto che una procedura semplice che richiede un paio d’ore di tempo e una provetta di sangue può potenzialmente salvare molte vite.

Alessandro Donzelli, 3 A Ls

 

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Stem cells: an incredible power for all

Posted by admin On Giugno - 17 - 2017 Commenti disabilitati su Stem cells: an incredible power for all

Imagine to be born as a machine: you would be able to do anything you want, and if some parts of you break, you’d be able to replace it with a spare part.

Unfortunately, you are a human being, and you cannot replace parts of your body with some new ones as a machine does. Or can you?

Nobody knows that it is possible to generate new organs, that will be 100% compatibles with your body. This thanks to something that everyone has since he was born: the umbilical cord, or better the stem cells of the umbilical cord. These special cells have incredible power: they are like supercells, able to create any type of tissues, like the epithelial or the muscular ones, so we can create new organs to use as substitutes of others that could be affected or damaged.

This would be possible for you, if you still had your own umbilical cord. Unfortunately, the doctor you met when you were born threw it away, in a common rubbish can. This happens to umbilical cords all over the world every day, and it is an incredible waste of resources. Now the good news comes: it is possible to save the umbilical cords of the newborns, and it is very easy.

During the pregnancy the parents have to choose to safe  it and when the labour time will come, the father will call the agency specialized that, thanks to a 24H out of 24H service, will come to the hospital and will take some samples.

It is a totally safe procedure, and neither the mother or the baby will get hurt. This because the blood, which contains the stem cells, is taken from the umbilical cord once the child is born. Once taken, the samples will be carried to the agency, where will be put in cryopreservation, which means to a temperature of about -150°C. So they are frozen and will be defrosted in the hour of need. This is incredibly helpful, because, thanks to these stem cells, scientists are able to treat more that 80 pathologies, including common blood diseases like leukaemia and anaemia.

All this is fantastic, but there is one, little big problem. In Italy, private agencies of this kind are forbidden, they don’t exist. There are only public centres, where the umbilical cords can be collected and used by everybody. The stem cells are compatible only with the biological owner and his immediate family, while there is very little chance to find stem cells that are compatible with your body.

Fortunately, near countries like England, Switzerland and the best in Europe, San Marino, have private agency, where you can keep the umbilical cords of your sons and daughters, and furthermore, the price is very cheap! The keeping costs about 2000 euros for  20 years! Now that you have all the necessary information, it’s up to you: will you save your children’s life with this simple and cheap gesture?

Riccardo De Biasi, 3 A Ls

 

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A scuola con poesia: versi a confronto

Posted by admin On Giugno - 17 - 2017 Commenti disabilitati su A scuola con poesia: versi a confronto

In questo secondo periodo scolastico abbiamo affrontato il tema della poesia, cercando di capire come attraverso lo studio della stessa potevamo comprenderla nella sua forza di espressione. È stata per noi un’esperienza interessante perché ci ha messo in contatto con un mondo quasi sconosciuto, ma soprattutto non banale, per comprendere ed esprimere le nostre emozioni e i nostri sentimenti. Ci abbiamo provato…

Giulia Kaur, 2 A Tecnico

Il vulcano

Arrabbiato esplode il vulcano,

minaccia la città sottostante:

si disperdeva la gente urlando

sotto la bava di lava bruciante,

le onde della pazzia cavalcando,

il divino disperata implorando:

però il fuoco inghiottiva l’umano.

Eric Pipero, 2 A Tecnico

 

Neve

Scende lenta sulle fredde colline

e imbianca le montagne vicine;

gli animali sono in letargo

perché di cibo ne hanno un cargo:

ciò sarà in inverno una scorta.

Nella neve c’è una gatta morta,

forse per il freddo o per la fame;

rintanati non vogliono morire:

l’inverno tutto fa scomparire.

Nicolò Melzani , 2 A Tecnico

 

Il tuo Cuore è rosso

come il mio Amore

In una notte d’estate vidi lei:

era la stella più luminosa

così forte da pensarla ogni ora.

Non so se era lei o una rosa,

rossa come il tuo cuore,

rossa come il mio amore,

così forte che senza il tuo valore

non proverei tanto grande amore.

Lorenzo Conca, 2 A Tecnico

 

Lirica minima in endecasillabi

Il tuono d’ una tempesta s’udì

Provenire da un cielo pieno d’ira

Quando un profondo blu nel ciel s’aprì.

Una raffica di vento soffiò.

E il ciel dalle nuvole liberò

Un ribrezzo pel gelo mi colpì

Ma quel blu il cuor di gioia mi riempì

Theodor Leonard Paval, 2 A Tecnico

 

Poesia

Se pur son spugna, roccia sarò

Io son gatto ma leone diventerò

Ho trovato amore nell’odio ricevuto

Non mi sono mai perso,

ma ora mi sono trovato.

Giovanni Calà, 2 A Tecnico

 

Guardo il cielo e penso a te

Guardo il cielo e penso a te

da quando mi hai abbandonato

ripenso al vuoto che hai lasciato

ricordo i momenti insieme passati

a vivere felici ed appassionati

Guardo il cielo e ripenso a te

ti rivedo sorridere nei sogni miei

certa che con te ovunque andrei

ma ricostruire  impossibile  è ormai

e solo un dolce ricordo resterai.

Ines Rini, 2 A Tecnico

 

Dispersa nel vento

Le nostre mani sono come nodi

distese su queste lenzuola.

Con indosso solo la camiciola

ce ne stiamo assai comodi.

Mentre l’alba aggraziata

penetra incerta nelle tende,

sui nostri giovani visi splende

la sua dolce luce velata.

Ubriachi del sentimento profondo

ce ne stiamo abbracciati stretti

e ciò acceca gli aspetti

furibondi del mondo.

Io vulnerabile delle mie paure

a te di fianco sto sdraiata,

mentre con brama aggraziata

ne ammiri le minime sfumature.

Ne sono innamorata persa

di questa scorrevole vita

che sfugge via tra le dita

e che nel vento viene dispersa.

Aurora Zanotti, 2 A Tecnico

 

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Bonanno: “Di te non mi scorderò”

Posted by admin On Giugno - 17 - 2017 Commenti disabilitati su Bonanno: “Di te non mi scorderò”

Il genere è l’elettropop, il titolo “Di te non mi scorderò”, ed è il primo singolo di Matteo Francesco Bonanno, di 4A Tecnico, uscito il 31 marzo 2017.

“Ho scritto questo pezzo a fine 2015. Ho realizzato la pre-produzione da solo per poi collaborare per la produzione finale con Alessandro Cavagna, giovane produttore, stravolgendo completamente il pezzo, puntando a un sound internazionale e del tutto nuovo per il mercato discografico italiano. Sono uno che ama la novità, anche perché in musica non esistono standard da rispettare: la creatività sta al centro. Con questo pezzo ho voluto mettere in risalto la reazione di un essere umano di fronte a un ricordo che fa male. Si può notare quindi il contrasto fra una parte che vuole distruggere il ricordo e un’altra che invece vuole farne tesoro per ricostruirsi, per rinascere.

“Devo moltissimo alla mia famiglia, soprattutto a mio padre, che è la persona che crede in me più di chiunque altro, e…riesce a sopportarmi e a insegnarmi qualcosa quando gli confido le mie paranoie quotidiane. A volte mi chiudo e non riusciamo a capirci per certe cose, è vero, ma finiamo sempre per perdonarci a vicenda: il trucco sono gli spaghetti con tonno funghi e peperoncino e li fa davvero buonissimi”.

La difficoltà maggiore è stata la realizzazione del video: “Ho scritto la sceneggiatura e l’ho girato insieme a Daniel Taino, un mio caro amico, un mago col drone. Dovevamo trovare inquadrature soddisfacenti dando un nesso logico a tutte le clip e i dettagli presenti nel videoclip”. Il risultato? “Su Spotify abbiamo superato i 9.000 ascolti e su Youtube siamo a oltre 5.000 visualizzazioni. Sto scrivendo e stiamo lavorando al prossimo singolo che penso uscirà il prossimo autunno. Poi ho in mente di incidere un disco…sì, sto già pensando anche a quello”.

 

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