Saturday, November 1, 2025

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L’Aeronautico triplica: apre Campli

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su L’Aeronautico triplica: apre Campli

L’Istituto Aeronautico “Antonio Locatelli” cresce ancora: dopo le sedi di Bergamo (fondata nel 1990) e di Grottammare, nelle Marche, risalente a cinque anni fa, ecco arrivare a conferma del successo di questa formula scolastica anche la terza sede, da poco inaugurata in Abruzzo e più esattamente a Campli, in provincia di Teramo, alla presenza delle autorità locali e del preside Giuseppe Di Giminiani, che abbiamo intervistato sul punto.

È vero che ha creato una nuova scuola? Da dove è nata l’idea?

Sì, è vero. L’idea è nata quando il signor Pietro Quaresimale, primo cittadino di Campli, paese in provincia di Teramo in Abruzzo, ha deciso di visitare la nostra scuola con sede a Bergamo. Il sindaco è rimasto molto colpito dal mio modello di fare scuola e ha deciso di mettere a disposizione una struttura storica del suo Comune, Palazzo Marziale, proprio al fine di fondare un nuovo istituto, gemellato con quello di Bergamo, nella sua città.

Quali sono gli indirizzi presenti nel nuovo istituto?

Gli indirizzi presenti al momento sono gli stessi presenti a Bergamo: ovvero l’Istituto Tecnico Aeronautico e il Liceo Scientifico con indirizzo Aeronautico. L’unica differenza è che non è presente il Liceo Coreutico. Il nome resterà lo stesso, cioè “Istituto Aeronautico Antonio Locatelli” e i ragazzi indosseranno le divise proprio come già fanno gli studenti delle sedi di Bergamo e di Grottammare.

Resterà un Istituto Aeronautico o ha intenzione di allargare l’Istituto anche ad altri indirizzi o altri anni di scuola?

Ora come ora resterà una scuola secondaria di secondo grado, magari in futuro verrà ampliato anche come scuola secondaria di primo grado.

Il sindaco per la nuova scuola ha scelto davvero un edificio molto particolare.

Si tratta di un edificio fondamentale e importante per Campli e per la gente di questa cittadina, quindi sono profondamente onorato per questo dono del sindaco Quaresimale.

Quali sono le sue aspettative per questo nuovo Istituto?

Le mie aspettative sono sempre le stesse: voglio estendere il mio modello di fare scuola, un modello che funziona e che si presta al mio obiettivo, ovvero quello di non formare piloti e controllori, ma bensì veri uomini e vere donne del domani. I miei principi sono lo spirito di appartenenza e lo spirito di sacrificio, valori per me fondamentali.

Per quanto riguarda la scuola “Virgo Lauretana” di Grottammare cambierà qualcosa? Cosa succederà?

Non cambierà nulla. La scuola di Grottammare continuerà il suo percorso scolastico così come sta avvenendo da 5 anni a questa parte. Inoltre quest’anno abbiamo raggiunto un picco davvero elevato di richieste d’iscrizione, cosa che mi dona delle ottime aspettative per il futuro.

Daniele Mattacheo, 3A Ls

 

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Open day: doppia festa al Locatelli

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Open day: doppia festa al Locatelli

Ogni anno l’Istituto Aeronautico “Antonio Locatelli” di Bergamo organizza una giornata di “scuola aperta” in cui i ragazzi di terza media, e non solo, possono conoscere meglio gli ideali e le prospettive offerti dalla scuola: è successo anche quest’anno, a fine novembre. La novità degli ultimi anni, in realtà, è il doppio Open Day: il primo giorno infatti sono aperte le porte dell’Aeronautico, mentre il secondo giorno quelle del Coreutico.

A presenziare, anche per questa edizione, numerose famiglie e ragazzi aspiranti studenti, che sono stati accolti dagli alunni stessi della sede: le famiglie presenti, che hanno anche ricevuto una copia del nostro giornale scolastico, sono state infatti accompagnate da studenti in veste di addetti, tutti in divisa d’ordinanza.

Agli aspiranti studenti e ai loro familiari è stato mostrato come ogni classe sia caratterizzata dalla ormai celebre lavagna multimediale, tra l’altro per l’occasione collegata in diretta con la Sala Conferenze, da cui il preside Giuseppe Di Giminiani e diversi stretti collaboratori  hanno presentato il progetto formativo della scuola.

L’opportunità non è solo per ragazzi residenti a Bergamo e vicinanze, ma anche per chi abita più lontano, in altre città o perfino in altre regioni: c’è infatti la possibilità di alloggiare durante tutta la settimana scolastica in un convitto, che permetterà ai futuri allievi di risiedere vicino alla scuola. Agli interessati il tutto è stato spiegato nel dettgalio da parte del preside al termine della riunione.

Tra le tante possibilità della visita dell’edificio, c’è stato pure il piacere di osservare la Sala Meteo, il Simulatore di Volo e il Laboratorio di Fisica, tutti spiegati dettagliatamente da piloti e professori qualificati. Al termine del ricevimento le famiglie sono state accompagnate in segreteria per le preiscrizioni. L’Open Day terminava alle 19, ma per gli interessati c’era anche la possibilità di andare a visitare il convitto di Madone, provvisto oltre alle camere di stanze relax, campetto da calcetto e palestra.

Per tutti gli interessati si sono svolti poi i colloqui individuali col preside, per individuare i 120 futuri nuovi alunni dell’Istituto.

Corbellini Lorenzo, 2B Ls

 

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Lodovici: in Convitto per i ragazzi

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Lodovici: in Convitto per i ragazzi

Uno dei punti di forza del “Locatelli” è la presenza, un po’ come nei college inglesi e americani, di un punto di appoggio stabile per gli studenti: si tratta del convitto, luogo dove, dopo la scuola, possono soggiornare, studiando e giocando. Silvano Lodovici è uno dei due responsabili del convitto dell’Istituto Aeronautico “Antonio Locatelli”, a Madone. In questa intervista ci racconterà del perché abbia deciso di aiutare il preside della scuola in questa impresa un po’ particolare.

Signor Lodovici, quale era il suo precedente lavoro prima di approcciarsi con i ragazzi del convitto ?

Io facevo tutt’altro, il venire a cena con voi è un piacevole modo per trascorrere alcune ore della serata, chiaramente in quei giorni in cui vengo a cena con voi; prima di professione facevo il consulente aziendale.

Come mai ha deciso di venire in questo convitto, a seguire ragazzi che non conosce, e come ha fatto a conoscere il preside Giuseppe Di Giminiani?

Il preside lo conosco da più di 20 anni, ci conosciamo da moltissimo tempo. Questa avventura è cominciata così per caso, quando quasi per “scherzo” ha iniziato a chiedermi: “Vieni a cena con me in convitto?”. E ovviamente è partito anche come un’occasione per stare con i ragazzi. Proprio da lì è cominciata da qualche anno questa esperienza decisamente piacevole, sia per “tenermi giovane”  che per essere in contatto con i ragazzi, dato che i miei figli sono  ormai grandi e mi sembra in questo modo di tornare un po’ indietro nel tempo, a quando mi divertivo con loro. Proprio per questo mi fa piacere a venire a cena con voi.

Quando il preside le ha chiesto di venire alcune sere della settimana a “controllare” i ragazzi, lei cosa ha pensato all’inizio?

Come vi dicevo prima, è stata una proposta del preside, del tipo “vieni a cena, vedi il nuovo convitto”, perché io conosco – come dicevo prima –  Di Giminiani da più di venti anni. Mio figlio ha fatto l’Aeronautico e si è diplomato nel 2009. Il convitto prima era distribuito su alcune palazzine a Bergamo: vi era una palazzina vicino al vecchio ospedale, e poi vi erano gli appartamenti vicino al supermercato Esselunga, dove anche voi magari andate qualche volta. Quando è nata questa struttura a Madone, quindi, mi aveva proposto di vedere il nuovo convitto e poi mi aveva invitato a cena. Da lì ha preso a dire “ma vieni qualche serata in più”. Ecco perché un paio di volte alla settimana vengo a cena con voi: infatti nessuno viene per controllarvi, ma perché è un piacere stare con voi. La cosa piacevole in particolare è il poter trasmettere dei valori, delle abitudini e dei comportamenti, che anche lo stesso professor Di Giminiani cerca di trasmettere.

Cosa si aspetta che ottengano questi ragazzi ?

La più grande soddisfazione mia come quella del vostro preside è che alla fine di questo percorso annuale o quinquennale vi rimanga qualcosa, che le buone regole di comportamento come valore morale vi rimangano e che possiate farne buon uso in futuro, perché questi punti chiave, cioè le buone abitudini e l’educazione, all’università e nel mondo del lavoro aprono ogni porta.

Enrico Barin e Mattia Vegetti, 2 B Ls

 

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Cancerogena? Dubbi sulla carne rossa

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Cancerogena? Dubbi sulla carne rossa

Lo scorso ottobre lo IARC, ossia l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Organizzazione Mondiale della sanità), ha lanciato un allarme alquanto preoccupante: salsicce, prosciutto e carni rosse trattate possono causare il tumore al colon-retto.

Questa conclusione è arrivata dopo l’esecuzione di ben 800 studi sul rapporto tra una dieta comprendente proteine animali e il cancro. Si è rilevato così che il consumo di 50 grammi di carne processata al giorno fa aumentare del 18 per cento il rischio di contrarre  la tanto temuta patologia intestinale. Per quanto concerne invece la carne rossa, le prove non sono sufficienti per ritenerla cancerogena, ma solo “abbastanza cancerogena”.

Quindi la classica e gustosa bistecca di manzo alla piastra è pericolosa per la nostra salute? La risposta è “dipende”, e per essere compresa necessita di un’analisi attenta del messaggio lanciato dallo IARC. L’agenzia infatti ha voluto suddividere le sostanze cancerogene in categorie attraverso un semplice sistema di catalogazione: si va così dal gruppo 1, che comprende gli agenti cancerogeni per l’uomo, fino al gruppo 4, dove si trovano quelle sostanze che invece probabilmente non compromettono la salute umana, passando per il 2A, il 2B e il 3.

La carne processata, ovvero salumi e insaccati,  è stata classificata come appartenente al gruppo 1, di cui fanno parte anche il fumo e la radiazione solare. Diversamente la carne rossa rientra nel gruppo 2A, pertanto probabilmente può portare alla formazione del cancro. Tuttavia va sotolineato un aspetto: questa classificazione non si basa sulla pericolosità delle sostanze, ma sulla sicurezza delle prove che gli scienziati hanno per dimostrare la loro cancerogenicità. Pertanto non è possibile fare neppure paragoni tra agenti cancerogeni dello stesso gruppo e i numeri lo provano: ogni anno nel mondo il cancro causato dalla carne rossa uccide 34.000 esseri umani, mentre quello dovuto all’inquinamento atmosferico ben un milione.

Tornando al precedente 18 per cento, qual è il significato effettivo del dato? Il 18 per cento di cosa? Dipende dalla tendenza genetica di ogni singola persona. Un individuo con una storia di familiarità per il tumore al colon-retto o con importanti fattori di rischio avrà già un’elevata probabilità di base di contrarre la malattia. Mentre per una persona che, per stile di vita o fattori genetici, non è predisposta a questo tipo di cancro, il 18 per cento di un basso rischio è poco significativo.

Dopo aver fatto chiarezza sul messaggio dello IARC, è opportuno spiegare il perché la carne rossa è cancerogena. I suoi tessuti sono ricchi di due proteine, l’emoglobina e la mioglobina, che contengono il gruppo “eme”, una molecola adibita a catturare l’ossigeno per renderlo utilizzabile per la produzione energetica. Tuttavia al centro di questa molecola si trova l’atomo del ferro, che è in grado di danneggiare il DNA cellulare quando rimane a contatto per lungo tempo con la mucosa intestinale.

In conclusione, carne sì o carne no? Sì, se mangiata nelle quantità raccomandate e se associata a una dieta equilibrata e varia. No, se in quantità smodate e senza dieta adeguata. Bisogna ricordare che gli studi dello IARC servono alla creazione di una solida base di partenza per formulare nuove raccomandazioni dietetiche.

Lorenzo Leoni, 4A Ls

 

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Carne rossa? Sì, ma con moderazione

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Carne rossa? Sì, ma con moderazione

L’OMS, organizzazione mondiale della sanità, attraverso uno studio probabilistico e statistico inizia la sua guerra contro la carne, definendo le carni lavorate cancerogene per l’organismo umano e inserendole nel gruppo 1 delle sostanze che causano cancro e con pericolosità ai livelli di fumo e benzene, mentre le carni rosse sono poste nel gruppo 2A, ovvero come possibili cancerogene.

La professoressa Fabiana Riva, insegnante di biologia e chimica dell’Istituto Aeronautico “Locatelli”, chiarisce come questa notizia non debba essere presa alla leggera; nonostante le informazioni sulla dannosità della carne nella dieta siano note da diverso tempo, l’indagine svolta  ha recentemente affermato che le carni lavorate sono fortemente collegate alla formazione di tumori intestinali e in parte dello stomaco.

“Le carni lavorate, quali würstel, salame, bresaola o salsiccia, sono dannose per l’organismo umano ed è consigliabile essere cauti sul loro consumo, che dovrebbe essere limitato a 1 o 2 volte a settimana per non aumentare il rischio di ammalarsi. La probabilità si aggira statisticamente tra il 5 e l’8 per cento in più del normale, ma è soggettivo: aumenta infatti al 15 per cento per chi è geneticamente predisposto”.

La professoressa Riva invita gli studenti a non sottovalutare le scoperte fatte dall’OMS poiché, anche se le carni lavorate e le carni rosse non fanno forse male quanto il fumo di sigaretta, l’abuso di queste potrebbe esporre la popolazione a un eventuale rischio.

Conta anche lo stile di vita: 4 tumori su 10 derivano da abitudini sbagliate come alimentazione scorretta e uso di tabacco. Una precauzione è quella di consumare una quantità limitata di carni lavorate e di stare attenti alla cottura poiché le carni rosse molto cotte sono più pericolose; è quindi consigliabile assumere carne cucinata al sangue o non tropo cotta poiché le carni cucinate a griglia e barbecue sono più nocive.

Pietro Daminelli, 4A Ls

 

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Social vietati under 16? Al vaglio

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Social vietati under 16? Al vaglio

Il 17 dicembre 2015 è stato un giorno decisivo per il mondo e per l’utilizzo dei Social Network. In tema di protezione dei dati personali, è stato infatti presentato un nuovo emendamento, che è stato poi votato il 18 dalla commissione per i diritti civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento Europeo.

Questa nuova legge prevede l’innalzamento del tetto minimo di età per l’utilizzo dei principali Social Network come Facebook e Twitter, oltre che dei principali servizi di messaggistica, come WhatsApp e Telegram.

Nel giro di poco tempo quindi, a seconda della velocità dei legislatori, milioni di minori di 16 anni potrebbero non essere più legalmente autorizzati a utilizzare in modo libero social media o chat, a meno che non abbiano ricevuto un’autorizzazione espressa da parte dei loro genitori. Fino ad adesso, tutti i leader del settore tra cui quelli di Facebook, Instagram, Twitter, Snapchat e Google avevano impostato questo limite di età a soli 13 anni, per rispettare le norme statunitensi ed europee.

I passaggi successivi alla approvazione dell’emendamento sarebbero la ratifica ufficiale da parte del Parlamento stesso e successivamente tutti i Paesi dell’Unione Europea – Italia compresa quindi – avrebbero due anni di tempo per recepire la nuova normativa e per farla entrare in vigore concretamente.

I colossi del Web potrebbero però avere delle serissime difficoltà a far applicare questa normativa per i loro numerosissimi servizi: infatti, dall’entrata in vigore della nuova legge in avanti, qualsiasi persona al di sotto dei 16 anni di età in Europa si troverebbe costretta a richiedere il consenso dei genitori per potersi iscrivere a un qualsiasi Social Network, e perfino prima di scaricare un’app, in particolare di messaggistica, o anche solo di utilizzare un banale motore di ricerca.

Ma abbiamo dei dubbi riguardo l’effettiva applicazione di una norma simile. Basta fare un giro su Facebook per rendersi conto di quanti ragazzini si aggirino sulle pagine del social di Mark Zuckerberg e del fatto che i genitori spesso non conoscano affatto le dinamiche del Web. Sicuramente, se questa norma dovesse divenire realtà, un aumento del limite di età così improvviso da 13 a 16 anni spingerà probabilmente molti ragazzini a mentire sulla loro vera età per continuare ad accedere, piuttosto che chiedere il consenso ai propri genitori. Per ora non ci sono aggiornamenti maggiori sulla approvazione o meno del provvedimento, ma ci (e vi) terremo informati.

Debora Filini, 2A Tecnico

 

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Comunicazione 2.0: arma a due tagli

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Comunicazione 2.0: arma a due tagli

I Social Network negli ultimi tempi hanno rivoluzionato il mondo, senza di essi ora non ci sarebbe modo di comunicare così direttamente, non ci sarebbe modo di effettuare ricerche, di farsi pubblicità, di conoscere persone in un modo così veloce.

Molti credono che l’utilizzatore medio di questi mezzi sia un adolescente o un giovane adulto, ma ciò non è vero: è utilizzato in ampia parte da aziende per poter fare pubblicità in modo veloce a costo contenuto e con un feedback positivo e, perché no, magari anche da persone di età avanzata che cercano partner su siti di incontri.

I Social sono molto utili ma basta un minimo errore o anche solo uno scherzo da parte di una amico per rovinarti la vita.

Molto spesso sentiamo ai telegiornali notizie di adolescenti che per scherzo pubblicano video o messaggi di amici o conoscenti ed essi poi ne subiscono le conseguenze: basta un video caricato che è come un missile da crociera e senza la possibilità di fermarlo.

Un effetto inarrestabile e dirompente proprio come un “cruise”; come anche i tecnici spesso dicono: “quando qualcosa viene caricato è di tutti così come non è di nessuno”.

Grazie a queste innovazioni ora possiamo mantenere i contatti con persone in tutto il mondo senza subire i vincoli della distanza e, con la stessa facilità, possiamo contattarne altre.

Un lato negativo di tutto cioè è invece la possibilità di circolazione di informazioni non ufficiali e di pensieri che potrebbero danneggiare emotivamente una persona o recare un danno materiale a una azienda.

I Social, come ogni altra cosa, sono utili ma senza le giuste basi, i giusti criteri e le giuste conoscenze, posso facilmente diventare armi, spesso anche a doppio taglio, ferendo sia chi le usa che chi le subisce.

Marcello Colombi, 2A Ls

 

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A short no sense English tail

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su A short no sense English tail

A legend says that 6000 years ago a famous scientist decided to spend a rest period in the mountain. He was quite tired so he decided to take a train and reach this wonderful place surrounded by nature. When he arrived there, he met a man that was riding a bike and they became good friends. They had different characters: one was perfect with a brilliant mind and the other one was scruffy and without interests.

They walked incessantly along the paths of that remote village and one night they decided to relax, but they got into a complicate conversation. The cyclist invited the scientist to climb a tree for explaining how it was important to have a direct contact with the nature but he wasn’t agile and he fell from the tree, on the other side the scientist wanted to speak about how was created the universe and they shared their contrasting viewpoints.

Finally they decided that it was better to sleep and accept both opinions as good friends.

Written by Priscilla Mauri, 2B Ls

 

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A journey through space and time

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su A journey through space and time

Year 2025. In Borgomanero, a city in Africa, some nuclear weapons were being tested, when something went wrong.

After that event, a duck was hit by the radiations. The duck absorbed the radiations and began to grow. It grew so much that in 2027 it ate the Earth. In 2028 it ate the time. In 2029 it had eaten all the Universe. Everything was inside the Great Cosmic Duck.

Year 2030. Since the Duck had eaten everything, also God lived inside it. God was omnipotent, but it couldn’t do anything to let out the Universe from the Duck. So it decided to live in it. He became a really good friend of Massimiliano Latorre and Salvatore Girone, the Italian marò. One day, while the marò and God were going to the market to buy kebab and sushi, the Almighty had an idea. He wanted to move from his reign to the desert, just for the sake of it. He decided to build a castle in the Sahara desert, but he needed help, even if the was omnipotent.

God told the marò about his idea, but Latorre said: “We are far from the Sahara, it would take years to get there”. He was right, in fact they were in T. Tasso Street, in the city of Centrodibergamo, Italy. But God, that is omnipotent, gave Massimiliano and Salvatore the ability to fly. So they bought 66 kebabs and 6 portions of sushi and flew to the Sahara desert. There they started building God’s new castle. It took 6 days to build it and the 7th day they rested. The building was huge and God was very satisfied.

77 weeks later, Latorre was sleeping in the castle, when he suddenly woke up. He had heard a familiar noise. He looked outside the window and saw his worst nightmare.

He saw Satan, also known as Il Diaulo, coming towards the castle with an army. The army was formed by Indians. The Indians were a population of Asia. Massimiliano and Salvatore were captured by this population in 2013 and they only escaped in 2020.

They were accused of shooting two Indian fishermen, but they were innocent. Now Il Diaulo was on the point of attacking God and the marò. Immediately Massimiliano ran down the stairs and woke up God. God took the Folgore, stolen by Zeus the Fake, and struck the Indian army with it. Satan, as soon as he saw his army defeated, ran away. The marò and the Almighty had won the battle, so they returned home and ate the kebabs that they had bought before. While they were eating, the doorbell rang.

Girone opened the door and saw a man. He was Baron Huttins the Spesso, that had came from his mansion, called Dimora Segreta Estiva dell’Huttins. But this is another story.

Written by Mattia Vegetti & Giulio Cavagna, 2B Ls

 

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Brevetto in Florida: esperienza unica

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Brevetto in Florida: esperienza unica

Dieci settimane a Venice, in Florida, cittadina affacciata sul Golfo del Messico: è il periodo che abbiamo trascorso per ottenere il brevetto PPL (Private Pilot License, cioè licenza di prilota privato, è la prima licenza di volo ottenibile e abilita a pilotare un aereo appunto per scopi privati).

Si è trattato di un’esperienza fruttuosa che, dal mio punto di vista, mi ha permesso di crescere interiormente e scoprire il grande valore di essere autonomo. Non essendo stato vicino a casa per dieci settimane, un tempo molto lungo, ci sono stati molti momenti caratterizzati da assoluta difficoltà.

Questa esperienza è stata intrapresa da me e altri cinque ragazzi dell’Istituto Tecnico Aeronautico “Antonio Locatelli”, due dei quali hanno fatto con me i brevetti: si tratta di Riccardo Trabattoni, Laura Poli, Francesco Zanassi, Elia Pedretti e Lorenzo Cataldo; con noi anche Davide Guffanti, proveniente da un’altra scuola.

Oltre tutto essendo stato con persone che non conoscevo, inizialmente la convivenza non è stata esattamente delle migliori, ma dopo esserci ambientati le cose hanno iniziato a prendere la piega giusta.

Le prime settimane le abbiamo passate a organizzare lo studio e i tempi. Le nostre giornate erano impegnative, dalle sette del mattino fino alle cinque del pomeriggio eravamo impegnati a studiare e a volare.

Anche per quanto riguarda la lingua è stato difficile adeguarsi perché l’inglese americano è difficile da comprendere e infatti le conversazioni non erano delle migliori. Passato il primo momento di imbarazzo tra di noi abbiamo comunque anche iniziato a fare amicizia e a divertirci tutti insieme.

Adesso, a brevetto ottenuto, in quanto pilota consiglierei a tutti coloro che vogliono seguire questa strada di fare questa esperienza importante, perché ti permette di aprire gli orizzonti e di imparare molto.

Filippo Rondinelli, 4A Ls

 

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Aerei: ognuno mille storie

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Aerei: ognuno mille storie

Così veloci, ma per molti sempre troppo in ritardo. Così tecnologici, ma per qualcuno mai troppo sicuri. Così precisi, ma così criticati come imperfetti. Così moderni, e così orgogliosi del passato. Sono sagome biancastre a cui si attaccano le nostre speranze perdute.

Promesse che ci eravamo fatti tanto tempo prima e che non verranno mai mantenute, al massimo finiranno come graffiti lavati dal martellare incessante e costante della pioggia del tempo. Ogni goccia è la lancetta di un cronometro che corre all’indietro nonostante la nostra noncuranza, un subdolo fantoccio che ci oscura la vista finché non mancano una manca una manciata di secondi.

Gli aeroplani sono macchine complesse.

Dietro a ogni singolo loro componente c’è un nome: il nome, di uomo o di donna che esso sia, spesso è ignorato da tutti, compreso il più grande esperto di aviazione di tutti i tempi.

Dietro a ognuno di quella miriade di nomi e ancora nomi, c’è una storia. Ci sono storie lunghe e ci sono storie corte, ci sono storie belle e ci sono storie brutte, racconti di vittorie o di sconfitte.

Piogge che hanno lavato via scarabocchi figli della noia, altre che hanno cancellato interi affreschi di gigantesche cattedrali gotiche.

Dietro a ogni passeggero, che sia seduto su un fracassato sedile di economy o una comoda poltrona di prima classe o di business, c’è una storia. Piccola, grande, importante. Unica.

Troppi addii, troppi arrivederci non rispettati, pochi ritorni attesi, con un pizzico di rancore di cui nessuno sa mai spiegare il perché.

Matteo Bevilacqua, 2B Ls

 

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Arte e buon cibo: Barcellona

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Arte e buon cibo: Barcellona

Barcellona è una città che vale la pena visitare: pur non essendo così lontana dall’Italia è una città dove si respira un’aria diversa e si trova anche un modo di ragionare diverso. Ci siamo stati dal 19 al 21 dicembre, io e il mio amico Andrea Pes, ed è stata davvero un’esperienza incredibile.

Siamo atterrati all’aeroporto El Prat alle 10 circa e abbiamo raggiunto l’albergo con il “Renfe”: un hotel molto carino ed economico, il “Melon District Marina”, che è vicino al centro, alla fermata della metro e anche alla Sagrada Familia, che si vedeva addirittura dalla finestra della nostra camera. L’unica pecca era il bagno, decisamente ai minimi termini: potevano farlo un po’ più grande.

A pranzo, dopo aver salito otto piani a piedi in hotel con le valigie (non sapevamo usare l’ascensore: in Spagna sono troppo avanti…), siamo andati alla “Txapela”, in Passeig de Gràcia 58, un ristorante di tapas che non esito a definire fenomenale.

Nel pomeriggio siamo andati alla Cattedrale, dove ci siamo anche “persi” nelle viuzze del quartiere Gotico. Non ditelo a nessuno, ma nella Cattedrale ho anche suonato l’organo di nascosto: non potevo non suonare a Barcellona (e le guardie non mi hanno detto nulla per fortuna)!

Una cosa che mi ha sconvolto di questa città è stata la puntualità della metropolitana e degli autobus: alle fermate c’è il timer in minuti e secondi che annuncia il prossimo treno in arrivo e, che ci crediate o no, in tre giorni che siamo stati lì tutte le metro e gli autobus che abbiamo preso non hanno ritardato nemmeno di mezzo secondo. Per chi dovesse andare a Barcellona, consiglio vivamente di fare l’abbonamento di tre giorni per i mezzi illimitati, l’Hola BCN: con 19€ si possono prendere tutte le metro e gli autobus che si vuole, e basta obliterarlo ogni volta come un normalissimo biglietto.

Dopo aver passeggiato sulla Rambla, aver visto le opere di Gaudì, e essere passati per il monumento di Cristoforo Colombo vicino al porto, abbiamo cenato alla “Fonda”, un ristorante carino in Carrer dels Escudellers, dove abbiamo ordinato una pentola di risotto al nero di seppia: come perderselo?

Il secondo giorno abbiamo fatto colazione con “churros y chocolate” al “Granja La Pallaresa” in Carrer de Petritxol 11, e mi è davvero piaciuto un sacco iniziare la mia giornata con cioccolata calda con i churros in un bar nascosto in una vietta storica nel cuore di Barcellona. Che atmosfera!

Dopodichè siamo andati alla Sagrada Familia e lì, sotto di essa, mi sono venuti i brividi. La prima cosa che ho detto ad Andrea non appena l’abbiamo vista è stata:  “Andrè…ma cos’è sto mostro?”. Affascinante, come per certi versi inquietante: un capolavoro.

Ancora con i brividi addosso siamo giunti al ristorante Barceloneta, che si trova nell’omonimo quartiere. Molto elegante, forse un po’ caro, ma ne è valsa la pena: era davanti al mare. Abbiamo ordinato la famosissima “Paella de mariscos”, una delizia…ho dovuto anche mangiare i calamari e gli scampi di Andrea, perché a lui non piacciono: un sacrificio a cui mi sono volentieri sottoposto. Per dolce non poteva mancare la crema catalana: devo dire che mi è piaciuta.

Non abbiamo avuto difficoltà a parlare in spagnolo, ma alcune volte – a sorpresa – è capitato che noi chiedessimo informazioni in spagnolo e ci venisse invece risposto in italiano.

Pomeriggio trascorso sopra il Monjuic e poi un “sigaretto” passeggiando sul lungomare a Barceloneta. Dopo cena, verso le 23, siamo tornati in Plaça Catalunya all’Hard Rock Cafe a bere un Mojito e un Big KaBlue-na, anche se Andrea insisteva per prendere l’Electric Blues…e se l’avessimo preso saremmo poi arrivati strisciando alla fermata della metro.

Il terzo giorno avevamo l’aereo per tornare alle 19.40, e il “Renfe” per l’aeroporto alle 17: abbiamo fatto colazione da Starbucks, io una cioccolata e un muffin al cioccolato, Andrea insieme al muffin ha abbinato un caffè con panna e caramello.

Sono sempre stato un disastro con i souvenir, e infatti al Corte Inglès, quando siamo andati a comprarci due magneti per il frigo, prima di fare l’acquisto ne ho rotto uno, ma nessuno ha visto niente per fortuna! Ho inoltre preso una tazza di vetro molto carina che raffigurava Barcellona. Mi dicevo fra me stesso: “Quante colazioni che ci farò con questa tazza…”.

Giunto a casa, aprendo la valigia ho tirato fuori i souvenir, e il primo pensiero è stato la famosa tazza per le colazioni…che purtroppo ho trovato in mille pezzi! Addio colazioni: come dicevo, io sono sempre stato sfortunato con i souvenir.

Abbiamo fatto questo viaggio perché cercavamo un po’ di libertà, come due gabbiani. Lontani da tutto, in una città meravigliosa. Speriamo con tutto il cuore di tornarci ancora, anche perché dobbiamo scoprire ancora altre meraviglie che non abbiamo avuto tempo di vedere.

Matteo Francesco Bonanno, 3A Tecnico

 

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Emozioni di magia a Malta

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Emozioni di magia a Malta

Cinquant’anni fa Robert Orben (prestigiatore e scrittore) affermò che siamo veramente in vacanza solo quando ci accorgiamo di non avere niente da fare, ma tutto il tempo a disposizione per farlo. Le fatiche del periodo lavorativo e la voglia di vacanza  per riposarsi possono trarre in inganno: a noi sembra di non fare niente, invece non è vero; la nostra mente continua a lavorare. Soprattutto se sei uno studente, perché tra i tuoi compiti di Natale c’è magari pure un tema sulle vacanze.

Solo alla fine Lisa si è ricordata di dover scrivere un articolo su questo tema, così ha preso carta e penna e si è seduta davanti alla finestra per trovare l’ispirazione nel paesaggio maltese di fronte a lei: guardandolo vedeva un luogo magico, quasi surreale, ma non quella magia che usano maghi e streghe, ma quella che ti prende e ti fa vivere un sogno. In quel momento le sarebbe piaciuto essere una poetessa, per riuscire a descrivere a parole le sensazioni che provava guardando fuori dalla finestra.

Vede un profondo celeste  come un oceano intangibile, che si protrae all’infinito, macchiato da un puro bianco sfumato con la leggerezza della panna montata e la freschezza della neve.

Abbassando lo sguardo lungo l’orizzonte tutto prende vita in questo mare di verde, il vento è fresco e alcune persone approfittano per fare una passeggiata e godere del silenzio della natura, mentre i ragazzi giocano a calcio nel parchetto accanto. La bellezza della natura va ben oltre i fiori colorati o un prato verde: è una bellezza che non si vede ma si percepisce, assomiglia tanto alla perfezione dei bambini che stanno giocando a calcio nel parchetto e che cadendo dopo aver preso una pallonata in faccia trovano il modo di riderci su, abbracciando l’avversario. Ognuno di quei ragazzi calcia il pallone convinto di essere il migliore. Noi tutti siamo convinti che diventeremo il massimo e poi ci sentiamo un pochino derubati quando le nostre aspettative vengono deluse, ma alcune volte la realtà supera addirittura le aspettative, a volte quello che ci aspettiamo al confronto con quello che non ci aspettiamo impallidisce; dovremmo chiederci perché ci aggrappiamo alle nostre aspettative: forse perché quello che ci aspettiamo ci fa restare fermi, in attesa, è solo l’inizio, mentre quello che non ci aspettiamo invece è ciò che cambia la nostra vita.

Pensandoci, scrivere questo articolo è stato un ottimo momento di riflessione, o forse uno stato d’animo.

A fine giornata quando tiriamo le somme, l’unica cosa che vogliamo davvero è stare vicino a qualcuno; se è così perché manteniamo le distanze e fingiamo di non avere cura dell’altra persona? Sono soltanto alibi e così scegliamo le persone a cui vogliamo stare vicino, e una volta fatta la nostra scelta quelle persone non le lasciamo più, anche se facciamo loro del male: le persone che sono ancora con te alla fine della giornata sono quelle che vale la pena tenersi strette. Certo, a volte la vicinanza può diventare eccessiva, ma a volte quell’invasione dello spazio privato può essere proprio quello di cui abbiamo bisogno.

Lisa Hasan, 2B Ls

 

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Dalle favole agli incubi: dark tail

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Dalle favole agli incubi: dark tail

Quando si è piccoli la notte fa paura perché ci sono mostri nascosti sotto il letto, ma diventati adulti  i mostri sono diversi: insicurezza, solitudine, rimpianti… E anche se si è più grandi e più saggi ci si ritrova ad avere ancora paura del buio.

Tutti ricordiamo le favole della buona notte della nostra infanzia: Cenerentola che calza la scarpetta, il ranocchio che si trasforma in principe e la bella addormentata che si risveglia con un bacio sono storie che cominciano con “C’era una volta”, favole, la sostanza dei sogni. Il problema è che le favole non diventano sempre realtà, sono le altre storie, quelle che iniziano con “Era una notte buia e tempestosa” e finiscono in modo terribile, sono gli incubi, che spesso invece sembrano diventare realtà. Sembrano.

Un sabato Lisa decise di restare a casa a studiare tutto il giorno e così fece; poi la sera guardò un film e solo finito il film si accorse che ormai si era già fatta l’una di notte. Purtroppo era ancora troppo attiva per andare a dormire, così uscì sul balcone e si sedette lì ad ammirare il cielo e a guardare le stelle. La luna era piena, il cielo buio e vuoto quasi come se fossero state spazzate via tutte le nuvole, il silenzio della notte faceva rimbombare i pensieri di Lisa, che stava ancora pensando al film horror che aveva appena visto.

Prese l’iPad e, girando per il web, capitò su un sito intitolato “impiccagione in diretta”. Lisa cliccò sul link e leggendo ciò che c’era scritto all’interno, i suoi occhi caddero su una finestrina intitolata “impiccagione di Lisa in diretta”. Un po’ per curiosità, un po’ per ingenuità, ma soprattutto per la caratteristica che accomuna tutti gli umani di lasciare il noto per l’ignoto, cliccò su quella finestrina e comparve la scritta “si sta caricando”: in quegli istanti il tempo sembrava infinito, come se tutto si fosse fermato.

Le comparve l’immagine di un balcone come il suo, poi riconobbe il tavolo e le sedie, con una ragazza con l’iPad: era lei, stava guardando se stessa. Le si fermò il cuore, le cominciarono a tremare le mani, sentiva un brivido accarezzarle la schiena. Poi nel video comparve una persona dietro di lei con in mano una corda che velocemente le si avvicinava, il battito del suo cuore accelerò improvvisamente, si voltò di scatto.. E poi si svegliò: era solo un sogno.

Lisa Hasan, 2B Ls

 

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Vivere a colori: felicità pura

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Vivere a colori: felicità pura

Vivere A Colori – Alessandra Amoroso – (Columbia Records, Sony Music)

È uscito il 15 gennaio 2016 “Vivere a Colori” di Alessandra Amoroso: anticipato dal meraviglioso singolo “Stupendo fino a qui” (Daniele Coro, Federica Abbate), prodotto da Andrea Rigonat, suonato live per la prima volta durante la semifinale del programma “Tu si que vales” il 7 novembre 2015, per poi apparire primo in classifica su iTunes il 13 novembre.

Era un album attesissimo, perché lo scorso “Amore Puro” era uscito 3 anni prima, e ormai tutti lo avevano messo in loop fino allo sfinimento: serviva un album nuovo di Sandrina, un album che mettesse in risalto la sua potenza. Ed ecco che esce “Vivere a Colori”, già disco d’oro.

È un disco fresco, con un sound attualissimo. Il disco parte con la botta di “Stupendo fino a qui” e la traccia che dà il titolo all’album si trova alla quarta posizione della tracklist.

Scritta da Elisa, “Vivere a Colori”, è un’esplosione di felicità, giocosa, ma allo stesso tempo con un senso e un significato potentissimo. A differenza del precedente lavoro in cui tutti i pezzi erano firmati Tiziano Ferro, in “Vivere a Colori” ci sono autori diversi: troviamo appunto Elisa, Federico Zampaglione, Federica Camba, Daniele Coro, Dario Faini, Roberto Casalino, e ancora lo zampino di Tiziano Ferro in “La vita in un anno”, traccia 2. Si dedica alla produzione di questo disco Michele Canova, che riesce a creare un’altra dimensione, un teletrasporto, un tuffo all’interno del pezzo. Le date del “Vivere a Colori Tour” sono il 27 maggio al Palalottomatica di Roma e il 30 al Forum di Assago.

Non so come dirlo, ma è un album che aumenta il livello del proprio stato di felicità mentre lo si ascolta.

Matteo Francesco Bonanno, 3A Tecnico

 

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Dai Modà: una passione maledetta

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Dai Modà: una passione maledetta

Passione Maledetta, Modà – (Ultrasuoni)

Parto col dire che i Modà sono il mio gruppo musicale preferito, quindi ci tengo tantissimo a fare questa recensione. Passione Maledetta è il sesto album dei Modà, uscito il 27 novembre 2015, già doppio disco di platino (oltre 100 mila copie vendute). Il cd è anticipato dal singolo “E non c’è mai una fine”, terza traccia dell’album, già in rotazione radiofonica dal 3 novembre 2015.

Rispetto ai precedenti album, Passione Maledetta è stato registrato in studio in presa diretta, quindi racchiudendo all’interno del disco un’atmosfera molto live. Inoltre la produzione è di Diego Calvetti, non di Enrico Palmosi come nei precedenti dischi.  La prima tappa del tour sarà il 18 giugno , con un raddoppio il 19 a San Siro. È un album maturo: Francesco “Kekko” Silvestre, il frontman, ha raggiunto l’apice della sua carriera artistica.

La mia preferita è la traccia 4, “Francesco”, una canzone che mi fa emozionare ogni volte che la ascolto: porta anche il mio nome, ed è come se Kekko l’avesse scritta apposta per me. Per questo non aspettatevi però un disco totalmente diverso dai precedenti dei Modà, perché la sonorità è sempre quella: il marchio di fabbrica “Modà” è sempre lo stesso.

I testi toccano tanti temi, dalla paternità che troviamo in “Francesco”, a due visioni dell’amore completamente diverse in “Passione Maledetta”, la traccia 6: il top, per me. Contiene dieci tracce, e scavando in ognuna si può trarre una morale, una storia. Una bellissima canzone da ascoltare a occhi chiusi è “Stella Cadente”, al decimo e ultimo posto nella tracklist. Lo consiglio vivamente a tutti, perché dopo che lo avrete ascoltato, questa passione maledetta non ve la toglierete più di dosso.

 Matteo Francesco Bonanno, 3A Tecnico

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Matematica.. in ecologia

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Matematica.. in ecologia

Probabilmente, se l’umanità potesse scrivere una lista dei problemi più angoscianti aperti di fronte al terzo millennio, uno di questi sarebbe sicuramente il cambiamento climatico. Questo è un problema poliedrico, vale a dire, con molte sfaccettature. Una di queste è quella scientifica, ma possiede anche, come vedremo, una connotazione economica ed una politica.

Matematica ed ecologia

Lo sposalizio tra ecologia e matematica non è assolutamente cosa recente. Di fatto, l’ecologia matematica è un ramo della biologia da ben più di due secoli (i primi accenni si anno nel XIX secolo). A quell’epoca numerosi scienziati cominciarono ad applicare i metodi matematici allo studio della relazione tra gli esseri viventi e l’ambiente naturale. Tra tanti nomi possiamo annoverare il matematico e fisico Vito Volterra (1860-1940), famoso per la formulazione di un sistema di equazioni differenziali non lineari che descriveva la dinamica di un sistema biologico in cui interagivano due specie, una pedatrice e l’altra, sua preda.

Le equazioni predatore – preda descrivono, per esempio, le variazioni nelle popolazioni di lupi e di conigli. I conigli si riproducono esponenzialmente, ma il loro numero è limitato dalla caccia dei lupi che si alimentano di essi. All’aumento dei conigli corrisponde un aumento dei lupi. Ma anche più lupi determineranno meno conigli, così la popolazione di lupi finisce per diminuire. E qui il ciclo si chiude e si ricomincia. Le traiettorie che il sistema determina nel piano delle fasi sono orbite periodiche.

Detto y(t) il numero dei predatori presenti al tempo t e x(t) quello delle prede, le equazioni hanno forma

dx/dt = ax – ßxy e dy/dt = dxy – yx

con dx/dy e dy/dy che rappresentano i tassi di crescita delle due popolazioni nel tempo, e a, b, de g sono parametri reali e positivi che definiscono l’iterazione tra le due specie. Risulta complesso spiegare la risoluzione di questo sistema.

Assumiamo, per partito preso, che i punti di equilibrio del sistema siano (x0, y0) = (0, 0) e (x0, y0) = (g/d, a/b). Il grafico che risolve questo sistema è questo presentato nella figura 1.

 

Il primo corrisponde all’estinzione di entrambe le specie: se le due popolazioni hanno 0 individui. allora continueranno ad avere 0 individui in ogni istante successivo.

Il secondo corrisponde invece alla situazione in cui i predatori incontrano e mangiano, in ogni unità di tempo, un numero di prede esattamente uguale al numero di prede che nascono, e questo numero di prede corrisponde proprio alla soglia critica di cibo che fa rimanere stazionaria la popolazione dei predatori.

dx/dy = – y/x (d x – g) / (b y – a)

Dunque tutte le traiettorie del sistema nello spazio x, y giacciono sulle curve di livello  della funzione H che sarà l’integrale della formula qui sopra.

H = – d x + g ln (x) – b y + a ln (y)

Il grafico che ne risulta è il seguente:

Ma la matematica non è stata di aiuto solo nella dinamica di popolazioni, ma è anche servita, nel XX secolo, per descrivere il tempo meteorologico e il clima, due sistemi nei quali intervengono gli esseri umani.

In questo senso, il cambiamento climatico si pone come un problema scientifico multidisciplinare estremamente complesso poiché su di esso intervengono meteorologi, climatologi, geologi, biologi, economisti… La causa di questa multidisciplinarietà deriva dal fatto che il sistema climatico stesso è un sistema estremamente complesso, formato da ben cinque sottosistemi: atmosfera (aria), idrosfera (acqua), litosfera (terra), criosfera (ghiaccio) e biosfera (esseri viventi).

È impossibile comprendere l’infinita complessità dell’ambiente senza esplorare i molteplici accoppiamenti che si hanno all’interno degli ecosistemi che la Terra accoglie.

Mirko Mondini, diplomato 2014

 

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In aula con passione: la prof Impellizzeri

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su In aula con passione: la prof Impellizzeri

Quaranta anni di professione e, dopo la pensione, di nuovo a insegnare: è la storia della professoressa Antonella Impellizzeri, che abbiamo intervistato per capire le ragioni della sua passione.

Quando ha deciso di diventare professoressa?

Ho deciso di fare questo lavoro quando frequentavo il liceo classico, poiché mi sono innamorata delle materie umanistiche. Oggi comunque i tempi sono cambiati, ma non rinnego il fatto di aver preso questa decisione.

Se dovesse scegliere ora, deciderebbe comunque di diventare professoressa?

Se avessi dovuto prendere la decisione oggi sarei stata molto combattuta: non avrei cambiato idea poiché ho ancora una forte passione per le mie materie. Avrei preso un’altra strada se avessi pensato alla vita pratica. Sia per questioni di carattere economico sia perché la scuola non è più la stessa.

Se avesse deciso di cambiare lavoro cosa avrebbe fatto?

Avrei fatto medicina. La trovo molto bella, è una passione che coltivo nel privato. Mi piace documentarmi riguardo a questo ambito e anche prendermi cura delle persone.

Le è mai successo che qualcuno si sia lamentato del suo metodo di insegnamento?

No, non ho mai avuto problemi. Anche perché durante le mie lezioni cerco di coinvolgere molto i miei studenti. Non ho mai avuto contestazioni neanche riguardo alle interrogazioni, poiché spiego sempre le motivazioni dei voti che do.

Le è mai successo che studenti le abbiano impedito di svolgere la lezione, poiché disturbavano?

No, non mi è mai successo. Normalmente riesco a tenere l’attenzione, anche perché non uso il libro, se non per leggere passi d’autore, perciò gli alunni sono obbligati a prendere appunti. Inoltre durante le interrogazioni, coinvolgo loro e le uso come strumento per ampliare l’argomento.

Cosa fa se qualche ragazzo la disturba?

Cerco di responsabilizzarlo, facendogli capire che sta disturbando, anche alle volte alzando la voce.

Ha mai “beccato” studenti a copiare?

Sì, mi è successo anche se raramente.

Come si è comportata con loro?

Ovviamente ci sono state conseguenze nel momento in cui ho dovuto votare la verifica, questo ha portato anche al pentimento dello studente.

La sua passione per il lavoro è diminuita da quando ha iniziato rispetto a ora?

La passione per il contenuto non è cambiata. È diminuita un po’ la passione per l’insegnamento, dato che ricevo molte delusioni. Intendo dire che c’è molta differenza fra quanto do io ai miei studenti e il loro rendimento. Mi spendo molto in classe e dall’altra parte non ricevo abbastanza e resto delusa.

Qual è il suo argomento preferito da spiegare?

Ho una passione per tutti gli argomenti, ma in particolare per “Padre Dante”. Devo dire che ho anche le competenze per spiegarlo, poiché l’ho studiato molto; inoltre lo considero una fonte inesauribile di attualità.

Si affeziona molto ai suoi studenti?

Purtroppo sì, molto.

Perché dice purtroppo?

Purtroppo perché io do fiducia e affetto ai miei studenti, in cambio vorrei che gli studenti avessero un buon rendimento. Non voglio che i miei studenti approfittino dei miei buoni propositi. Comunque bisogna dire che mantengo ottimi rapporti con alcuni miei studenti che ora si sono anche laureati.

Cosa ha fatto prima di venire qui?

Mi sono laureata in Lettere Antiche. Ho insegnato sia in licei classici, che scientifici. Sono venuta qua solo ora che sono in pensione, e questa è un’ulteriore dimostrazione della mia passione per l’insegnamento. Sono entrata in pensione nel 2012; dopo 40 anni di carriera sono ancora qua a insegnare.

È meglio la nostra scuola o quelle in cui ha insegnato prima?

Bisogna distinguere le scuole statali da questa. Nello stato ci sono dinamiche rigorose, o meglio questo accadeva anni fa. Ora c’è un po’ un tracollo, sia per via delle riforme, sia per il cambiamento da parte degli studenti. Qui ci troviamo in un mondo più piccolo, è come se fosse una famiglia, mi trovo bene qui. La differenza con il passato è data soprattutto da come gli studenti si approcciano con la scuola, il loro rigore e partecipazione. Questo tracollo è dato, secondo me, soprattutto dall’uso maldestro della tecnologia. Per esempio: quando do da fare una versione ci sono due opzioni: ora puoi farla o copiarla da internet, in passato non si poteva far altro che eseguire gli esercizi. Questo fa in modo che il cervello non si metta in moto e perciò si atrofizza. Un altro esempio è che prima per fare una ricerca bisognava fare un collage di più fonti; ora invece si cerca su internet e si trovano le informazioni già pronte. Quando insegnavo negli anni ’80 c’erano classi in cui era un piacere fare lezione: erano in grado di capire da soli.

Cosa pensa del rapporto genitore insegnante?

Molti genitori collaborano con gli insegnanti per la crescita dei figli. Alcuni invece vedono nei professori gli antagonisti. Ci deve essere una fiducia reciproca fra scuola e famiglia. Ognuno deve rispettare il proprio ruolo e ambito. L’insegnante partecipa alla crescita culturale e sociale del ragazzo, il genitore invece lo educa e gli insegna come comportarsi nel privato. Il voto negativo non è una punizione, è un modo per far crescere l’alunno grazie a una presa di coscienza. Non amo i genitori che influiscono sulla didattica criticando il professore. Il professore deve fare il professore, il genitore deve fare il genitore, l’alunno deve fare l’alunno. Concludo con questo esempio: io non posso andare a casa di un mio alunno e dire alla madre che non va bene il metodo che usa per lavare i panni. Al contrario, nonostante i ruoli diversificati, tutti si credono insegnanti.

Sara Lucia Zappulla, 2B Ls

 

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Pinzimonio: a BGTv per parlare di noi

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su Pinzimonio: a BGTv per parlare di noi

Nulla dà soddisfazione come realizzare un progetto per il quale hai impegnato tanto tempo e tante energie.

Quando lo scorso anno, in qualità di presidente della consulta provinciale degli studenti, mi proposero di “costruire” una trasmissione televisiva per BergamoTv sono rimasto galvanizzato, vista la mia passione – che non nascondo – per le telecamere e la comunicazione.

Mi rende particolarmente orgoglioso, dopo tutte le riunioni tra viale Papa Giovanni XXIII (dove si trova la sede della televisione) e l’Ufficio Scolastico Provinciale che hanno occupato me e i miei compagni di avventura per un anno, vedere in onda Pinzimonio, un sabato sera al mese.

Abbiamo ideato un talk show “giovane”, senza troppi formalismi, durante il quale sei ragazzi, tre maschi e tre femmine, discutono di temi legati al mondo scolastico, il tutto condotto dal sottoscritto e da Marianna Roberti, studentessa del quinto anno del Liceo delle Scienze Umane, con il contributo degli interventi anche al telefono. Finora abbiamo realizzato quattro puntate, occupandoci di alternanza scuola lavoro, valutazione dei docenti, voto di condotta e bullismo, discutendo animatamente e provando a trasmettere anche a chi ci guarda da casa la nostra passione per le tematiche che più da vicino riguardano il mondo della scuola, mostrando le grande “voglia di fare” di noi studenti.

Il nome della trasmissione, Pinzimonio, nasce dalla nostra volontà di realizzare, appunto, una trasmissione in cui ogni studente bergamasco possa sentirsi partecipe, “puciando” – passateci questa immagine – la sua idea.

Un grande ringraziamento va a tutti i collaboratori di BergamoTv, in particolare a Giorgio Bardaglio, che ci hanno seguiti e continuano a seguirci in questo percorso impegnativo: dar fiducia a otto ragazzi senza alcuna esperienza televisiva è una sfida che dimostra generosità e lungimiranza.

I nostri programmi per il futuro? Innanzitutto arrivare a maggio “migliorati”. Mi spiego: far televisione è un’esperienza che consiglio sì a tutti, ma che è tutt’altro che semplice o un passatempo.

Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di mantenere sempre gli stessi ragazzi come conduttori e opinionisti: puntiamo a “formarci” come persone capaci di trasmettere anche via cavo i nostri pensieri, le nostre idee e le nostre emozioni. Se ci scappa qualche espressione più colorita, ci perdonino i nostri venticinque telespettatori (…manzoniana memoria), ma vorrà dire che saremo riusciti nel nostro scopo di portare nelle case dei bergamaschi una discussione tra studenti senza peli sulla lingua.

Daniele Pinotti, 5B Ls

 

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I rappresentanti Cps: facciamo il punto

Posted by admin On Marzo - 29 - 2016 Commenti disabilitati su I rappresentanti Cps: facciamo il punto

Sono passati oramai alcuni mesi dalla nostra elezione nella Consulta degli studenti di Bergamo.

Grazie a questo abbiamo potuto conoscere diversi ragazzi e ragazze delle scuole bergamasche e confrontarci con loro. Durante le varie plenarie e le riunioni d’ambito realizzate nei diversi istituti della nostra città, siamo riusciti a realizzare alcuni progetti importanti che riguardano tutti gli studenti bergamaschi.

In particolare tra i vari obiettivi in programma per i mesi prossimi vi sono per esempio le giornate dell’arte e della musica: si tratta di giornate in cui alcuni ragazzi avranno l’opportunità di esibirsi e di mostrare la loro bravura appunto con l’arte o la musica.

Un altro proposito, in questo caso previsto per la fine dell’anno scolastico, riguarda invece la carta “Io studio”: in questo momento stiamo cercando di ottenere una serie di convenzioni con bar, cinema, librerie e altro ancora: il nostro obiettivo è quello di poter favorire sia gli studenti sia le varie attività commerciali e culturali presenti sul nostro territorio.

Silvia Cantamessa, 4A Ls

Giordano Zagato, 4B Tecnico

 

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