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West Side Story: un musical come strumento didattico

Posted by 2bls On Aprile - 26 - 2012 Commenti disabilitati su West Side Story: un musical come strumento didattico

West Side Story. Un’ affascinante e spettacolare “rivisitazione” in chiave moderna di “Romeo and Juliett” di Shakespeare, messa in scena al teatro di Colognola (Bergamo) mercoledì 18 aprile dagli attori madrelingua dell’Associazione teatrale Palkettostage di Busto Arsizio (Varese), è stata protagonista della mattinata per le classi terze e quarte dell’ Istituto Aeronautico Locatelli.

LA STORIA

West Side Story debuttò al Winter Garden Theatre di Broadway, New York, il 26 settembre del 1957. Il musical, scritto da Arthur Laurents, affrontava problematiche sociali di grande impatto, mentre fino ad allora il teatro musicale aveva trattato solo temi leggeri. Questo nuovo genere spiazzò pubblico e critica e il successo fu così straordinario che nel 1961 la United Artists ne realizzò una versione cinematografica.

LA TRAMA

Come in Romeo e Giulietta due sono i rivali, ma in West Side Story i rivali sono due sono bande di ragazzi: i portoricani Sharks capeggiati da Bernardo e gli americani Jets guidati da Riff. Nonostante appartengano a gang rivali, quando Tony e Maria si incontrano ad un ballo è subito amore. Mentre i due giovani si dichiarano i propri sentimenti, gli Sharks e i Jets si sfidano in uno scontro risolutivo per il controllo del territorio: Tony tenta di placare la rissa, ma Bernardo ferisce a morte Riff. Tony, accecato dalla follia, per vendicare la morte dell’amico uccide Bernardo, il fratello della donna che ama. L’atmosfera si scalda e i colpi di scena non tardano a mancare. Maria chiede aiuto all’amica Anita per pianificare una fuga con Tony, ma la rabbia e le incomprensioni si intrecciano annebbiando le anime di questi personaggi. E quando i due innamorati si rivedono, un tragico evento segnerà il loro destino.

 

Lucrezia Mura

II B Liceo Scientifico

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“L’Europa sulla mia tavola”, il diario di Giona Bolzer

Posted by 2bls On Aprile - 14 - 2012 Commenti disabilitati su “L’Europa sulla mia tavola”, il diario di Giona Bolzer

Giona Bolzer, 16 anni, studente della II B Liceo Scientifico, è uno snowboarder, specialità bordercross. Lo snowboard è lo sci su “tavola” e negli ultimi anni ha preso piede soprattutto tra giovani e giovanissimi. Dopo aver vinto le prime gare ed essersi messo in luce a livello nazionale, quest’anno Giona per la prima volta è stato convocato per la Coppa Europa, un circuito internazionale di alto livello che prevede tappe in diverse località alpine. Questo è il suo diario, il racconto in pillole della sua avventura.

 

11/01/12

La prima tappa del circuito di coppa Europa si svolgerà in Francia in una piccola località sciistica delle Alpi Francesi. La gara inizia alle 8 con la possibilità di effettuare due giri di prova per vedere il percorso. Alle 9 iniziano le qualifiche, prima le donne e poi gli uomini, così per due volte di fila. Al secondo giro riesco a effettuare  un buon tempo e mi qualifico per le batterie ma vengo eliminato agli ottavi di finale. Sono un po’ deluso ma spero di fare meglio nella prossima gara, tra due settimane in Svizzera.

 

25/01/12

Siamo in Svizzera a Sedrun, nel cantone tedesco. E’ la seconda tappa. Verso sera con il team siamo andanti a sentire il meeting pre-gara e lì lo staff ci ha comunicato che la nuova pista era molto pericolosa. La mattina seguente ce ne siamo subito accorti. Alle 9 sono cominciate le qualifiche e io ho centrato un buon piazzamento,  18° su circa 90 concorrenti.

16/02/12

La terza tappa è a Cervinia, e il meteo sembra volerci giocare contro. Il tempo è bruttissimo, ci sono 20 gradi sottozero e  un vento terribile ma il comitato organizzatore ha deciso di far partire la gara. Alle 9 cominciano le qualifiche ma purtroppo io cado in una curva e non riesco a qualificarmi. E’ stata comunque una bella giornata perché una mia compagna di squadra chiude al terzo posto e sale sul podio.

30/02/12

La mia ultima partecipazione in Coppa Europa è di nuovo in Svizzera, a Sedrun. Stavolta però la pista è un po’ più facile dell’altra volta ma nei giri di allenamento cado su un salto e nei giri di qualifica faccio un brutto tempo, il penultimo. Una disdetta perché mi costringe a vedermela nei quarti con il miglior tempo in qualifica e di conseguenza non riesco a superare il turno. Sinceramente pensavo di riuscire a fare qualcosa di meglio ma era la mia prima Coppa Europa: spero di essermi fatto un po’ le ossa.

 

 

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Balestra, si vola in Grecia

Posted by 2als On Aprile - 14 - 2012 Commenti disabilitati su Balestra, si vola in Grecia

“Fin da piccolo il mio sogno è stato quello di entrare nel mondo dell’aeronautica civile. L’Istituto Locatelli mi ha spalancato le ali”. Ora le ali di Andrea Balestra, 27 anni, bergamasco, volano nei cieli d’Europa, pilota istruttore nella scuola Egnatia Aviation, a Kavala, in Grecia. “Ogni anno formiamo un centinaio di piloti, sono 600 diplomati in 6 anni”. Andrea è in Grecia da tre anni  ma non ha dimenticato le radici, la prima pista di decollo.

L’Istituto Aeronautico Antonio Locatelli di Bergamo, dal ‘98 al diploma nel 2003. È qui che è nata la sua passione per il volo? Che cosa l’ha accesa?

“Fin dalle Elementari avevo questo obiettivo, forse perché mio padre viaggiava molto, io andavo spesso a prenderlo all’aeroporto e quando tornava mi portava sempre un regalo. Perciò devo aver collegato il regalo all’aeroporto e il resto è venuto di conseguenza. Una volta arrivato all’Istituto Locatelli, dal quarto e quinto anno non ho più avuto dubbi su quello che sarebbe stato il mio futuro. Volare”.

 

Dopo il diploma lei è volato a Miami, negli Stati Uniti: com’è nata l’idea di andare in America?

“Volevo ottenere la licenza privata e per finanziarmi ho fatto parecchi lavoretti, indispensabili perché la licenza ha un certo costo. Non ho avuto problemi con l’inglese: l’ho perfezionato mentre ero in Florida e lo utilizzo tutt’ora per insegnare visto che Egnatia Aviation è una scuola di livello internazionale. Ci sono allievi da 16 a 40 anni, i ragazzi arrivano da tutta Europa”.

 

Che aereo utilizza nei corsi?

“Abbiamo livelli di training differenti, quindi utilizziamo aerei diversi per ogni licenza, da quelli leggeri per la licenza base a modelli più sofisticati. In ogni caso li cambiamo spesso”.

 

Lei è istruttore, responsabile della parte teorica. Quanto ha inciso nella sua carriera la preparazione scolastica dell’Istituto Locatelli?

“Molto. Questo tipo di scuola porta a un alto livello di preparazione teorica. Solo in Italia ci sono scuole specializzate in questo campo, altrove l’aeronautica come materia di studio non è ancora molto diffusa e questo per noi italiani è certamente un vantaggio in termini di formazione“.

 

Cosa ricorda della nostra scuola?

“I primi giorni, il professor Noris e l’ora di teoria del volo, che per me naturalmente era una cosa del tutto nuova.  Grazie al preside Di Giminiani a scuola, pur in un ambiente professionale, si respirava un’aria familiare”.

 

Ci vuole raccontare un aneddoto divertente sulla sua esperienza scolastica?

“Ero in una classe molto particolare e passavo parecchio tempo fuori dall’aula. Ricordo che un giorno sono stato sbattuto fuori dalla professoressa d’italiano alle 8 e che per una successione di fatti sono rientrato nel pomeriggio, giusto per l’ora di educazione fisica”.

 

Insomma “volava” spesso fuori dall’aula. Ma la prima volta sull’aereo come andò?

“Il mio primo solo è indimenticabile. Ero a Miami dove ho fatto le licenze. Ero appena sceso dall’aereo dopo la lezione mattutina. L’istruttore mi guarda e mi dice: “Sei pronto per volare da solo, volerai questo pomeriggio”.

 

E lei che fece? Barcollò?

“Io naturalmente ero preso dall’eccitazione, ma quando mi chiesero i documenti mi accorsi di averli lasciati a casa. Allora presi un autobus, tornai a casa, presi i documenti necessari e tornai a scuola. Ma una volta arrivato iniziò a diluviare e così continuò per tutto il pomeriggio”.

 

E addio “solo”…

“No. Avevamo già posticipato il volo all’indomani, quando smise di piovere e il mio istruttore mi disse di uscire e di volare da solo”.

 

E così fu. Come hanno reagito i suoi genitori quando hanno saputo che sarebbe andato a lavorare in Grecia?

“In maniera quasi opposta. Mia madre è disperata tutt’oggi benché siano passati ormai quattro anni, mentre mio padre sembrava che stesse aspettando solo che cambiassi continente”.

 

Cambiate anche continente pur di volare: ci lascia con questo consiglio?

“Trovare lavoro sotto casa è molto difficile. Ma se ci tenete veramente inseguite sempre il vostro sogno, anche se vi potrebbe portare molto lontano da casa”.

Dominique Agarri Panigutti, Chiara Tiraboschi

II A Liceo Scientifico

 

 

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